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BASEBALL PAOLO 2 G E
 

 

 

Yogi Berra

Lawrence Peter Berra

Nato: 12 Maggio 1925 a St. Louis, Missouri
Debutto: 22 Settembre 1946
Batte: Sinistro / Tira: Destro

Yogi Berra è conosciuto da milioni di persone che neppure seguono il baseball. La sua persona trascende il gioco stesso. Con la sua bassa statura - circa 1 metro e 70 - era apparentemente improbabile come star. E invece fu veramente una straordinaria stella da Hall of Fame. Disse il grande manager Casey Stengel: "Per me è un grande uomo. Sono fortunato ad averlo ed in particolar modo i miei lanciatori… lui scatta per raccogliere un bunt come far volare in alto un altro dollaro". Con il duro lavoro e l'aiuto di Bill Dickey (grandissimo ricevitore degli Yankees negli anni trenta/quaranta), Berra si trasformò in uno straordinario ricevitore. Yogi Berra nasce in un sobborgo di St. Louis, Missouri, nel 1925 abitato soprattutto da italiani chiamato "The Hill". Figlio di immigrati fu soprannominato Lawdie, dalla madre Paulina che aveva difficoltà a pronunciare correttamente Lawrence o Larry. Trascorse la sua giovinezza sulla via Elizabeth, giocando con il suo amico che abitava nella medesima strada Joe Garagiola, che divenne pure lui un grande ricevitore dei St. Louis. Dopo che Yogi e Joe entrarono nella Hall of Fame la via che aveva visto le loro prime gesta fu soprannominata "Hall of Fame Place". Prese il suo famoso nickname da un amico che disse che assomigliava ad un santo indù (yogi) visto in un film, per la sua postura mentre aspettava di battere e per il suo sguardo triste dopo una partita persa. Mentre questa analogia piaceva a Berra non sopportò mai il caricaturale abbinamento con fortunatissimo cartoon Yogi Bear di Hanna & Barbera. Cominciò a giocare a baseball nell’American Legion Leagues, dovè imparò i fondamentali del gioco come ricevitore. Nel1942, i St. Louis Cardinals preferirono a Yogi Berra il suo miglior amico, Joe Garagiola. Ufficialmente, i Cardinals dichiararono di ritenere Garagiola un prospetto migliore. In realtà il presidente dei Cardinals, Branch Rickey, aveva un secondo fine: sapendo di dover lasciare St. Louis per assumere la direzione dei Brooklyn Dodgers e avendo intuito il talento di Berra, lo aveva lasciato fuori per farlo firmare con la squadra di New York. Purtroppo il programma fu rovinato quando gli Yankees ingaggiarono Berra per primi, firmando per lo stesso bonus di $ 500 che i Cardinals offrirono a Garagiola. Nella seconda guerra mondiale, prestò servizio nella U.S. Navy con il compito di cannoniere e partecipò all'invasione del D-Day. Sotto le armi giocò a baseball nella minor league con i Newark Bears prima di essere chiamato nel 1946 nella Major League per disputare sette partite. Nel 1947 giocò 86 partite con gli Yankees e continuò a giocarne più di cento in ciascuno di successivi quattordici anni. Durante la sua carriera di diciannove anni come Yankee, la squadra di Berra dominò il baseball. Partecipò a quattordici World Series, vincendone dieci e ottenendo diversi records. Poiché la carriera di Berra coincise con il periodo più costante degli Yankees, gli permise di stabilire dei records delle World Series per partite (75), presenze alla battuta (259), valide (71), doppi (10), singoli (49), partite da ricevitore (63) e putouts da ricevitore (457). Berra fu All Stars per quindici volte e vinse il premio di MVP della lega tre volte, nel 1951,1954 e 1955. Tra il 1949 e il 1955, su una squadra piena di stelle quali Mickey Mantle e Joe DiMaggio, fu lui che ottenne per gli Yankees il record di RBI per sette stagioni consecutive. Berra era un'esperto nel colpire i cattivi lanci, coprendo una vasta area oltre la strike zone. Tuttavia, malgrado questo, aveva uno straordinario controllo della mazza. Per cinque volte, Berra ottenne più HR in una stagione che strikeouts. Nel 1950, Berra fu messo strike out dodici volte in 597 turni alla battuta. Questa combinazione lo rese un “clutch hitter„ temutissimo e Paul Richards, manager rivale, una volta dichiarò che Berra era “il giocatore più aggressivo della lega negli ultimi tre innings„. Come interno, Berra era veramente eccezionale. Dotato di rapidità e mobilità era una grande guida per i lanciatori. Yogi fu leader di tutti i ricevitori dell’AL per otto volte nel numero di partite da ricevitore e nelle “totali opportunità”, sei volte nei doppi giochi (record della MLB), otto volte nei putouts, tre volte nelle assistenze ed una volta nella media difesa. Berra chiuse la carriera con il record dell’AL per i putouts come ricevitore (8.723) e per le totali opportunità (9.520). Inoltre nel 1958 ottenne una media difesa di 1.000 in una stagione (solo quattro ricevitori della storia del baseball coronarono questo record). Successivamente nella sua carriera, si trasformò in un buon outfielder sul difficile campo sinistro dello Yankee Stadium. Nel 1962, all'età di 37 anni, dimostrando la sua superba resistenza fisica ricevette per 22 inning, in una partita di sette ore, contro i Detroit Tigers. Uno dei giorni più importanti nella carriera di Berra fu quando ricevette il perfect game di Don Larsen nelle World Series del 1956, l'unica no-hitter lanciata nel gioco del baseball dopo la stagione regolare. Le immagini di Berra che salta nelle braccia di Larsen, che seguono il ventisettesimo out, sono fra le immagini più memorabili del gioco. Dal 1946, Berra indossò l'uniforme n. 38 degli Yankees, cambiata con il 35 nell'anno successivo. Nel 1948, cambiò nuovamente ed indossò il n. 8, che rimase il suo numero per il resto della carriera con gli Yankees e i Mets. Il n. 8 fu ritirato nel 1972 dagli Yankees. Contrariamente alla sua folgorante carriera di giocatore quella di manager non fu molto facile. Berra concluse la carriera di giocatore con le World Series del 1963, e fu assunto come manager dei New York Yankees. Molto è stato detto sull’episodio a bordo del bus della squadra nell’agosto del 1964. Dopo aver perso una partita, nel pulman che trasportava la squadra Phil Linz, interno degli Yankees, stava suonando la sua armonica a bocca e Berra gli ordinò di smetterla. Trovandosi all'altra estremità del bus, Linz non aveva sentito quello che Berra gli aveva detto e Mickey Mantle, maliziosamente, disse a Linz, “ha detto di suonare più forte„. Quando Linz aumentò il suono Berra arrabbiato schiaffeggiò l'armonica fuori dalle sue mani. Tutto apparentemente fu dimenticato quando gli Yankees di Berra vinsero il pennant dell’AL e affrontarono I Cardinals nelle World Series. Gli Yankees persero in sette partite, dopo di che Berra fu esonerato. Più tardi si disse che il direttore generale Ralph Houk era intenzionato a scaricare Berra già a metà stagione, apparentemente per una perdita di controllo sulla squadra. Berra fece un ritorno molto breve sul campo come giocatore-coach per i cugini Mets, giocando in sole quattro partite. La sua ultima apparizione alla battuta è avvenuta il 9 maggio 1965, a soli tre giorni del suo quarantesimo compleanno. Berra rimase con i Mets come coach per le otto stagioni successive, e ne divenne il manager nel 1972. Lo stesso anno, fu ammesso nella Hall of Fame. L’anno seguente i suoi Mets vinsero la NL East division, malgrado solo 82 partite vinte, ma persero le World Series in sette giochi. Berra rimase manager della squadra per altre due stagioni. Nel 1976, tornò agli Yankees come coach. La squadra vinse il primo dei tre titoli consecutivi dell’AL e Berra fu considerato come un'amuleto portafortuna. Finalmente fu nominato manager degli Yankees prima della stagione 1984. Berra acconsentì di rimanere a dirigere la squadra per la stagione 1985 dopo aver ricevuto le rassicurazioni dal presidente Steinbrenner che non sarebbe stato esonerato. Ma Steinbrenner impaziente gli diede il ben servito dopo la sedicesima partita della stagione. Ciò causò una spaccatura fra i due uomini che sarebbe durata per quasi 15 anni. Berra dichiarò che non sarebbe mai più ritornato allo Yankee Stadium finchè il proprietario fosse stato Steinbrenner. Il 18 luglio 1999, Larsen e Berra commemorarono quel pefect game del 1956 con una cerimonia del lancio della palla durante lo "Yogi Berra Day" allo stadio degli Yankees. Questa fu una parte della celebrazione per festeggiare il ritorno di Berra allo stadio, che concluse definitivamente le sue ostilità, durate 14 anni, con il proprietario George Steinbrenner. La cosa più stupefacente fu che David Cone, lanciatore degli Yankees, lanciò il suo perfect game contro i Montreal Expos, per la sedicesima volta nella storia della Major League. La coincidenza di questo perfect game fu motivo perché Yogi sfornasse uno dei suoi “Yogiisms” più famosi : “E’ come il deja vu ancora una volta„. Nel Monument Park dello Yankees Stadium c’è la sua targa su cui campeggia la scritta “Uno Yankee Leggendario” e uno dei suoi yogiisms memorabili “Non è finita finchè non è finita”. Nel 1999 fu inserito nella lista dei 100 Greatest Baseball Players dal The Sporting News come il quarantesimo giocatore e il ballottaggio dei tifosi lo ha inserito nella “Major League Baseball All-Century Team”.

