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BASEBALL PAOLO 2 V A
 

Dopo essere andati ognuno per proprio conto per due anni, l'anziana National League e la neonata American League decisero, almeno temporaneamente, di sotterrare l'ascia nel 1903 - grazie, in grande parte, ai proprietari dei Pittsburgh della NL, e dei Boston dell'AL. Con i loro club lanciati verso i rispettivi pennant, Barney Dreyfuss dei Pittsburgh e Henry Killilea di Boston concordarono, durante la stagione 1903, di organizzare al meglio delle nove partite i playoff nella postseason. Nacquero così le "World Series". L'accordo arrivò come conseguenza delle aperte ostilità - punteggiate dai giocatori - che erano esistite fra la National League e l'American League dall'entrata della "junior" sulla scena delle major league nel 1901. I Pirates di Dreyfuss apparivano come la squadra stellare della league, la cui storia era iniziata nel 1876. Pittsburgh aveva ottenuto il terzo pennant consecutivo fino al 1903. Boston inoltre sembrava un avversario degno in questa prima World Series moderna, vincendo il pennant dell'AL con 14 partite e ½ di distacco. Nella prima gara, lo stalliere Deacon Phillippe dei Pirates concesse sei battute valide e l'esterno destro Jimmy Sebring colpì il primo homer nella storia delle Series, segnando, inoltre, quattro punti. I Pittsburgh ottennero la vittoria per 7 a 3. Nella seconda partita, il terza base Tommy Leach colpì due singoli e due tripli per i Pirates. Bill Dinneen concesse tre battute valide e Patsy Dougherty ottenne due homers vincendo per 3 a 0. Boston livellò così le Series. Phillippe, a causa dei malanni dei lanciatori di Pittsburgh, ritornò dopo un solo giorno di riposo a lanciare per gara 3. Vincitore di 25 partite durante la stagione, Phillippe continuò ad eccellere. Concesse solo quattro valide, vincendo per 4 a 2. Dopo un giorno di trasferimento, i Pirates rimisero a lanciare ancora Deacon in gara 4. Phillippe ottenne il record di 54 complete game. Leach segnò tre punti per i Pirates, mentre Honus Wagner e Ginger Beaumont colpirono tre singoli a testa e Pittsburgh conduceva su Boston per tre giochi ad uno. Cy Young, all'età di 36 anni, vincitore di 28 partite per gli Americans (anche conosciuti come Pilgrims, Puritans e Red Sox) nel 1903, fu messo sul monte per raffreddare i Pirates in gara 5 e fece il suo dovere. Young lanciò accusando solo sei valide e realizzò tre RBI. I Boston vinsero per 11 a 2. Il giorno seguente, Dinneen vinse per Boston con il punteggio di 6 a 3 in un gioco che fu caratterizzato da quattro valide, due RBI e due basi rubate di Beaumont dei Pirates. Dopo sei partite, Boston 3 Pirates 3. Deacon Phillippe, dei Pittsburgh, aveva vinto tre volte e lo rimisero contro Boston in gara 7. Ma questo non fu il giorno di Phillippe. Jimmy Collins, manager degli Americans, e Chick Stahl lo toccarono subito e Boston nel primo inning guidava per 2 a 0 vincendo, alla fine, per 7 a 3. Per la prima volta, i Boston conducevano le Series. Avanti quattro giochi a tre gli Americans avrebbero cercato di vincere il campionato nel loro stadio di Huntington Avenue Grounds. Il match tra i pitcher per gara 8 fu il massimo - Dinneen contro Deacon Phillippe. Phillippe affrontò Dinneen con una differenza di tre innings lanciati in più. Mentre Dinneen tenne bene i Pittsburgh nel quarto inning, i Boston toccarono Deacon nella metà dello stesso inning. Buck Freeman, lead off, con un triplo raggiunge la terza e Freddy Parent arrivò in base su errore (con Freeman che restò in terza). Candy LaChance si sacrifico portando Freddy Parent in seconda. Hobe Ferris piazzò un singolo, mettendo Phillippe ed i Pirates sotto per 2 a 0. Il parziale aumentò due innings dopo, quando La Chance colpì un triplo con due out e segnò sul singolo di Ferris. Phillippe si era battuto con ogni forza ottenendo il suo quinto complete game nelle Series, in 13 giorni. Ma Dinneen fu il vincitore nella caldissima ottava partita, lanciando la sua seconda shutout delle Series e ottenendo la terza vittoria. Il risultato di 3 a 0 era il giusto trionfo dei Boston Americans, alla loro quarta vittoria consecutiva, che conquistavano per la prima volta il titolo delle World Series della "neonata" American League. Dinneen ed Young furono fondamentali per Boston. Insieme, lanciarono 69 dei 71 inning (Tom Hughes dei Boston durò poco più di due innings come partente nella terza partita). Young vinse due delle tre partite per Boston registrando una media ERA di 1.59. Con Phillippe, Dinneen e Young che dominarono il gioco, i battitori, ovviamente, si divertirono. Gli Americans batterono .252 mentre Pittsburgh, malgrado la presenza del campione Wagner, solo .237. Wagner, della NL, battè .222 nelle Series, colpendo soltanto una valida nelle ultime quattro partite. E i giocatori-manager rivali, il terza base Collins dei Boston e l'esterno sinistro Fred Clarke di Pittsburgh, per ottenere un solo punto si giocarono, sommati assieme, 70 presenze alla battuta. Sebring dei Pittsburgh, oltre al memorabile record di aver battuto il primo homer nella storia delle Series, ottenne una media battuta di .367. Forse la cosa principale delle World Series del 1903 fu che si raffreddarono, almeno temporaneamente, i temperamenti fra le opposte fazioni che si facevano la guerra del baseball.

Il programma delle World Series 1903

Le squadre dei Pirates e Boston in posa per la foto ricordo prima dell'inizio delle World Series del 1903

Una folla invade lo stadio Huntington Avenue Grounds a Boston, prima di Gara 3 della World Series del 1903

I Boston Rooters (famosi tifosi di Boston) guardano i Pittsburgh Pirates durante le World Series del 1903. I Rooters sono seduti nella famosa sezione J al Pittsburgh Ball Grounds a Pittsburgh, in Pennsylvania

I fans scalano il muro dello stadio Huntington Avenue Grounds prima di Gara 3 delle World Series del 1903 Mondiale

I Pittsburgh Pirates nel dugout dei visitatori allo stadio Huntington Avenue Grounds durante le World Series del 1903

Cy Young
Bill Dinneen

Nel 1904 non si disputarono le World Series perché John T. Brush, presidente dei New York Giants campioni della National League, si rifiutò di far giocare la sua squadra contro i Boston, in rappresentanza dell'inferiore American League. Almeno, quello fu il motivo ufficiale. In verità, il motivo per cui le squadre non giocarono le World Series fu sicuramente dovuto all'odio personale di John McGraw, manager dei Giants, con il presidente dell'American League, Ban Johnson, più che per la superiorità della NL. Nell'inverno, tuttavia, Brush, propose l'idea per un match annuale fra i campioni delle due League. Il suo voltafaccia generò le "Brush Rules", un insieme di regolamenti per la disputa delle World Series che esistono tutt'ora.

