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Frank Robinson

Nickname : "The Judge" o " Robby"

Nato: 31 Agosto 1935 a Beaumont, TX
Debutto: 17 Aprile 1956
Batte: Destro / Tira: Destro

Frank Robinson jr. nasce il 31 Agosto 1935 a Beaumont, Texas, dalla madre Ruth (Shaw) e dal suo terzo marito Frank Robinson. Frank era l'ultimo figlio nato e aveva altri nove fratelli che la madre aveva generato dai due precedenti matrimoni. Separata da Robinson sr., Ruth si trasferì in California con Frank, che aveva quattro anni, e i suoi due fratellastri, per insediarsi definitivamente nella zona di Oakland. Frank Robinson crebbe in un povero quartiere abitato da vari gruppi etnici, dove diventò un fortissimo atleta. Eccelse nel baseball; il 15enne Robinson era un battitore destro e giocava esterno nella squadra Coach George Powley dell’American Legion che vinse due titoli nazionali consecutivi nel 1950. Robinson frequentò la McClymonds High School di Oakland, dove fu compagno di Bill Russell nella squadra di basket, e il cui programma di baseball aveva sfornato due stelle della MLB, Vada Pinson e Curt Flood. Durante la off season, mentre giocava per i Reds alla fine degli anni ‘50, frequentò la Xavier University di Cincinnati. Dopo la laurea nel 1953, Robinson firmò con i Cincinnati Reds per un bonus di 3500 dollari. Fu mandato a giocare a Ogden, Utah, nella Pioneer League, dove battè. 348. L'anno seguente, dopo aver giocato otto partite in seconda base con la squadra di Tulsa, Oklahoma, della Texas League, venne mandato a Columbus, Georgia, che militava nella South Atlantic (Sally) League, battendo .336, con 25 homer e 110 RBI. Durante l'inverno si ferì il braccio destro giocando a Puerto Rico. Nella primavera del 1955 Robinson si allenò con i Cincinnati Reds, ma si riacutizzò il dolore al braccio e fu riassegnato alla squadra di Columbus. Nei suoi tre anni nella Minor League Robinson imparò ad affrontare la discriminazione razziale che l’accompagnò anche nei suoi primi anni nella Major. A seguito della buona prestazione nella fila di Columbus, Robinson fu chiamato dai Cincinnati Reds, nella primavera del 1956. Frank ebbe una lunga e proficua carriera di giocatore. Insolitamente per una stella nell'era prima dei free agent, divise i suoi anni migliori tra due sole squadre: i Cincinnati Reds (1956-1965) ed i Baltimore Orioles (1966-1971). Gli ultimi anni della sua carriera furono spesi con i Los Angeles Dodgers (1972), California Angels (1973-1974) e Cleveland Indians (1974 - 1976). E’ l'unico giocatore ad essere nominato Most Valuable Player in entrambe le League, nel 1961, con i Reds e di nuovo nel 1966 con gli Orioles. Nel 1956, al suo anno da rookie, colpì 38 fuoricampo, con una media battuta di .290 e 122 punti, conquistando il prestigioso premio di Rookie of the Year. Divenne una stella dei Reds nel corso delle sue nove stagioni, superando la soglia della media battuta di .300 per cinque volte, colpendo 29 o più homer per nove volte, diventando leader della League nella percentuale slugging negli anni 1960 al 1962, per sei volte superò i 100 punti segnati e per due volte ne fu il leader della NL. Nel 1961, dopo essere stato arrestato e multato con 250 dollari per aver impugnato una pistola in una rissa ad un pranzo pre season a Cincinnati, il contrito Robinson portò i Reds al loro primo pennant della National League dal 1940. Fu la sua migliore stagione in assoluto colpendo .323, con 37 homer e 117 RBI, centrando il suo primo MVP. I Reds però persero le World Series con gli Yankees. Il 28 ottobre 1961, Robinson sposò Barbara Ann Cole di Los Angeles; un'unione durevole che generò un figlio, Frank Kevin, nato nel 1962, e una figlia, Nichelle, nata nel 1965. Robinson mise in pratica uno stile grintoso al piatto, affollando il piatto forse più di ogni altro battitore del suo tempo. Per questo motivo, Robinson fece innalzare il totale HBP, sperimentando sul suo corpo molti knockdowns e infortuni. Quando un annunciatore gli chiese qual’era la sua soluzione al problema rispose semplicemente: "Appena mi rialzo batto il lancio successivo", cosa che faceva spesso. Prima della stagione del 1966, il proprietario dei Reds, Bill DeWitt, cedette Robinson ai Baltimora Orioles in cambio dei lanciatori Milt Pappas, Jack Baldschun e dell’outfielder Dick Simpson. Lo scambio è ancor oggi considerato tra gli accordi più sbilenchi nella storia del baseball (Lo scambio è stato reso famoso nel film Bull Durham del 1988, dove Susan Sarandon dice: "I cattivi affari sono una parte del baseball, voglio dire, chi può dimenticare Frank Robinson per Milt Pappas, per amor del cielo"). Per sempre macchiato dall’eredità di Dewitt per l’indecente accordo, non fu facile per Pappas lanciare a Cincinnati (dopo solo tre stagioni venne ceduto agli Atlanta Braves). DeWitt difese l'accordo contro gli scettici tifosi dei Reds affermando che Robinson era "un vecchio trentenne". Nel frattempo, nel suo primo anno a Baltimora, vinse la Triple Crown, fu leader dell’American League con una media battuta di .316 battuta, 49 fuoricampo e 122 RBI. L'8 maggio del 1966, Robinson divenne l'unico giocatore di sempre a colpire un home run fuori dal Memorial Stadium. Successivamente, fino a quando gli Orioles non si spostarono al Camden Yards nel 1991, venne issata una bandiera con la scritta "QUI" nel punto in cui la palla uscì alla sinistra dello stadio. Gli Orioles vinsero le World Series, qualcosa che Robinson non aveva mai compiuto con i Reds, e Frank fu nominato MVP della Series. Gli Orioles sconfissero i campioni uscenti dei Los Angeles Dodgers in una sweep in quattro partite. Robinson fu determinante e colpì due home run in gara 1, con Baltimora vittoriosa per 5 a 2, e in gara quattro, mise a segno l'unico fuoricampo della partita per la vittoria decisiva delle Series per 1 a 0. Entrambi gli home run furono colpiti contro Don Drysdale. Fu a Baltimora, che iniziò la sua attività nel movimento dei diritti civili. Inizialmente declinò l'appartenenza alla NAACP (National Association for the Advancement of Colored People) a meno che l'organizzazione gli promettesse di non fargli fare apparizioni pubbliche. Tuttavia, dopo aver assistito alle testimonianze della confisca degli alloggi e le pratiche discriminatorie immobiliari a Baltimora nei confronti delle famiglie di colore, cambiò idea. Da questo momento Robinson diventò un altoparlante entusiasta delle questioni razziali. Il 26 giugno 1970, Robinson battè back-to-back due grand slam (nel quinto e sesto inning) nella partita vinta dagli Orioles per 12 a 2 contro gli Washington Senators al RFK Stadium. I corridori sulle basi furono gli stessi in entrambi gli home run: Dave McNally, in terza, Don Buford in seconda e in prima Paul Blair. Robinson e gli Orioles vinsero tre pennant consecutivi, tra il 1969 e il 1971, e conquistarono le World Series nel 1970 superando la sua vecchia squadra dei Reds. Nel 1972 Robinson venne ceduto ai Los Angeles Dodgers e nella stagione successiva si accasò con i California Angels, utilizzato principalmente come battitore designato. Nel 1974, gli Angels lo scambiarono con i Cleveland Indians, dove Robinson realizzò il suo sogno di diventare il primo manager afro-americano delle Major League. Nel perseguire tale obiettivo, nel corso degli inverni precedenti Frank aveva maturato un'esperienza di manager con il club Santurce nel campionato invernale portoricano. La nomina di Robinson in qualità di manager degli Indians nel mese di ottobre 1974 fu un evento mediatico senza precedenti e persino il presidente Gerald Ford gli inviò un telegramma di congratulazioni. Nella sua prima partita da giocatore-manager, nell’aprile del 1975, Robinson colpì un fuoricampo nella sua prima apparizione alla battuta, guidando la sua squadra alla vittoria. Nel 1975, gli Indians di Robinson finirono 79-80, e l'anno successivo ottenne un record di 81-78, la prima stagione vincente dei Cleveland dal 1968. Ma quando Cleveland ebbe una battuta d'arresto nel 1977, Robinson divenne il primo manager nero ad essere licenziato. Qui chiuse anche la sua carriera di giocatore. I suoi record in carriera includono una media battuta di .294, 586 home run, 1812 RBI, e 2943 valide in 2808 partite giocate. Al momento del suo ritiro aveva ottenuto 586 fuoricampo e divenne il quarto migliore nella storia (dietro solo Henry Aaron, Babe Ruth e Willie Mays). Fu il secondo giocatore dei Cincinnati nei fuoricampo, con 324, dietro a Johnny Bench ed è il leader di tutti i tempi dei Reds nella percentuale slugging (.554). Dopo tre stagioni di coaching con gli Angels e Orioles, ottenne nuovamente una nomina come manager nel 1978, con i Red Wings Rochester affiliati agli Orioles, New York. Robinson divenne nel 1981 il primo manager afroamericano della National League, quando firmò con i San Francisco Giants. Nel 1982, la sua squadra terminò con 87-75 e assurse agli onori vincendo il Manager of the Year della National League. Ma dopo che i Giants crollarono nel 1983 e nel 1984, Robinson fu licenziato. Tornato agli Orioles, Robinson allenò con altri due manager, tra cui Cal Ripken, sotto la cui guida gli Orioles nel 1988 andarono molto male. Ripken venne sostituito lo stesso anno da Robinson che nel 1989 portò gli Orioles ad una notevole inversione di rotta; raccogliendo un record di 87-75 e gli Orioles finirono al secondo posto nella loro divisione. Per questo vinse il riconoscimento come Manager of the Year  della National League. Ma l'anno seguente (1990) gli Orioles scesero a 76-85 e quando cominciarono lentamente, nel 1991, con 13-24, Robinson fu sostituito da John Oates. Frank divenne l’assistente del General Manager degli Orioles. Continuò ad allenare dal 2002 al 2006 i Montreal Expos / Washington Nationals. Nei suoi anni agli Expos alcuni giornalisti misero in dubbio la sua mancanza nell'utilizzare le statistiche per determinare il suo line-up di battuta con il pitching match-up avversario. Robinson difese il suo stile di gestione, dicendo che si fidava del suo "istinto". In un sondaggio del mese di giugno 2005 di Sports Illustrated tra 450 giocatori della MLB, Robinson fu scelto come il peggiore manager nel baseball, insieme a Buck Showalter, allora manager dei Texas Rangers. Giovedi 20 Aprile 2006, vincendo con i suoi Nationals per 10 a 4 contro i Philadelphia Phillies, Robinson ha ottenuto la sua 1000a vittoria, diventando il 53° manager a raggiungere tale traguardo. Si era guadagnato la sua 1000a sconfitta due stagioni prima. Durante una partita contro gli Houston Astros il 25 maggio 2006, Robinson tolse il catcher dei Nationals, Matt LeCroy, nel bel mezzo del 7 inning, violando una regola non scritta che i manager non rimuovono i giocatori dalla loro posizione nel bel mezzo di un inning. Invece, i manager dovrebbero sostituire discretamente giocatori tra un inning e l’altro. Tuttavia, LeCroy, il terzo catcher del roster, permise ai corridori degli Houston Astros di rubare sette basi in sette inning con due errori di tiro. Anche se i Nationals vinsero la partita per 8 a 5, Frank Robinson trovò così difficile la decisione di sostituire un giocatore che rispettava molto, che ruppe in lacrime durante le interviste post partita. Il 30 settembre 2006, la gestione dei Nationals rifiutarono di rinnovare il contratto a Robinson per la stagione 2007, anche se dichiararono che era il benvenuto allo spring training in un ruolo non specificato. Robinson declinò l'invito. Il 1° ottobre 2006 diresse la sua ultima partita con una sconfitta per 6-2 con i Mets. Robinson venne insignito nel 1966 con la Hickok Belt, come il miglior atleta professionistico dell’anno in tutti gli  sport. Nel 1982, Frank Robinson è stato eletto nella National Baseball Hall of Fame come un Baltimore Orioles. Dal 1978, Robinson è anche socio fondatore del Baltimore Orioles Hall of Fame (assieme a Brooks Robinson), e membro del Cincinnati Reds Hall of Fame. Sia i Reds che gli Orioles hanno ritirato il suo numero 20. Nel 1999, Sporting News lo ha classificato al 22° posto nell’elenco dei 100 migliori giocatori della storia del baseball, ed è stata nominato come finalista per la Major League Baseball All-Century Team. Nel 2003, i Cincinnati Reds dedicarono una statua in bronzo di Robinson al Great American Ball Park. Robinson è stato premiato con la Presidential Medal of Freedom il 9 novembre 2005 dal presidente George W. Bush. Il 13 aprile 2007 è stato premiato alla George Washington University con il Jackie Robinson Award. Robinson attualmente sta lavorando per il commissioner Bud Selig.

 

Tony Lazzeri

Anthony Michael Lazzeri

Nickname : "Poosh 'Em Up Tony"

Nato: 6 Dicembre 1903 a San Francisco, CA
Morto: 6 Agosto 1946 a San Francisco, CA
Debutto: 13 Aprile 1926
Batte:
Destro / Tira: Destro