1956 - "Perfect Game" di Don Larsen & Yogi Berra

 

Philip Francis Rizzuto

Fiero Francis Rizzuto

Nickname : "The Scooter"

Nato: 25 Settembre 1917 a Brooklyn, NY
Morto: 14 Agosto 2007 a West Orange, NJ
Debutto: 14 Aprile 1941
Batte: Destro / Tira: Destro

Philip Francis Rizzuto (Fiero Francis Rizzuto) giocò come shortstop nella MLB dal 1941 al 1956 e sempre con i New York Yankees. Fu una delle più popolari figure della più grande dynasty del baseball. Contribuì alla vittoria degli Yankees in 10 titoli dell'AL nelle 13 stagioni giocate. Nella storia delle World Series detiene i record per il maggior numero di partite giocate, putouts, assistenze e doppi giochi come shortstop. Fu eletto Most Valuable Player dell'AL nel1950, dopo avere condotto la squadra al secondo consecutivo pennant con la media battuta di .324. Fu leader dell'AL per tre volte nei doppi giochi , nei putouts e nella media difesa. I suoi 1217 doppi giochi in carriera lo posizionarono al secondo posto nella storia del baseball della MLB, nel momento in cui si ritirò , dietro a Luke Appling con 1424, e la sua media difesa di .968, in carriera, è seconda solo a Lou Boudreau con .973, fra tutti gli shortstops dell' AL. Rizzuto nacque a Brooklyn, figlio di un tramviere. Malgrado il suo fisico molto esile giocò a baseball e a football nella Richmond Hill High School nel Queens. Firmò con i New York Yankees come free agent dilettante nel 1937. Giocò la sua prima partita ufficiale della lega il 14 aprile 1941. Come molti giocatori dell'era, la sua carriera fu interrotta dal servizio militare nella marina degli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale. Da 1943 al 1945, giocò con la squadra della marina militare. Rizzuto fu votato come MVP dell' American League nel 1950 e fu il concorrente più prestigioso per il riconoscimento che andò a Ted Williams nel 1949. Gioco in cinque partite della All-Star Game, nel 1942 ed ogni anno dal 1950 al 1953. Nel 1950, fu insignito dell'onorificenza " Hickok Belt ", consegnata all'atleta professionista più importante dell'anno. The Sporting News lo votò come il miglior shortstop della MLB per quattro anni consecutivi (1949-1952). Nelle famose figurine di baseball Topps del 1953 di Rizzuto è scritto: “Phil fu tagliato dai Dodgers perché era troppo piccolo. Malgrado le sue dimensioni, piacque ad uno scout che lo fece firmare con gli Yanlkees. Phil successivamente da shortstop degli Yankees aiutò la sua squadra a battere i Dodgers in tre World Series„. Ty Cobb lo soprannominò “Scooter„, Casey Stengel famoso per aver allontanato Rizzuto, durante i tryout dei Brooklyn Dodgers nel 1935, si dovette ricredere e successivamente confessò “è lo shortstop più grande che abbia mai visto nella mia intera carriera di baseball e ne ho visti di campioni„. Il lanciatore Vic Raschi degli Yankees raccontava:“il mio lancio migliore è quello che genera una rimbalzante, un line o un pop nella direzione di Rizzuto„. E' ricordato per essere stato uno straordiario difensore e un clutch hitter che aiutò gli Yankees in sette World Series. Come battitore è considerato, in particolar modo, come uno dei migliori bunters della storia del baseball. Fu leader nell'AL nei bunt di sacrificio dal 1949 al 1953. Quando si ritirò insegnò ai giocatori, durante gli spring trainer, l'arte del bunt. Da commentatore, Rizzuto, coglieva sempre l'occasione per spiegare agli ascoltatori i vari generi di bunts che si dovevano usare nelle diverse situazioni e si lamentò spesso perchè l'arte del bunt era stata dimenticata e raramente utilizzata. Rizzuto fu tra i cinque migliori giocatori dell'AL per le basi rubate in sette stagioni. Come difensore, fu leader dell'AL in tre campionati nei doppi giochi e nelle possibilità totali per partita, due volte per il fielding e putouts ed una volta nelle assistenze. E', altresì, fra i dieci giocatori della storia del baseball a detenere dei record in parecchie statistiche delle World Series per numero di partite, valide, punti, basi su ball e rubate. L'apice del suo successo fu il biennio 1949-50, quando fu spostato nella posizione di leadoff. Nel 1950, la sua stagione come MVP, ottenne un media battuta di .324 con 92 basi su ball, segnando 125 punti. Giocò 238 opportunità difensive consecutive senza un errore in stagione, stabilendo un record tra gli shortstops. Il 25 agosto del 1956 chiuse il rapporto con gli Yankees che avevano acquistato il fortissimo battitore Enos Slaughter per sostituirlo, ritirandosi definitivamente. Rizzuto parlò spesso delle insolite circostanze delle sue dimissioni, raccontando che la direzione degli Yankees, di fronte alle sue rimostranze per non avergli rinnovato il contratto, gli mostrò il nuovo roster per il 1957 invitandolo a depennare il giocatore che poteva esser sostituito da Slaughter. Per ogni giocatore da lui indicato la direzione fornì le motivazione per cui non poteva esser tagliato e alla fine capì che il suo nome era l'unico sostituibile. Dopo essersi ritirato esercitò la professione, per circa 40 anni, di commentatore sportivo per la TV e la radio per gli Yankees. Conosciuto per il suo popolare, ma a volte antipatico, stile usava iniziare i suoi servizi con questa frase "O Holy Cow". Uomo colto e intelligente scrisse un libro "O Holy Cow", pubblicato nel 1993 ricco di aneddoti e poesie. Fu eletto nell'Hall Of Fame nel 1994, scelto dal voto del Comitato dei Veterani. Phil Rizzuto morì il 13 agosto 2007, tre giorni dopo il suo 51° anniversario della sua ultima partita con gli Yankees.

"Rizzuto bunt"

 

Johnny Leonard Roosevelt

"Pepper" Martin

Nickname : "The Wild Horse Of The Osage"

Nato: 29 Febbraio 1904 a Temple, OK
Morto: 5 Marzo 1965 a McAlester, OK
Debutto: 16 Aprile 1928
Batte: Destro / Tira: Destro

"Pepper" Martin, ultimo di sette fratelli, nacque a Temple (Oklahoma) da padre irlandese e mamma olandese, nelle cui vene scorreva sangue pellerossa della tribù degli Osage. Giocò in Major League per 13 stagioni e tutte con i St. Louis Cardinals. Fu un giocatore profondamente fiero e venne descritto come "un guerriero che batteva ogni palla come se fosse la settima partita delle World Series". Era molto simpatico ai tifosi con la sua uniforme spesso sporca e con l’aspetto sudicio di un operaio, dopo otto ore di duro lavoro, che gli valse il titolo di “giocatore più sporco del baseball”. Nella vita privata Pepper si divertiva ad andare a caccia di anatre e leoni di montagna. Conosciuto anche come un burlone nella clubhouse, era molto popolare tra i suoi compagni di squadra. A Martin non piaceva essere chiamato "Pepper", così i compagni di squadra lo chiamavano "Johnny". Giocò terza base e esterno per la "Gas House Gang" (nickname affibbiato ai Cardinals nel 1930). Martin aveva 24 anni quando esordì il 16 aprile del 1928 nella Major League battendo con una media di .308 in 39 partite, e i St. Louis vinsero il pennant della National League. Fu utilizzato nelle Series come pinch-runner, ma i suoi Cardinals furono spazzati via dai New York Yankees di Gehrig e Ruth. Spedito nelle minor l’anno successivo ritornò tra i Cardinals nel 1930, per giocare sei partite. Nella stagione del 1931 verrà ricordato come uno degli artefici della vittoria dei St. Louis alle World Series e dei tre pennant consecutivi della NL. Martin, utilizzato come esterno, trascinò letteralmente i suoi alla vittoria contro i Philadelphia Athletics (imbottiti di futuri Hall of Fame quali Lefty Grove, Mickey Cochrane, Jimmy Foxx e Al Simmons). Risultò il miglior giocatore in assoluto con 12 valide, 5 basi rubate, 5 punti, una media battuta di .500 ed un home run in gara 5 che portò i Card’s in vantaggio di tre partite a due. Il rude manager John McGraw disse: ”Martin è il più grande giocatore delle World Series che io abbia mai visto". Battè 3 valide contro Lefty Grove in gara 1, con la sua corsa aggressiva sulle basi segnò i due punti che fecero vincere i St. Louis in gara 2, mise a segno 2 valide sia in gara 3 che in gara 4, colpì un home run in gara 5. Concluse le Series con una presa spettacolare in gara 7, al nono inning, per l’ultimo out che bloccò la rimonta degli Athletics. Le sue prestazioni lo resero popolarissimo, tanto che il Commissioner Kenesaw Landis, al termine della settima partita, disse: "Vorrei essere te". Nell’anno seguente giocò solo 85 partite a causa di numerosi infortuni, ma nel 1933 tornò in forma, battendo .316, leader in NL per le valide (122), basi rubate (29) e partecipò al primo All-Star Game della storia della Major League Baseball. Nel 1934, Pepper Martin fu ancora una delle figure principali dei St. Louis vincendo il titolo della Lega per le basi rubate (23), battendo un Cycle il 5 maggio, entrando nella All-Star e aiutando i "Gas House Gang " a ritornare alle World Series. Anche se non fu così spettacolare come nel 1931, Pepper ottenne una media battuta di .355 con 11 valide e 4 RBI, e i suoi Cardinals furono sconfitti dai Detroit Tigers per 4 partite a 3 (Gara 7 fu contraddistinta dal lancio di oggetti, da parte dei tifosi di Detroit, contro Ducky Medwick che era scivolato duro su Marv Owen). Martin fu chiamato atre due volte nella formazione All-Star (1935 e 1937) e nel 1936 vinse nuovamente il titolo delle basi rubate (23), ottenendo anche il record di punti segnati in 13 partite consecutive e conseguendo una media battuta superiore ai .300, in altre quattro stagioni. Tuttavia, il suo irruente agonismo lo penalizzò, causandogli varie lesioni tanto che nelle ultime 5 stagioni della sua carriera giocò meno di 100 partite. Alla fine del 1940, Pepper Martin cominciò ad allenare, ma come molti altri eccellenti ballplayers, in piena II guerra mondiale, si arruolò. Nel 1944 ritornò ai Cardinals, giocando in 40 partite e battendo un rispettabile .279 (I Cards vinsero il pennant della NL, ma lui non giocò nelle Series). Pepper detiene ancora, nella classifica delle World Series di tutti i tempi, il terzo posto nella media battuta con .418, ed è al nono posto con sette basi rubate. Il suo fiero temperamento non si smussò mai e come manager di Miami, nell’International League, fu multato e sospeso per un anno per aver tentato di soffocare un arbitro. Quando dinanzi al Cancelliere della Lega, gli fu chiesto se avesse avuto realmente l’intenzione di far male all'arbitro, Martin rispose: "Avevo tutte le intenzioni di uccidere quella poiana". In carriera giocò 1189 partite, con 1227 valide, 756 punti, 59 fuoricampo, 501 RBI, 146 basi rubate e una media battuta di .298. Nel 1931 a Rochester, New York, un reporter lo soprannominò "Wild Horse of the Osage", un soprannome che gli rimase attaccato per tutta la carriera. Era il più forte e il più resistente dei Cardinals della famosa “Gas House Gang”. Una volta, quando tirò una palla durante una partita, la benda che ricopriva la mano si srotolò. Il Manager Frankie Frisch fermò il gioco e apprese con stupore che Martin stava giocando con un dito rotto. "Oh" disse Pepper, "è solo un piccolo osso". Martin giocò per i Cardinals fino al 1944 e poi per la squadra Havana Cubans, Florida, nell’International League prima di ritirarsi nel 1950. Fece il commentatore radiofonico per gli Oilers di Tulsa fino al 1960. Morì a McAlester, Oklahoma, il 5 marzo 1965 per un attacco di cuore.