I Giants di New York, dopo aver rifiutato, snobbandole, le Series del 1904 furono disposti a giocarsi le World Series del 1905. E perchè no, avendo a disposizione il sensazionale lanciatore destro Christy Mathewson nel roster? Il 25enne Mathewson aveva appena raggiunto il record di 30 vittorie per la terza stagione consecutiva. Non è che nel 1904 i Giants, campioni della NL con 13 partite di differenza, avessero tremato perchè nelle Series si sarebbero trovati i Boston Red Sox, che per il secondo anno consecutivo avevano vinto il pennant dell'AL. Invece, il proprietario John T. Brush ed il manager John McGraw dei Giants avevano il dente avvelenato con l'American League - Brush per l'entrata di una nuova squadra nell'AL (gli Highlanders) a New York – gli attuali Yankees - e McGraw, frustrato per esser stato boicottato dal presidente Ban Johnson, dell'AL, nel suo tentativo di accasarsi con i Baltimora Orioles dell'AL. "Perchè giocare con questa squadra (Boston), o qualunque altro team dell'American League, in un campionato di postseason?", aveva detto McCraw durante la stagione 1904, "quando vinceremo il pennant della National League, saremo i campioni dell'unica reale major league". Così i Giants avevano rifiutato la sfida con i Boston nella seconda edizione delle Word Series del 1904, l'unica interruzione forzata nella storia del Fall Classic. Ma il 1905 fu una storia differente. Con il pubblico che espresse la propria indignazione contro i Giants "thanks, but no thanks" per il loro atteggiamento nelle Series della stagione precedente, Brush, McGraw e il resto della squadra erano pronti ad affrontare i Philadelphia Athletics, vincitori dell'American League, dopo una corsa nella NL in cui vinsero 105 partite. Le linee guida delle World Series, elaborate dal proprietario dei Giants, seppur contestate stabilizzarono, al contrario, l'evento che ne trovò giovamento. Oltre a descrivere la formula del reddito, John T. Brush Rules richiese - tra l'altro - che le Worls Series si disputassero al meglio delle sette partite. Gli Athletics, in difficoltà per la perdita a fine stagione del lanciatore mancino Rube Waddell, a causa di una ferita, si resero conto delle difficoltà che avrebbero incontrato contro i pitchers dei Giants che annoveravano nella rotazione Mathewson (31 vittorie), Joe McGinnity (21), Red Ames (22), Dummy Taylor (15) e Hooks Wiltse (14). New York usò soltanto due dei "cinque grandi" come partenti nelle Series, ma quel duo si dimostrò devastante. Il mancino Eddie Plank, vincitore di 25 partite per gli Athletics, fu opposto a Mathewson nella gara d'apertura. La partita rimase sullo 0 a 0 fino al quinto inning quando i Giants segnarono due punti - e fu Mathewson ad accendere i Giants con un singolo. Ancora Mathewson con un sacrificio, nel momento chiave del nono inning, fece segnare un'altro punto per New York. Mathewson lanciò magistralmente, subendo solo 4 valide e vincendo per 3 a 0. Non concesse nessuna base per ball. Il manager Connie Mack degli Athletics schierò Chief Bender in gara 2 ed il lanciatore destro rispose nella maniera migliore. Bender, sostenuto da Bris Lord a punto con singoli nel terzo e all'ottavo inning, sconfisse McGinnity per 3 a 0. Due partite, due shutouts. Dopo due giorni di riposo, Mathewson salì nuovamente sul monticello per gara 3 ed ancora sconfisse Filadelfia concedendo solo 4 valide . Questa volta, concesse una base per ball. In attacco il prima base Dan McGann fu esplosivo, battendo due valide e un doppio e segnando 4 punti. I Giants si imposero per 9 a 0. Il pitching dei Giants e degli Athletics era stato di alto livello nei primi tre giochi delle Series del 1905 , ma raggiunse l'eccellenza in gara 4 quando McGinnity e Plank si diedero battaglia e la partità terminò con un solo punto e dieci battute valide. I Giants segnarono il punto, grazie agli errori, al quarto inning, di Monte e di Lave Cross, che difendevano il lato sinistro dell'infield degli Athletics. Con quest'ultima vittoria per 1 a 0, i Giants conducevano le Series per tre 3 a 1. Bender, a soli 21 anni, ma veterano da tre stagioni nelle major leagues, fu scelto da Mack per fermare i Giants in gara 5. McGraw gli oppose Mathewson, che aveva avuto appena un giorno di riposo. Mathewson accettò ancora la sfida, concedendo soltanto sei valide e nessuna base per ball. Bender lanciò molto bene, accusando appena cinque valide, ma fu battuto per 2 a 0 e i Giants vinsero le World Series. Mathewson, soprannominato "Big Six", fu semplicemente fenomenale nelle sue tre partite contro gli Athletics. Nello spazio di sei giorni, lanciò tre shutouts, concesse soltanto 14 valide, mise strike out 18 battitori e concesse una sola base per ball in 27 innings. Oltre a Matty ed a McGinnity, l'unico altro pitcher dei Giants utilizzato fu Ames, che lanciò per un solo inning (come rilievo in gara 2). Le World Series del 1905 rimarranno memorabili non solo per la straordinaria prova di Mathewson ma anche per le cinque shutouts in cinque partite.

John McGraw e Connie Mack alle World Series del 1905

Conferenza sul campo durante uno delle Gare al Columbia Avenue Grounds. John McGraw, manager dei New York Giants, a destra, conferisce con i due arbitri, Hank O'Day e Jack Sheridan, e due coach dei Philadephia Athletics durante le World Series a Phildadelphia

John McGraw (nella divisa nera fatta apposta per le World Series) al piatto con il terza base degli Athletics, Lave Cross, prima di una Gara al Columbia Street Grounds di Philadelphia

I New York Giants al Polo Grounds prima di una Gara. Da sinistra a destra: Sam Mertes, esterno, William "Boileryard" Clarke, prima base, George Browne, esterno, George "Hooks" Wiltse, pitcher, Art Devlin, terza base, Claude Elliott, pitcher, Dan McGann, prima base, Mike Donlin, esterno, Billy Gilbert, seconda base, Luther "Dummy" Taylor, pitcher, Bill Dahlen, shortstop, Sammy Strang, utility player, Joe McGinnity, pitcher, il team mascot, Roger Bresnahan, catcher, Leon "Red" Ames, pitcher, John McGraw, manager

I Philadelphia Athletics e Connie Mack prima di una delle Gare al Polo Grounds. Tra i giocatori sono riconoscibili: Chief Bender, in piedi il quarto da sinistra (vicino a Mack); Rube Waddell, in ginocchio a sinistra; Jimmy Dygert, in ginocchio a destra; Eddie Plank, seduto a destra; Topsy Hartsel, seduto il secondo da destra; Lave Cross, seduto il terzo da destra di fronte a Mack; Socks Seybold, seduto a sinistra