Anthony Michael "Tony" Lazzeri nacque il 6 dicembre del 1903 nel quartiere Cow Hollow di San Francisco da Julia e Agostino Lazzeri, immigrati italiani. Crescere in Cow Hollow era terribilmente difficile e Tony Lazzeri venne spesso preso a botte. "Credo di essere stato un bambino piuttosto duro", ricordò Lazzeri. "Il quartiere non era quello in cui un ragazzo era destinato a crescere come una femminuccia, perché dovevi batterti o prenderle, e io non le ho mai prese". Non avendo nessun interesse per la scuola Lazzeri trascorreva la maggior parte del tempo boxando (sognava di diventare un pugile) e giocando a baseball nel Jackson Playground. Nel 1918, Tony fu espulso dalla scuola all'età di 15 anni. Contento di aver finito, disse al padre che voleva andare a lavorare. Il mattino successivo, accompagnò il padre al Maine Iron Works, dove l'anziano lavorava come caldaista. Iniziò come aiutante e il tipo di lavoro gli consentì di rafforzarsi le spalle e gli avambracci. Ben presto cominciò a guadagnare 4,50 dollari al giorno e fu assunto ufficialmente. Tony faceva un po’ di soldi anche giocando interbase in una squadra di baseball semi professionale. Più tardi, mentre continuava ad allenarsi come pugile, Lazzeri divenne l’interbase dei Golden Gate Native Police Department, un buon team semi-pro. Continuò a lavorare in fabbrica e a giocare per i Golden Gate fino al 1922. A quel tempo, mentre stava per diventare un caldaista a tutti gli effetti, un suo amico di nome Tim Harrington convinse Duffy Lewis, manager della squadra dei Salt Lake City Bees, che militava nella Pacific Coast League (PCL), a provarlo in un tryout. Nel 1922, il diciottenne Tony Lazzeri firmò per Salt Lake City come utility, giocando in terza e prima, con uno stipendio di 250 dollari al mese. Tony aveva difficoltà a colpire la palla curva e iniziò la sua carriera professionale un po’ sottotono, colpendo solo .192 in 45 partite. Nel 1923 Lazzeri fu mandato a Peoria, Illinois, nella Three-I League (Illinois-Indiana-Iowa League) per fare una maggiore esperienza. Prima di partire, sposò Maye Janes, che aveva incontrato circa sei mesi prima. Dal matrimonio nacque, nel 1931, il figlio David Anthony Lazzeri. Accompagnato da sua moglie, Lazzeri andò a Peoria. Passò un buon mese in panchina, mentre il manager provava altri due giocatori in seconda. Lazzeri entrò come pinch hitter al nono inning di una partita contro Terre Haute. Con due uomini sulle basi e due punti sotto, Lazzeri colpì un home run che fece vincere la partita. Dopo questo grande successo, divenne il seconda base titolare del club, giocando in 135 partite, colpendo 14 fuoricampo, e battendo .248. Lazzeri tornò a Salt Lake City in autunno. Ne 1924, fu utilizzato come interbase e giocò bene battendo 16 fuoricampo e ottenendo una media battuta di .285. Ad un certo momento il manager Duffy Lewis diede a Pittinger Clark, che aveva giocato per i Boston Red Sox, una possibilità per un paio di giorni di giocare interbase al posto di Lazzeri. Pittinger giocò molto bene e poche settimane dopo Lazzeri fu mandato a Lincoln, Nebraska nella Western League, dove giocò in 82 partite, colpendo 28 home run e battendo .329. Tornando a Salt Lake City nel 1925, Lazzeri ottenne la sua prima vera occasione con il nuovo manager della squadra, Oscar Vitt. Lazzeri visse una stagione sensazionale giocando in 192 partite (in quel periodo la Pacific Coast League aveva un calendario con 197partite). Ottenne una media battuta di .355 con 252 valide, 52 doppi, 14 tripli, 222 RBI, 60 fuoricampo, un record nel baseball professionale. Lazzeri aveva segnato anche 202 punti e rubò 39 basi. I New York Yankees erano interessati ai giovani slugger. A quel tempo la squadra di Salt Lake City aveva un accordo operativo con i Chicago Cubs. Sapendo che Lazzeri aveva degli episodi epilettici fuori dal campo, i Cubs erano tentennanti nel farlo firmare. Anche ì Cincinnati Reds, pur attirati, rinunciarono e Garry Hermann, il proprietario di Cincinnati, scrisse al proprietario degli Yankees, Jacob Rupper, e gli spiegò perché la sua squadra non aveva comprato Lazzeri. Il GM degli Yankees, Ed Barrow, inviò lo scout Ed Holly, a Salt Lake City per visionare Lazzeri. Holly riferì che Tony era sensazionale e confermò il report medico sull’epilessia di Lazzeri. Per saperne di più, Holly andò a San Francisco per indagare nella storia della famiglia Lazzeri. Barrow, nel frattempo, inviò il capo scout Paul Krichell a Salt Lake City per vedere Lazzeri. Chiese anche a Bob Connery, presidente del St. Paul Baseball Club dell'American Association di visionarlo. Barrow ricevette buone relazioni. Holly constatò che nessun altro membro della sua famiglia aveva questo problema e che la compagnia di assicurazione era disposta ad aumentare la sua polizza. Connery riferì che Lazzeri era stato grande. Krichell disse che gli episodi di Lazzeri si erano verificati solo fuori dal campo. "Finché il problema non si manifesta tra le tre e le sei del pomeriggio, per me va bene", disse Barrow. Come si è poi scoperto, l’epilessia non si manifestò mai sul campo di gioco e il pubblico non seppe nulla della malattia. Ed Barrow acquistò il contratto di Lazzeri da Salt Lake City, nell'autunno del 1925, per 50.000 dollari e i giocatori Frank Zoeller e Mack Hillis, una notevole quantità di denaro per quel periodo. Il 30 marzo 1926, il ventiduenne Lazzeri firmò un contratto con gli Yankees, per 5000 dollari, e fu mandato allo Spring Training di St. Petersburg, Florida. Anche se Lazzeri aveva giocato shortstop a Salt Lake City, il manager Miller Huggins lo volle in seconda base. Huggins lavorò con lui sulla nuova posizione e gli insegnò a fare il doppio gioco. Nel frattempo, Huggins allenò un altro pregiato rookie, Mark Koenig. Con due debuttanti sul diamante, i giornalisti ritenevano che gli Yankees non potevano lottare per il pennant nel 1926. Avevano previsto che la squadra sarebbe finita al secondo posto per il secondo anno consecutivo. Ma Koenig e Lazzeri giocarono bene insieme e aiutarono gli Yankees a vincere il titolo. Lazzeri giocò in tutte le 155 partite del 1926, colpendo .275, con 162 valide, 28 doppi, 14 tripli, 18 fuoricampo e 114 RBI.  Nel totale dei fuoricampo si piazzò al terzo posto nell’AL dietro a Babe Ruth (47) e Al Simmons degli Athletics (19). Gli RBI eguagliarono quelli di George Burns (114), degli Indians, per il secondo posto dietro a Ruth (146). Come rookie rubò anche 16 basi, sesta migliore prestazione del campionato. Le World Series del 1926 videro gli Yankees opposti ai St. Louis Cardinals. Con la serie in parità e due partite a testa, i due pitcher Herb Pennock e Bill Sherdel si trovarono a duellare nella quinta gara a St. Louis. Con il punteggio in parità di 2 a 2, al decimo, la volata di sacrificio di Lazzeri diede agli Yankees il vantaggio di 3 a 2, che Pennock tenne nella parte bassa del decimo. I New York erano ora in vantaggio nelle Series per 3 a 2. In gara 6 a New York, Grover Cleveland Alexander vinse la sua seconda partita e pareggiò le Series con tre partite a testa, preparando il terreno per la settima e ultima partita. I Cardinals erano in vantaggio 3 a 2 nel settimo inning della partita che decideva le World Series del ‘26. Tuttavia nella parte bassa del settimo inning, gli Yankees caricarono le basi contro lo starter Jesse Haines. Haines, lanciatore di knuckle ball, aveva già chiuso gli Yankees in gara tre delle Series. Con Earle Combs in terza base, Bob Meusel in seconda, e Lou Gehrig in prima, Lazzeri si presentò al piatto con due out. Un singolo avrebbe dato agli Yankees due punti e il vantaggio e poi Herb Pennock, il miglior lanciatore yankee di rilievo, avrebbe chiuso l’incontro e i Cardinals non potevano permettersi che questo accadesse. A peggiorare le cose, la vescica che si era sviluppata sul dito indice di Haines era scoppiata e sanguinava. Era incapace di continuare. Che cosa successe dopo è la sostanza della storia, la leggenda, il folklore e le finte notizie che avvolsero questa partita. Il seconda base-manager dei Cardinals, Rogers Hornsby, dopo una lunga conferenza con Haines e i suoi interni, convocò Grover Cleveland Alexander dal bullpen. Alex aveva battuto gli Yankees il giorno prima e aveva festeggiato in serata. A seconda di come viene raccontata uno può anche scegliere cosa pensare ma sta di fatto che Alexander era assopito o addormentato nel bullpen, sicuramente ancora ubriaco dalla notte di bagordi. Qualunque fosse il suo stato fisico e mentale, Alexander sapeva cosa fare con Lazzeri, quando si mise al lavoro. Lazzeri prese i primi due lanci, un ball seguito da uno strike. Battè il terzo lancio e lo spedì in tribuna sul lato sinistro in foul. Alex lanciò una delle sue infami curve basse che si allontanavano. Lazzeri girò e mancò la palla di almeno otto pollici. Alexander fermò gli Yankees all’ottavo, e con due-out diede la base su ball a Babe Ruth nel nono. Babe concluse le Series facendosi eliminare cercando di rubare la seconda base e così nacque la leggenda. Il 1927 fu un anno storico per gli Yankees. Conosciuti come “Murderers' Row”, gli Yankees del '27 divennero una leggenda. Aiutati dalle lunghe battute di Ruth (60 fuoricampo, 164 RBI, .356 media battuta) e Gehrig (47 fuoricampo, 175 RBI, .373), gli Yankees vinsero 110 partite e ne persero 44, vincendo il pennant dell'American League con 19 partite di vantaggio. Il ritorno alle World Series fu dovuto anche agli altri giocatori del team, in particolar modo Lazzeri diede un contributo importante a questo storico club con 18 home run (terzo nell’American League dietro a Ruth e Gehrig), con 102 RBI, e una media battuta di .309. Fu anche l'ancora degli interni. Oltre a giocare in seconda base, Lazzeri si spostò all’interbase e in terza base a causa delle ferite occasionali a Joe Dugan e Mark Koenig. Lazzeri era un uomo modesto e tranquillo, e faceva raramente parlare di sé. I giornalisti avevano difficoltà a intervistarlo. "Intervistare quel tipo" - si lamentava un giornalista - "è come estrarre il carbone con una limetta per unghie". Benvoluto dai suoi compagni di squadra e rispettato dagli avversari, era un leader, freddo sotto pressione, molto sveglio ed era considerato da molti come uno degli uomini più eleganti del gioco. Anche Miller Huggins riconobbe che lui era il cervello del diamante yankee. Lazzeri si caricava quando gli eventi chiedevano nervi saldi. Fu un interno eccellente, e pur essendo di statura più piccola rispetto al calibro di Ruth, Gehrig e Meusel, poteva colpire la palla eccezionalmente lontano. Anche lui aveva l'abilità di colpire con gli uomini in base, diventando uno dei migliori "clutch hitters” del baseball. Essendo il primo grande giocatore di baseball di origine italiana a giocare a New York, i tifosi italo-americani della city e altrove erano profondamente orgogliosi di lui. Grazie a Tony, migliaia di persone di origine italiana si appassionarono al baseball per la prima volta. Allo Yankee Stadium, il loro grido di battaglia era "Poosh-'Em Up Tony", implorandolo di colpire la palla, preferibilmente fuori del campo di baseball. Secondo Lazzeri, il soprannome, che gli rimase per sempre, gli fu dato quando giocava a Salt Lake City. Un fan di origini italiane, che voleva che battesse una valida ma non sapeva esprimersi gridò "Poosh'Em-Up, Tony". Adorato dalla comunità italiana, il New York Times lo paragonò addirittura a Cristoforo Colombo nel momento in cui Lazzeri giocava all’interbase. "Non ha scoperto l'America" - scrisse il Times - "ma Colombo non è mai andato dietro la terza per girare un taglio ed eliminare il  punto del pareggio nel nono inning". Giocò in seconda base nel 1937. Ottenne la più alta media battuta in carriera nel 1929 con .354 e colpì due fuoricampo nel World Series del 1932 e un grand slam. (Nel 1932, Baseball Writers Association lo nominò il miglior seconda base del gioco). L'anno successivo, Tony giocò nel primo All-Star Game. Il 24 maggio del 1936, stabilì un record dell’American League ottenendo in un’unica partita undici RBI, colpendo un triplo e tre fuoricampo (due home run con le basi piene) allo Shibe Park, Philadelphia. Lo stesso mese, stabilì un altro record per i fuoricampo ottenuti in tre partite consecutive (6) e in quattro partite consecutive (7). Il 17 ottobre 1937, Lazzeri firmò con i Cubs come giocatore-allenatore. Giocò per Chicago nel 1938 ed apparve nel Fall Classic contro gli Yankees. Terminò la sua carriera in major league con i Brooklyn Dodgers e i New York Giants nel 1939. Lazzeri poi fu manager per Toronto, nell'International League, per una parte della stagione del 1939 e del 1940. Fu giocatore-manager per Portsmouth, Virginia, nella Piedmont League nel 1942 e terminò la sua carriera come giocatore-manager nel team di Wilkes-Barre, Pennsylvania, della Eastern League nel 1943, con una media battuta di .271 in 58 partite. Tornando in California, Lazzeri gestì una taverna di sua proprietà a San Francisco. Nonostante una brillante carriera con gli Yankees, lo strikeout contro Alexander nelle World Series del 1926 non verrà mai dimenticato. Gli appassionati di baseball ne hanno parlato per anni. Mentre Tony era ancora un giocatore in attività, Grover Cleveland Alexander entrò nella Baseball Hall of Fame nel 1938. Nella sua targa si legge: Ha vinto il campionato del mondo 1926 per i Cardinals mettendo strikeout Lazzeri con le basi piene nel momento critico finale. Da parte sua, Lazzeri ebbe l'onore di essere l'unico giocatore ad avere il suo nome su una targa di bronzo pur non essendo un membro della Hall of Fame. Nel 1945, un anno prima della sua morte, Lazzeri rilasciò un'intervista toccante a Bob Considine, l'editorialista del sindacato sportivo, nella taverna che l'ex Yankee gestiva a San Francisco. "È buffo, ma nessuno sembra ricordare molto di come giocavo a baseball, tranne lo strikeout" - disse Lazzeri a Considine - "Non passa una notte, che un tizio si sporga sul bancone, o mi segua mentre mi siedo ad un tavolo, e riporti in primo piano la vecchia questione. Mai una notte". Dopo la morte di Lazzeri, l’editorialista sportivo Red Smith scrisse: "E' stato sfortunato Lazzeri che, pur essendo uno dei più grandi giocatori mai vissuti, ha lasciato vivido nella memoria il ricordo del giorno in cui ha fallito". A quel tempo, Arthur Daley del New York Times scrisse: "Tony non è mai stato in grado di vivere dopo tale incidente. Anche nella morte è la prima cosa che viene in mente. Ha battuto record e home-run che invariabilmente vengono dimenticati. Nessuno si è mai preso la briga di chiedergli di raccontare i suoi sessanta homer nella Pacific Coast League della stagione antecedente al suo arrivo agli Yankees. Pochi si sono informati di come ha ottenuto i tre homer in una partita o degli homer vincenti che picchiava nei momenti cruciali, tra cui le World Series. No. Sempre il suo unico fallimento. Mai i suoi brillanti successi". Ma la valutazione più equa di Lazzeri è che fu un giocatore estremamente dotato, uno dei migliori della sua epoca. Uno sguardo indietro alla sua carriera con gli Yankees dimostrano che Tony Lazzeri aiutò gli Yankees a vincere sei pennant dell’American League e cinque World Series. Durante i suoi dodici anni con gli Yankees, Lazzeri aveva battuto .293 con 1784 valide, 327 doppi, 115 tripli, 169 fuoricampo e 1154 RBI. A Lazzeri era sempre piaciuto essere uno Yankee. Nel 1945, disse a Bob Considine: "Nei dintorni di New York io sento usare questa espressione: Una volta al Dodger, sempre un Dodger. Ma che dire? Una volta che uno è yankee, sarà sempre uno yankee? Non c'è mai stato niente di meglio. You Never Get over it". Un anno dopo, il 6 agosto 1946, dopo il ritorno a casa da una breve vacanza fuori città, la signora Lazzeri trovò il marito accasciato sul pianerottolo della loro casa a San Francisco. Purtroppo il grandissimo Tony Lazzeri era morto da solo da un attacco cardiaco all'età di 42 anni. Lazzeri è stato eletto nella National Baseball Hall of Fame dal Veteran's Committee as Player nel 1991.