 

Roy Campanella

Nickname : "Campy"

Nato: 19 Novembre 1921 a Philadelphia, PA
Morto:
26 Giugno 1993 a Woodland Hills, CA
Debutto: 20 aprile 1948
Batte: Destro / Tira: Destro

Da tutti considerato uno dei più grandi ricevitori della storia del baseball, Roy Campanella nacque il 19 novembre 1921 in un quartiere di Philadelphia ironicamente noto come "Nicetown". Suo padre era italiano e sua madre era un’africana americana. I genitori lavoravano duro per provvedere ai cinque figli e Roy, fin dall'età di nove anni, contribuì con piccoli lavoretti alle necessità della famiglia.
Nonostante fosse basso e tarchiato, Campanella era molto robusto e un atleta di talento, soprattutto a baseball. Giocò sin da piccolo e si dimostrò subito una grande promessa, ma la sua carriera fu bloccata dalla barriera razziale del baseball. Nonostante avesse un cognome italiano, aveva la pelle scura e il suo futuro sembrava destinato a finire nella Negro League, la casa di tanti grandi giocatori di colore nella prima metà del ventesimo secolo. Campanella iniziò a giocare nella Negro League, per gli Washington Elite Giants nel 1937, e coincise con l'abbandono della scuola nel suo sedicesimo compleanno. L’anno dopo, la squadra si spostò a Baltimora e Roy continuò la sua carriera diventando un giocatore stellare. Dal 1942 al 1943, Campanella giocò nella Mexican League con i Monterrey Sultans. Lazaro Salazar, manager del team, fu preveggente e disse che Roy avrebbe giocato un giorno nella Major League (nel 1971, Roy verrà eletto nella Mexican League Hall of Fame). Ritornò quindi ai Giants, dove fu leader della League per i doppi nel 1944 e per gli RBI nel 1945. Nel mese di ottobre del 1945, Campanella, fu ingaggiato da una formazione All-Star di colore per una serie di cinque partite di esibizione contro una formazione della major league di giocatori bianchi, allenati da Charlie Dressen. Dressen aveva l'ordine di ingaggiare Campanella e nel 1946, Roy entrò nelle minor league dei Brooklyn Dodgers, nel momento in cui l'organizzazione dei Dodgers aveva iniziato i preparativi per rompere la barriera contro i giocatori di colore, con Jackie Robinson. Nella stagione 1946, Robinson giocò con i Montreal Royals, affiliati ai Dodgers nel triplo A dell’International League. Roy, invece, giocò come ricevitore per i Nashua Dodgers, una farm dei Brooklyn Dodgers che operava nella classe B della New England League, gestito da Buzzie Bavasi e da Walter Alston, dopo che il general manager dei Dodgers Danville della Illinois-Indiana-Iowa League riferì che quella League non era pronta per l'integrazione razziale. Il team di Nashua divenne così la prima squadra di baseball professionistico a mettere in campo una formazione che comprendeva tra le proprie fila dei giocatori di colore, negli Stati Uniti del 20° secolo. La stagione del 1946 procedette in gran parte senza incidenti razziali, e in una partita Campanella assunse le funzioni di allenatore, dopo che il manager Walter Alston era stato espulso. Roy divenne, di fatto, il primo afro-americano a dirigere dei giocatori bianchi in una squadra di baseball professionistico. Nashua era sotto di tre punti nel momento che Campanella assunse la direzione della squadra. Vinsero, in parte, grazie alla decisione di Roy di utilizzare Don Newcombe come pinch hitter, e nel settimo inning colpì un homerun da due punti.
Jackie Robinson giocò il suo primo campionato nella Major Leagues nel 1947 e Roy nella stagione successiva. La prima partita di Campanella fu il 20 aprile 1948 e continuò a giocare per i Dodgers fino al 1957, come catcher titolare. Nel 1948, utilizzò tre diversi numeri di casacche (33, 39, e 56) prima di indossare il numero 39 per il resto della sua carriera. Campanella giocò nell’All-Star Game, ogni anno dal 1949 al 1956. Furono quattro i primi giocatori di colore che disputarono l’All-Star Game, compreso Roy: Jackie Robinson, Don Newcombe e Larry Doby. Campanella ricevette il Most Valuable Player (MVP) Award della National League per tre volte: nel 1951, 1953 e 1955. In ognuna delle sue stagioni da MVP, battè più di .300, colpendo più di 30 fuoricampo e oltre 100 RBI. Con i suoi 142 RBI nel 1953 abbattè il record della franchigia che era di 130, detenuto da Jack Fournier (1925) e da Babe Herman (1930). Oggi è il secondo nella storia del franchigia, dopo che Tommy Davis, ottenne 153 RBI nel 1962. Nello stesso anno Campanella colpì 40 home runs nelle partite come catcher, un record che durò fino al 1996, quando è stato superato da Todd Hundley. Nel 1955 Roy, al terzo MVP, aiutò in maniera determinante i Brooklyn ad arrivare per la prima volta alle tanto attese World Series Championship. Dopo che i Dodgers furono battuti nelle prime due gare dagli Yankees, Campanella dette la carica ai suoi colpendo, con due out, un home run da due punti nel primo inning di gara 3. I Dodgers vinsero quella partita, e Campanella battè nuovamente un fuoricampo in gara 4 per la seconda vittoria che pareggiava la serie. Si arrivò alla settima ed i Brooklyn Dodgers poterono festeggiare finalmente la loro prima World Series. Dopo la stagione del 1957, i Brooklyn Dodgers si trasferirono a Los Angeles, in California, e divennero i Los Angeles Dodgers, ma la carriera di Campanella terminò tragicamente, prima che potesse giocare una sola partita nella nuova franchigia. Campanella viveva a Glen Cove, New York, sulla North Shore di Long Island, ed era proprietario di un negozio di liquori ad Harlem, che gestiva personalmente durante la off-season. Il 28 gennaio 1958, dopo aver chiuso il negozio, si avviò in auto a Glen Cove. Mentre viaggiava a circa 30 mph (48 km / h), la sua macchina (una berlina Chevrolet del 1957) slittò su una lastra di ghiaccio e andò a colpire un palo del telefono rovesciandosi. Campanella si fratturò la quinta e sesta vertebra cervicale con la compressione del midollo spinale. Rimase paralizzato dalle spalle in giù. Attraverso la terapia fisica, alla fine riuscì a riguadagnare l'uso consistente di braccia e mani. Era in grado di nutrirsi, stringere la mano, e di gesticolare mentre parlava, ma dovette rimanere su una sedia a rotelle per il resto della vita. Finita la carriera da giocatore, Campanella rimase coinvolto nell’organizzazione dei Dodgers. Nel gennaio 1959 lo nominarono supervisore degli scouting per la parte orientale degli Stati Uniti e special coach dello spring training della squadra a Vero Beach, Florida, come mentore e allenatore di giovani ricevitori dell'organizzazione. Nel 1978, si trasferì in California e divenne l’assistente del direttore delle community relations, l'ex compagno di squadra di Campanella e amico di lunga data Don Newcombe. Nel maggio del 1959, i Dodgers, giocarono la loro seconda stagione a Los Angeles, e lo onorarono con la manifestazione "Roy Campanella Night" al Los Angeles Memorial Coliseum. Per l’occasione i New York Yankees decisero di fare una partita dimostrativa a Los Angeles, che si concluse con la loro vittoria per 6 a 2. La partecipazione fu strabiliante per il numero di spettatori, 93103 persone accorsero a rendere omaggio al grandissimo campione, stabilendo un record per l'epoca per la più grande folla ad una partita della Major League Baseball. Nel 1969, Campanella fu inserito nella Hall of Fame, il secondo giocatore nero, dopo Jackie Robinson. Lo stesso anno, ricevette il "Bronze Medallion" dalla Città di New York. Il 4 giugno del 1972, i Dodgers ritirarono il numero 39 della casacca di Campanella a fianco di Robinson (42) e di Sandy Koufax (32). In un articolo della rivista Esquire nel 1976, il giornalista sportivo Harry Stein pubblicò un articolo intitolato "All Time All-Star Argument Starter", un elenco delle cinque squadre etniche del baseball. Campanella era il catcher nella squadra di colore.
Nel 1999, Campanella si classificò 50° nella lista di Sporting News dei 100 giocatori più grandi della storia del baseball, ed è stato un candidato per la Major League Baseball All-Century Team. Nel 2006, Campanella è stato inserito in un francobollo degli Stati Uniti. La serie è composta, oltre da quello di Roy, da altri tre francobolli che onorano altrettanti grandi sluggers del baseball: Mickey Mantle, Hank Greenberg, e Mel Ott. Nel settembre del 2006, i Los Angeles Dodgers annunciarono la creazione del "Roy Campanella Award", premio che viene votato tra i giocatori del club e dagli allenatori, e viene assegnato al Dodgers che impersona meglio lo spirito e la leaderschip di "Campy". Campanella si sposò tre volte. Bernice Ray lo sposò nel 1939, ed ebbero due figlie. Divorziarono qualche anno più tardi. Il 30 aprile del 1945, convolò con Ruthe Willis che gli diede tre figli, anche se la loro relazione si deteriorò dopo il suo incidente. Si separarono nel 1960 e Ruthe morì nel gennaio del 1963. Il 5 maggio del 1964, Campanella si unì a Roxie Doles, che gli sopravvisse. Campanella morì per un attacco cardiaco il 26 giugno del 1993, nella sua casa a Woodland Hills, California e riposa all’Hollywood Hills Cemetery di Los Angeles.

 

Willie Mays

Willie Howard Mays Jr.