Christy Mathewson


Le World Series del 1906 furono le prime ad essere caratterizzate dallo scontro tra due squadre dalla stessa città: Chicago, "la città ventosa". Chicago fu spaccata in due con gli White Sox dell'American League (zona a sud) pronti a battersi con i Cubs della National League (zona a ovest). I Cubs erano i favoriti per la loro potenza in attacco, gli ottimi lanciatori e la difesa impenetrabile. I Cubs del 1906, ritenuti una delle formazioni più forti in assoluto della storia della Major League, terminarono la stagione regolare con 116 vittorie e una media punti per inning di 1.76. Gli White Sox del manager Fielder Jones giocarono sottotono nelle prime quattro partite della Series (le prime due gare furono disputate nel bel mezzo di una nevicata) raccogliendo in tutto solamente sei punti e 11 valide. Ma gli "Hitless Wonders" mostrarono la loro forza quando si trovarono 2 partite a 2. I Sox vinsero, grazie anche al loro lanciatore Altrock, gara 1 con il punteggio di 2 a 1. I Cubs si rifecero vincendo gara 2 per 7 a 1. La partita fu caratterizzata da una sola valida concessa dal lanciatore dei Cubs, Reulbach, e dalle valide di Harry Steinfeldt e da Joe Tinker. Un lancio pazzo e un errore permise ai Sox di segnare un punto nel quinto inning, ma i vincitori dell'AL raccolsero solo una valida, quel giorno, al settimo inning quando Jiggs Donahue riuscì a colpire la palla. Il terza base Steinfeldt, interno dei Cubs con una media battuta di .327 nella regular season, battè 3 su 3 e Thinker colpì due valide e segnò tre punti. In gara 3, Walsh concesse un singolo a Solly Hofman e un doppio a Frank Schulte nel primo inning, dopo di chè le mazze dei Cubs si addormentarono. I Sox vinsero per 3 a 0, con Walsh che mise strike out 12 battitori e George Rohe toccò il pitcher dei Cubs, Pfiester, con un triplo a basi piene nel sesto inning. Brown guidò il giorno seguente i Cubs alla vittoria per 1 a 0, concedendo ai Sox la prima delle due valide al 5° inning e 2/3. Le mazze dei Sox si risvegliarono in gara 5 e 6. Nella quinta partita, gli "Hitless Wonders" (così la stampa soprannominò i Sox) colpirono Reulbach dei Cubs nel terzo inning e piazzarono quattro punti nella quarta ripresa vincendo per 8 a 6. Frank Isbell colpì, delle 12 hit dei Sox, quattro doppi, mentre George Davis mise a segno tre RBI. Nella sesta gara, gli White Sox distrussero Brown nel secondo inning. Con altri tre RBI di Davis e tre di Donahue, e portarono gli White Sox alla vittoria delle World Series per 8 a 3. I bombers dei Sox misero a segno 14 valide. I Sox avevano ottenuto un successo dalle proporzioni gigantesche malgrado la loro media battuta di .198. Tre battitori del calibro di Patsy Dougherty, Billy Sullivan e Fielder Jones - manager e giocatore della squadra - avevano ottenuto soltanto quattro valide in 62 turni alla battuta. I Cubs ottennero una media battuta di .196. Il cline-up dei Cubs, Frank Change, fu l'emblema della loro crisi al piatto non riuscendo a battere un punto a casa nelle sei partite. Giocatori sconosciuti ebbero il loro momento di gloria in queste World Series. Rohe, messo in squadra dall'inizio, in sostituzione dell'infortunato shortstop Davis (il terza base titolare Lee Tannehill giocò allo shortstop e in terza fu messo Rohe), fu fondamentale per il trionfo dei Sox. Oltre a colpire la valida decisiva in gara 3, Rohe battè un triplo e segnò il primo punto - nel duello tra i pitchers - nella partita d'apertura, mettendo a segno 3 valide su 4 nella quinta partita e due valide in gara 6. Il 31enne, Donahue, prima base e utility-man dei Sox, chiuse le World Series con la media battuta di .333. Il miglior battitore dei Cubs fu l'esterno centro Hofman, che aveva giocato solamente 64 partite durante la stagione regolare. Giocò ogni inning delle Series con una MB di .304.

La polizia protegge Nick Altrock dalla folla, dopo aver sconfitto 2-1 i Chicago Cubs in Gara 1 delle World Series del 1906 al West Side Grounds. A quel tempo, era pratica comune per i fans di attraversare il campo per uscire dopo la partita

Questa è una foto scattata al West Side Park di Chicago giovedì 11 ottobre 1906. Si tratta di Gara 3 delle World Series del 1906, con il pitcher dei Cubs, Jack Pfeister, che sta lanciando ad uno sconosciuto battitore degli White Sox. In base alle cronache del Chicago Daily News e al libro del 1975, The World Series, di Cohen, Neft, Johnson e Deutsch, si può dedurre a quale giocata si riferisce questa foto. È la parte alta del sesto inning di Gara 3, che a quel punto è ancora sullo 0-0. I Sox hanno le basi piene con meno di 1 out (il battitore è pronto per un bunt, e gli interni sono dentro il diamante). Ciò significa che il battitore è Jones Fielder, che alla fine verrà eliminato in foul, o Frank Isbell, che alla fine sarà messo strikeout. Sia Jones che Isbell battevano mancini, per cui non è chiaro chi dei due sia in questa immagine. Alcune fonti dicono essere Jones. In ogni caso, con 2 out, George Rohe (battitore destro) colpì il triplo a sinistra che pulì le basi per il 3 a 0 (che rimase il punteggio finale per la vittoria degli White Sox)

Frank Chance, dei Chicago Cubs, rientra salvo in prima sul tentativo di pick-off mentre Jiggs Donahue degli Chicago White Sox tenta di toccarlo, durante una partita delle World Series al West Side Grounds

La squadra dei Chicago Cubs 1906 vincitori della NL

La squadra dei Chicago White Sox 1906 vincitori dell'AL

George Rohe

PARTITA PARI

Le World Series del 1907 vedevano, ancora una volta, i Chicago Cubs, vincitori della National League, opposti, questa volta, ai Tigers di Detroit, vincitori dell'American League. I Tigers erano riusciti ad avere la meglio sugli Athletics in un finale di stagione da mozzafiato. La gara d'apertura ricompensò i fans di entrambe le squadre poiché nessuna delle due uscì sconfitta. Dopo dodici innings, il gioco terminò per l'oscurità: Tigers 3, Cubs 3. Anche se Detroit aveva iniziato in maniera decisa gara 1, Chicago mostrò determinazione e strappò la vittoria dalle mani dei Tigers, alla fine del nono inning, portandoli agli extra innings. I Cubs sembravano ispirati, avevano smaltito la sconfitta nelle World Series dell'anno prima, ma soprattutto avevano imparato dai loro errori. Nella prima gara i Tigers, del manager Hugh Jennings, fecero scintille ma non riuscirono più a ripetersi tanto che non riuscirono a segnare più di un punto a partita, nelle restanti gare delle World Series. Il lanciatore dei Chicago, Jack Pfiester, dominò Detroit vincendo per 3 a 1, in gara 2. Ed Reulbach, dei Cubs, continuò la striscia vincente battendo, il giorno seguente, i campioni dell'American League, per 5 a 1. I Tigers mostrarono segni di vita in gara 4 quando si portarono in vantaggio per 1 a 0 nel quarto inning, con il ventenne Ty Cobb - vincitore del suo primo titolo come miglior battitore dell'American League - che colpì un triplo e segnò il punto sul singolo di Claude Rossman. Purtroppo quello rimase un episodio isolato perchè poi furono sopraffatti e dovettero soccombere contro il lanciatore Orval Overall per 6 a 1. Gara 5 era l'ultima spiaggia di Detroit per rimettere in discussione le Series, ma Mordecai Brown, pur concedendo sette battute valide, portò alla vittoria i Cubs per 2 a 0 e al trionfo delle World Series. I Chicago Boys, della zona ovest della città, avevano dominato le World Series e si erano ampiamente riscattati della sconfitta subita nell'anno precedente ad opera dei rivali concittadini dei Sox. La maggior parte dei fans non rimase sorpresa della supremazia dei Chicago. I Cubs avevano gettato le basi per una delle "dynasty" del baseball, diventando la prima squadra a fare la seconda apparizione consecutiva nella post season del campionato (e presto ci sarebbe stata la terza), vincendo 107 partite con 17 partite di vantaggio sui Pirates di Pittsburgh. La squadra di Detroit non ebbe mai realmente, durante tutte le Series, la possibilità di vincere mentre il gioco aggressivo dei Cubs, in attacco e in difesa, fu determinante per centrare l'obiettivo. I Cubs avevano un line up eccezionale con Steinfeldt e Evers che ottennero, rispettivamente, una media battuta di .471 e .350 (Steinfeldt colpì sette valide negli ultimi tre giochi delle Series ed Evers ne mise a segno sette nelle prime tre Gare). L'attacco dei Cubs fu determinante e i corridori rubarono sette basi in gara 1, che diventarono diciotto alla fine delle World Series: Fondamentale!. I lanciatori dei Chicago (Pfiester, Reulbach, Overall e Brown ) tennero a secco di punti il line up dei Tigers per 43 dei 48 innings e fermarono i migliori battitori dell'American League del 1907, Cobb e Sam Crawford. Cobb ottenne solamente una media di .200, dopo avere battuto .350 nella regular season, e Crawford, dopo una stagione con .323, dovette accontentarsi di .238.