 

Harmon Killebrew

Harmon Clayton Killebrew

Nickname : "Killer", "The Killer" o "Hammerin' Harmon"

Nato: 29 Giugno 1937 a Payette, ID
Debutto: 23 Giugno 1954
Batte: Destro / Tira: Destro

Harmon Killebrew è nato a Payette, Idaho, il 29 giugno 1936 da Harmon Clayton Sr. e Katherine Pearl (May) Killebrew, ultimo di quattro figli. Suo padre, sceriffo e pittore, fu un membro dell'imbattuta squadra del Millikin College football. Secondo la leggenda di famiglia, il nonno di Harmon era l'uomo più forte dell'esercito dell'Unione e aveva vinto tutti i campionati di wrestling dei pesi massimi. Il padre Clayton incoraggiò sempre Harmon e i suoi fratelli a praticare vari sport, prima della sua scomparsa improvvisa nel 1953 all'età di 59 anni. Da bambino, Harmon giocò a baseball al Walter Johnson Memorial Field, dal nome dal lanciatore Hall of Fame che aveva trascorso parte della sua infanzia nell’Idaho. Killebrew guadagnò 12 lettere in vari sport (la lettera nello sport americano è associata agli atleti d'elite) e fu nominato come quarterback "All American" alla Payette High School. Il suo numero dell'uniforme venne successivamente ritirato dalla scuola. Gli fu offerta una borsa di studio per lo sport dall’University of Oregon, ma scelse di frequentare il College of Idaho. Nei primi anni del 1950, il senatore Herman Welker, dell’Idaho, parlò a Clark Griffith, proprietario degli Washington Senators, di Harmon Killebrew che stava battendo .847 per una squadra di baseball semi-professionale. Griffith lo disse al suo direttore delle farm Ossie Bluege chè volò nell’Idaho per vedere giocare Killebrew. Anche i Boston Red Sox erano interessati ma Bluege riuscì a fargli firmare un contratto di 50000 $ il 19 giugno 1954. Il contratto firmato da Killebrew con la Major League Baseball prevedeva nel “Bonus Rule” che dovesse giocare due stagioni complete nel roster della Major League. Fece il suo debutto quattro giorni dopo la firma con i Senators e a 17 anni fu il più giovane giocatore al momento della Major League. Il 23 agosto del 1954, Killebrew giocò la sua prima partita, nella seconda di un doubleheader contro i Philadelphia Athletics. Colpì due singoli e un doppio e i Senators vinsero la partita per 10 a 3. Nel 1954 e 1955 combinati, Killebrew colpì 34 volte in sole 93 apparizioni alla battuta, ottenendo una media battuta di .215, con quattro home run. Aveva avuto anche delle difficoltà difensive in terza base, dove giocò alle spalle del veterano Eddie Yost. Nel 1956, il periodo di bonus era scaduto e fu mandato a Charlotte nella South Atlantic League. Tornò alle major ai primi di maggio. Il 29 maggio batteva .000, ma fu costretto a giocare in seconda base quando il titolare Pete Runnels si ferì all'inizio della partita. Killebrew colpì due lunghi home run in una partita e la seconda palla la spedì, come non era mai successo prima di allora, oltre la barriera al centro del campo del Memorial Stadium. Verso il 16 giugno, aveva una media di .115 e ben presto fu rimandato a Charlotte dove terminò con una media battuta di .325 battuta e 15 fuoricampo in 70 partite. Killebrew trascorse la maggior parte del 1957 e del 1958 con i Chattanooga Lookouts della Southern Association. Nel 1957, picchiò 29 home runs con 101 RBI e fu chiamato per l'All-Star Game. Nonostante un infortunio alla spalla e lo stadio di casa riuscì a colpire con difficoltà un home run sul campo a sinistra. Mentre Killebrew era a Chattanooga, diventò l'unico giocatore a colpire un home run al di là del muro nel centro del campo dell’Engel Stadium, distante 471 piedi (144 m) da casa base. Nel 1958, fu brevemente promosso a Indianapolis nell’American Association ma fu rimandato ben presto a Chattanooga. Calvin Griffith, che aveva preso i Senators, dopo che suo zio Clark era morto nel 1955, decise che Killebrew era pronto per diventare il terza base titolare dei Senators e scambiò il trentaduenne Eddie Yost con i Detroit Tigers il 6 dicembre del 1958. Killebrew iniziò lentamente nell’aprile nel 1959, la sua prima stagione come titolare nelle major, ma prese il ritmo a maggio. Dal 1 maggio al 17 maggio aveva battuto cinque fuoricampo e il 12 maggio realizzò per la prima volta 5 RBI in una partita. Con 28 home run a metà stagione, fu  tiolare nella prima All-Star Game e riserva nella seconda (Nel 1959 si giocarono due All-Star Game il 7 luglio a Pittsburgh e il 3 agosto a Los Angeles). Killebrew divenne un’attrazione a Washington, tanto che il Presidente degli Stati Uniti Dwight D. Eisenhower volle conoscerlo e spesso presenziò alle partite casalinghe. I Cincinnati offrirono a Griffith 500000 dollari per Killebrew, ma furono respinti. Killebrew finì la stagione con 42 home runs e fu leader dell’American League, pareggiando il record stagionale della franchigia stabilito dal suo compagno di squadra Sievers Roy due anni prima. Nonostante la sua prorompente stagione d’esordio, venne escluso per il Rookie of the Year Award, per le sue precedenti scarse esperienze. Vinse il premio invece il suo compagno di squadra Bob Allison. Nel 1960, Killebrew pur mancando la prima metà del campionato, colpì 27 delle suoi 31 home run nella seconda metà. L’arrivo di Killebrew modificò di poco la posizione in classifica dei Senators e ogni anno che giocò a Washington terminarono oltre la quarta posizione, e quattro anni all’ultimo posto. I Senators si trasferirono nel 1961 a Twin Cities e divennero i Minnesota Twins. Nel primo anno della franchigia in Minnesota, Killebrew fu nominato capitano della squadra dal manager Cookie Lavagetto. Rispose colpendo 46 fuoricampo e rompendo il record della franchigia che aveva condiviso con Sievers Roy. Accumulò inoltre 122 RBI, con una media battuta di 2.88, la più alta in carriera, una media slugging oltre i .600, per l'unica volta, se si pensa che al 12 giugno 1961 aveva colpito solamente cinque valide dall’inizio stagione. Da questo momento in poi, terminò con 20 partite sotto i .500 di media battuta. Killebrew fu chiamato in entrambe le All-Star Games e colpì, come pinch hitter, un home run nella prima partita. In aggiunta ai fuoricampo, fu il leader dei Twins anche nei punti segnati, RBI, basi totali, basi su ball e tripli. Killebrew aveva una decente velocità fino a che non si stirò il bicipite femorale nel 1960 e nel 1961, si stirò il quadricipite nel 1962 e un infortunio al ginocchio prima dello spring training del 1963 che gli costò l’intera primavera e 20 partite della regular season. Giocò all’esterno sinistro nel 1962 e 1963. L’intervento chirurgico del ginocchio prima dell'inizio della stagione 1964 gli diede una stagione in più nel campo esterno. Killebrew giocò da esterno nonostante avesse un tiro al di sotto della media. Dopo la stagione 1964, si trasferì in diamante per il resto della sua carriera. Finalmente l’attacco di Killebrew ebbe un riscontro in classifica nel 1962. Colpì 48 fuoricampo e 126 RBI, entrambi i più alti in carriera al momento, e fu leader dell’American League nelle due statistiche. Aveva battuto 48 home run proprio l'anno prima rompendo il record della franchigia. Nessun altro nella hit dell’AL aveva battuto più di 39 fuoricampo. I Twins migliorarono il loro record di 70-90 nel 1961 a 91-71, cinque partite dietro i Campioni del Mondo dei New York Yankees. La media di Killebrew scese da .288 nel 1961 a .243 e andò strike out 142 volte, il peggior record in carriera. Nessun altro andò strike out più di 118 volte. Dopo aver colpito .200 da aprile e giugno, Killebrew non fu chiamato nell’All-Star Game del 1962, l’unica stagione in cui mancò al Midsummer Classic. Il 18 luglio, Killebrew e Bob Allison diventarono i primi compagni di squadra, per la prima volta dal 1890, a colpire un grand slam nello stesso inning e i Twins segnarono 11 punti nella prima ripresa. Killebrew ancora una volta fu leader dei Twins per basi totali, RBI e basi su ball. Nel 1963, colpì 45 home runs, nonostante non avesse giocato la seconda metà di aprile e l’inizio di maggio. I Twins erano 9-13 quando Killebrew rientrò, ma recuperarono per stabilire un record di 91-70. Con i Twins fuori dai giochi il 21 settembre, Killebrew colpì tre home run in una partita per l'unica volta nella sua carriera. Killebrew ancora una volta ruppe il suo record della franchigia colpendo 49 home run nel 1964. Nel 1965, Minnesota vinse il pennant dell'American League. L’11 luglio, il giorno prima del break dell’All-Star, i campioni dell’AL, i New York Yankees, erano in vantaggio di un punto nella parte alta del 9° inning, ma Killebrew colpì un fuoricampo da due punti nella parte bassa del 9° per vincere l’incontro. Questo è considerato il fuoricampo più drammatico nella storia dei Twins fino al 1991. Al momento, gli Yankees avevano vinto tutti i pennant dal 1949, a parte due, ma da questa stagione non avrebbero più vinto fino al 1976. Due giorni dopo, Killebrew giocò l'All-Star Game di fronte ai suoi tifosi al Metropolitan Stadium e colpì un fuoricampo da due punti per pareggiare l’incontro, 5 a 5, con la National League che alla fine vinse la partita per 6 a 5. Killebrew mise a segno una valida vincente per ben sette volte nel 1965 prima del 2 agosto. In questa data, il terza base dei Twins, Rich Rollins, fece un cattivo tiro in prima base, difesa da Killebrew. Nel tentativo di salvare la giocata, Killebrew si scontrò con il corridore, infortunandosi al gomito e rimase fuori fino alla metà settembre. In sua assenza, i Twins andarono 28-19 e allungarono la fuga per il primo posto. Nelle  World Series del 1965, Killebrew e Zoilo Versalles furono i leader dei Twins con .286 di media battuta, ma il resto del team colpì solamente .195. Killebrew battè il suo unico fuoricampo nelle World Series in gara 4 contro Don Drysdale dei Los Angeles Dodgers, ma i Twins persero quella partita. Minnesota perse altre tre partite, due volte contro Sandy Koufax, e i Dodgers si aggiudicarono le Series in sette partite. Killebrew colpì 44 home runs con 113 RBI e i Twins finirono 91-71 nel 1967, ma fu l'anno dei Boston Red Sox. Minnesota aveva una partita di vantaggio e i due ultimi incontri della regular season erano proprio contro i Boston. Killebrew colpì due valide in ogni partita e un home run nella prima, ma Boston vinse entrambe le partite e si aggiudicò il pennant. Killebrew poi finì secondo per il Most Valuable Player Award che andò al vincitore della Triple Crown Carl Yastrzemski dei Boston. Il 3 giugno del 1967, Killebrew colpì il più lungo fuoricampo mai battuto al Metropolitan Stadium, una palla che è atterrata nel secondo anello della gradinata. Il 1968 fu un anno difficile per Killebrew ma venne ancora selezionato per il suo 8° All-Star Game. Dopo un inizio forte, colpì sotto i .200 sia a maggio che a giugno e la sua media era pari a .204 con 13 home runs al momento del break. Durante l’All-Star Game, Killebrew mentre si allungava per prendere una palla in un giocata in prima base scivolò sulla superficie artificiale dell’Astrodome e si ruppe il tendine mediale del ginocchio sinistro. L'infortunio mise in serio rischio la sua carriera, ma tornò in azione brevemente nel mese di settembre. I Twins finirono sotto .500. Dopo il suo grave infortunio e sette mesi di riabilitazione, Killebrew era ancora sofferente, ma riuscì a vincere il suo unico Most Valuable Player Award nel 1969. Ottenne i record più alti in carriera negli RBI, punti, basi su ball, percentuale arrivi in base, eguagliò i suoi 49 home run e registrò anche otto delle sue 19 basi rubate vita. Fu leader dell’American League in fuoricampo, RBI, percentuale arrivi in base, basi su ball, e basi su ball intenzionali e colpì la valida vincente in 20 partite di tutte le 162 giocate. I suoi fuoricampo, RBI e le basi totali ottenute nel 1969 sono ancora tutti record di squadra. Il 5 luglio, Killebrew ottenne sei RBI contro gli Oakland Athletics, il maggior numero in carriera sino a quel momento. Record che durò appena due mesi, e il 7 settembre colpì tre home run da un punto e un grand slam totalizzando sette RBI, tutti nei primi due inning, sconfiggendo ancora una volta gli Oakland Athletics. Killebrew fu il leader dell’attacco dell’American League e il manager rookie Billy Martin dei Twins vinse nuovamente l’American League West Division. I Twins persero però il titolo dell’American League Championship Series, con i Baltimore Orioles che erano dotati del migliore pitching staff della League. Baltimore evitò di far battere Killebrew dandogli per sei volte in tre partite la base intenzionale. Nel 1969, venne introdotto il logo ufficiale della Major League Baseball. Se avete presente ha una silhouette di un battitore, dalle spalle larghe, in possesso di un mazza, pronto a colpire il lancio che viene verso di lui. Dalla sagoma non è possibile determinare se il battitore è destro o mancino. Tuttavia, una leggenda metropolitana del baseball sostiene che la silhouette sia quella di Killebrew. La MLB.com afferma quanto segue: "Nessun giocatore è mai stato identificato come il modello del logo del 1969 della Major League Baseball". Killebrew fu uno dei soli quattro Minnesota Twins del pennant del 1965, a vincere ancora con il team nel 1970, ma ancora una volta vinsero solo la loro division. Killebrew colpì 41 fuoricampo e 113 RBI ed fu terzo nelle votazioni del MVP dietro al suo compagno di squadra Tony Oliva e al vincitore del premio, Boog Powell dei Baltimore. Come nel 1969, i Twins affrontarono gli Orioles nel 1970 per l’American League Championship Series e ancora una volta, vennero spazzati via. A Killebrew e ai Twins andò meglio in attacco del 1969 ma gli Orioles segnarono 27 punti e loro non andarono mai più in vantaggio nelle partite dopo il 2° inning di Gara 1. La stagione 1970 fu l'ultima con più di 40 fuoricampo e anche la sua ultima apparizione in postseason. Nei suoi ultimi quattro anni con i Twins, non finirono mai oltre il terzo posto nell’American League West. Nel 1971, il trentacinquenne Killebrew fu leader dell’American League con 119 RBI e colpì un home run da due punti contro Ferguson Jenkins per dare il margine di vittoria nell’All-Star Game. Ma, al di fuori della breve stagione per l’infortunio del 1968, il numero di fuoricampo e la percentuale slugging furono i suoi più bassi da quando aveva cominciato a giocare con regolarità e fu l’ultima All-Star Game giocata. Killebrew colpì l’home run numero 498, il 22 giugno 1971, ma a causa di una distorsione alla punta del piede destro il suo giro alla boa dello straordinario record dei 500 fu molto lento. Mise a segno il fuoricampo numero 499 più di un mese dopo e, infine, colpì il 500° su una curva lenta di Mike Cuellar il 10 agosto 1971 in una partita al Metropolitan Stadium. Non perse tempo a colpire il numero 501 perché spedì fuori una palla veloce di Cuellar più avanti nella partita. Nel 1972, i suoi totali RBI scesero a 74 e la sua media battuta e slugging andò addirittura peggiorando rispetto al 1971. Nel 1973 e nel 1974, Killebrew riuscì a colpire solamente 18 fuoricampo e 86 RBI, mentre il numero delle partite giocate vennero ridotte per un infortunio. A 38 anni, gli fu data la possibilità di stare con i Twins come allenatore e istruttore di battuta, fare il manager dei Tacoma Twins in AAA o di essere svincolato. Scelse di essere ceduto e, dopo un un anno con i Kansas City Royals nel 1975, decise di ritirarsi. Killebrew aveva battuto 573 fuoricampo in carriera (al decimo posto di tutti i tempi, il primo battitore destro dell’American League e secondo nell’AL dietro a Babe Ruth) e segnato 1584 punti. Fu eletto nella Hall of Fame del baseball nel 1984, il primo giocatore dei Minnesota Twin a ricevere tale onorificenza. Killebrew divenne eleggibile per la Hall of Fame nel 1981. Ricevette 239 voti (59,6%) nel suo primo anno di eleggibilità. Nel 1982, al secondo anno, ricevette il 59,3% dei voti, dietro a Hank Aaron e a Frank Robinson, che facevano il loro primo anno di eleggibilità. Dopo aver ricevuto il 71,9% dei voti nel 1983, Killebrew amareggiato sostenne che era ancor più difficile da accettare rispetto alle precedenti due volte, e disse: "Perché i giornalisti ne inseriscono solo un certo numero ogni volta?". Nel 1984, Killebrew ricevette 83,1% dei voti ed entrò nella Hall nel suo quarto anno di ammissibilità, insieme a Luis Aparicio e Don Drysdale. Nel 1999, fu inserito al 69° posto nella lista di Sporting News dei 100 migliori giocatori della storia del baseball, e venne nominato come finalista per la Major League Baseball All-Century Team. La strada lungo il lato sud del “Mall of America”, il vecchio sito della Metropolitan Stadium ("The Met"), è stato intitolato "Killebrew Drive" in suo onore. Nel 1974, il suo numero 3 di casacca è stato il primo ad essere ritirato dai Twins, dei cinque giocatori della franchigia. Killebrew detiene facilmente i record di tutti i tempi degli home-run tra i giocatori nati nello stato dell'Idaho, con 573; Vance Law è secondo con 71. Reggie Jackson, una volta disse: "Se Harmon Killebrew non è il miglior giocatore del campionato, io non ne ho mai visto uno. Lui è uno dei più grandi di tutti i tempi”. Dopo il ritiro, Killebrew divenne un commentatore di un'emittente televisiva per i Twins dal 1976 al 1978, per gli Oakland Athletics dal 1979 al 1982, per i California Angels nel 1983 e tornò con Minnesota nel periodo 1984-1988. Con Oakland, divenne coach di battuta nella major e nelle minor. Alla fine degli anni ’80, Killebrew ebbe grossi problemi finanziari. Nel luglio del 1988, un anno dopo che lui e sua moglie erano divorziati, la sua casa fu pignorata e, nel 1989, il Minneapolis Star Tribune disse che aveva debiti per 700000 dollari. Poco dopo, Killebrew cominciò ad avere problemi di salute. Nel maggio del 1990, venne ricoverato con un polmone collassato e l’esofago danneggiato. In seguito ad un ascesso e successiva infezione da stafilococco, Killebrew subì tre interventi chirurgici e fu sul punto di morire. Rimase su una sedia a rotelle per un certo periodo dopo l’intervento chirurgico. Dal dicembre del 1990, la sua salute è migliorata ed ora sta bene. Killebrew ebbe cinque figli con la prima moglie Elaine, da cui divorziò dopo 34 anni nel 1980. Nei primi anni ‘90, si sposò con Nita. La loro famiglia è composta di 9 figli, 23 nipoti e 2 pronipoti. Attualmente risiede a Scottsdale, in Arizona, dove presiede la Harmon Killebrew Foundation. Killebrew fondò il Danny Thompson Memorial torneo di golf nel 1977 con l'ex congressista dell’Idaho, Ralph Harding. Torneo effettuato ogni anno alla fine di agosto al Sun Valley, Idaho, che ha raccolto più di 8.6 milioni dollari per la ricerca sul cancro e leucemia. Thompson che era stato un suo compagno ai Twins, morì di leucemia nel dicembre del 1976 all'età di 29 anni. Il 3 agosto 1962, fu il primo battitore a colpire una palla sul tetto del lato sinistro del Tiger Stadium, un obiettivo raramente raggiunto in contrasto con l'accogliente zona del campo a destra. Solo altri tre giocatori hanno compiuto questa impresa nel corso delle successive 37 stagioni prima che lo stadio fosse abbattuto. Il 24 maggio 1964, Harmon colpì il più lungo homer misurato al Baltimore Memorial Stadium, distante 471 piedi (144 m) sul centro sinistra. La pallina si fermò nella profondità delle gradinate. L'unico giocatore a colpire la palla completamente al di fuori dello stadio degli Orioles fu Frank Robinson nel 1966, che è stato misurato come 451 piedi, pari a circa 20 piedi (6,1 m) in meno di quella di Killebrew. Il 3 giugno del 1967, Killebrew colpì un fuoricampo distante da casa base 520 piedi (160 m), il più lungo mai colpito al Metropolitan Stadium e il più lungo nella storia dei Twins. Tale evento è ricordato nel “Mall of America”, con una targa a forma di casa base e una sedia rossa collocata nella posizione dove atterrò il fuoricampo.