Nickname : "Say Hey"

Nato: 6 Maggio 1931 a Westfield, AL
Debutto: 25 Maggio 1951
Batte: Destro / Tira: Destro

Mays, una delle figure più leggendarie del baseball, nasce a Westfield, in Alabama, vicino a Birmingham da una famiglia di sportivi. Suo padre, che lo aveva chiamato come il presidente degli Stati Uniti William Howard Taft, era stato un giocatore di baseball di talento con la squadra di colore dell’acciaieria locale ed era così veloce che lo chiamavano "Kitty Cat". La madre era stata a sua volta una forte velocista nella sua scuola. Mays era molto dotato per lo sport, giocava a basket per la Fairfield Industrial SA e aveva una media di 17 punti a partita (molto alta per l'epoca), e calciava da più di 40 yards nel football. La carriera nel baseball professionistico iniziò nel 1947, quando giocò per un breve periodo con i Chattanooga Choo-Choos nel Tennessee. Poco dopo, Mays tornò al suo paese e si unì ai Birmingham Black Barons della Negro League. Il ragazzo era un prodigio e negli anni seguenti molti scout della Major League lo visionarono. Il primo a contattarlo fu lo scout dei Boston Braves, ma Mays rifiutò e firmò, invece, per i New York Giants, nel 1950. Giocò all’inizio nella Classe B dell’affiliata di Trenton, New Jersey. Mays ottenne una media battuta di .353 e nel 1951 era già in triplo A con i Minneapolis Millers dell’ American Association. Nel breve periodo a Minneapolis, Mays giocò con altri due futuri Hall of Fame, Hoyt Wilhelm e Ray Dandridge. Con una media battuta di .477, in 35 partite, e giocando una difesa eccellente, Mays fu chiamato subito dai Giants in prima squadra il 25 maggio del 1951. Mays si trasferì a Harlem, dove il suo mentore fu l'ex leggenda del basket degli Harlem Rens, Frank "Strangler" Forbes. Mays iniziò la sua carriera in Major League senza successi nelle prime dodici apparizioni al piatto. Al suo tredicesimo turno di battuta, colpì un homer sopra la recinzione sul lato sinistro del Polo Grounds, su un lancio di Warren Spahn. La media di Mays migliorò costantemente durante il resto della stagione. Vinse comunque il Rookie of the Year Award del 1951, anche se il suo .274, 68 RBI e 20 homer (in 121 partite) furono tra i più bassi della sua carriera. Durante il girone di ritorno, nel mese di agosto e settembre 1951, la difesa di Mays e il suo grande braccio furono spesso fondamentali per le importanti vittorie dei Giants sui Dodgers, nella vittoria del Pennant. Mays concluse la stagione regolare mentre era in attesa, on-deck, quando Bobby Thomson battè il fuoricampo decisivo, denominato poi “Round the Shot Heard the World” contro i Brooklyn Dodgers. I Giants si trovarono di fronte i New York Yankees nelle World Series del 1951. In gara 1 delle Series, Mays fece parte della prima linea di esterni, tutta di colore, nella storia della Major League, insieme agli Hall of Fame Monte Irvin e Hank Thompson. Mays non battè molto e i Giants persero la Series per quattro partite a due. Le sei partite furono l'unica occasione in cui Mays e, l'invecchiato, Joe DiMaggio giocarono sullo stesso campo. Mays era una figura popolare ad Harlem. I fotoreporter amavano riprenderlo mentre giocava a stickball con i bambini sulle strade. Si diceva che Mays potesse colpire la palla di gomma con il manico di una scopa, mandandola ad una distanza pari a "sei fogne" (la distanza di sei consecutivi chiusini di NY, pari a quasi 300 metri). Fu arruolato nell’esercito degli Stati Uniti nel 1952 e perse parte della stagione 1952 e tutta la stagione 1953. Nonostante il conflitto in Corea, Mays trascorse la maggior parte del suo tempo a giocare a baseball a Fort Eustis, in Virginia, ma mancò a circa 266 partite. Tornò a giocare regolarmente nel 1954, battendo più di .345 con 41 fuoricampo. Quell’anno, Mays vinse il “National League Most Valuable Player Award" ed il “Hickok Belt”, come atleta professionista. In aggiunta, i Giants vinsero il pennant della National League e le World Series 1954, spazzando via i Cleveland Indians, in quattro partite. Le Series del 1954 sono forse meglio ricordate per "The Catch", una presa al volo di spalle che Mays effettuò nel settore centrale del profondo Polo Grounds su una lunghissima battuta di Vic Wertz nell'ottavo inning di gara 1. E’ considerata l'immagine iconica della carriera di Mays e uno dei più memorabili giochi difensivi del baseball, poiché la presa impedì a due corridori di andare a punto, mantenendo la partita in parità. I Giants si aggiudicarono l’incontro al 10° inning, e Mays segnò il punto vincente. Willie giocò ai massimi livelli in ciascuno degli ultimi tre anni che i Giants rimasero a New York City. Nel 1957, vinse il primo dei dodici consecutivi Gold Glove Awards ( Mays, Roberto Clemente, sempre con dodici, e Ken Griffey Jr. sono i soli esterni ad avere più di dieci Gold Gloves in carriera). Nello stesso tempo, Mays ottenne dei record nella NL, in cinque classifiche offensive. Nel 1957, Mays diventò il quarto giocatore della storia della Major League ad entrare nel club dei 20-20-20 (2B, 3B, HR). Nessun altro giocatore vi era più entrato dal 1941. George Brett compì l'impresa nel 1979, e sia Curtis Granderson che Jimmy Rollins sono entrati nel 2007. Tra il 1955 e il 1960, i Giants non furono più uno dei top team della National League, terminando al massimo al terzo posto e non vincendo più di 83 partite in una stagione. Dopo la stagione 1957, la franchigia si trasferì a San Francisco, California. Nel 1958, Mays si trovò in lizza per il titolo di battuta della NL, fino all’ultima partita della stagione, proprio come nel 1954. Mays colpì tre valide, ma Richie Ashburn dei Philadelphia Phillies vinse il titolo. Alvin Dark fu assunto per dirigere i Giants prima dell'inizio della stagione 1961, e nominò Mays capitano della squadra. I Giants migliorarono e finirono al terzo posto vincendo 85 partite. Willie giocò una delle sue migliori partite il 30 aprile del 1961, colpendo 4 fuoricampo contro i Milwaukee Braves. E’ l'unico nella Major League ad avere battuto in una partita 3 tripli e, in quella appena descritta, 4 HR. I Giants vinsero il pennant della National League nel 1962, con Mays leader della squadra in otto categorie offensive, e approdarono alle World Series. Persero con i rivali di sempre gli Yankees in sette partite, e Mays battè solo .250 con solo due valide da extra base. Fu la sua ultima apparizione nelle World Series come membro dei Giants. In entrambe le stagioni del 1963 e del 1964, Mays colpì oltre 100 RBI, e un totale di 85 fuoricampo. Il 2 luglio del 1963, si giocò una partita tra Braves e Giants, dove i due pitcher, e futuri Hall of Fame, Warren Spahn e Juan Marichal lanciarono quindici inning senza concedere punti. Nella parte bassa del sedicesimo inning, Mays colpì un home run su Spahn per l’uno a zero che diede la vittoria ai Giants. Willie vinse il secondo premio MVP nel 1965 battendo 52 fuoricampo, il massimo in carriera. Colpì il fuoricampo numero 500 il 13 settembre 1965 contro Don Nottebart. Mays giocò in oltre 150 partite per tredici anni consecutivi (record della Major League) dal 1954 al 1966. Nel 1966, il suo ultimo con 100 RBI, finì al terzo posto nelle votazioni per l’ MVP della NL. Nel 1970, la Sporting News nominò Mays "Player of the Decade" per gli anni ‘60. Nel mese di settembre del 1969 Willie colpì il fuoricampo numero 600 contro Mike Corkins dei San Diego. Afflitto da infortuni in quella stagione, riuscì a battere solo tredici homer run. Mays si riprese nel 1970, colpendone 28 e iniziando benissimo il 1971, l'anno dei suoi 40 anni. Aveva quindici fuoricampo prima della pausa dell’ All Star, ma finì la stagione con diciotto. Nel maggio del 1972, a 41 anni, Mays fu ceduto ai New York Mets. Willie era popolare a New York, anche dopo molto tempo dopo che i Giants si erano trasferiti a San Francisco, e lo scambio era visto come un colpaccio per le pubbliche relazioni dei Mets. Nel suo debutto con i Mets, Mays aiutò New York a vincere con un fuoricampo al 5° inning contro la sua ex squadra dei Giants. Mays giocò una stagione e mezzo con i Mets prima di ritirarsi, partecipando a 133 partite. Terminò la carriera nelle World Series del 1973, quando i Mets persero con gli Oakland Athletics in sette partite. Mays ottenne la prima valida in gara 1, ma chiuse con solo due hit in sette turni alla battuta. Anche lui cadde, nel corso di un gioco, accecato dalla luce del sole; e poi disse che "invecchiare è come un ferito inerme". Nel 1972 e nel 1973, Mays fu il giocatore più anziano in attività nel baseball. Si ritirò dopo la stagione 1973 con una media battuta vita di .302 e 660 home run. Willie, dopo aver smesso di giocare a baseball, rimase una personalità attiva. Proprio come aveva fatto durante i suoi giorni giocando, continuò ad apparire ai vari show televisivi, nei film, e in altre occasioni multimediali. Rimase con i New York Mets , come batting coach, fino alla fine della stagione 1979. Il 23 gennaio 1979, Mays è stato eletto nella Hall of Fame nel suo primo anno di eleggibilità. Raccolse 409 dei 432 voti espressi (circa il 95 per cento). Dal 1986, Willie Mays è diventato l’assistente speciale del Presidente dei San Francisco Giants. Il numero 24 è stato ritirato dai San Francisco Giants e di fronte all'ingresso principale dello stadio AT & T Park c’è una statua in onore a Mays. Sposato due volte ebbe un figlio dalla prima moglie.