Il manager/1B dei Cubs Frank Chance, e il manager dei Tigers Hughie Jennings, prima di Gara 3

Mordecai Brown - Orval Overall - Ed Reulbach

La quarta World Series ufficiale fu contrassegnata dalla terza apparizione consecutiva dei Chicago Cubs. Dopo avere perso dai loro rivali di Chicago, gli White Sox, nel 1906, i campioni della National League in carica si riscattarono sconfiggendo Detroit nelle Series del 1907. I Tigers, d'altro canto, avevano imparato la dura lezione ed inoltre giocarono il campionato con determinazione per arrivare nuovamente alle World Series. Raggiunsero il loro obiettivo vincendo il pennant dell'American League all'ultimo giorno della regular season. La stampa, di entrambe le città, enfatizzò moltissimo la seconda World Series consecutiva usando le parole "ripetizione" a Chicago e "vendetta" a Detroit. In gara 1 si rivisse la gara d'apertura dell'anno precedente con i Tigers che arrivarono al nono inning in vantaggio per 6 a 5. Ancora una volta, Detroit vide svanire il proprio vantaggio, anche se questa volta la partita non arrivò agli extra inning. Il pitcher dei Detroit, Ed Summers, sembrava pronto a chiudere il nono inning senza danni e il primo battitore che si presentò al piatto, Johnny Evers, lo mise strike out. Summers, vincitore di 24 gare nella regular season, era a due outs dalla prima vittoria nelle Series, quando improvvisamente tutto cambiò. Sicuramente quello che successe in questo inning, avrà agitato i sonni di Summer per il resto della sua vita: fu toccato da sei valide consecutive consentendo ai Cubs di segnare cinque punti. Chicago strappò letteralmente dalle mani dei Tigers la vittoria e si impose per 10 a 6, utilizzando Orval Overall e Mordecai Brown come rilievi dopo il partente Ed Reulbach. Orval Overall dei Cubs fu il partente per gara 2, utilizzato come rilievo per giocare un battitore in gara uno, e fu opposto all'asso dei Tigers, Bill Donovan. Entrambi i pitchers si affrontarono per quattro innings senza che alcun battitore riuscisse a battere una valida fissando il punteggio sullo 0 a 0. Tre innings dopo, Detroit aveva battuto tre valide e i Cubs solamente una, ma senza punti. Si arrivò nella parte bassa dell'ottavo inning e Donovan accusò il KO. Joe Tinker iniziò con un homer da due punti e, prima che l'inning fosse finito, i Cubs misero a segno altre quattro valide e quattro punti. Ty Cobb provò a dare una scossa ai Tigers segnando un punto al nono, ma ancora una volta, Chicago prevalse, vincendo per 6 a 1. I Cubs sembravano un rullo compressore e vinsero la loro sesta partita consecutiva nelle due World Series contro i Tigers. Detroit interruppe la striscia vincente dei Chicago in gara 3 con le prestazioni stellari sul monte di George Mullin. L'asso di Detroit dominò il line up dei Cubs concedendo soltanto sette valide e vinse per 8 a 3. Questa vittoria sembrò dare nuova vita ai perenni perdenti, ma il loro fervore non durò a lungo. In gara 4, registrarono solamente quattro valide contro Mordecai Brown e persero 3 a 0. Overall, straordinario in gara 2 , si ripetè in gara 5. Il 26enne lanciatore destro concesse solo tre valide e mise strike out 10 battitori portando alla vittoria i Cubs per 2 a 0 e conquistando, per la seconda volta consecutiva, le World Series. L'imbarazzo dei Tigers fu enorme e pesò ancor più per l'abbandono dei tifosi che in gara cinque furono solamente 6210, il numero più basso di spettatori nella storia delle Series. I Cubs furono la prima squadra a disputare tre finali consecutive e vincerne due. Nel 1908, i Cubs, del "West Side" di Chicago, diedero il via ad una delle grandi "dinasty" della Major League.

Il manager dei Cubs Frank Chance e il manager dei Tigers Hugh Jennings prima dell'inizio delle World Series del 1908. Tra di loro l'arbitro di base Jack Sheridan e l'arbitro di casa Hank O'Day

I Chicago Cubs vincitori delle World Series del 1908. In piedi, da sinistra a destra: Heine Zimmerman (2B), Ed Reulbach (P), Chick Fraser (P), Jack Pfiester (P), Kid Durbin (OF), Jack McCormick? (Trainer), Harry Steinfeldt (3B), Carl Lungren (P), Vin Campbell (P), Pat Moran (C). Seduti, da sinistra a destra: Orval Overall (P), Mordecai "Three Finger" Brown (P), Del Howard (OF), Johnny Kling (C), Johnny Evers (2B), Frank Chance (1B/Mgr.), Joe Tinker (SS), Jimmy Slagle (LF/RF), Jimmy Sheckard (LF), Frank "Wildfire" Schulte (RF), Solly Hofman (UT)



(Da sinistra a destra: Steinfeldt, Tinker, Evers, Chance)

L'interbase Joe Tinker, il seconda base Evers Johnny, e il prima base Chance, assieme al terza base Harry Steinfeldt, furono uno dei migliori infield della storia del baseball. Tutti e quattro furono grandi battitori, ma sono ricordati nella storia per la loro abilità difensiva. Questa combinazione infield fu immortalata in una poesia di Franklin Pierce Adams, un fans dei Giants (i grandi rivali dei Cubs al tempo). La poesia che venne pubblicata sull' Evening Mail di New York il 12 luglio 1910 si intitolava "Baseball’s Sad Lexicon". Chiamato anche "Tinker to Evers to Chance", è il secondo più noto poema di baseball degli Stati Uniti - dopo l'immortale "Casey at the Bat" di Ernest Thayer scritto nel 1888.

Baseball’s Sad Lexicon

These are the saddest of possible words:

"Tinker to Evers to Chance."

Trio of bear cubs, and fleeter than birds,

Tinker and Evers and Chance.

Ruthlessly pricking our gonfalon bubble,

Making a Giant hit into a double –

Words that are heavy with nothing but trouble:

"Tinker to Evers to Chance."

Purtroppo, questa ode al doppio gioco lasciava fuori Steinfeldt, che con i numeri aveva gli stessi diritti alla Hall of Fame di Tinker o Evers. Baseball-statistics.com elenca questi interni dei Cubs del 1908 come i migliori secondi nella storia della League