 

George Brett

George Howard Brett

Nickname : "Mullet"

Nato: 15 Maggio 1953 a Glen Dale, WV
Debutto: 2 Agosto 1973
Batte: Sinistro / Tira: Destro

Brett nasce il 15 maggio 1953 a Glen Dale, West Virginia, ultimo di quattro figli. Una famiglia sportiva che comprendeva il fratello maggiore Ken, pitcher della major league, che aveva lanciato nelle World Series nel 1967 a 19 anni. I fratelli John e Bobby ebbero carriere brevi nelle minor league. Anche se George era nato nel Northern Panhandle del West Virginia, la famiglia si trasferì nel Midwest e poi a El Segundo, un sobborgo di Los Angeles. George crebbe nella speranza di seguire le orme dei suoi tre fratelli maggiori. Si laureò alla El Segundo High School nel 1971 e venne preso dai Kansas City Royals nel secondo turno (29a assoluto) del draft del 1971. Il suo compagno di squadra al liceo era stato il lanciatore Scott McGregor.
Brett iniziò la sua carriera di baseball professionale come interbase, ma avendo problemi in difesa alla sua destra, fu ben presto spostato in terza base. Come terza base, con il suo braccio potente, rimase in quel posizione per più di 15 anni. Brett cominciò nelle minor league partendo da Billings, Montana (1971) nella Rookie League, per passare a San Jose, California (1972) singolo A, e poi a Omaha, Nebraska nel 1973 in Triplo A, con i Royals Omaha, ottenendo una media battuta rispettivamente di .291, .274 e .284. I K.C. Royals lo promossero nella major league il 2 agosto 1973, giocando in 13 partite colpendo 5 valide in 40 presenze alla battuta (.125). Brett ottenne il posto da titolare in terza base nel 1974, ma non esplose al piatto fino a momento in cui chiese aiuto a Charlie Lau, il migliore prospetto dei Royals della minor league in tutti gli anni '70. Utilizzò il break dell’All-Star del 1974 per lavorare insieme, Lau gli insegnò come proteggere l'intero piatto e coprire alcuni buchi nel suo swing che i lanciatori di major league stavano sfruttando. Armato di questa conoscenza, Brett divenne rapidamente un buon battitore e concluse l'anno con una media di .282 in 113 partite. Brett superò la soglia di .300 per la prima volta nel 1975, colpendo .308, e poi vinse il suo titolo di battuta per la prima volta nel 1976 con una media di .333. I quattro contendenti per il titolo di battuta, in quell’anno furono il compagno di squadra Hal McRae, Rod Carew e Lyman Bostock dei Minnesota Twins. In maniera drammatica, Brett battè 2 su 4 nell’ultima partita della stagione contro i Twins, superando i suoi tre rivali che giocarono tutti nella stessa partita. Il suo vantaggio sul secondo posto di McRae era inferiore a .001. Brett vinse il titolo quando una palla al volo cadde di fronte all’esterno sinistro dei Twins, Steve Brye, rimbalzando sul terreno sintetico del Royals Stadium e passando sopra la testa di Brye per cadere sul muro, Brett fece il giro delle basi per un fuoricampo inside-the-park. McRae che batteva proprio dietro a Brett nella line up, colpì una facile rimbalzante e George vinse il suo primo titolo di battuta. Dall'8 maggio fino al 16 maggio 1976, Brett colpì 3 o più valide in 6 partite consecutive, un record della Major League. Quell'anno i Royals vinsero il primo dei tre titoli consecutivi dell’AL West Division, iniziando una grande rivalità con i New York Yankees - che affrontarono nell’American League Championship Series in ciascuno di questi tre anni. Nella quinta e ultima partita del 1976 dell’ALCS, Brett colpì un fuoricampo da tre in cima all'ottavo inning per pareggiare il punteggio a sei - solo per vedere Chris Chambliss degli Yankees battere un home run da un punto nel fondo del nono e dare a New York la vittoria per 7 a 6. Un anno dopo, Brett emerse come un battitore di potenza con 22 home runs aiutando i Royals ad agguantare un’altra American League Championship Series, nel 1977. Nel 1978 Brett battè .294 (l'unica volta che tra il 1976 e il 1983 non ha battuto almeno .300) per aiutare i Royals vincere una terza volta consecutiva del titolo dell'American League West. Tuttavia, Kansas City, ancora una volta perse con gli Yankees nelle ALCS, ma non prima che Brett avesse colpito tre home run contro Catfish Hunter in gara tre, diventando il secondo giocatore a colpire tre home run in una partita di LCS (Bob Robertson colpì tre home run in gara 2 nelle NLCS del 1971). Brett seguitò con successo anche nella stagione 1979, in cui si classificò terzo nella votazione per il MVP dell’AL. Diventò il sesto giocatore nella storia della League ad avere almeno 20 doppi, tripli e homer tutti in una stagione (42-20-23) e fu leader della League nelle valide, doppi e tripli, mentre batteva .329, con una percentuale di arrivi in base di .376 e una percentuale slugging di .563. Tutte queste statistiche impressionanti erano solo un preludio al 1980, quando Brett vinse l'American League MVP battendo .390, un record per un moderno terza base. La media battuta di Brett era pari o superiore a .400 verso la fine della stagione e il paese seguì da vicino la sua ricerca di mantenere i .400 fino alla fine della regular season, una prodezza che era stata compiuta l’ultima volta da Ted Williams nel 1941. Nel 1980, la media battuta di Brett terminò a .390, seconda solo a quella di Tony Gwynn del 1994 con .394 (Gwynn aveva giocato in 110 partite con 419 presenze alla battuta nella breve stagione dello sciopero, rispetto alle 449 presenze alla battuta di Brett nel 1980). Brett aveva anche registrato 118 RBI, giocando in appena 117 partite. Guidò l’American League in entrambe le classifiche slugging. Brett aveva iniziato lentamente, colpendo solo .259 nel mese di aprile. Nel mese di maggio, batteva .329 e la sua media in stagione si portò a .301. Nel mese di giugno, il ventisettenne terza base aveva una media di .472 (17-36) per alzare la sua media stagionale a .337, ma giocò la sua ultima partita il 10 giugno, per tornare in campo solo dopo la pausa dell'All-Star. Nel mese di luglio, dopo essere stato fuori per un mese, giocò in 21 partite e colpì .494 (42-85), alzando la media della stagione a .390. Brett iniziò il 18 luglio con una striscia di battute valide che durò 30 partite, fino a quando non andò 0 su 3 il 19 agosto (la notte seguente andò 3 su 3). Nel corso di queste 30 partite Brett battè .467 (57-122). Il suo record più alto nella stagione arrivò una settimana dopo, quando la media battuta di Brett diventò di .407 il 26 agosto, dopo che andò 5 su 5 in un martedì notte a Milwaukee. Aveva battuto .430 per il mese di agosto (30 partite) e la sua media stagione era passata a .403 con cinque settimane ancora da giocare. Nei tre mesi caldi di giugno, luglio e agosto del 1980, George Brett aveva giocato in 60 partite dell'American League, battendo .459 (111-242), la maggior parte di valide ottenute dopo il ritorno da un infortunio. In queste 60 partite aveva prodotto 69 RBI e 14 fuoricampo. Brett perse altri 10 giorni all'inizio di settembre e colpì solo .290 nel mese. La sua media era di .400 al 19 settembre, ma poi ebbe un crollo di 4 valide in 27 presenze alla battuta, e la media si inabissò a .384 il 27 settembre, con una settimana ancora da giocare. Per l'ultima settimana, Brett battè 10 su 19, e 2 su 4 nell’ultima partita della regular season, il 4 ottobre. La sua media stagionale fu di .390 (175 valide in 449 alla battuta = .389755), con una media di più di un RBI per partita. Brett è stato il primo giocatore della Major League dal 1950 ad avere più di un RBI a partita (90 o più RBI). Brett fu il leader della League sia della percentuale arrivi in base (.454) che per la percentuale slugging (.664) sulla buona strada per prendere 17 dei possibili 28 voti per il primo posto nella gara per aggiudicarsi l'MVP. Da Al Simmons che aveva battuto .390 nel 1931 per gli Athletics Philadelphia, ci furono successivamente solo due medie superiori: quella di Ted Williams dei Red Sox (.406 nel 1941) e quella di Tony Gwynn dei San Diego Padres (.394 in sciopero-abbreviato stagione 1994). Ancora più importante fu che i Royals vinsero l'American League West e tornarono ad affrontare nelle ALCS gli Yankees, campioni dell’Eastern League. Nella post season del 1980, Brett portò i Royals al loro primo American League Pennant, spazzando nei playoff in tre partite i rivali Yankees che avevavano picchiato i KC nel 1976, 1977 e nei playoff del 1978. In gara 3, Brett colpì una palla nel terzo anello dello Yankee Stadium contro il closer Goose Gossage. Il lancio precedente di Gossage fu misurato a 97 mph, e il broadcaster della ABC Jim Palmer disse: "Dubito che abbia lanciato a 97 miglia all’ora". Un attimo dopo fu data la lettura effettiva della velocità della palla che era di 98 miglia e Palmer disse: "Beh, ho detto che non era 97". Brett colpì .375 nelle World Series, ma i Royals persero in sei partite con i Philadelphia Phillies. Durante le Series, Brett fece notizia perché dovette lasciare gara 2 al 6 inning a causa di un forte dolore provocato da emorroidi. Il giorno successivo Brett fu sottoposto ad un piccolo intervento chirurgico, e in gara 3 tornò a colpire un home run con i Royals che vinsero in 10 inning per 4 a 3. Dopo la partita, Brett pronunciò la famosa citazione "... i miei problemi sono tutti dietro di me". Nel 1981 perse due settimane dello spring training a causa della rimozione radicale delle emorroidi. Il 24 luglio 1983, i Royals giocavano allo Yankee Stadium. Nella parte superiore del nono inning, Brett colpì un homer run da due punti portando in vantaggio i Royals per 5 a 4. Mentre Brett attraversava il piatto, il manager degli Yankees Billy Martin era impegnato in una lunga chiacchierata con gli arbitri. Dopo il colloquio, gli arbitri misurarono la lunghezza della pece, una sostanza utilizzata da battitori per migliorare la loro aderenza, sul manico della mazza di Brett. Martin aveva sottolineato una norma del regolamento tecnico che stabiliva che qualsiasi sostanza estranea in una mazza poteva estendersi sul manico non oltre i 18 pollici (46 cm) dal pomello. La pece sulla mazza di Brett si estendeva per circa 24 pollici. L'arbitro di casa base, Tim McClelland, forzò il significato (se non lo spirito) della regola ed espulse Brett. Brett scattò dal dugout per protestare ma fu fermato prima che si scaraventasse sull’arbitro e venne immediatamente espulso. I Royals misero sotto protesto la partita e la loro richiesta fu accettata dal presidente dell’American League, Lee MacPhail. Nel 1985, Brett ebbe un’altra brillante stagione contribuendo a spingere i Royals alla loro seconda American League Championship. Aveva battuto .335 con 30 fuoricampo e 112 RBI, finendo nella top 10 della League in 10 diverse categorie offensive. Per la difesa vinse il suo unico Gold Glove. Nella settimana finale della stagione regolare, andò 9 su 20 con 7 punti, 5 homer e 9 RBI in sei partite cruciali, vincendone cinque, con i Royals che chiusero il gap e vinsero alla fine il titolo di divisione. Fu premiato come MVP nei playoff del 1985 contro i Toronto Blue Jays, con un’incredibile gara 3. Con KC sotto 2 a 0, Brett colpì due fuoricampo nelle sue prime due apparizioni al piatto contro Doyle Alexander, e mise a segno un doppio sull’esterno sinistro proprio nel suo terzo turno alla battuta, per la vittoria dei Royals. Brett ottenne una media battuta di .370 nelle World Series contro i St. Louis Cardinals comprese la performance di quattro valide in gara 7. I Royals nuovamente recuperarono da un deficit di 3 a 1 per diventare i Campioni del Mondo per l'unica volta nella storia Royals. Nel 1988, Brett si spostò in prima base, nel tentativo di ridurre le probabilità di infortunio e concorse per un altro MVP, con una media di .306, 24 homer e 104 RBI. Ma l’anno dopo ottenne una media battuta di .282 con 12 homer e sembrò che la sua carriera potesse essere agli sgoccioli. Ebbe un terribile inizio nel 1990 e ad un certo punto considerò anche di ritirarsi. Ma il suo manager, l'ex compagno di squadra John Wathan, lo incoraggiò a tener duro. Infine, nel mese di luglio, lo slump finì e Brett battè .386 per il resto della stagione. Nel mese di settembre, raggiunse Rickey Henderson per il primo posto nella League e dopo una battaglia fino all'ultimo giorno della stagione, catturò il suo terzo titolo di battuta con una media di .329. Con questa impresa Brett diventò l'unico giocatore della Major League a vincere il titolo di battuta in tre diversi decenni. Brett giocò altre tre stagioni per i Royals, per lo più come battitore designato, ma di tanto in tanto sostituiva i compagni infortunati in prima base. Superò il record delle 3000 valide nel 1992, anche se venne preso fuori dal prima base Gary Gaetti, degli Angels, dopo essersi  staccato dalla base per iniziare a godere il momento. Brett si ritirò dopo la stagione del 1993, nel suo ultimo at-bat, colpi un singolo nel mezzo contro Tom Henke dei Rangers e segnò su un home run del nuovo compagno di squadra Gaetti. Il numero 5 di Brett venne ritirato dai Royals il 7 aprile 1997. Il suo è il secondo numero ritirato nella storia dei Royals, preceduto da l’ex manager, il compianto Dick Howser (# 10), nel 1987. Venne inserito nell’Hometown Hero per i Royals dopo due mesi di votazione da parte dei tifosi. Questo fu rivelato nella notte del 27 settembre 2006 durante una lunga ora di trasmissione televisiva su ESPN. Brett è stato uno dei pochi giocatori a ricevere più di 400000 voti. Le sue 3154 valide in carriera sono il record per qualsiasi terza base nella storia della Major League, e il 15° di tutti i tempi. Lo storico del baseball, Bill James, lo considera come il secondo miglior terza base di tutti i tempi, dietro solo al suo contemporaneo Mike Schmidt. Brett è stato eletto nella Hall of Fame nel 1999, con quella che allora fu la quarta percentuale più alta nella storia del baseball (98,2%), dietro solo  a Tom Seaver, Nolan Ryan e Ty Cobb. Nel 2007, Cal Ripken Jr. superò Brett con 98,5% dei voti. La sua percentuale di voto è stata superiore a quella dei migliori esterni di tutti i tempi: Babe Ruth, Hank Aaron, Willie Mays, Stan Musial, Ted Williams, e Joe DiMaggio. Quello stesso anno, si classificò al 55° posto nella lista di Sporting News dei 100 migliori giocatori della storia del baseball, ed fu nominato finalista per la Major League Baseball All-Century Team. Brett è uno dei quattro giocatori nella storia della MLB ad accumulare 3.000 valide, 300 fuoricampo, e una media battuta in carriera di .300 (gli altri sono Stan Musial, Willie Mays e Hank Aaron). Più indicativo del suo stile di battuta, Brett è sesto in carriera per i doppi, con 665 (dietro a Tris Speaker, Pete Rose, Stan Musial, Ty Cobb, e Craig Biggio). Combinando la sua superiore abilità in battuta con la sua grande capacità difensiva e la sua dedizione alla squadra (e l’umiltà), George Brett è probabilmente uno dei giocatori più completi del baseball di tutti i tempi. Dopo la fine della sua carriera da giocatore, Brett divenne il vice presidente dei Royals e lavorò come coach part-time, come istruttore speciale nello spring training, come allenatore di battuta, e come istruttore di Minor League per aiutare il miglioramento dei prospetti. Gestisce anche una società di attrezzature di baseball, la Brett Bros., con Bobby e, fino alla sua morte, Ken Brett. Ha anche prestato il suo nome ad un ristorante nel Country Club Plaza. Nel 1992, Brett si sposò con Leslie Davenport e attualmente risiedono nel sobborgo di Mission Hills a Kansas City. La coppia ha tre figli: Jackson (dal nome del padre del giocatore di baseball), Dylan (il nome di Bob Dylan), e Robin (dal nome del collega Hall of Fame Robin Yount dei Milwaukee Brewers). Brett ha anche continuato a raccogliere fondi per la SLA (sclerosi laterale amiotrofica), comunemente nota come malattia di Lou Gehrig. Brett iniziò a raccogliere fondi per la Keith Worthington Chapter durante la metà degli anni ‘80. Nel 1998, un gruppo di investitori guidati da Brett e da suo fratello maggiore, Bobby, fece un tentativo senza successo per l'acquisto dei Kansas City Royals. Brett è il principale proprietario dei Tri-City Devils Dust, il singolo-A affiliato ai Colorado Rockies. Lui e suo fratello Bobby sono anche co proprietari dei Rancho Cucamonga Quakes, singolo A affiliato ai Los Angeles Angels, nel gruppi di proprietari che controllano i Spokane Chiefs della Western Hockey League, e delle squadre di baseball della Bellingham Bells e High Desert Mavericks della West Coast League.