 

Willie Mays e la famosa presa "The Catch"

 

Mickey Charles Mantle

Nickname : "The Mick", "The Commerce Comet" o "Muscles"

Nato: 20 Ottobre 1931 a Spavinaw, OK
Morto:
13 Agosto 1995 a Dallas, TX
Debutto: 17 Aprile 1951
Batte: Switch hitter/ Tira: Destro

Mickey Mantle nacque a Spavinaw, Oklahoma, il 20 ottobre 1931. Il padre Elvin Charles Mantle, noto come "Mutt", che era un giocatore dilettante e fervente fan dei Philadelphia Athletics, gli diede il nome in onore a Mickey Cochrane, il catcher e Hall of Fame degli A’s. Nel libro "Mickey Mantle: America's Prodigal Son", di Tony Castro, Mantle aveva espresso tutto il suo sollievo per il fatto che suo padre non conosceva il vero nome di Cochrane, perchè avrebbe davvero odiato esser chiamato Gordon. Mantle parlava sempre con amore di suo padre, e diceva che era l'uomo più coraggioso che avesse mai conosciuto. Elvin Charles Mantle morì di cancro nel 1952 all'età di 39 anni, proprio quando suo figlio stava iniziando la carriera in Major League. Mickey disse che uno delle più grandi pene della sua vita fu di non aver mai detto a suo padre che lo amava. La famiglia Mantle si trasferì nella vicina città di Commerce, Oklahoma, quando Mickey aveva quattro anni. Fu un atleta a tutto tondo nella High School di Commerce, sia nel di basket che nel football (per questo gli fu offerta una borsa di studio presso l'Università di Oklahoma) e nel baseball, il suo primo amore. Giocando a football rischiò di concludere anzitempo la sua carriera sportiva, e anche la sua vita. Durante una partita, prese un calcio ad uno stinco e la gamba si ammalò di osteomielite, una malattia invalidante che sarebbe stata incurabile soli pochi anni prima. A Tulsa, Oklahoma, fu curato con la penicillina, da poco disponibile, evitando l’amputazione della gamba. Soffrì per questa malattia per il resto della sua vita, e, con tutta probabilità, gli procurò anche molte altre lesioni, che ostacolarono la sua carriera professionistica. Mickey fu esonerato dal servizio militare per l’osteomielite, e questo lo fece diventare molto impopolare tra i fan, quando scoppiò la guerra di Corea e lui era da poco entrato nella Major League. La prima squadra semi professionistica in cui giocò furono i Kansas Whiz Kids di Baxter Springs. Nel 1948, lo scout Tom Greenwade degli Yankees andò a Baxter Springs a visionare il compagno di squadra di Mantle, il terza base Billy Johnson. Durante la partita Mickey colpì due fuoricampo ben oltre il campo da baseball, direttamente nel fiume. Nonostante l'interessamento di Greenwade, il sedicenne Mantle fu costretto ad aspettare fino al suo diploma della scuola superiore nel 1949, prima di stipulare un contratto di Minor League con gli Yankees per la classe D affiliata a Independence , Kansas. Mantle firmò per 400 dollari con un bonus di 1100 dollari. La sua velocità straordinaria gli valse presto il soprannome di "The Comet Commerce", portandolo con i "Joplin Miners" a Joplin, nel Missouri. Mantle, con la sua casacca numero 6, fu chiamato in Major il 17 aprile del 1951, per giocare all’esterno destro. Il manager Casey Stengel, parlando alla rivista SPORT, dichiarò: "Ha la più naturale potenza da entrambi i lati di chiunque altro io abbia mai visto". Joe DiMaggio, nella sua ultima stagione, lo definì: "Il più grande prospetto che io possa ricordare". Dopo una breve crisi, Mantle fu mandato ai Kansas City Blues, la top farm degli Yankees. Cadde in una profonda depressione e al colmo della disperazione, un giorno chiamò suo padre e gli disse: "Non credo di poter più giocare a baseball”. Mutt guidò, quel giorno, fino a Kansas City e, quando arrivò, cominciò a caricare i vestiti di suo figlio dicendogli: "Pensavo di poter aiutare un uomo, e invece vedo che ho sto aiutando un vigliacco. Puoi tornare a Oklahoma a lavorare in miniera con me". Mantle superò lo slamp e, nel suo soggiorno a Kansas City, andò a colpire 11 homer e 50 RBI con una media battuta di .361. Dopo 40 partite, fu richiamato a New York. Giocò la sua prima partita delle World Series, il 4 ottobre 1951, contro i Giants di Willie Mays, pure lui alla sua prima W.S. Nel 1952, Mickey giocò all’esterno centro, in sostituzione di Joe DiMaggio, che si era ritirato alla fine della stagione '51, e ricoprì questo ruolo a tempo pieno fino al 1965, quando fu trasferito sul sinistro. Nelle sue ultime due stagioni giocò in prima base. Mickey colpì anche alcuni dei fuoricampi più lunghi della storia della Major League. Il 10 settembre del 1960, battè, da mancino, una palla che volò oltre la tribuna sull’esterno centro del Tiger Stadium di Detroit e, da una stima dello storico Mark Gallagher, si dice abbia viaggiato a 643 piedi (196 m) da casa base. Un altro lungo homer, rimasto famoso, fu quello che colpì, da destro, contro Chuck Stobbs al Griffith Stadium di Washington il 17 aprile del 1953. Fu misurato dal segretario degli Yankees, Red Patterson (e in quell'occasione fu introdotto il termine "tape-measure home run") a 565 piedi (172 m) dal piatto. Mantle colpì due volte la palla oltre il terzo piano, a forma di ponte, dello Yankee Stadium, per diventare, assieme alla star Josh Gibson, della Negro League, gli unici due giocatori a colpire la palla fuori dello stadio durante una partita. Il 22 maggio 1963, contro il lanciatore dei Kansas City, Bill Fischer, Mantle battè una pallina che colpì l’alta facciata dello stadio di 110 piedi (34 m), per poi ritornare sul campo da gioco. E stato poi stimato che la palla poteva raggiungere i 620 piedi (190 m), se non fosse stata fermata dal muro. Nel 1956, Mickey vinse, all'inizio dell'anno, l’Hickok Belt come atleta professionista. Questa fu la sua "estate preferita", l’anno in cui vinse la Triple Crown, con una media di .353, 52 HR, 130 RBI, il suo primo MVP, dei tre in carriera, e fu nominato Player of the Year. Mantle resta l'ultimo giocatore a vincere la Triple Crown da leader delle due League in tutte e tre le categorie. Ed è anche l'ultimo giocatore a vincere la Triple Crown della League come switch hitter. Nello stesso anno Teresa Brewer registrava la famosa canzone "I Love Mickey" che raccontava la potenza in battuta di Mantle. Mantle fu ancora più devastante nel 1957, leader della League per punti segnati, basi su ball, media battuta .365 (la più alta in carriera) e secondo a Ted Williams con .388. Il 16 gennaio del 1961, Mantle divenne il più pagato giocatore in attività del baseball, firmando un contratto di $ 75000. DiMaggio, Hank Greenberg e Ted Williams, che si era appena ritirato, erano stati pagati oltre $ 100000 in una stagione, e Ruth aveva uno stipendio di 80000 dollari. Mantle aveva un rapporto con la stampa di New York non proprio idilliaco, anche perché lo identificavano come un “vero cafone dell’ Oklahoma” e lo consideravano nettamente inferiore al suo predecessore all’esterno centro, Joe DiMaggio. Durante la stagione del 1961, Mickey e il compagno di squadra Roger Maris, conosciuti come gli M & M Boys, inseguirono il record dei fuoricampo di Babe Ruth. Cinque anni prima, nel 1956, Mantle aveva contestato il record di Ruth e la stampa di New York si era scagliata contro. Ci fu un sospiro di sollievo tra i tradizionalisti di New York quando Mantle finì la stagione con 52 fuoricampo. Nel corso del tempo, Mantle (con un piccolo aiuto del suo compagno di squadra Whitey Ford, un nativo del Queens di New York) aveva smussato i toni con i media di N Y, e si era guadagnato il favore della stampa . Questa fu una cosa che Maris non aveva voluto o potuto coltivare, e come risultato era il "burbero" degli Yankees. Così verso la fine della stagione del 1961, gli americani erano diventati il "team di Mickey Mantle," e Maris fu messo al bando come outsider perchè "non era un vero yankee". La stampa sembrava impazzire per Mantle mentre sminuiva Maris. Mickey non arrivò al traguardo sognato, mentre Maris compì l’impresa, terminando la stagione con il record di 61 fuoricampo e scalzando Babe dal piedistallo. Gli infortuni rallentarono le sue prestazioni e, nella stagione del 1965, gli Yankees finirono al 6° posto a 25 partite dai Minnesota Twins. Mantle battè .255, con solo 19 home run. Dopo la stagione 1966 fu spostato in prima base con Joe Pepitone che lo sostituì sul campo esterno. Mantle colpì l’ultimo fuoricampo il 20 settembre 1968, contro Jim Lonborg dei Boston. Mickey annunciò il suo ritiro il 1 ° marzo 1969 e nel 1974 fu eletto nella Hall of Fame. Quando si ritirò, Mickey era al terzo posto nella classifica dei fuoricampo nella storia del baseball, con 536. La carriera di Mickey Mantle fu piena di infortuni a partire dal liceo e aumentarono negli anni. Era diventato un rituale pre partita, verso la fine della sua carriera, l'applicazione di impacchi sulle ginocchia per trovare sollievo, e il semplice swing con la mazza lo faceva cadere in ginocchio dal dolore. A 19 anni, quando debuttò nella sua prima World Series, si ruppe la cartilagine del ginocchio destro correndo su una palla al volo di Willie Mays. Nell’ultimo anno di Joe DiMaggio, per raccogliere un fly di Mays, battuto profondo al centro destra, sia lui che Mantle scattarono per la presa. Joe chiamò la palla all'ultimo secondo, e Mickey dovette fermarsi puntando gli spikes per evitare la collisione rompendosi il ginocchio all'istante. I presenti dissero che sembrava "che gli avessero sparato”. Fu portato fuori dal campo in barella e trascorse il resto della World Series a guardarle dall'ospedale. Nel corso delle World Series del 1957, il seconda base dei Milwaukee Braves, Red Schoendienst, cadde sulla spalla sinistra di Mantle girando un doppio. Mickey negli anni successivi ebbe sempre più difficoltà a battere da mancino e questo, più di ogni altra cosa, accellerò il suo ritiro. Il 23 dicembre del 1951, Mantle sposò Merlyn Johnson, ed ebbe quattro figli. La sua vita privata fu particolarmente infelice e l’alcool divenne il suo compagno inseparabile e travolse tragicamente anche i suoi famigliari. La logica di Mickey ruotava sul fatto che gli uomini della sua famiglia erano tutti morti giovani, e così si aspettava di morire pure lui giovane, tanto valeva autodistruggersi. Suo padre, deceduto nel 1952 , e suo nonno erano morti per il morbo di Hodgkin, contratto lavorando nelle miniere di zinco. Ma lui sopravvisse a tutti e ormai consumato dall’alcool disse "Se avessi saputo che sarei vissuto così a lungo, avrei preso più cura della mia vita". A Mantle fu trapianto il fegato, perché affetto da cirrosi ed epatite C, l'8 giugno 1995, presso la Baylor University Medical Center di Dallas. Durante l'operazione, i medici scoprirono che aveva un cancro al fegato inoperabile. Mickey Mantle morì il 13 agosto del 1995 e gli Yankees giocarono il resto della stagione con il lutto sulla manica sinistra con sopra ricamato un piccolo numero 7. Il Numero di Mickey Mantle fu ritirato dai New York Yankees l'8 giugno 1969. Giocò per 18 anni sempre con i New York Yankees, vincendo 3 titoli di MVP dell'American League e partecipando a 16 All-Star Games. Mantle, con i suoi Yankees, vinse 12 pennant e 7 World Series Championship. Detiene ancor oggi il record delle World Series per i fuoricampo (18), RBI (40), basi su ball (42), punti segnati (43), battute da base extra (26), e basi totali (123). Mickey Mantle è anche il leader dei walk-off home run, con 13 (12 nella regular season e 1 in postseason).