Orval Overall

I Pirates di Pittsburgh, una delle formazioni regolarmente presenti nelle Series, vinse nel 1909 il settimo pennant della National League, grazie al gioco brillante del veterano superstar Honus Wagner (il suo ottavo e ultimo titolo arrivò due anni più tardi). Wagner, che aveva battuto nella regular season .339, più il roster dei lanciatori di Pittsburgh furono una miscela esplosiva senza precedenti. Howie Camnitz e Vic Willis vinsero, rispettivamente, venticinque e ventidue partite e Lefty Leifield ne vinse diciannove. Detroit ritornava per il terzo anno consecutivo a disputare le World Series con l'intento di cancellare le sconfitte delle passate edizioni. Nella regular season vinsero il pennant dell'American League con 110 vittorie e 42 sconfitte. I Tigers, inoltre, avevano dalla loro la mazza pesante di Ty Cobb (che aveva vinto il suo terzo consecutivo titolo dell'AL come miglior battitore) e un formidabile parco lanciatori che raggruppava Mullin, Willett e Summers - i tre assieme nella stagione avevano totalizzato settanta vittorie. Alla fine nessuno dei grandi lanciatori dei Pirates riuscì a vincere una partita nelle World Series e solamente il partente dei Detroit, Mullin, ne vinse due. I Tigers si affidarono ai loro partenti veterani mentre i Pirates utilizzarono un nuovo pitcher, Babe Adams, che in regular season aveva ottenuto 12 vittorie e 3 sconfitte. Adams fu il partente di gara 1 e lanciò benissimo concedendo 6 valide. Sotto 1 a 0, Fred Clarke - giocatore manager - nel quarto inning siglò l'homer run che diede la carica all'attacco di Pittsburhg per vincere 4 a 1. Ancora una volta Detroit aveva bruciato il vantaggio ed aveva perso la partita. In gara 2 il pronostico fu ribaltato a favore dei Tigers che nel terzo inning segnarono tre punti - portandosi in vantaggio - ed esaltati dalla rubata a casa base di Ty Cobb vinsero l'incontro al nono per 7 a 2. I Tigers erano riusciti a pareggiare le Series e stavano cercando di ottenere qualcosa in più. Pittsburgh riagguantò il vantaggio in gara 3 al traino di un superlativo Honus Wagner che colpì tre valide, tre punti battuti a casa e tre basi rubate, vincendo per 8 a 6. I Detroit pareggiarono il conto delle partite vincendo gara 4 con il punteggio di 5 a 0, grazie all'asso George Mullin. Il lanciatore dei Tigers fu autore di una straordinaria partita realizzando una shutout, con dieci strikeout e concedendo solo 5 valide. Nuovamente i Detroit riagganciarono gli avversari, ma non furono in grado di ripetersi perchè sulla loro strada in gara 5 rincontrarono Babe Adams che concesse solo altre sei valide e vinse per 8 a 4. I Tigers decisi a non mollare, rimisero in pedana Mullin in gara 6 che soffrì nel primo inning, concedendo tre punti agli avversari, per poi riprendersi e concederne ancora uno ma imponendosi, alla fine, per 5 a 4. Le Series si avviavano alla caldissima e decisiva settima partita - le prime World Series che arrivavano all'ultima gara decisiva. Fred Clarke dei Pittsburgh schierò sul monte Babe Adams, mentre il manager Hugh Jennings dei Detroit decise per Bill Donovan, vincitore di un complete game in gara 2. Donovan durò solamente tre inning sotto i colpi del line up dei Pirates accusando due punti. Mullin che lo rilevò, autore delle due vittorie per i Tigers, incamerò altri sei punti. Adams concesse sei valide, una base per ball e zero punti portando alla vittoria delle World Series i Pirates per 8 a 0. Per Pittsburgh era la terza apparizione nella post season, la seconda nelle World Series ufficiali e il primo titolo conquistato. Honus Wagner dimostrò di meritarsi il futuro accesso nella Hall of Fame di Cooperstown colpendo .333, con sette RBI e sei basi rubate. Il gioco aggressivo del manager-giocatore Fred Clarke stabilì il record di 4 basi rubate in Gara 4. Sul versante dei Tigers per il futuro Hall of Famer Ty Cobb fu ancora una serie finale amara. Infatti Cobb, in quella che sarebbe stata la sua ultima World Series (continuò a giocare fino al 1928), ottenne una media battuta di .231 ma conquistò il record di sei RBI per Detroit.

World Series 1909 : Honus Wagner al centro, Ty Cobb dei Detroit a destra, e Davy Jones dei Detroit con la schiena alla macchina

La squadra dei Pittsburgh Pirates vincitori delle World Series del 1909

Babe Adams

Honus Wagner

La prima decade delle World Series vide affrontarsi due formazioni regolarmente presenti: i Chicago Cubs (alla loro quarta apparizione) e gli As' di Filadelfia (alla loro seconda). Entrambe le squadre erano fortissime. Gli A's avevano vinto il pennant dell'AL con un record di 102 partite distaccando di 16 partite i NY Yankees. I Cubs vinsero il pennant della NL con 104 vittorie, 50 sconfitte e con 13 partite sui NY Giants. Gli A's potevano vantare nel loro lineup tre battitori con medie superiori ai .300: Eddie Collins, Rube Oldring e Danny Murphy e il trentasettenne lanciatore destro Jack Coombs con 31 partite vinte, contro le 12-12 della stagione precedente. Mentre i Chicago avevano solamente due battitori sopra i .300, Solly Hofman e Frank Sculte. Il roster dei partenti dei Cubs poteva contare ancora su campioni come Mordecai Brown, Orval Overall e Jack Pfiester che avevano fatto vincere le World Series nel 1907 e 1908. Entrambe le squadre soffrirono per i numerosi infortuni che ne minarono le potenzialità. I Cubs avevano perso il seconda base Johnny Evers per una caviglia rotta e Philadelphia era senza Oldring con una spalla rotta e il pitcher Eddie Plank con il braccio dolorante. Anche se il manager Connie Mack degli A's iniziava le Series in difficoltà per la mancanza di uno dei suoi pitchers partenti, era fiducioso degli altri due assi Jack Coombs e Chief Bender. Chief - alla sua prima stagione nelle Major Leagues con 23 vittorie e 5 sconfitte - fu opposto a Orval Overall dei Cubs in gara 1. Il match evidenziò il divario tra i due lanciatori. Bender lanciò concedendo un solo punto in nove inning mentre Overall fu sostituito dopo tre inning avendo incassato tre punti e sei valide. Frank Baker, degli A's, ottenne tre valide e due RBI e Bender concesse solo tre valide e mise strike out otto battitori vincendo per 4 a 1. In gara 2, Coombs lanciò per nove inning in modo strepitoso concedendo otto valide e tre punti e vincendo per 9 a 3. Gli Athletics avevano battuto consecutivamente due dei più forti lanciatori di Chicago e si preparavano a vincere la terza partita consecutiva contro il veterano delle Series, Ed Reulbach. Gli A's, inarrestabili, smontarono letteralmente il grande Reulbach nel secondo inning dopo avere segnato tre punti. Al terzo inning, sul punteggio di 3 pari, Harry McIntire salì sul monte per Chicago, ma durò appena 1/3 di inning concedendo 4 punti ai battitori di Philadelphia. I Cubs continuarono a precipitare e prima che l'inning fosse finito, gli A's avevano segnato cinque punti, vincendo per 12 a 5. Coombs lanciò con soltanto un giorno di riposo e fu straordinario. Giocò bene sia sul monte, concedendo solo sette valide, che in battuta, battendo tre valide e tre RBI. Improvvisamente i grandissimi Chicago Cubs, considerati la prima dynasty ufficiale del baseball, si trovarono sul baratro dell'eliminazione. I Cubs, rendendosi conto che il vantaggio degli Athletics era dovuto alle difficoltà dei propri lanciatori, riposero le loro ultime speranze sul braccio destro del rookie Leonard (King) Cole, che aveva ottenuto nella stagione regolare 20 vittorie e 4 sconfitte. Il ventiquattrenne non sentì la pressione attorno a sè e si difese bene, ma fu sostituito all'ottavo inning. I Cubs perdevano 3 a 2. Al nono inning, Chicago riuscì ad agguantare il pareggio con il manager Frank Chance che colpì un triplo e mandò Schulte a punto. Al decimo inning Jimmy Sheckard, dei Cubs, con due out, mise a segno un singolo vincente contro Bender, che aveva lanciato stoicamente per tutti gli inning, vincendo per 4 a 3. Ancora vivi grazie alla loro "vittoria dell'ultimo momento" in gara 4, i Cubs decisero di opporre il loro lanciatore di rilievo, Brown Mordecai, contro l'imbattuto Coombs per gara 5. Entrambi i pitchers furono all'altezza della situazione per sette innings. Philadelphia però sfoderò cinque punti all'ottavo inning piegando i Cubs per 7 a 2. Gli A's vinsero le World Series del decennio. Philadelphia aveva sconfitto una delle formazioni della leggenda del baseball e lo aveva fatto con solo due lanciatori partenti : Bender e Coombs, rispettivamente, con una e tre vittorie.