 

Larry Doby

Lawrence Eugene Doby

Nickname : "Larry"

Nato: 13 Dicembre 1923 a Camden, SC
Morto: 18 Giugno 2003 a Montclair, NJ
Debutto: 5 Luglio 1947
Batte:
Sinistro / Tira: Destro

Lawrence Eugene Doby nacque il 13 dicembre 1924, a Camden, South Carolina. Suo padre, giocatore semi-pro di baseball, morì quando Doby aveva otto anni e la famiglia si spostò a Paterson, nel New Jersey. Nella Eastside High School era l'unico giocatore nero della squadra, con lettere nel baseball, football e basket (la lettera nello sport americano è associata agli atleti d'elite) e primeggiava anche nell’atletica. Nel 1942, a 17 anni, Doby si unì ai Newark Eagles della Negro National League di baseball, giocando seconda base sotto il nome di Larry Walker per proteggere la sua posizione di dilettante. L’ex interbase Willie Wells era il manager. Doby parlando con il reporter del New York Times Dave Anderson nel 1997, raccontò che Wells gli disse: "Sei qui perché puoi giocare. Non permettere a nessuno di intimidirti a causa della tua età". Alla fine della stagione, il talentuoso Doby firmò un contratto con i Paterson Panthers dell’American Basketball League. I due anni successivi furono spesi nella Marina degli Stati Uniti, ma tornò agli Eagles, portandoli a vincere il pennant della Negro National League e le World Series sconfiggendo i Kansas City Monarchs. Doby ottenne una media battuta di .415 con 14 home run, in cima alla League nella sua ultima stagione. Due anni più tardi Doby giocherà ancora in una squadra vincente nelle World Series, questa volta nella Major League. Bill Veeck mise sotto contratto il ventiduenne seconda base degli Eagles, facendo diventare Doby il primo afro americano a saltare direttamente dalla Negro Leagues nella major. Doby ricordava a Ira Berkow del New York Times, che quando Veeck firmò gli disse: "Lawrence - lui era l'unica persona che mi ha chiamato Lawrence - tu stai per diventare parte della storia. Parte della storia? Non avevo idee in merito. Volevo solo giocare a baseball. Voglio dire, ero giovane. Allora non mi resi conto che cosa tutto ciò significasse. Io l’ho vista semplicemente come un'opportunità per andare avanti". Doby continuando nel suo ricordo: "Quando il signor Veeck mi fece firmare, mi fece sedere e mi disse alcune delle cose da fare e non fare .... Non discutere con gli arbitri, non girarti nemmeno indietro su una cattiva chiamata al piatto, e niente discussioni con i giocatori avversari, uno di questi potrebbe scatenare una rissa razzista. Non familiarizzare con donne caucasiche. Ed egli aggiunse, ricorda di agire sempre come se fossi sotto gli occhi della gente. E questa fu la cosa che sia io che Jack [Robinson] prendemmo sul serio. Sapevamo che se non ci fossimo riusciti, avremmo potuto ostacolare le opportunità agli altri afro-americani". Robinson e Doby divennero e rimasero amici, sostenendosi a vicenda attraverso le pressioni straordinarie, compresa l’aperta ostilità da parte dei membri del team e gli avversari. Doby ricordò la sua prima giornata con i Cleveland Indians, sabato 5 Luglio del 1947, al Comisky Park a Chicago. Quando il giocatore-manager Lou Boudreau lo portò in visita negli spogliatoi della squadra, alcuni giocatori gli strinsero la mano, ma la maggior parte non lo fece. Doby non si rese conto allora cosa gli sarebbe accaduto nei prossimi 13 anni: che sarebbe stato segregato anche durante lo spring training per dieci di quegli anni; che avrebbe mangiato in un ristorante separato e dormito in un hotel separato; che giorno dopo giorno lo avrebbero chiamato "coon", "Jigaboo," o "figlio di nessuno" e che gli avrebbero sputato in faccia, quando fosse scivolato in seconda base. Lou Brissie, un lanciatore dei Philadelphia A’s nel 1947, ricordava in una intervista a Berkow: "Ero in panchina e ascoltavo alcuni dei miei compagni di squadra che gridavano a Larry cose come: 'Porter, portami le mie valigie' o 'lustrascarpe, fai brillare le mie scarpe, e bene, figlio di nessuno'. E' stato terribile". In un'intervista con il giornalista del New York Times, George Vecsey, Willie Mays aveva sottolineato: "Non dimenticare Larry Doby. Larry è venuto subito dopo Jackie [Robinson] .... Da quello che sento, Jackie aveva Pee Wee Reese, Gil Hodges e Ralph Branca, ma Larry non ha avuto nessuno". Nei successivi 15 mesi, fino a quando Satchel Paige divenne il suo compagno di stanza, Doby sarebbe rimase solo, soprattutto dopo le partite. Berkow racconta quello che Doby gli aveva confessato: "Allora mi sarebbe piaciuto molto stare con i miei compagni di squadra, che si fosse vinto o perso, e uscire dopo la partita. Ma io andavo fuori dal mio albergo nella parte nera della città e loro andavano nel loro hotel". Il talento di Doby almeno era apprezzato dai fan per la velocità e l’abilità come esterno centro e per il suo battere duro. Nel 1948 il suo fuoricampo fece vincere la quarta partita delle World Series. Dopo le Series, nella sua città natale di Paterson i cittadini, bianchi e neri, sfilarono davanti al suo ex liceo. Nel 1949 il suo fuoricampo da cinquecento foot (152 metri) spianò la tribuna del Griffith Stadium di Washington ed atterrò sul tetto di una casa. Una madre irata chiamò l’ufficio dei Senators e si lamentò "Dovete fermarlo. Qualcuno dal vostro stadio ha appena tirato una palla sulla nostra casa e si sono svegliati i miei figli, e adesso non riesco a farli tornare a dormire". Doby fu leader della Lega per un certo numero di volte. Nel 1952 vinse il titolo dei punti segnati, e nel 1951 e nel 1954 vinse per i fuoricampo e gli RBI. È diventato il primo giocatore nero a colpire un home run in una World Series. Ha partecipato a  sei consecutive All-Star Game, tra cui nel team del 1949 dove ha giocato insieme ad altri tre uomini illustri: Jackie Robinson, Roy Campanella e Don Newcombe. Nel 1950 lui e "Luscious" Luke Easter diedero a Cleveland il duo nero più potente nel baseball. Quando Doby si ritirò, dopo 13 anni di carriera in cui aveva giocato con gli Indians, White Sox e Detroit Tigers, la sua media battuta era di .283. Nelle 1533 partite in cui aveva giocato, aveva colpito 253 home run. Nel 1955 Doby giocò la sua ultima partita con gli Indians, poi giocò brevemente con i San Diego nel Pacific Coast League, e in Giappone, dove divenne uno dei primi neri a giocare a baseball professionale in questo paese, prima di diventare per due anni coach dei Chicago White Sox. Nel 1968, dopo una pausa di otto anni durante i quali si era occupato di assicurazione e aveva fatto altri lavori, Doby entrò nell'organizzazione di baseball di Montreal in Canada. Doby così si confessò a un reporter del New York Times, "Stavo diventando pazzo. Se mi alzo alle 6 per andare in ufficio, lo odio. Posso alzarmi alle sei per il baseball, e mi piace". Nel 1971, allenò prima i Montreal Expos e poi i Cleveland Indians, prima di ritornare agli Expos. Doby divenne direttore delle relazioni pubbliche per i New Jersey Nets della National Basketball Association nel 1977. Il commissioner Bart Giamatti insistette che era sbagliato che una tale pioniere non potesse trovare un lavoro nella MLB. A Doby fu offerta una posizione con la Major League Baseball Properties, nel 1979, per la gestione delle licenze di ex giocatori e consulente di Gene Budig, il presidente della American League. Doby non ottenne mai il riconoscimento che Jackie Robinson invece ricevette nel corso degli anni, tuttavia egli non si amareggiò mai, preferendo mantenere un basso profilo. Quando condivise la sua storia con gli studenti a Northfield, Minnesota, nel corso di un programma del Carleton College fondato dall'ex commissioner del baseball Fay Vincent, Doby dichiarò: "Se tutti noi guardiamo indietro, possiamo vedere che il baseball ha contribuito a rendere questo paese migliore per tutti noi, un paese più confortevole per tutti noi, specialmente per quelli di noi che hanno ideali e alti ideali. I bambini sono il nostro futuro e ci auguriamo che il baseball dia loro una qualche idea di cosa significhi vivere insieme e come si possa andare avanti, bianchi o neri". Nonostante non fosse collegato a temi politici o sociali, Doby si prodigò a migliorare il benessere dei bambini. Durante il periodo in cui lavorò come direttore delle relazioni pubbliche per i New Jersey Nets, si impegnò in un certo numero di programmi giovanili della città. Nel 1997 Harvey Araton sul New York Times citò Aubray Lewis che disse: "Lui [Doby] è più di un modello di ruolo. Lui è un eroe americano". Lewis è stato il presidente del Pride Project, un college a Newark per la preparazione e l'organizzazione di borse di studio in cui Doby fu un membro volontariato del consiglio per più di nove anni. Un riconoscimento per Doby finalmente arrivò con la creazione della National Black Sports Hall of Fame nel 1973. Fu uno dei 38 atleti che vennero scelti dai redattori della rivista Black Sports. Nel 1997 Il rappresentante del New Jersey, William Pascrell, suggerì di denominare a Larry Doby l'ufficio postale centrale a Paterson. Quello stesso anno, le Università di Princeton e Fairfield gli conferirono la laurea honoris causa. Quando la Montclair State University, vicina alla casa di Doby, decise che il nuovo stadio di baseball sarebbe stato battezzatò Yogi Berra Stadium, il reporter del New York Times, Araton, sostenne che il nome, Berra-Doby Field, avrebbe meglio rappresentato la comunità. Nel 1997 Doby è stato onorato in una partita degli Indians, e l'8 luglio, in occasione dell'All-Star game a Cleveland, a quasi 50 anni dal giorno del suo inizio nelle major. L’ex compagno di squadra Lou Brissie al reporter Bill Robinson del Knight-Ridder Newspapers sintetizzò così la figura di Doby, che venne poi ripresa da molti altri: "Aveva dignità. Aveva talento. Ha dato il massimo di sé  in qualsiasi momento. Questo è il massimo in termini di professionalità". Brissie ha aggiunto, "Larry, nella mia mente, merita a prescindere dall’onore che gli può dare il baseball. Ha meritato". Nel 1997 Doby fu sottoposto ad intervento chirurgico per rimuovere il suo rene sinistro a causa di un tumore. Disse alla rivista Jet "Grazie a Dio, non sono mai stato malato, e questa è la prima volta che ho vissuto qualcosa di simile". Contemporaneamente iniziarono ad arrivare altri riconoscimenti. I Cleveland Indians organizzarono una settimana di tributi per il giocatore, che si conclude con il discorso del sindaco di Cleveland, Michael R. White, che annunciò la costruzione di cinque parchi giochi a lui dedicati, come Larry Doby All-Star Playgrounds, il primo dei quali doveva essere il King-Kennedy Boys e Girls Club nel quartiere centrale di Cleveland. Il magazine Jet riportò: "Questo nuovo campo da gioco deve essere come un ricordo durevole perchè i giovani possono e devono prendere esempio da Larry Doby. Essi devono essere orgogliosi di quello che sono e mettere fuori la loro parte migliore, anche di fronte a sfide o avversità ". Jimmy Milano della Milano Monuments a Cleveland venne incaricato di creare cinque monumenti commemorativi in onore a Doby, ognuno dei quali sarà messo nel Larry Doby All-Star Playground. E 'stato nel 1998, tuttavia, che Doby ha ricevuto la più alta onorificenza che un giocatore di baseball può desiderare - è stato inserito nella Hall of Fame del baseball. E 'stato eletto per i suoi record nella Major League, ma anche, in gran parte, a causa del suo ruolo nel contribuire a rompere la barriera del colore nel gioco del baseball. Alla cerimonia Doby ha ringraziato Bill Veeck per avergli dato l'opportunità di mettere alla prova se stesso. Raccontò al Knight Ridder / Tribune News Service che "il popolo di Cleveland mi ha trattato con rispetto non come un pioniere razziale ma come uno Hall of Famer". Il 18 giugno 2003, Larry Doby morì dopo una lunga lotta con il cancro nella sua città natale di Montclair, nel New Jersey. Quasi 300 persone parteciparono al suo funerale, tra cui Rachel Robinson, la vedova di Jackie Robinson, Mike Veeck, il figlio di Bill Veeck, i grandi del baseball Yogi Berra, Phil Rizzuto, e Joe Morgan, il governatore del New Jersey, James McGreevey, il senatore Frank Lautenberg e il presidente della Hall of Fame Dale Petroskey. Secondo Knight Ridder / Tribune News Service, Doby è stato ricordato nella commemorazione come "un uomo di coraggio, tenace e di classe ... un amico dell'uomo che era superiore agli uomini". E lui passerà alla storia come un uomo che, attraverso il suo talento nel baseball, ha aiutato gli afro-americani ad ottenere il loro posto negli sport professionistici.