 

Robert William Andrew "Bob" Feller

Nickname : "Heater from Van Meter", "Bullet Bob" o "Rapid Robert"

Nato: 3 Novembre 1918 a Van Meter, IA
Morto:
15 Dicembre 2010 a Cleveland, IA
Debutto: 19 Luglio 1936
Batte: Destro / Tira: Destro

Feller è nato e cresciuto nella piccola città di Van Meter, Iowa, primo figlio di Bill e Lena Feller. Suo padre era un appassionato di baseball che gestiva l'azienda agricola di famiglia, e sua madre era una maestra d’asilo. Feller già da bambino, sviluppò un notevole interesse per il baseball, giocando con il padre sul cortile della fattoria. Da buon ragazzo di campagna, nell’Iowa del 1920, dedicava gran parte del suo tempo libero ad aiutare il padre nelle faccende di casa, mungendo le vacche, raccogliendo il mais e sollevando le balle di fieno, rafforzando così le braccia che gli diedero la capacità di tirare forte come lui fece così bene negli anni a venire. Molto affettuosamente, ricordando i suoi giorni nella fattoria nell’Iowa, ebbe a dire: "Quale ragazzo non godrebbe la vita che ho condotto io nell’Iowa? Baseball e agricoltura, e ho avuto il meglio da tutti e due”. La famiglia Feller costruì un campo di baseball nella loro fattoria tra il 1931 e il 1932. Fu in questo campo "dei sogni" che Bob Feller imparò a giocare a baseball. Il ballpark era completo di tabellone e di posti a sedere e fu chiamato Oak Park View . Diventò il campo degli Oakviews, il team reclutato ed allenato da Bill Feller. Bob frequentò l’ High School a Van Meter, dove fu uno dei cinque lanciatori partenti della squadra di baseball. Feller fu reclutato dallo scout Cy Slapnicka per $ 1 e una palla da baseball autografata. D’accordo con il GM degli Indians, Slapnicka trasferì il contratto di Feller da Fargo-Moorhead a New Orleans alle Major, senza che il lanciatore passasse per le farm del Club, in palese violazione alle regole del baseball. Dopo tre mesi di indagini, il commissario Kenesaw Mountain Landis disse che lui non credeva a quello che Slapnicka o il presidente dei Cleveland, Alva Bradley, gli raccontava, ma Feller fu comunque assegnato agli Indians, in parte a causa della testimonianza dello stesso Bob e di suo padre, che voleva che lui giocasse per Cleveland. Feller entrò nei Cleveland Indians, senza aver giocato nelle Minor. Trascorse tutta la sua carriera, lunga 18 anni, con gli Indians, diventando uno dei "The Big Four" della rotazione dei pitcher degli Indians del 1950, insieme a Bob Lemon, Early Wynn e Mike Garcia. Concluse la carriera con 266 vittorie e 2581 strikeout, e fu leader dell’American League per sette volte negli strikeout e otto volte nelle basi su ball. Lanciò tre no-hit giochi e detiene il record della Major League con 12 one-hitters (una sola valida). Feller è stato il primo lanciatore a vincere 20 o più partite prima dell'età di 21 anni. Quando aveva 17 anni, mise strike out 17 battitori; lui e Kerry Wood sono gli unici due lanciatori ad aver ottenuto così tanti strike out alla loro età in una sola partita (Wood ne ottenne 20 il 6 maggio 1998). Nel giorno di apertura della stagione del 1940, Feller lanciò una no-hit contro i Chicago White Sox, con l'aiuto di una presa in tuffo, sul finale, del seconda base, Ray Mack. Questa è l'unica no-hit lanciata nell’opening day nella storia della Major League. Nello stesso anno vinse il titolo di Player of the Year e la Triple Crown dell'AL. L’8 dicembre 1941, Feller si arruolò nella Marina Militare, e partecipò ai combattimenti, diventando il primo giocatore della Major League Baseball a farlo in seguito all'attacco di Pearl Harbor, il 7 dicembre. Feller servì come Gun Captain a bordo della USS Alabama, e non giocò per quattro stagioni durante la sua ferma. Fu decorato con cinque nastri delle campagne e otto stelle di battaglia. Nel 1943, sposò Virginia Winther (1916-1981), figlia di un industriale del Wisconsin ed ebbero tre figli. Un anno dopo il suo ritorno in Major League, nel 1946, registrò un incredibile record di 348 strikeout, lanciando in 48 partite, di cui 42 come partente. Quello stesso anno Bob ottenne un record di 26-15 con una ERA di 2.18, lanciando 36 complete games. Realizzò più di 200 strikeout in cinque stagioni. Lanciò in 570 partite nel corso della sua carriera, e lanciò per più di 40 partite in sei stagioni. Ottenne 46 shutouts in carriera, di cui 10 tutte nel 1946. Molti storici del baseball hanno ipotizzato che Feller, forse avrebbe vinto 350 partite, con oltre 3.000 strikeout, se non fosse andato militare. Sporting News lo premiò come "Il lanciatore più grande del suo tempo". Nel 1948 vinse le World Series con i suoi Indians. Partecipò ad otto All Star Game e nel 1951 fu premiato Pitcher of the Year per l'AL. In tutta la carriera, Feller attraversò in lungo e in largo il paese per giocare delle partite dimostrative, nell'off-season, mostrando la sua leggendaria fastball per la gioia dei fan. Nei suoi "tour barnstorming" spesso erano presenti altri big leaguers e stelle della Negro League, come Satchel Paige. Nel 1947, Feller annunciò che avrebbe giocato nel campionato cubano durante la off-season, ma il Commissario della Major League Baseball, Happy Chandler, negò l’autorizzazione. Feller, quando si ritirò il 30 settembre del 1956, aveva anche il record della Major League per le basi su ball (1764) e per i battitori colpiti. Detiene ancora oggi il record del 20 secolo, per il maggior numero di basi su ball in una stagione (208 nel 1938). Nel 1957, gli Indians ritirarono la sua casacca numero 19. E’ stato eletto nella Hall of Fame nel 1962, il suo primo anno di eleggibilità. Quando gli venne chiesto se la sua palla era più veloce di qualsiasi altro lanciatore che aveva incontrato, rispose che la velocità era superiore anche a quella di Nolan Ryan. Se così fosse Feller lanciava oltre le 102 mph. Fu eseguita una misurazione del lancio di Bob, fatta con un’apparecchiature di ordinanza dell'esercito (utilizzata per misurare la velocità del proiettile d'artiglieria), che risultò essere di 98,6 mph. Tuttavia, questo ha avuto luogo negli ultimi anni della sua carriera, e la macchina utilizzata, come la maggior parte delle macchine al momento, misurava la velocità della palla nel momento in cui attraversava il piatto mentre ora la velocità è misurata dal momento in cui lascia la mano del lanciatore . Feller una volta disse che era stato cronometrato al Lincoln Park di Chicago e il lancio era di 104 mph. Detiene anche il lancio più veloce mai registrato mediante cronometraggio a 107,9 mph in una partita del 1946 al Griffith Stadium. Il suo "business barnstorming" lo rese uno dei giocatori più ricchi del suo tempo. Come risultato, Feller non dovette lavorare nell’off season per sbarcare il lunario, come avevano fatto molti giocatori della sua epoca , permettendogli di diventare un pioniere dell’idoneità fisica. Mentre altri giocatori aspettavano lo spring training per entrare in forma, Feller aveva tutto il tempo di fare push-up, sit-up, ginnastica e stretching, seguendo un rigoroso regime. Nel giugno del 2009, all'età di 90, Feller è stato uno dei lanciatori partenti dall’inaugurale Baseball Hall of Fame Classic, che sostituisce la Hall of Fame Game a Cooperstown, New York. Nel 1999, Sporting News indicò Feller come numero 36 nella lista dei 100 giocatori più grandi del baseball, ed è stato nominato come finalista per la Major League Baseball All-Century Team.

 

Lou Brock

Louis Clark Brock

Nickname : "Larcenous Lou", "The Running Redbird" o "The Franchise"

Nato: 18 Giugno 1939 a El Dorado, AR
Debutto: 10 Settembre 1961
Batte: Sinistro / Tira: Sinistro