La squadra dei Philadelphia Athletics vincitori delle World Series del 1910 - In piedi, da sinistra a destra: Harry Davis (SS), Frank Baker (3B), Jack Coombs (P), Ira Thomas (C), Chief Bender (P), Ben Houser (1B), Claud Derrick (SS), Cy Morgan (P), Pat Donahue (C). Seduti, da sinistra a destra: Rube Oldring (CF), Bris Lord (OF), Danny Murphy (RF), Connie Mack (Mgr.), Eddie Plank (P), Jack Lapp (C), Amos Strunk (OF). Seduti a terra, da sinistra a destra: Topsy Hartsel (LF), Stuffy McInnes (1B), Tommy Atkins (P), Harry Krause (P), Louis Vanzelet (mascot), Jimmy Dygert (P), Eddie Collins (2B), Jack Barry (SS), Paddy Livingston (C)

Chief Bender
Jack Coombs

Il baseball, dopo la prima decade del '900, stava assumendo sempre più una parte fondamentale nella cultura americana tanto da meritarsi l'appellativo di "America's National Pastime" e ciò era dovuto soprattutto al successo delle World Series. Quando furono introdotte le World Series nel 1903 molti pensavano che la fusione delle due leghe in un solo sindacato non sarebbe resistito ancora un'altra stagione. Otto anni dopo, tutti coloro che cinicamente avevano ipotizzato la disfatta dovettero ricredersi perchè le World Series divennero il momento sportivo più importante che riusciva a fermare un'intera Nazione, creando un precedente per tutti gli altri sport professionistici americani. E non si era che all'inizio.... Le Series del 1911 rivedevano di fronte due formazioni che si erano già affrontate nel 1905 : i NY Giants e gli A's di Philadelphia. Il pitching era stato la caratteristica più considerevole di quelle World Series con cinque shutouts in cinque giochi ed i Giants confidavano ancora in una super prestazione del loro parco lanciatori. Christy Mathewson, con tre shutouts nelle Series del 1905, era ritornato nella regular season ad altissimi livelli con un record di 26-13, e assieme al giovane mancino Rube Marquard, con 24 vittorie, formava un duo straordinario. Gli A's, per contro, avevano a disposizione i lanciatori vincenti delle World Series del 1910, Jack Coombs, Eddie Plank, Chief Bender e Cy Morgan che assieme avevano ottenuto 82 vittorie nella regular season. Entrambe le squadre erano inoltre pericolose con i rispettivi lineup. Gli outfielders di Philadelphia, Danny Murphy, Bris Lord e Rube Oldring avevano battuto una media di .312 e New York aveva infranto il record della lega con 347 basi rubate. La lotta per le World Series si presentava densa di aspettative. Gli A's erano pronti a difendere il loro titolo di campioni dell'anno precedente ed i Giants erano pronti a ripetere la storia. Philadelphia era favorita per essere i campioni uscenti del 1910, ma molti ritenevano che New York era squadra decisamente più forte per aver superato una stagione difficile e non avendo giocato nel proprio ballpark, il Polo Grounds, perché si era brucìato il manto erboso. Da aprile a giugno, i Giants giocarono sul diamante degli Highlanders (che presto sarebbero diventati Yankees) dell'AL, e pur non avendo tratto un vantaggio reale dalle partite casalinghe riuscirono a vincere 99 partite. In Gara 1, disputatasi al Polo Ground - rimesso a nuovo - davanti ad un pubblico record di 38.281 spettatori, si fronteggiarono Chief Bender e Christy Mathewson. Gli A's si portarono in vantaggio al secondo con il punto segnato da Frank Backer sul singolo di Harry Davis, ma persero il loro vantaggio a causa di parecchi errori cruciali nel quarto inning. Nel settimo, New York con Chief Meyers segnò il punto del vantaggio sul doppio di Josh Devote vincendo al nono con il risultato di 2 a 1. Alla fine, Mathewson aveva lanciato concedendo sei valide (sei era il numero che identificava i suoi record nelle Series) e Bender lanciò una partita straordinaria concedendo solamente cinque valide e undici strikeouts. In Gara 2 altro scontro di altissimo livello tra i lanciatori Rube Marquard di New York e Eddie Plank di Philadelphia. La partita, come nelle premesse, fu dominata dai due pitcher e le due formazioni non riuscivano a sbloccare il risultato di uno a uno. Al sesto inning, Marquard che aveva messo K due battitori, ma che stava cominciando a mostrare dei segni di cedimento, concesse un homer a Frank Baker, il cline-up degli A's alla sua terza stagione, che si posò oltre il muro di destra. Gli A's vincendo per tre a uno pareggiarono i conti nelle Series. Il giorno seguente, Baker dimostrò che il lampo può colpire due volte con una grande performance in Gara 3. Il grande Mathewson aveva trascinato i Giants in vantaggio per uno a zero al nono quando il giovane Baker si presentò al piatto e mise a segno l'homer run del pareggio oltre il muro di destra. La vittoria era sfuggita dalle mani dei Giants e gli extra inning riservarono un finale amaro. Gli A's, spirati dalla prestazioni di Baker, vinsero per 3 a 2 nell'undicesimo inning. Entrambi gli assi delle squadre lanciarono per undici innings con il vincente Coombs, che concesse solamente tre valide, ed il perdente Mathewson, reo di aver lasciato pareggiare al nono gli avversari. Anche se le ultime due partite erano state delle vittorie strette, gli A's dimostrarono un'incredibile risoluzione e cominciarono a giocare come i Campioni del Mondo. I Giants, d'altra parte, erano notevolmente scossi per avere condotto sempre in vantaggio le partite senza riuscire a vincerle. A loro favore intervenne una sosta di una settimana a causa della pioggia che spostò Gara 4. Quando le nubi sparirono, un Christy Mathewson, ben riposato, ritornò sul monte per vendicarsi. La vendetta non fu portata a termine perché ancora una volta fu Chief Bender a vincere per 4 a 2 portando in vantaggio gli Athletics di tre partite. Philadelphia era determinata a chiudere il conto in gara cinque. Coombs dominando sul monte aveva mantenuto il vantaggio per 3 a 0 fino al sesto inning e concesse un punto al settimo arrivando al nono con un vantaggio di 3 a 1. Con grandissima determinazione New York trovò la forza per reagire pareggiando e vincendo al decimo per 4 a 3. Fred Merkle fece segnare il punto della vittoria a Fred Snodgrass, con una volata di sacrificio, sul rilievo degli A's, Eddie Plank. I Giants erano riusciti a restare in gara con qualche speranza di ribaltare il parziale di 3 partite a due. Purtroppo per i fans dei Giants la vittoria aveva solamente prolungato la loro sofferenza poichè la fortuna di New York stava per esaurirsi. Philadelphia delusa per non aver chiuso definitivamente il conto in Gara 5 era quantomai decisa a non sbagliare ancora. Segnando quattro punti al quarto e sette nel settimo, gli A's stesero letteralmente i Giants vincendo per 13 a 2 e le seconde World Series consecutive. I Giants avevano miseramente fallito con i primi sei battitori del lineup che avevano totalizzato una media inferiore ai .190 e avevano segnato otto punti in sei partite. Un giocatore in particolare, Red Murray, cline-up dei Giants, aveva ottenuto zero su ventuno. Gli A's avevano guadagnato il loro titolo passo, passo con una grande tenacia, anche se la maggior parte del merito era legato alle prestazioni ispirate di "Home Run Baker".

La squadra dei Philadelphia Athletics vincitori delle World Series del 1911 - In piedi, da sinistra a destra: Harry Davis (1B), Frank Baker (3B), Jack Combs (P), Harry Krause (P), Ira Thomas (C), Chief Bender (P), Claude Derrick (SS), Cy Morgan (P), Paddy Livingston (C). Seduti, da sinistra a destra: Rube Oldring (CF), Bris Lord (OF), Danny Murphy (RF), Connie Mack (Mgr.), Eddie Plank (P), Jack Lapp (C), Amos Strunk (OF). Seduti a terra, da sinistra a destra: Topsy Hartsel (LF), Doc Martin (P), Dave Danforth (P), Louis Van Zelt (mascot), Stuffy McInnes (1B), Eddie Collins (2B), Jack Barry (SS).