"Larry Doby era un uomo buono e onesto, un atleta e manager formidabile. Ha avuto una profonda influenza sul gioco del baseball, e lui ci mancherà. Come primo giocatore afro-americano nell’American League, ha contribuito a far vincere ai Cleveland Indians le loro ultime World Series nel 1948, divenne per nove volte All-Star ed è stato votato nella Baseball Hall of Fame nel 1998. Laura si unisce a me nel trasmettere le nostre condoglianze alla famiglia di Larry in questo momento difficile". Dichiarazione del presidente George W. Bush, 20 giugno 2003
 

Lou Boudreau

Louis Boudreau

Nickname : "Lou", "Old Shufflefoot" o "Handsome Lou"

Nato: 17 Luglio 1917 a Harvey, IL
Morto: 10 Agosto 2001 a Frankfort, IL
Debutto: 9 Settembre 1938
Batte:
Destro / Tira: Destro

Louis Boudreau Jr. nacque il 17 luglio 1917, a Harvey, Illinois, da Birdie Henry Boudreau, di origine tedesco ebraica, e Louis Boudreau Sr., di origine francese. Lou e suo fratello Albert furono allevati secondo la religione Cristiana. Suo padre era macchinista e un giocatore semi-pro di baseball. Nel 1889, Turlington Harvey, un ricco commerciante di legname di Chicago, organizzò un consorzio immobiliare per promuovere il sobborgo industriale di Harvey. I fondatori immaginarono Harvey come un modello di città alla moda "sui principi del cristianesimo e del capitalismo. Fu in questo ambiente di duro lavoro e di persone pie che Lou Boudreau nacque e crebbe. Il Padre di Lou, un buon terza base per un team semi-pro a Kankakee, Illinois, instillò in Lou il dono per la leadership, la spinta per eccellere, e la fiducia nelle sue capacità. Andava con il giovane Lou Jr. al parco, e gli batteva 100 palle a terra e poi contavano gli errori fatti. I genitori divorziarono quando aveva sette anni, e Lou avrebbero diviso il tempo con entrambi, vivendo con uno o con l'altro. Sua madre si risposò, con un uomo di nome Joe Trenticosti, che non amava lo sport e aveva scarse attenzioni per Lou. Lou frequentò la Thornton Township High School di Harvey. Thornton non aveva una squadra di baseball. Boudreau giocò a basket e diventò un buon giocatore. Non era un grande marcatore, ma un regista e passatore eccellente. Alla Thornton incontrò la sua futura moglie, Della DeRuiter. Nel 1936, entrò all’University of Illinois, dove si laureò in educazione fisica e ottenne brillanti successi come capitano di entrambe le squadre di basket e baseball. Boudreau portò la squadra di basket di Illinois  al Big Ten Title nel 1937, e nel 1938 fu All-American nel basket. Entrò anche nella squadra di football dell’università  … per due giorni. Il coach Bob Zuppke lo aveva visto giocare come quarterback e kicker per la sua squadra di football di interclasse, e non voleva Lou per il suo passaggio, ma per i suoi calci. A Boudreau fu dato il permesso di giocare solo se calciava. Lou si allenò a calciare sul campo per oltre due ore. Poi Zuppke divenne furioso perché non poteva allenare la sua squadra, con Lou che continuava a calciare. Il giorno dopo la gamba con cui aveva calciato si era ingrossata fino a due volte la sua dimensione normale. Questa è stata la fine della sua carriera nel football. Boudreau eccelleva nel basket. Nel baseball come battitore non era potente e aveva una media di circa .270, ma grazie alla pratica con il suo papà sulle palle a terra, era un eccellente terza base. Con il basket ebbe grossi problemi con le caviglie e questo negli anni si trasformò in artrite. Lou dovette mettersi del nastro  attorno le caviglie prima di ogni partita per tutta la sua carriera nel baseball. Quelle problemi alle caviglie gli valsero un 4-F di classificazione durante la seconda guerra mondiale. All’Università Boudreau allenò per conto dei Chicago Cubs. I Cubs gli offrirono un contratto di Minor League, che rifiutò per evitare di compromettere il suo status di dilettante. Charlie Grimm capì ed elogiò Lou per la sua determinazione a proseguire la sua laurea. Anche i Cleveland Indians di Cy Slapnicka erano disposti a metterlo sotto contratto, ma Lou era determinato a mantenere la sua borsa di studio in educazione fisica. Slapnicka rispettò il suo desiderio ma, d’accordo con Lou, convennero che gli Indians avrebbero pagato una somma segreta di 2200 dollari, in cambio del fatto che aveva accettato di giocare a baseball per Cleveland dopo la laurea. I soldi versati sarebbe andati direttamente ai suoi genitori, ritenendo che ciò avrebbe garantito il suo status di dilettante. Ma il patrigno Joe Trenticosti, per il fatto che parte del denaro andava al padre biologico di Lou, scrisse una lettera denunciando il fatto alla Big Ten Association, che stabilì che Boudreau aveva violato il suo status di dilettante e rinnegato la sua borsa di studio. Gli arrivarono diverse offerte di lavoro dal mondo dello sport. Una di queste fu quella di girare un film con Hank Luisetti, la star del basket di Stanford, che era stato il pioniere dell’one-hand shot. Un’altra era quella di giocare a basket pro con la squadra Ciesar All-Americans, di Hammond, Indiana, nella National Basketball League, un precursore della NBA, per 150 $ a partita. Boudreau, sentiva che doveva la sua fedeltà ai Cleveland e a Cy Slapnicka, che aveva fatto del suo meglio per aiutarlo a mantenere il suo status di dilettante nell’Università dell’Illinois. Boudreau era anche determinato ad ottenere la laurea. Avrebbe giocato  a baseball durante l'estate e in autunno per i successivi due anni, frequentò l’università, e completò la sua laurea in educazione fisica. Iniziò l’avventura con gli Indians, e fu assegnato a un club di classe C nella Western Association. Lou rimase seduto in panchina per una settimana. Infine andò dal manager Clay Hopper a chiedergli perché. Hopper gli disse che non aveva giocato perché si era scoperto che chi aveva giocato nella Big Ten non poteva essere mandato in una squadra di Minor League inferiore alla classe B. Lou venne mandato ai Raiders di Cedar Rapids nella classe B della Three-I League. il 5 giugno 1938 si sposò con Della DeRuite. A Cedar Rapids, nel 1938, Lou battè .290, con tre homer, segnò 29 punti in 60 partite, giocando in terza base. Alla fine della stagione, nel Labor Day, fu chiamato dagli Indians in Major League. Si sedette in panchina osservando Hal Trosky, Ken Keltner, Jeff Heath, Earl Averill, e un giovane lanciatore di nome Bob Feller. Boudreau giocò in prima base e andò a battere per due volte, eliminato su una rimbalzante e una base su ball. Quel giorno affrontò Tommy Bridges, giurando che il lanciatore destro dei Tiger aveva la migliore curva che avesse mai visto. Nel 1939, Lou andò allo spring training con gli Indians a New Orleans. Un giorno il manager Oscar Vitt lo prese in disparte e gli disse che Ken Keltner, che aveva 22 anni, sarebbe stato il terza base per un lungo tempo e gli consigliò di provare nella posizione di interbase. Così Lou fu mandato a Buffalo e cominciò a imparare la sua nuova posizione. In un primo momento Lou era preoccupato per le sue deboli caviglie perché sapeva che avrebbe dovuto coprire più terreno. Greg Mulleavy, l'interbase titolare a Buffalo, fu molto gentile e prese Boudreau in simpatia, insegnandoli il mestiere dell’interbase. Boudreau fu molto riconoscente a Mulleavy ed essendo un giocatore naturale acquisì ben presto l’arte del ruolo . Un altro giocatore che lo aiutò a Buffalo fu Ray Mack, il cui vero nome era Ray Mlckovsky. Lou e Mack divennero una combinazione eccezionale nel doppio gioco e ben presto ricevettero entusiastiche recensioni da parte dei tifosi e della stampa di Buffalo. Lou battè .331 con 17 homer e 57 RBI in 117 partite. Il 7 agosto, sia Boudreau che Mack furono richiamati a Cleveland. Skeeter Webb, che era stato l'interbase degli Indians fino a quel momento, venne retrocesso a Buffalo e Lou iniziò da titolare. Boudreau giocò 53 partite nel 1939, battendo .258 con 19 RBI. Lou era nella Big League per rimanerci per sempre. Purtroppo, dovette superare il dolore della morte del padre, che era stato di grande aiuto nel suo desiderio di giocare a baseball, ma che non arrivò a vedere suo figlio giocare nella major. La stagione del 1940 sembrò promettente per i Cleveland Indians, ma sarebbe diventata a breve molto tumultuosa e questo periodo sarà ricordato come “Year of the Cry Babies” (l’anno dei bambini che piangono). Gli Indians avevano un sacco di buoni motivi per pensare in grande. Oscar Vitt disse che si sentiva che questo era l'anno giusto per vincere il pennant dell’American League, con giocatori come Jeff Heath, Ben Chapman, e Roy Weatherly in campo esterno, Trosky in prima, Boudreau e Mack il duo del doppio gioco Ken Keltner in terza con i lanciatori Bob Feller, Johnny Allen, Al Smith e Al Milnar. Feller aprì la stagione con una no-hitter (1 a 0). Gli Indians furono in lizza per il pennant per tutta la stagione, ma fu segnata da una ribellione dei giocatori che si dichiararono insoddisfatti del manager Vitt. L'incidente “Cry Baby” cominciò la mattina del 13 giugno. Un gruppo di dieci giocatori veterani incontrarono il proprietario degli Indians, Alva Bradley, e gli confessarono che non potevano vincere il titolo con Vitt come manager. Hal Trosky che era stato il leader della rivolta non aveva partecipato all’incontro perchè era tornato a casa per partecipare al funerale di un membro della famiglia. Boudreau non ebbe alcun ruolo nella rivolta. I giocatori veterani dissero a Boudreau e a Mack che, essendo nuovi, non dovevano essere coinvolti perché tutto ciò poteva danneggiare la loro carriera futura. Bradley disse ai giocatori che avrebbe preso in esame la questione. Non successe nulla e Vitt rimase il manager per il resto della stagione. Gordon Cobbledick, uno scrittore del Cleveland Plain Dealer, pubblicò la storia, che ebbe grandi titoli in prima pagina sui giornali di Cleveland più della  cattura di Parigi da parte dei nazisti. Quando la notizia si diffuse anche nelle altre franchigie i giocatori degli Indians furono soprannominati "Babies Cry". I tifosi dei Tigers furono particolarmente antipatici nei confronti dei giocatori degli Indians, visto che erano anche i diretti contendenti al titolo fino all’ultima partita, appellandoli continuamente con questo nomignolo. Gli Indians andarono a Detroit il 22 agosto, con un vantaggio di 5 partite e mezza rispetto al secondo posto dei Tigers. Il ballplayers degli Indians furono accolti con una raffica di frutta e uova. Il 19 settembre ritornarono a Detroit  con i Tigers che li avevano affiancati al primo posto. Durante le partite i tifosi di Detroit appesero dei biberon sulle tribune. I giocatori avevano cercato che questa rivolta restasse all’interno della clubhouse. Ma secondo Bob Feller nel suo libro "Now Pitching”, rivela che fu uno dei giocatori a far trapelare la storia alla stampa. Boudreau mantenne una posizione neutrale. Ma nel suo libro Covering All the Bases affermò: "Se mi fosse stato chiesto un parere, avrei detto ai giocatori di attendere fino alla fine della stagione, o di confrontarsi con Vitt e non con Bradley. Ma non mi venne chiesto, io non mi intromisi e i veterani fecero ciò che sentivano di fare". Gli Indians persero il titolo arrivando dietro a Detroit di una partita. Boudreau giocò una buona stagione, nonostante tutte le turbolenze, battendo .295, con nove homer, e 101 RBI. Difensivamente Lou fu il migliore di tutti i shortstops dell’American League. Nel 1941, Lou torno a giocare all’interbase con il nuovo manager Peckinpaugh Roger, un uomo gentile, l'opposto di Vitt. Tuttavia, gli Indians sotto Peckinpaugh andarono molto peggio che nel 1940. Boudreau non ebbe una buona stagione come nel 1940. La sua media scese a .257 con 10 homer e 56 RBI, ma fu leader della League con 45 doppi. Dopo la stagione 1941. Roger Peckinpaugh fu promosso da manager a general manager del club di Cleveland. Venne avviata una ricerca per un nuovo manager. Burt Shotton era il favorito da molti, ma Lou chiese un colloquio con la direzione per la posizione di manager e il 24 novembre presentò il suo caso. Inizialmente, le votazioni furono 11-1 contro di lui. Tuttavia, l'unica persona che aveva votato per lui fu George Martin, presidente della Sherwin Williams Paint Company, il quale riteneva che un giovane sarebbe stato più auspicabile. Il resto degli amministratori infine concordò su Boudreau, ma lo avrebbero affiancato da uno staff di allenatori più anziani e più esperti: Burt Shotton, Oscar Melillo e George Susce. Lou venne chiamato nella sala conferenze e gli fu comunicato la decisione con la promessa di non dirlo a nessuno fino all’ufficializzazione alla stampa, il giorno successivo. Ascoltò i loro consigli, ma con sua moglie Della si confidò  e le confessò che era tanto felice e stupito. "That Kid" risuonò nella stanza, quando Alva Bradley presentò Lou alla stampa come il nuovo manager. I giornali scrissero: "Grande! Gli Indians prendono un “Baby Snooks” per manager e rovinano così il miglior interbase nel baseball". La sensazione generale era che Boudreau non sarebbe stato in grado di fare sia il giocatore che il manager. Ma la stampa fu fondamentalmente buona con lui. Lou ricevette anche i messaggi di congratulazioni di Steve O'Neill e Roger Peckinpaugh, che gli auguravano buona fortuna e successi. Quasi subito dopo la scelta di Boudreau come manager sorse un problema. I giapponesi attaccarono Pearl Harbor, il 7 dicembre 1941. Due giorni dopo Bob Feller entrò a far parte della Marina e se ne sarebbe andato per 44 mesi. Boudreau così perse il suo asso per tutta la durata della guerra. Nel 1942, durante lo spring training si trovò contro alcuni giocatori che non accettavano la sua nomina tra cui Ben Chapman, Gee Walker e Hal Trosky. Successe che durante dei colloqui sul monte, alcuni lanciatori veterani dissero a Boudreau: "Senti, ragazzo del college, tu gioca all’interbase e io faccio il lanciatore". Particolarmente problematico fu Jim Bagby Jr., che Boudreau ricordò così: "Il più sporco lanciatore, giocò sempre alle spalle". Ma Lou, era superiore e cercò di mettersi alle spalle i pettegolezzi, continuando il suo lavoro di allenatore-giocatore.L’opening day del 1942 fu un buon giorno per gli Indians e Boudreau perchè sconfissero i Tigers, per 5 a 2. Il club ebbe alcune buone striscie vincenti e il resto della stagione fu proprio bella con gli Indians che finirono 75-79, 28 partite dietro agli Yankees, al primo posto. Giocando in 147 partite, Boudreau aveva battuto .283, con 143 valide, 2 homer e 58 punti. Lou ritenne che la parte più difficile della sua prima gestione era stata quando doveva decidere il momento del cambio dei lanciatori. Tutto sommato sembrava fosse in grado di gestire il club e anche di giocare bene da interbase. Il 1943 rappresentò una sfida ancor più grande, in quanto sempre più giocatori venivano assorbiti nello sforzo bellico. Più di 200 leaguers titolari erano in servizio. Ma il gioco continuò e fornì fortunatamente alcune distrazioni dalla guerra. Compilare il roster della Major League fu un problema. Inoltre, lo spring training si tenne presso la Purdue University a causa delle restrizioni nei viaggi. Nel 1943, la gara degli Indians nell’American League era finita dopo i primi due mesi. Finirono 82-71, con un miglioramento rispetto allo scorso anno, ma erano 15 partite e ½ dal primo posto. Boudreau giocò in 152 partite e colpì .286 con 154 valide, 3 homer e 67 RBI. Aveva anche imparato a lasciare il gioco sul campo da baseball, quando tornava a casa. Boudreau fu il miglior shortstops nel ruolo difensivo della League, e per la quarta volta consecutiva fece parte dell’All-Star Team. Nel 1944, gli indiani si accasciarono a un record di 72-82. Boudreau personalmente aveva avuto una buona stagione, con una media di .327 leader dell’AL in battuta che comprendeva 191 valide, 3 homer e 67 RBI. Boudreau prosperò anche economicamente, poiché gli Indians gli riconobbero un aumento nel 1944 e per tutta la stagione del 1945 di $ 25.000. Nel 1945, a guerra finita, gli Indians avevano vinto 73 e perse 72, finendo a 11 partite dietro i vincitori del pennant, i Detroit Tigers. Sofferente per una caviglia rotta, Boudreau aveva giocato solo 97 partite, colpendo .306, con 3 homer e 48 RBI. Tutta l’America era euforica per la vittoria e la fine della guerra e anche il baseball era ottimista per il ritorno delle tante stelle che avevano servito il loro paese. Boudreau guardava con fiducia alla stagione 1946 e il ritorno alla vera Major League Baseball. Ritornò anche William (Bill) Veeck, un veterano della Seconda Guerra Mondiale, che sarebbe diventato una delle figure importanti nella vita di Boudreau. Il 1946 diventò una stagione frustrante per Lou Boudreau. Durante gli anni della guerra le sue squadre non avevano riportato successi. I proprietari del club di