Louis Clark "Lou" Brock, nasce il 18 giugno del 1939, a El Dorado, Arkansas, e giocò a baseball alla Southern University di Baton Rouge, Louisiana. Firmò nel 1961, a 22 anni, con i Cubs, come amateur free agent, esordendo nella Major League. Brock era dotato di una grande rapidità e di un'istintiva corsa sulle basi , ma il giovane esterno destro non impressionò la direzione dei Cubs. Nel 1964, dopo aver perso la pazienza per i suoi non esaltanti progressi, i Cubs decisero di scambiare Brock con i St. Louis Cardinals. Il 15 giugno, termine ultimo per lo scambio, Brock, assieme a Jack Spring e Paul Toth, furono scambiati con Ernie Broglio, Bobby Shantz e Doug Clemens. Fu il direttore generale Bing Devine, dei Cardinals, a volere Brock, su insistenti richieste del manager Johnny Keane che voleva aumentare la velocità di squadra e consolidare il lineup dei Cardinals, avendo trovato delle difficoltà dopo il ritiro dell’esterno sinistro Stan Musial, nel 1963. Al momento, molti pensarono che l'affare l’avesse fatto i Cubs. Il pezzo più pregiato, il lanciatore Broglio era stato leader della National League quattro anni prima, e aveva vinto 18 partite nella stagione prima dello scambio. Dopo che Brock fu ceduto ai Cardinals, la sua carriera cambiò in modo significativo. Fu spostato all’esterno sinistro e ottenne una media battuta di .348, rubando 38 basi nel resto della stagione del 1964. Al momento dello scambio, i Cardinals erano 28-31, in ottava posizione nella National League, mentre i Cubs, che erano 27-27, si trovavano al sesto posto. Quattro mesi dopo, i Cardinals avrebbero vinto le World Series, in sette partite, sui favoriti New York Yankees, che apparivano nella loro quattordicesima World Series in sedici anni (e la loro ultima fino ad una decina di anni più tardi), con il contributo, in parte, della battuta del ringiovanito Brock. Nel frattempo, Broglio vinse solo sette partite per i Cubs prima di ritirarsi dal baseball, al termine della stagione 1966. Da quel giorno, lo scambio di Brock per Broglio è considerato uno dei più sbilenchi accordi nella storia del baseball. Ed è altresì considerato, da molti fans dei Cubs, come il peggiore nella storia della franchigia (che risale al 1871). Durante la sua carriera, Brock aiutò i Cardinals nelle vittorie dei pennant della National League del 1964, 1967 e 1968 e alle World Series del 1964 e del 1967, sconfiggendo i New York Yankees e Boston Red Sox, rispettivamente, entrambe le volte, in sette partite. I Cardinals persero una World Series nel 1968, con Brock, contro i Detroit Tigers – che riuscirono a ribaltare, sotto tre partite a una, l’esito delle Series, grazie all’eccellente lanciatore Mickey Lolich. Nel 1967, Brock divenne il primo giocatore a rubare 50 basi e a battere 20 fuoricampo nella stessa stagione. Egli non era conosciuto come un battitore di potenza, ma ci lavorò duramente per diventarlo giorno dopo giorno. Nel libro di David Halberstam, "October 1964", l'autore afferma che il manager Johnny Keane avesse chiesto a Brock di rinunciare al gioco di potenza a favore del gioco di velocità. Nonostante questo, Brock battè comunque molte valide di potenza qua e là. Nella sua stagione da rookie (1962), Brock divenne uno dei tre giocatori a colpire un home run sulle gradinate del campo centrale del vecchio Polo Grounds di New York, dalla ricostruzione del 1923. La sua battuta esplosiva fu fatta il 17 giugno, nella seconda partita di un doppio incontro, contro il lanciatore Al Jackson, dei New York Mets, e fu seguita da quella di Hank Aaron sulla stessa zona, il giorno successivo. Joe Adcock fu il primo a battere una palla su quel muro, nel 1953. Babe Ruth raggiunse la vecchia tribuna (una distanza analoga) prima della ricostruzione. Nel 1967, Brock colpì 5 fuoricampo nelle prime 4 partite della stagione, diventando il primo giocatore a farlo. La sua media battuta migliore è stata nel 1964, quando ha battuto .315. Per otto stagioni ha battuto sopra i .300, ha fatto parte per sei volte della National League All-Star, fu leader della NL per i punti segnati due volte (1967 e 1971), nei doppi (46 nel 1968) e nei tripli (14 nel 1968). Brock detiene il record di basi rubate (938) fino a quando non è stato superato da Rickey Henderson. Nel 1974 vinse un importante record di 118 basi rubate in stagione, battendo il record Maury Wills di 104 nel 1962 (record successivamente battuto da Henderson). Brock fu leader della NL, otto volte, per le basi rubate tra il 1966 e il 1974 (l’ex compagno di squadra Bobby Tolan fu il leader della League nel 1970). Nel complesso in carriera, Brock battè .293 in 19 stagioni, accumulando un totale di 3.023 valide. In un’ unica (anche se accidentale) realizzazione, Brock è stato il primo giocatore a battere, in una partita della regular season della Major League, in Canada. Il 14 aprile 1969, nella partita contro i Montreal Expos, al Jarry Park, Brock, come leadoff, colpì una line che fu presò al volo dal seconda base Gary Sutherland. Lou fu uno dei primi giocatori a studiarsi i filmati delle partite e usava una fotocamera da 8 mm nel dugout per riprendere I lanciatori avversari e studiare i movimenti, windups e pickoff e individuare le carenze che avrebbe potuto sfruttare. Nel 1967, Brock vinse il “National League Babe Ruth Award”, nel 1974 fu “Player of the Year Award” della Major League, nel 1975 ottenne il “Roberto Clemente Award”, nel 1977 il “Lou Gehrig Memorial Award” e nel 1979 l’ “Hutch Award”. Il 30 settembre 1979 Lou Brock giocò la sua ultima partita. Il numero 20 di casacca di Lou è stato ritirato dai St. Louis Cardinals nel 1979. È stato inserito nella Hall of Fame del baseball nel 1985. Nel 1999, Sporting News lo inserì al numero 58 nella lista dei 100 giocatori più grandi del baseball ed è stato nominato come finalista per la Major League Baseball All-Century Team. Dopo il ritiro dal baseball, Brock ebbe successo come uomo d'affari, in particolare nel commercio di fiori nell’area di St. Louis, Missouri. Lou Brock è un membro del Phi Beta Sigma Fraternity Inc. Appare ancora regolarmente alle partite dei Cardinals e quando gira sul campo è sempre accolto da un fragoroso e intonato grido dei tifosi, che non l’hanno mai dimenticato: "Loooouuuuuuuuuuuu".

 

Walter Johnson

Walter Perry Johnson

Nickname : "The Big Train", "Sir Walter", "The White Knight", "The Gentle Johnson" o "Barney"

Nato: 6 Novembre 1887 a Humboldt, KS
Morto: 10 Dicembre 1946 a Washington, DC
Debutto: 2 Agosto 1907
Batte: Destro / Tira: Destro

Walter Perry Johnson, soprannominato "The Big Train", è stato uno più celebri lanciatori della Major League Baseball tra il 1907 e il 1927. Stabilì diversi record, alcuni dei quali sono rimasti imbattuti per quasi un secolo. Walter Johnson, secondo di sei figli, nacque il 6 novembre del 1887 da Frank e Minnie Johnson in una fattoria rurale presso Humboldt, Kansas. Anche se a volte disse di essere di origine svedese, tanto che i giornalisti sportivi lo soprannominarono "The Big Swede", gli antenati di Johnson venivano dalle isole britanniche. Nel 1902, al compimento del suo quattordicesimo compleanno, la famiglia si trasferì a Orange County, California. I Johnson si stabilirono nella piccola città di Olinda, nel pieno boom del petrolio. La giovinezza di Walter trascorse tra le partite di baseball, il lavoro sui campi di petrolio e l’andare a cavallo. Johnson in seguito frequentò la Fullerton High School dove mise strike out 27 battitori nel corso di una partita, durata 15 inning, contro il Santa Ana High School. In seguito si trasferì nell’Idaho dove lavorò come dipendente della compagnia telefonica e lanciatore per la squadra di baseball della cittadina di Weiser, nell’Idaho State League. Johnson fu notato da un talent scout e, alla fine, firmò un contratto, nel luglio del 1907, con gli Washington Nationals/Senators, all'età di diciannove anni. Johnson ebbe fama come il primo lanciatore di potenza della sua epoca. Ty Cobb così ricordava il suo primo incontro con la fast del rookie Johnson: "Il 2 agosto del 1907, ho incontrato la più minacciosa palla che io abbia mai visto in campo. Era un debuttante, e ci leccammo i baffi, mentre ci riscaldavamo per la prima partita, di un doubleheader, a Washington. Evidentemente, il manager Joe Pongo Cantillon aveva raccolto un campagnolo dai campi di grano per lanciare contro di noi ... Era un uomo alto, rozzo, dinoccolato di circa vent'anni, con braccia molto lunghe, e con una lancio che sembrava insignificante ad un primo sguardo ... Uno dei Tigers, imitando il muggito della mucca, gridò a Cantillon: Prendi il forcone, Joe, il tuo contadino sta per tornare nella stalla. ... La prima volta che l’ho incontrato, ho guardato mentre eseguiva il semplice movimento del lancio. E poi qualcosa mi è passato davanti e mi ha fatto trasalire. La cosa sibilò come il pericolo. Non abbiamo potuto toccarlo ... ognuno di noi sapeva che avevamo incontrato il braccio più potente mai messo in libertà in un ballpark". Ma la mancanza di strumenti di precisione impedì la misurazione della sua fastball; nel 1917, un laboratorio di armi di Bridgeport (Connecticut) misurò la fastball di Johnson a 134 metri al secondo, che è pari a 91,36 miglia all'ora (147,03 km /h). Questa velocità non è rara oggi giorno, ma era praticamente unica al tempo di Johnson, con la sola eccezione di Smoky Joe Wood. Insolitamente, Johnson lanciava con un movimento sidearm, mentre i pitcher di potenza sono normalmente associati ad un lancio da sopra, o overhand. Il motivo principale per le eccezionali statistiche di Johnson fu la potente fastball, in particolare modo è favoloso il suo record di 3508 strikeout in carriera. Per più di 55 anni questo record rimase imbattuto, fino all’arrivo di Nolan Ryan, Steve Carlton e Gaylord Perry (in quest'ordine) che lo superarono tutti nel 1983. Johnson è ora alla 9a posizione nella storia del baseball per strikeout, ma la sua prestazione deve essere intesa nel suo giusto contesto. Tra i suoi contemporanei prima della II Guerra Mondiale, solo due uomini erano all'interno di un migliaio di strikeout da Johnson: Cy Young con 2803 (706 strikeout dietro), Tim Keefe con 2562 e Bob Feller, la cui carriera era stata abbreviata dalla guerra, poi finì con 2581. Come lanciatore destro degli Washington Nationals/Senators, Walter Johnson vinse 417 partite, il secondo nella storia del baseball (dopo Cy Young, che ne vinse 511). Lui e Young sono gli unici lanciatori ad aver vinto più di 400 partite. In 21 anni di carriera, Johnson aveva vinto per dodici stagioni un minimo di 20 partite, tra cui dieci di fila. Per due volte, ha superato le trenta vittorie (33 nel 1912 e 36 nel 1913). Tra i record di Johnson ci sono anche le 110 shutouts, il più alto numero nella storia del baseball. Johnson ha ottenuto un record di 38-26 in partite terminate con un punteggio di 1-0; sia le sue vittorie che e le sue sconfitte in questi partite sono dei record della Major League. Il giorno 4, 5 e 7 settembre del 1908, non concesse punti ai New York Yankees (allora noti come Highlanders New York) vincendo in tre partite consecutive. Vinse per tre volte la “Tripla Corona” per i lanciatori (1913, 1918 e 1924), due volte la American League Most Valuable Player Award (1913, 1924), un record ottenuto solo da due altri pitcher, Carl Hubbell nel 1933 e 1936 e Hal Newhouser nel 1944 e il 1945. La sua media PGL di 1.14 nella stagione del 1913, fu la quarta più bassa mai registrata fino a quel momento, e rimane la sesta più bassa ad oggi, pur essendo stato superato da Bob Gibson nel 1968 (1.12) per l'ERA più bassa di sempre con più di 300 inning lanciati. Avrebbe potuto essere ancora più bassa se non fosse stata per causa delle stranezze del manager Clark Griffith. Per l'ultima partita della stagione, Griffith, che spesso voleva divertire i tifosi, la mise un po’ in farsa. Johnson fu spostato all’esterno centro dopo che aveva lanciato per quasi tutta la partita. Aveva concesso due valide prima di esser tirato fuori dal gioco. Il lanciatore successivo - che in realtà era il catcher titolare - consentì ai due corridori di segnare. Lo score ufficiale ignorò il gioco, ma più tardi, a Johnson gli furono accreditati questi due punti, alzando l’ERA da 1.09 a 1.14. Nel 1913, inoltre, Johnson vinse 36 partite. Tutta la squadra ne vinse 90, così Walter finì con il 40% delle vittorie totali della squadra nella stagione. Anche se durante la sua carriera, Johnson lanciò per squadre perdenti, alla fine condusse gli Washington Nationals/Senators alle World Series nel 1924, al suo 18° anno nell’American League. Johnson perse la prima e la quinta partita, ma divenne comunque l'eroe, come pitcher di rilievo, per i quattro inning senza punti nella settima gara, vinta al 12° inning. Washington ritornò alle World Series nella stagione successiva, ma l'esperienza di Johnson fu praticamente opposta: due vittorie in gara 1 e 4, seguita da una sconfitta in gara 7. Nonostante sulla sua targa nella Hall of Fame si legga che giocò "per molti anni con una squadra perdente" durante la sua carriera i Senators finirono in classifica tra le prime quattro per 11 volte , e nelle seconde quattro 10 volte. Nelle prime otto stagioni con Johnson, Washington finì per due volte seconda e una volta terza. Andarono molto vicini a vincere il pennant nel 1912 così come l'anno successivo, che furono anche le due stagioni in cui Johnson vinse più di 30 partite. Poi, per il successivo decennio, finirono nella parte centrale della classifica, prima dei loro due pennant, back-to-back. Johnson fu un buon battitore per essere un pitcher, e ottenne una media in battuta in carriera di .235, tra cui un record di .433 nel 1925. Fece anche 13 apparizioni come esterno. Colpì più di .200 in 13 delle sue 21 stagioni, battendo tre home run nel 1914, 12 doppi e un triplo in 130 presenze alla battuta nel 1917. Johnson finì la carriera con 23 home run, il nono lanciatore nella storia della Major League. Johnson aveva la reputazione di essere una persona molto gentile, e di fatto ebbe molti amici nel baseball. Come riportato nel libro "The Glory of Their Times" di Lawrence Ritter, Sam Crawford fu uno dei buoni amici di Johnson, e talvolta in situazioni non critiche, Johnson avrebbe aiutato Crawford a battere anche contro di lui. Tanto che il compagno di squadra di Crawford, Ty Cobb, non riusciva a capire come Crawford potesse colpire così bene il grande Johnson. Johnson fu anche amico di Babe Ruth, nonostante Ruth gli avesse colpito alcuni dei più lunghi fuoricampo al Griffith Stadium. La natura gentile di Johnson era leggendaria, ed era un esempio di sportività per tutti, mentre il suo nome è diventato sinonimo di competizione amichevole. Questa virtù gli fu svantaggiosa, nel caso del collega Hall of Fame, Ty Cobb. Praticamente tutti i battitori erano preoccupati di essere colpiti dalla sua fastball, e molti non si avvicinavano molto al piatto. Cobb si rese conto del buon cuore di Johnson e sapeva che non avrebbe mai lanciato addosso con la possibilità di ferirlo. Cobb fu uno dei pochissimi che effettivamente si posizionò più vicino al piatto. Quando Johnson iniziò a giocare Cobb era già al suo terzo anno, e si ritirò un anno prima di Cobb. Johnson si trovò di fronte a Gobb così tante volte più di qualsiasi altra combinazione battitore - lanciatore nella storia della Major League. Nel 1928, iniziò la sua carriera come manager nelle Minor League, prendendo la gestione del team di Newark, nell’International League. Continuò con la direzione degli Washington Nationals/Senators (1929-1932) e, infine, i Cleveland Indians (1933-1935). Johnson fu anche l’annunciatore radio per i Senators durante la stagione del 1939. Fu uno dei primi cinque giocatori ad essere eletti nella Hall of Fame nel 1936. Walter si ritirò a Germantown, Maryland. Amico del Presidente repubblicano Calvin Coolidge, entrò in politica e fu eletto commissario della contea di Montgomery nel 1938. Nel 1940 corse per la Camera dei rappresentanti Usa nel Maryland, ma fu sconfitto dal democratico, William D. Byron. Martedì 10 dicembre 1946, Johnson morì per un tumore al cervello a Washington, cinque settimane dopo il suo 59esimo compleanno, e fu sepolto a Rockville, Maryland. Nel 1999, Sporting News lo classificò con il numero 4 nella lista dei 100 più grandi giocatori di baseball, il più alto in classifica come lanciatore. Nello stesso anno, fu eletto per la Major League Baseball All-Century Team. Walter Johnson è menzionato nel poema "Line-Up for Yesterday" di Ogden Nash:

Line-Up for Yesterday

J is for Johnson

The Big Train in his prime

Was so fast he could throw

Three strikes at a time.

Ogden Nash, Sport magazine (January 1949)

 

Ed Walsh

Edward Augustine Walsh

Nickname : "Big Ed"

Nato: 14 Maggio 1881 a Plains Township, PA
Morto: 26 Maggio 1959 a Pompano Beach, FL
Debutto: 7 Maggio 1904
Batte: Destro / Tira: Destro

Ed Walsh  nacque il 14 maggio 1881 a  Plains Township, Pennsylvania, ed ebbe una breve ma straordinaria carriera in Major League. Walsh fu uno dei migliori lanciatori del primo decennio dell’American League, grazie soprattutto alla spitball che fu, probabilmente, la più devastante nella storia del baseball, imparata a sua volta dal compagno di squadra Elmer Stricklett. La spitter di Big Ed aveva un movimento fantastico, ma era anche in grado di lanciarla con un notevole controllo e aveva stimato che l'avrebbe usata per buona parte della sua carriera. Fece il suo debutto nelle Major nel 1904 con i Chicago White Sox e chiuse la sua prima stagione completa nel 1906, con un record di 17-13, un ERA di 1.88 e 171 strikeout. Da questa stagione e fino al 1912, Walsh ottenne una media di 24 vittorie, 220 strikeout e un ERA inferiore a 2.00 per cinque volte. Fu leader  della League per le salvezze cinque volte in questo periodo. La sua migliore stagione individuale fu il 1908, quando ottenne 40-15 con 269 strikeout, 6 salvezze e un ERA di 1.42. Insieme a Jack Chesbro, con 41 vittorie nel 1904, sono i soli due lanciatori che vinsero 40 partite dal 1900, ed è quindi l'ultimo giocatore ad avere 40 vittorie in stagione. Egli ha anche condotto l’AL nelle partenze (49), complete game (42), shutouts (11), strikeout (269), e innings lanciati (464, l’ultimo lanciatore a lanciare oltre 400 inning in una stagione). Tuttavia, perse quello che poteva essere stata la sua miglior partita di quella stagione: il 2 ottobre nella gara contro i Cleveland Naps dove mise strike out 15 battitori ma perse con Addie Joss, che lanciò un perfect game. Nel 1910, chiuse con un ERA più basso (1,27) per un lanciatore con almeno 20 partenze e un record di sconfitte (18-20). Il primo luglio del 1910, dopo nove anni nel South Side Grounds, gli White Sox inaugurarono il nuovo stadio White Sox Park, che ben presto fu soprannominato, dalla stampa, Comiskey Park in onore al proprietario della squadra Charles Comiskey. Il nome fu ufficialmente cambiato in Comiskey Park nel 1913. Una storia, forse apocrifa, afferma che l'architetto Zachary Taylor Davis, che più tardi avrebbe progettato il Wrigley Field dall'altra parte della città, consultò Walsh nel definire le dimensioni del campo. Walsh, scegliendo un progetto che avrebbe favorito se stesso e gli altri lanciatori degli White Sox, piuttosto che i battitori, non solo rese il Comiskey Park il campo dei lanciatori per tutti i suoi 80 anni di storia, ma si può dire che fu l'uomo che "costruì" il Comiskey Park. Intervistato da Lawrence Ritter, per il libro "The Glory of Their Times", l’Hall-of-Fame Sam Crawford, riferendosi al lancio di Walsh, che fu messo fuori legge, disse: "Grande Ed Walsh. Grande grande, forte, bel compagno. Lanciava la spitball. Credo che la palla si disintegrò nel tratto verso il piatto, e che il catcher dovette rimetterla insieme. Giuro, che quando passò davanti al piatto, vidi solo lo sputo che andava via". Alla fine della stagione del 1912, dopo 42 inning lanciati in 10 giorni, Walsh chiese un anno intero per  far riposare il braccio. Ma, nello spring training della stagione successiva, rientrò in formazione dicendo che: "Gli White Sox avevano bisogno di me e mi hanno implorato di tornare, così ho fatto". Come osservò lo storico del baseball William C. Kashatus: "E' stato un errore". Infatti nel 1913 la sua carriera cominciò inesorabilmente a spegnersi. Rientrò in formazione, nello spring training, in una forma fisica discutibile, rispetto agli altri membri del pitching staff, ma il suo orgoglio lo portò a cercare di tenere il passo con i pitcher dei Sox è così accellerò i tempi per rimettersi in una forma adeguata, causando un serio danno al braccio. "Ho potuto sentire i muscoli stirarsi e schiocchiare durante la partita, e sembrava che il mio braccio saltasse fuori dalla spalla quando ho lanciato la palla" - in seguito ricordò Walsh - "Il mio braccio mi tiene sveglio fino al mattino con un dolore che non avevo mai conosciuto prima". Lanciò solo 16 partite durante la stagione 1913, e appena 13 partite nei successivi tre anni. Nel 1916 il suo braccio era finito. Voleva un anno di pausa, ma Charles Comiskey invece lo mise sul mercato. Tentò una rinascita con i Boston Braves nel 1917, ma giocò appena 4 partite e chiuse definitivamente la sua carriera in Major League, l'11 settembre. Walsh lanciò brevemente per Milwaukee nell’American Association nel 1919, fu manager per Bridgeport dell’Eastern League  nel 1920, manager per il club semi-pro di Oneonta, New York, nel 1921, arbitrò nell’American League nel 1922, divenne coach per gli White Sox per sei stagioni, incluse tre partite come manager nel 1924, e allenò la squadra di baseball di Notre Dame, tra le cui fila giocava anche il figlio Ed Jr., nel 1926. Si ritirò con 195 vittorie, 126 sconfitte e 1736 strikeout. La sua ERA vita di 1.82  è la più bassa della Major League, ma non è ufficiale in quanto l’ERA non era una statistica ufficiale nell’American League, antecedentemente al 1913. Walsh morì il 26 maggio 1959. Quella notte, Harvey Haddix dei Pittsburgh Pirates lanciò una partita perfetta per 12 inning prima di perdere contro i  Milwaukee Braves nel 13° inning. Walsh è stato inserito nella Hall of Fame del baseball nel 1946. Nel 1999, Sporting News lo inserì al numero 82 nella lista dei 100 più grandi giocatori di baseball, ed è stato nominato come finalista per la Major League Baseball All-Century Team.