Il pitcher dei Giants, Rube Marquard, e il ricevitore degli A's, Paddy Livingston, posano prima dell'inizio delle World Series del 1911

Il manager dei New York Giants, John McGraw, stringe la mano allo slugger dei Philadelphia Athletics, Harry Davis, con l'arbitro Tom Connolly che guarda prima delle World Series del 1911

Il lanciatore dei Giants, Christy Mathewson, lancia a terra e il catcher Chief Meyers non riesce ad eliminare Eddie Collins mentre ruba la seconda base nel quarto inning di Gara 3 del 17 ottobre a New York. Frank Baker colpì il fuoricampo nella parte alta del nono per mandare la partita agli inning supplementari. Gli A's segnarono due volte nell'undicesimo inning e vinsero per 3-2

Frank Baker

PARTITA PARI

I Giants di New York ancora una volta si risollevarono dalla polvere, dopo la devastante sconfitta del 1911, e dominarono la National League nel 1912. Gli Athletics - due volte campioni delle World Series - invece, contrariamente alle previsioni che li volevano nuovamente in corsa per un'altro titolo, terminarono al terzo posto a 15 partite dai Boston Red Sox. I Giants avevano anche altri motivi per essere felici durante la regular season, tra questi l'exploit del lanciatore mancino, Rube Marquard, che aveva battuto il record della NL vincendo 19 partite consecutive e terminando la stagione con ventisei vittorie. Il veterano Christy Mathewson aveva vinto ventitrè partite ed il rookie Jeff Tesreau ne aveva vinte diciassette, primo nella NL con un'Era di 1.96. In attacco, New York poteva vantare le solide prestazioni di Larry Doyle, che aveva battuto .330, di Fred Merkle con .309 e di Chief Meyers con uno straordinario .358. Merkle e Doyle avevano battuto ventuno HR e Red Murray era il leader della squadra con 92 RBI. I Giants avevano vinto 103 partite ed il pennant della NL con dieci gare sui Pirates. Boston, d'altro canto, poteva vantare il lanciatore stellare, con una stagione incredibile, Smoky Joe Wood che aveva vinto 34 partite su 39 e aveva lanciato dieci shutouts. In attacco, Tris Speaker aveva dominato i pitchers dell'American League con una media battuta di .383. Il manager Jake Stahl dei Boston mise sul monte, in gara 1, la superstar Joe Wood mentre John McGraw, dei Giants, scelse il nuovo arrivato Jeff Tesreau al posto dei veterani delle Series, Marquard o Mathewson. Il rookie, chiamato ad aprire le World Series, risultò essere un mortale errore secondo molti fans dei Giants. Wood e i suoi Sox presero il primo vantaggio vincendo per 4 a 3. Gara 2 fu una partita incredibile per i colpi di scena. I Giants rimontarono uno svantaggio di 4 a 2 nella parte superiore dell'ottavo inning per consentire ai Sox di pareggiare durante la metà dello stesso inning. Le ombre delle Series precedenti sembravano materializzarsi quando i Giants sul punto di vincere al decimo per 6 a 5, si fecero raggiungere. Boston pareggiò al 10°, grazie a Tris Speaker che colpì una palla lunghissima, che sembrava un homerun al centro del campo, e arrivò salvo a casa base su errore del ricevitore Art Wilson (che fece cadere la palla sul piatto). Né l'una né l'altra squadra si superò nell'undicesimo inning ed ancora una volta, una partita delle World Series terminò per oscurita sul punteggio di 6 a 6. Il giorno seguente, l'asso dei Giants, Rube Marquard, visse il suo momento di gloria portando la squadra alla vittoria per 2 a 1. In gara 4 si ritornò a vedere un remake della gara d'apertura con Wood e Tesreau che si fronteggiarono nuovamente. In una lotta tra "Davide e Golia" ebbe la meglio ancora il mitico Smoky Joe che vinse sul rookie per 3 a 1. Sorprendentemente, Boston decise di adottare una nuova strategia e mise a lanciare in gara 5 il rookie, Hugh Bedient, vincitore dei venti giochi, contro il veterano Christy Mathewson dei Giants. Questa volta la storia decretò che il "David" dei Sox sconfiggesse "il Golia" dei Giants per 2 a 1. I Giants, animati dall'istinto di sopravvivenza e non volendo assolutamente rivivere le stesse situazioni che avevano portato alla sconfitta nelle Series del 1911, si riscattarono in gara 6. New York sconfisse il lanciatore partente dei Boston, Buck O'Brien, con cinque punti nel primo inning e vinse per 5 a 2. La squadra rigenerata mise lo stesso impeto anche in gara 7 assaporando la vendetta sul lanciatore Wood conquistando sei punti nel primo inning. I Giants vinsero due partite fondamentali per 5-2 e 11-4, con Marquard che lanciò concedendo sette valide, in Gara 6, e Tesreau che vince su Wood, in Gara 7. Con le due formazioni che si trovavano 3 a 3 e una partita in pareggio si dovette giocare gara 8. I Giants, scacciando i demoni dell'anno precedente, erano pronti a terminare il lavoro, ma i Sox, d'altra parte, non erano pronti a ritornare a casa a mani vuote. Ancora una volta, John McGraw dei New York scatenò una nuova polemica decidendo di far iniziare Gara 8 a Christy Mathewson, che era senza vittorie nelle sue due apparizioni precedenti. Boston scelse di iniziare la partita decisiva con il ventiduenne rookie Bedient, che aveva sconfitto Mathewson in Gara 5. Entrambe le squadre andarono testa a testa in pareggio per 1 a 1 per nove innings. Mathewson dei Giants era rimasto sul monte per nove inning e stava gestendo l'incontro, mentre Wood aveva rilevato all'ottavo Bedient (che fu sostituito, al settimo inning, in battuta da Olaf Henriksen, il cui il doppio aveva regalato il pareggio). Nel decimo inning, Red Murray dei New York colpì un doppio con un out e segnò il punto del vantaggio su un singolo di Fred Merkle. Due a 1 per i Giants. Wood fu sostituitio in battuta da Engle e i Red Sox provavano a recuperare lo svantaggio di 2 a 1. I fans dei Giants già avevano iniziato i festeggiamenti mentre Boston si giocava tutto con l'ultimo attacco nell'inning supplementare. Il pinch-hitter Clyde Engle iniziò la metà inferiore del inning con una volata altissima sull'esterno centro. Fred Snodgrass nel tentativo di prenderla, una presa di normale routine, fece cadere la palla. I suoi compagni di squadra si alzarono in piedi allibiti mentre il punto del pareggio per Boston si trovava ora sulla seconda base. Snodgrass visibilmente agitato sfruttò immediatamente l'occasione per "non perder la faccia" sul giocata successiva mettendosi in mostra con una presa spettacolare su un line-drive che eliminò Harry Hooper. Ma Engle avanzò in terza e si trovò in scoring position. Steve Yerkes andò in base per ball e Tris Speaker cacciò un singolo sul destro. Engle segnò il punto del pareggio. Yerkes in terza e Speaker in prima con un out. Duffy Lewis ebbe la base intenzionale. Larry Gardner colpì una volata di sacrificio su Josh Devore nel campo destro, permettendo a Yerkes di segnare il punto della vittoria. I Boston Red Sox avevano rimontato vincendo per 3 a 2 e festeggiavano il loro secondo titolo delle World Series. Tra le mani degli storditi Giants, alla loro seconda sconfitta consecutiva nel "Fall Classic", rimaneva questo incredibile finale che aveva vanificato una magica stagione nella regular season.