Cleveland, consapevoli del fatto che era difficile produrre un team vincente durante la guerra, si erano comunque aspettati qualcosa di più da Lou. Il 21 giugno, Bill Veeck divenne il principale proprietario dei Cleveland Indians. Ora Lou doveva affrontare un nuovo proprietario che aveva promesso di apportare delle modifiche. Veeck pensò che gli Indians avevano bisogno di un nuovo manager. Dopo le World Series, Veeck propose un accordo ai St. Louis Browns, avrebbe ceduto Boudreau, George Metkovich, Bryan Stephens e Red Embree in cambio di Vern Stephens, Jack Kramer, Wally Judnich e Paul Lehner. Boudreau si era incontrato con Veeck e gli disse che se fosse stato esonerato da manager, non avrebbe giocato shortstop per Cleveland e avrebbe richiesto una trade. La notizia ben presto si sparse in tutta Cleveland. Veeck ricevette più di 4000 lettere di protesta per i cambiamenti che coinvolgevano Boudreau. Il The News Cleveland gestì un voto in prima pagina per raccogliere le opinioni dei tifosi. Risposero in centomila e il conteggio finale dei voti furono 10 a 1 per Lou Boudreau. Veeck tenne Boudreau come manager e come interbase. Un altro motivo, meno pubblicizzato, sul fatto che Boudreau veniva allontanato era centrato sulle tensioni emerse tra lui e il catcher Jim Hegan. Boudreau non era contento di come Hegan chiamava i lanci e decise di chiamarli lui. Veeck si schierò con Hegan e Boudreau aveva deciso di andarsene. Ma la situazione fu risolta. Con tutte le stelle che erano tornate a giocare nel 1946, i fan arrivarono in massa. Come al solito Ted Williams era il più potente della League. Gli Indians andarono a Boston il 14 luglio, per un doubleheader. Nella partita di apertura Boudreau andò 5 su 5, con 4 doppi e un homer. Williams colpì 4 su 5 con tre homer, tutti sul campo a destra. I “Tribe” persero la partita, 11 a 10. Nella clubhouse degli Indians Lou escogitò quella che sarebbe stata l’arma per difendersi dalle battute di Williams che divenne famosa con il nome di “Williams or Boudreau shift”. Disse ai suoi giocatori che in qualsiasi momento Williams andasse al piatto con le basi vuote, lui avrebbe gridato "Yo" e tutti i giocatori si sarebbero spostati sulla zona del campo a destra. Il lato a sinistra era naturalmente tutto vuoto. Boudreau gridò "Yo", quando Williams arrivò a battere con le basi vuote. Ted disse: "Che diavolo sta succedendo là fuori?" L’umpire Summer Bill ridacchiò e disse: "Finché sono nove ragazzi sul campo e otto di loro sono dentro le linee di foul, possono giocare ovunque a loro piacimento". Williams rise, tornò nel box e subito venne eliminato su una rimbalzante da Boudreau, che giocava nella posizione del seconda base. Secondo il catcher Sherman Lollar, Williams strinse così forte la mazza che ci mancò pocò che la riducesse in segatura. Anche se lo spostamento su Williams fu un successo, le sue origini non sono chiare. Nel Great Baseball Feats, Facts and Firsts, David Nemec dice che fu utilizzato contro un altro giocatore di nome Williams, Ken Williams dei St. Louis Browns. Rob Neyer sostiene che lo spostamento era stato utilizzato alcuni anni prima, contro Cy Williams dei Phillies. E, infine, Glenn Stout, editore del Great American Sportswriting, disse che Jimmie Dykes, manager dei Chicago White Sox nel 1941, era stato il primo ad utilizzare lo shift contro Ted Williams. Un altro lampo di genialità come manager,  Boudreau la mise a segno quando gli Indians stavano giocando contro gli Yankees nel 1950. Bob Feller era sul monte con corridori in prima e seconda e due out. Alla battuta c’era Gene Woodling. Feller con due strike su Woodling mette a segno un lancio pazzo, e i corridori avanzano in seconda e terza. Con gli Yankees pronti a prendere il vantaggio, Boudreau chiama tempo e si avvia sul monte con Feller e il catcher Jim Hegan. Hegan torna dietro il piatto e indica a Feller quello che sembra essere una base intenzionale. Così Feller lancia due palle sul filo del piatto. Poi Hegan in punta di piedi ritorna dietro il piatto, e Feller sorprende Woodling con una fast al centro del piatto per lo strike numero tre. Woodling inseguì Boudreau, con la mazza ancora sulla sua spalla, per tutto il percorso verso il dugout. Gli Indians di Boudreau nel 1946 finirono 68-86. Boudreau battè .293, con 151 valide, 6 homer e 62 RBI e il pennant che stava cercando Cleveland sembrava molto distante. Tuttavia, i Tribe migliorarono nel 1947 andando 80-74 con Boudreau che colpì .307,165 valide, 4 homer e 67 RBI. Prima della stagione Bill Veeck aveva preso il seconda base Joe Gordon dagli Yankees, insieme con il terza base Eddie Bockman. Gli indiani acquisirono anche il lanciatore Gene Bearden e l’esterno Hal Peck. Nel 1947 accaddero due importanti cambiamenti storici. Uno fu la firma di un giocatore nero con gli Indians. Larry Doby divenne il primo giocatore nero a giocare nell’American League. Boudreau cercò di allentare le tensioni per l’arrivo di un giocatore nero seguendo Doby personalmente e introducendolo nella clubhouse. Alcuni gli strinsero la mano, mentre altri si rifiutarono. Più avanti nella stagione Doby giocò in prima base al posto di Eddie Robinson, anche lui un debuttante. Robinson, quando gli fu chiesto di prestare il guanto di prima base a Doby, si rifiutò e dovette essere persuaso a farlo. Boudreau cercò di rendere più indolore possibile l’inserimento di Doby nel team. Boudreau affrontò altri problemi nel 1947. Veeck era ancora deciso a cambiare il manager. Nel corso delle World Series del 1947,  Veeck si sentì con Al Lopez e gli chiese se avesse un lavoro. Al gli rispose che aveva dei contatti come manager nelle Minor League o come coach nelle major league. Veeck disse a Lopez di non prendere alcuna decisione fino a quando non avesse parlato con Boudreau. Boudreau e Veeck si riconciliarono, e Lou fu confermato ancora come manager per la stagione 1948. Boudreau era ottimista circa la stagione 1948, ma sapeva che doveva vincere o il suo incarico come manager sarebbe sfumato. Gli Indians viaggiarono nelle prime posizioni per tutta la stagione. Presero a metà giugno un nuovo pitcher Satchel Paige, un vecchio ma grandissimo lanciatore nero. J. Taylor Spink. nel The Sporting News, accusò Veeck  che la firma di Paige era solo come una trovata pubblicitaria. Ma Paige dimostrò il suo valore, e alla fine Spink si scusò con Veeck. Boudreau usò con parsimonia Paige che vinse 6 partite e ne perse 1. Il movimento interrotto del lancio nel bel mezzo del windup che rese famoso Paige fu messo al bando dalla League. Il Presidente dell’AL, Will Harridge, dichiarò illegale il lancio, perché era nato per ingannare ingiustamente i battitori e i corridori in base. Quindi, se Paige lo avesse utilizzato nuovamente, sarebbe stato chiamato un balk. Satchel disse a questo proposito: "Credo che il signor Harridge non volesse favorire quei ragazzi che sono abbastanza giovani da poter essere i miei figli". Verso fine stagione Paige fu anche punito dalla direzione perché non si era presentato ad una partita sostenendo che il suo alluce gli doleva e significava che stava per piovere e si sentiva che la partita sarebbe stata rinviata. Da allora in poi Boudreau praticamente lo ignorò. Paige era amareggiato per essere ignorato, ma non mancò mai di complimentarsi con Boudreau. Un giorno Paige stava parlando dell’interbase Dick Lundy, una stella della Negro Leagues: "Sembrava che sapesse dove stavi per battere la palla". Era proprio come Lou Boudreau ". Doby e Paige abitarono in un bilocale insieme per un pò. Doby era del New Jersey, mentre Paige era un ragazzo del sud. Ben presto si separarono e vissero in due stanze differenti e  da allora in poi Doby mantenne le distanze da Paige. Boudreau visse alcuni momenti difficili durante la stagione del 1948. Veeck aveva portato Hank Greenberg nell'organizzazione degli Indians. Greenberg aveva una quota di minoranza e divenne il braccio destro di Veeck, l’uomo di fiducia e confidente. Questo sgomentò Boudreau, perchè ora doveva passare attraverso un altro canale prima di conferire con lui. Ma nel 1948, nulla riuscì a fermare Boudreau mentre spingeva il suo team alla vittoria del pennant dell’American League, nemmeno una miriade di infortuni che lo colpirono. Durante uno scontro duro in seconda base Lou subì una contusione alla spalla, il ginocchio destro contuso, un pollice dolorante e una distorsione alla caviglia. Mentre dirigeva dal dugout, per le ferite riportate, durante un doubleheader contro gli Yankees, gli Indians stavano perdendo 6 a 1. Gli Indians ridussero lo svantaggio segnando tre punti per il 6 a 4. Cleveland poi caricò le basi e Lou chiamò tempo. Selezionò la mazza e annunciò lui stesso come pinch hitter. Lesioni o no, Boudreau mise a segno una valida fra le gambe di Joe Page, pareggiando la partita. Gli Indians vinsero il doubleheader per 8 a 6 e 2 a 1. Come la stagione si avvicinò alla sua fine, con i Tribe alla caccia del pennant, Boudreau vide che alcuni dei suoi giocatori stavano diventando un po’ troppo ansiosi. Temeva che qualcuno dei suoi giocatori potesse dire qualcosa con rabbia, creando un incidente che avrebbe sconvolto il club. Chiese ai cronisti di non entrare nella clubhouse e di lasciare in pace i suoi giocatori. Red Smith disse che durante la stagione "Boudreau aveva diretto la squadra come un pazzo." Alla fine della stagione gli Indians e i Red Sox erano primi a pari merito. Alcuni critici dissero che Boudreau non avendo più utilizzato Paige avrebbe potuto evitare la necessità di una partita di playoff. Un’unica partita di playoff fu fissata al Fenway Park di Boston per determinare chi sarebbe andato alle World Series per l’American League. Gene Bearden venne scelto come partente. Bearden era marinaio sulla USS Helena quando fu silurata da un sommergibile giapponese e venne catapultato in mare. Per due anni rimase in ospedale dove gli misero una placca d'acciaio in testa e un perno di metallo su una delle ginocchia. Ora qui era il pitcher nella partita più importante per gli Indians. Molti pensarono che Boudreau avesse fatto una cattiva scelta di iniziare con un mancino contro il mostro verde incombente sul campo a sinistra del Fenway Park. Boudreau, credeva che un lanciatore di knuckleball avesse maggiori possibilità contro la potenza della squadra di Boston. Feller definì la decisione "un colpo di genio e uno shock per tutti noi". Boudreau sapeva che doveva vincere questa partita o sarebbe finito come manager. Così fece la sua parte con 4 su 4 che comprendeva due homer. Alla fine, gli Indians trionfarono per 8 a 3, Boudreau si precipitò verso sua moglie Della e l'abbracciò. Nel frattempo, Bearden venne issato sulle spalle dei suoi compagni, e Bill Veeck, un'altra vittima della Seconda Guerra Mondiale, zoppicando corse a tutta velocità sulla sua gamba artificiale per unirsi alla folla gioiosa. Gli Indians avevano terminato la stagione con 97-58. Boudreau aveva battuto 199 valide, con 18 homer, 106 punti con una media di .355. Nel 1948, Boudreau fu votato Most Valuable Player  dell’American League. Le World Series vedevano di fronte gli Indians contro i Boston Braves, che aveva due dei migliori lanciatori del gioco, Johnny Sain e Warren Spahn. Gli Indians coronarono la loro stagione 1948 vincendo le Series in sei partite. Boudreau battè .273 con 3 RBI giocando perfettamente in difesa. Lou Boudreau divenne l'unico giocatore del baseball a ricevere il Most Valuable Player Award e vincere una World Series come manager. Gli Indians erano tutti felici con una sola eccezione: Satchel Paige, che sentiva di meritarsi di essere almeno il partente in una partita, ma fu utilizzato solo in gara quattro con i Braves che vinsero 10 a 5. Nel 1949, Bill Veeck strappò il vecchio contratto di Boudreau e gli diede un aumento di 62.000 $ l'anno. Ma gli Indians non ripeterono il successo del 1948. Boudreau sapeva che il suo tempo stava per finire. Sentiva che Hank Greenberg aveva molto a che fare con il suo destino come manager. Lou, giocando in tutte e quattro le posizioni difensive colpì .284, con 4 homer e 60 RBI. Il 1950 fu l’ultima stagione di Lou a Cleveland. Giocando solo 81 partite, con una media di .269, con un solo homer e 29 RBI. Ellis Ryan assunse il ruolo principale di proprietario da Bill Veeck e mise Greenberg in carica. Come previsto, il 10 novembre, gli Indians lasciavano Boudreau dopo 12 anni come giocatore e manager. I Red Sox lo presero nel 1951 come un interno utility. Giocò in 82 partite, battendo .267, con cinque homer e 47 RBI. Questa stagione segnò il suo canto del cigno come un giocatore e nel 1952 apparve in solo 4 partite. Aveva giocato in 1646 partite, 6030 apparizioni al piatto, una media battuta di .295, 1779 valide, 68 homer, 385 doppi, 66 tripli, 789 RBI, 861 punti segnati con una media difensiva di .973. Ogni anno, dal 1946-1948 fu il battitore più difficile da mettere strike out nell’American League. Nel 1948, andò strike out solo nove volte in 560 apparizioni al piatto. Nel 1952, lo skipper dei Red Sox, Steve O'Neill, ebbe problemi con la gotta e non poteva più dirigere la squadra. Sentirono Earle Combs, ma rifiutò. Poi Cronin offrì a Boudreau la posizione ed egli accettò immediatamente. Divenne il manager dei Red Sox dal 1952 al 1954. Una delle prime cose che fece Lou fu di sostituire Dom DiMaggio all’esterno centro. Lou riteneva che Dom fosse diventato lento e perdeva troppe palle. Dopo un intervento chirurgico all'occhio nel 1953, DiMaggio era pronto a riprendere la sua posizione nel centro del campo. Ma Boudreau sostituì Dom con Tommy Umphlett. Dom si ritirò ed entrò nel mondo del business diventando un multi-miliardario e proprietario di parte degli allora Boston Patriots. Il Bosox sotto Boudreau non furono mai in grado di vincere il titolo. Cronin lasciò andare Boudreau alla fine della stagione 1954. Nel 1954, Boudreau ricevette una telefonata da Cronin, che aveva un lavoro per lui come manager della neonata Kansas City A's. In sostanza erano i vecchi Philadelphia Athletics. Connie Mack e il resto della famiglia Mack aveva deciso di vendere gli A’s, che passarono a Kansas City. Boudreau accettò immediatamente. Gli A’s era un club mediocre. Gli A’s di Mack avevano avuto un gran numero di cattive stagioni, e i Phillies erano ora la squadra del cuore di Philadelphia. Ma i fan di Kansas City erano così ansiosi di avere un team che ignorarono le sconfitte che si accumulavano. Boudreau durò tre anni a Kansas City, e la squadra, una volta concluse al sesto al settimo e all’ottavo posto durante il suo mandato. Boudreau venne licenziato da Parke Carroll, general manager di Kansas City, dopo la stagione 1957. Poi nei primi mesi del 1960, John Holland, un vice-presidente dei Cubs, lo contattò. Lou tornò in attività come manager dei Chicago Cubs al posto di Charlie Grimm che diventò il commentatore radio per il club. Un team decisamente mediocre, finì al penultimo posto dietro ai Pittsburgh Pirates di 35 partite. La sua carriera come manager era terminata e il bilancio era di 1162 partite vinte contro le 1224 sconfitte con una percentuale di .487. Nel 1961, Lou divenne commentatore radiofonico. I Cubs, alla disperata ricerca di vincere, istituirono un mostro chiamato "the College of Coaches". Boudreau previde che non avrebbe funzionato. La vita personale di Lou era rimasta stabile con qualche difficoltà sulla strada e con la moglie, Della, aveva allevato due maschi e due femmine. Lou fu il commentatore per la WGN per le partite dei Cubs per trenta anni. Poi, per ragioni sconosciute non continuò l’attività nella stagione 1988. Lou aveva 71 anni, e forse era questo il motivo, dopo tutto, per chiudere definitivamente e ritirarsi. Il 27 luglio 1970, Lou venne eletto nella Hall of Fame del baseball. Nello stesso anno i Cleveland Indians ritirarono il suo numero 5. Bowie Kuhn, allora Commissioner del baseball, disse di Boudreau: "Ci sono battitori nella Hall of Fame con una media battuta superiore, ma non credo che ci sia nella Hall of Fame un uomo che ha portato maggiore uso dell’intelletto e di esaltazione della mente nel gioco di Lou Boudreau ". Bob Feller, un amico intimo di Lou, disse, "Boudreau è stato uno dei giocatori di maggior talento nel baseball nel suo tempo, oltre ad essere uno degli esseri umani di grande classe che avresti voluto incontrare" - e aggiunse - "Anche prima di diventare manager, come un ventunenne interbase è stato il nostro leader in campo. Boudreau attirava la gente. Aveva l'aspetto di un idolo". Lou Boudreau Jr. lasciò il suo segno nel baseball attraverso la sua intelligenza e la sua capacità innovativa come manager, per il suo gioco stellare come interbase e la sua competitività a tutto campo. Lou Boudreau morì a Frankfort, Illinois, il 10 agosto 2001, all'età di 84 anni.