Il pitcher dei Red Sox, "Smoky" Joe Wood, e il pitcher dei Giants, Rube Marquard, prima dell'inizio delle World Series del 1912

Il pubblico al Polo Ground durante Gara 1 delle World Series del 1912

I Royal Rooters (Tifosi dei Boston Red Sox) al Fenway Park durante uno scontro con la polizia per una disputa dei posti a sedere nelle World Series del 1912

John McGraw, manager dei New York Giants, e Jake Stahl, manager dei Boston Red Sox, alle World Series in una foto ricordo prima dell'inizio delle World Series

Il pitching staff dei Boston Red Sox del 1912 - Da sinistra a destra: Larry Pape, Falconer native Hugh Bedient, Buck O’Brien, Charley Hall, Ray Collins e Smoky Joe Wood

Gli arbitri Bill Klem, Billy Evans, Cy Rigler e Silk O'Loughlin con il manager John McGraw (di schiena), dei New York Giants, e Jake Stahl, manager dei Boston Red Sox, prima di Gara 1 delle World Series del 1912

"Smoky" Joe Wood

Prima fila in piedi, da sinistra a destra: William F. Carrigan, Joseph Quirk, Trainer, Ray W. Collins, Larry Pape, Martin Krug, George E. Lewis, Hugh Bedient, Leslie G. Nunamaker e Thomas J. O'Brien. Seconda fila in piedi, da sinistra a destra: Harry E. Hooper, Clyde Engle, Stephen D. Yerkes, C. D. Thomas, Olaf Henriksen, Charles Wagner, Capitano, Neal Ball e W. L. Gardner. Seduti, da sinistra a destra: Charles Hall, Hugh Bradley, Forrest L. Cady, Mayor John F. Fitzgerald, Garland J. Stahl, Manager, James R. McAleer, Presidente, Tris Speaker e Joseph Wood. Jerry McCarthy, Mascot, seduto terra

Il Trofeo delle World Series del 1912 vinto dai Boston

Nel 1913, i Giants di New York (che avevano appena vinto il loro terzo pennant consecutivo e stavano facendo la loro terza apparizione consecutiva nelle World Series) si trovarono di fronte gli avversari di molte finali, gli Athletics di Philadelphia, vincitori dell'AL. Non erano completamente scemate le polemiche sul manager John McGraw dei Giants per le sue scelte nella rotazione dei lanciatori delle World Series dell'anno precedente che aveva provocato la vittoria dei Red Sox. Il riconfermato McGraw ancora una volta aveva preso per mano la sua squadra ed era riuscito a disputare una stagione magnifica vincendo il pennant della NL con 12 partite e ½ di vantaggio sui Philadelphia Phillies, ma molti fans avevano perso la fiducia nelle sue capacità di gestire la post season. Ai grandi lanciatori Rube Marquard, Christy Mathewson e Jeff Tesreau fu data una seconda possibilità per riscattarsi degli errori che avevano causato la perdita degli incontri - dopo essere stati sempre in vantaggio - nelle World Series del 1912. Connie Mack con i suoi A's erano un degno avversario e molti ritenevano che queste Series avrebbero avuto un epilogo come quello dell'anno precedente. Marquard fu il partente dei Giants in Gara 1 e incassò cinque punti, concesse otto valide in cinque inning. L'eroe delle ultime World Series "Home Run Baker" confermò la sua strepitosa condizione portando a casa il primo punto per gli A's nel quarto e colpendo al quinto un HR per altri due punti. Chief Bender dei Philadelphia, concesse 11 valide ma solo quattro punti e controllò la partita portando gli A's alla vittoria per 6 a 4. Il veterano dei Giants, Christy Mathewson fu il partente di Gara 2. "Matty" (nomignolo dato dai suoi compagni di squadra), che aveva superato nella stagione per l'ennesima volta le 20 e più vittorie stabilendo dei record nelle Major, terminò la regular season del 1913 con il record di 25-11. La stella di Bucknell fu opposta al suo ex rivale di college, Eddie Plank dell'università di Gettysburg. Entrambi gli assi mantennero il controllo della partita, lancio su lancio, senza concedere punti fino alla fine del nono inning. Sorprendentemente, fu proprio Mathewson, al decimo inning, a girare la partita colpendo un valido che portò a casa il primo punto e segnando successivamente il secondo dei tre punti. I Giants vinsero per 3 a 0. Per gara 3, Mack decise, riproponendo una pagina dalle ultime Series, di partire con un lanciatore rookie di venti anni, "Bullet" Joe Bush, che aveva vinto quattordici partite durante la regular season. McGraw rispose alla sfida con il suo giovane lanciatore di palla veloce, Jeff Tesreau, che aveva ottenuto un successo al suo debutto come rookie nel precedente Fall Classic. Philadelphia risultò essere la squadra migliore quel giorno e superò i Giants per 8 a 2. Gli A's mantennero la leaderschip delle Series anche in Gara 4 portandosi in vantaggio e conducendo 6 a 0 dopo cinque innings. Nel settimo Fred Merkle colpì un HR da tre punti che ridusse lo svantaggio. Bender riuscì a superare il colpo e chiuse l'incontro, pur subendo altri due punti, con una vittoria fondamentale per Philadelphia per 6 a 5; la quarta vittoria consecutiva di Bender nelle World Series. Con tre partite a uno, Christy Mathewson, ancora una volta, fu scelto come partente per affrontare il rivale Eddie Plank, sconfitto in Gara 2. Ma questa volta Plank fu molto controllato e concesse soltanto due valide portando alla vittoria gli A's per 3 a 1 e chiuse definitivamente le World Series. Per il terzo anno consecutivo, i Giants di New York avevano giocato magnificamente durante tutta la stagione normale, cedendo solamente nella post season. Fu una sconfitta devastante per i giocatori e i loro fans. McGraw ed i suoi Giants avevano cercato con ogni mezzo di ribaltare la loro "curse" (maledizione) cercando di rifarsi delle stagioni precedenti (I Giants dovranno aspettare altri quattro anni prima di poter disputare ancora le World Series). Home Run Baker aveva condotto gli A's con una media battuta di .450 e sette RBI. Eddie Collins battè .421, mentre Wally Schang mise a segno sei RBI e una media di .357. Le prestazioni di Chief Bender nelle Gare 1 e 4 portarono a sei le sue vittorie nelle World Series. Il lanciatore Mathewson, in queste che sarebbero state le sue ultime World Series, ottenne la sua quinta vittoria, ma nel totale anche cinque sconfitte.

Il programma delle World Series del 1913

La squadra dei Philadelphia Athletics vincitori delle World Series del 1913 - In piedi, da sinistra a destra: Joe Bush (P), John 'Stuffy' McInnis (1B), Jack Barry (SS), Eddie Collins (2B), Frank 'Home Run' Baker (3B), Connie Mack (Mgr.), Reuben 'Rube' Oldring (LF), Ira Thomas (C). Seduti, da sinistra a destra: Tom Daley (OF), Wally Schang (C), Jack Lapp (C), Carroll 'Boardwalk' Brown (P), Charles 'Chief' Bender (P), Weldon Wyckoff (P), Harry Davis (1B), Billy Orr (SS). Seduti a terra, da sinistra a destra: Byron Houck (P), Eddie Murphy (RF), Eddie Plank (P), Amos Strunk (OF), Bailey, Danny Murphy (RF), Jimmy Walsh (CF), John Taff (P).

Wally Schang colpisce l'home run per gli A's in Gara 3 delle World Series del 1913

Il famoso lanciatore degli Washington Senators, Walter Johnson, sul campo durante le World Series del 1913

Foto scattata durante Gara 4 delle World Series del 1913 allo Shibe Park di Philadelphia

Il sindaco di NYC Ardolph Loges Kline al Polo Grounds durante le World Series del 1913

I Giants e tifosi sul campo dopo Gara 3 delle World Series del 1913

Foto ricordo prima dell'inizio delle World Series del 1913 - Da sinistra a destra: Eddie Collins (?) degli Athletics, con gli arbitri Cy Rigler, Bill Klem, Rip Egan, Tommy Connolly e John McGraw, manager dei New York Giants

Chief Bender
Frank Baker

Wally Schang