 

Billy Martin

Alfred Manuel Martin

Nickname : "Billy" o "Whiskey Slick"

Nato: 16 Maggio 1928 a Berkeley, CA
Morto: 25 Dicembre 1989 a Johnson City, NY
Debutto: 18 Aprile 1950
Batte:
Destro / Tira: Destro

Alfred Manuel "Billy" Martin, nacque il 16 maggio 1928, da Joan e Alfred Martin, di origine portoghese, a Berkeley in California. Mentre frequentava la Berkeley High School, Martin cominciò a giocare per il club Oakland Junior Oaks, affiliato alla Pacific Coast League. Dopo la laurea nel 1946, fu ingaggiato da Eddie Leishman, anche lui nativo di Berkeley, per giocare con lui per gli Idaho Falls nella Classe D della Pioneer League, battendo .254 in 32 partite. Alla fine della stagione 1947, firmò per gli Oaks, giocando per questo team nel 1948 e nel 1949. Nel 1948, il manager di Martin fu Casey Stengel, che ammirava il suo gioco aggressivo. Stengel, quando divenne il manager di New York, lo volle agli Yankees. Martin iniziò la sua carriera in major league nel 1950 come seconda base. Come giocatore, era conosciuto per fare delle giocate sensazionali. Nelle World Series del 1952, salvò la partita in gara 7 con una presa su un popup. Nella stagione 1953, Martin ottenne il maggior numero di homer in carriera (15), RBI (75), doppi (24), tripli (6) e degli Hit by pitch (6). Fu MVP delle World Series del 1953, battendo .500 con una percentuale slugging di .958 e mettendo a segno un RBI in Gara 6 per vincere  le Series. Martin fu chiamato nell'All-Star nel 1956. Nel 1958, Martin fu leader della League per bunt di sacrificio, con 13. A metà circa della stagione del 1957 fu ceduto ai Kansas City Athletics (vedi alterchi sotto), e la carriera di Martin declinò, con diverse brevi apparizioni con sei squadre diverse nelle sue ultime 4 stagioni e mezzo della carriera di giocatore: Athletics, Detroit Tigers, Cleveland Indians, Cincinnati Reds, Milwaukee Braves e i Minnesota Twins. Martin si ritirò nel 1961 con una media battuta in carriera di .257. Colpì .333 in 28 partite delle World Series per gli Yankees. Martin era noto per essere un grande bevitore e per il comportamento turbolento dopo le sbronze. Nel 1957, un gruppo di Yankees si incontrò in un nightclub di Copacabana per celebrare il 29° compleanno di Martin, e il party sfociò in una rissa molto pubblicizzata quando Martin, Hank Bauer, Mickey Mantle e Yogi Berra, ubriachi, lanciarono insulti razzisti al performer Sammy Davis Jr. Un mese più tardi, il general manager George Weiss, credendo che la vita notturna condotta da Martin fosse una cattiva influenza per i suoi compagni di squadra Whitey Ford e Mickey Mantle, lo spedì a Kansas City. Martin si sentì tradito da Stengel, con il quale aveva un forte rapporto padre-figlio, per non avere impedito il trade, e i due non si parlarono per anni. Il 4 agosto 1960, Martin, che giocava per i Reds, caricò il monte nel secondo inning, dopo aver ricevuto una palla brushback dal pitcher Jim Brewer  dei Chicago Cubs. Martin lanciò la mazza contro Brewer, che la raccolse e cominciò a rotearla verso Martin mentre si avvicinava. Martin colpì Brewer con un pugno all'occhio destro, rompendogli lo zigomo. Brewer fu ricoverato per due mesi, e a Martin fu inflitta una sospensione di cinque giorni. I Cubs citarono Martin per 1 milione $ per la perdita di servizi di Brewer. Mentre i Cubs fecero cadere la loro richiesta, Brewer esercitò la sua, e nel 1969, un giudice condannò Martin a pagare 10.000 dollari di danni. Quando fu informato della sentenza da parte della stampa, disse sarcasticamente: "Come li vuole? Contanti o tramite assegno?". Martin fece a pugni come giocatore anche con Jimmy Piersall, Clint Courtney (due volte), Matt Batts e Tommy Lasorda. Martin trascorse otto anni (1962-69) per l'organizzazione dei Minnesota dopo il suo ritiro. Fu uno scout dal 1962 al '64, coach di terza base dal 1965 fino a metà giugno 1968, e manager dei loro affiliati di AAA, i Denver Bears, per la seconda metà della stagione 1968. Prese il posto di Cal Ermer come manager dei Minnesota dopo la brutta stagione del '68. Nel 1969, come unica stagione di Martin in qualità di manager dei Twins, vinse il campionato di divisione. Fu licenziato dopo la stagione in seguito ad una rissa avvenuta nell’agosto del 1969 a Detroit, con uno dei suoi lanciatori, Dave Boswell, in un vicolo fuori del leggendario Lindell AC bar. Martin trascorse la stagione 1970 lontano dal baseball per poi tornare come manager dei Detroit Tigers dal 1971 al 1973, guidando la squadra per il primo posto nel 1972. Nel corso delle Championship Series dell’American League del 1972, il shortstop Bert Campaneris degli Oakland Athletics tirò la mazza al lanciatore Lerrin LaGrow dei Detroit dopo essere stato colpito da un lancio. Nella rissa che ne derivò, un infuriato Martin dovette essere trattenuto dagli arbitri e dai compagni di squadra per impedirgli di andare contro Campaneris. I Tigers persero le Series per tre partite a due. Mentre posava per una figurina di baseball come manager dei Detroit Tigers nel 1972, Martin fece vedere ai fotografi il dito medio. Il gesto passò inosservato fino a dopo la pubblicazione della card. Martin svolse un ruolo chiave nella scoperta di Ron Leflore in una prigione dello Stato del Michigan. Billy andò alla Michigan State Prison chiamato da un altro detenuto, Jimmy Karalla, che lo conosceva. L’estroso Martin verificò la velocità e la forza di Le flore e lo aiutò ad ottenere il permesso per un giorno sulla parola per un try out al Tiger Stadium. Nell'estate del 1973, i Tigers lo misero sotto contratto, che consentiva a Leflore di soddisfare le condizioni sulla parola. Martin fu licenziato nell'agosto dello stesso anno per aver istigato i lanciatori dei Tigers a tirare addosso ai battitori avversari, e per averlo confessato apertamente alla stampa. Nel 1978, Martin interpretò se stesso nel film per la TV della CBS "One in a Million: The Ron Leflore Story". Il successivo incarico di manager lo svolse con i Texas Rangers, prendendo la squadra dall’ultimo posto per portarla al secondo posto nel 1974, ma venne licenziato nel 1975. Era stato assunto dal proprietario Bob Short in sostituzione di Whitey Herzog, alla fine della stagione 1973. Aveva sorpreso il mondo del baseball nel 1974, ottenendo un record di 84-76 dopo che aveva ottenuto in due stagioni consecutive più di 100 sconfitte. Ma dopo che la squadra nel 1975 era sotto 44-51, Brad Corbett, il nuovo proprietario, lo licenziò il 20 luglio, sostituendolo con Frank Lucchesi. Meno di due settimane più tardi, Martin fu assunto come manager degli Yankees, dopo che la squadra aveva defenestrato Bill Virdon. Era la prima volta che Martin indossava l’uniforme yankee da quando la squadra lo aveva ceduto nel 1957. Con Martin al timone, gli Yankees andarono 30-26 nelle loro ultime 56 partite della stagione 1975. Nel 1976 li portò alle World Series (il loro primo pennant dal 1964) e anche nel 1977, questa volta vincendole. Questionò pubblicamente sia con il proprietario degli Yankees, George Steinbrenner, che con la star outfielder Reggie Jackson. Rimase famoso un particolare scellerato episodio, successo il 18 giugno del 1977, nella metà della partita di quello che si sarebbe rivelata essere una serie con tre-sweep dei Boston Red Sox al Fenway Park, dove Martin sostituì Jackson (con Paul Blair) a metà inning per non esser corso a catturare un fly ball di Jim Rice, permettendogli di raggiungere la seconda base. Martin, estremamente arrabbiato e molto agitato, dovette essere trattenuto dai suoi coach perchè cercò di prendere a pugni Jackson in panchina durante la ripresa televisiva del sabato pomeriggio. Dopo un incidente nel 1978 con Reggie Jackson, in cui Martin sospese Jackson per aver tentato un bunt (contro gli ordini) andando strikeout, fu costretto a dimettersi dopo aver detto ai giornalisti: "Se lo meritano a vicenda. Uno è un bugiardo nato [Jackson], e l'altro è condannato [ Steinbrenner]" (Martin si riferiva alla condanna di Steinbrenner per aver fatto donazioni illegali a Richard Nixon nel 1972 durante la campagna elettorale). Pochi giorni dopo, Martin si dimise (sotto pressione di Steinbrenner). Bob Lemon venne nominato manager degli Yankees. Poco dopo, durante l'annuale Old-Timers Game allo Yankee Stadium, l’announcer Bob Sheppard degli Yankees introdusse il disoccupato Martin come il manager della prossima stagione 1980 (con Lemon che sarebbe passato al front office). Steinbrenner e Martin avevano apparentemente smussate le loro differenze, ma Lemon gestì la squadra per il resto del 1978. Nel 1979, gli Yankees cominciarono lentamente con Lemon. L’infortunio a Reggie Jackson e a Goose Gossage, così come la morte di Thurman Munson a metà stagione, avevano portato gli Yankees ad annaspare. Steinbrenner licenziò Lemon e riportò Martin, prima di quanto precedentemente previsto. Ciò nonostante gli Yankees non migliorarono e la loro striscia di titoli dell’American League Division East si fermarono a tre. Dopo la stagione 1979, Martin, in seguito ad una lite con un venditore di marshmallow, Joseph Cooper, in un albergo a Minneapolis, fu licenziato da Steinbrenner, e lo sostituì con Dick Howser per la stagione 1980. Martin, nativo di East Bay e cresciuto a Berkeley, riemerse con gli Oakland Athletics, dove perfezionò uno stile di gioco, che divenne noto come "Billyball" (caratterizzato dall’aggressività delle corse sulle basi). Martin vinse il titolo dell'American League West Division nella stagione del 1981, spazzando i Royals nella American League Division Series (a causa di uno sciopero dei giocatori), e poi furono sconfitti dagli Yankees nella ALCS. Per i primi successi di Martin con gli A’s fu nominato general manager del club nel 1981, dandogli il controllo delle operazioni di baseball di tutta l'organizzazione degli Oakland. Martin venne licenziato da entrambe le posizioni quando gli Athletics nel 1982 crollarono a un record di 68-94, in gran parte perché aveva oberato di lavoro molti dei lanciatori della squadra l’anno prima. Martin tornò ai New York Yankees nel 1983, 1985 e 1988, ma mai per più di una stagione completa. Durante i suoi anni come manager della Major League volle al suo fianco come pitching coach, Art Fowler. Durante la stagione 1983, Martin fu coinvolto in uno delle più controverse partite nella regular season, nota come il "Pine Tar Incident", in cui gli arbitri annullarono un home run vincente del terza base George Brett, dei Kansas City Royals quando Martin protestò che c'era troppo catrame di pino sul manico della sua mazza. In ultima analisi, il presidente Lee MacPhail dell’ American League decise a favore della protesta dei Royals, ripristinando il fuoricampo, e stabilendo che la partita doveva ripartire dal momento dell’annullamento. All'inizio della partita rigiocata, Martin tentò di protestare per il fatto che Brett non aveva toccato una base. Gli arbitri designati per questo spezzone di partita, però, avevano anticipato questa richiesta, e avevano ottenuto una dichiarazione giurata da parte della squadra arbitrale che aveva diretto la partita originale in cui si affermava che Brett aveva toccato tutte le basi. Il 22 settembre 1985, Martin litigò con uno dei suoi lanciatori, Ed Whitson, che ruppe una mano di Martin. Nella stagione 1990, al momento della sua morte, Martin stava preparandosi a ritornare a dirigere gli Yankees, per la sesta volta, ed aveva già scelto il suo coaching staff. Il giornalista sportivo Thomas Boswell visto che la genialità di Martin era la sua paranoia, affermò: "Billy Martin ha dimostrato che la paranoia è un potente strumento strategico. Egli credeva che tutti fossero contro di lui. E così aveva trascorso ogni momento di veglia nel cercare di capire come potevano essere sconfitti gli immaginari nemici nelle loro nefaste trame. È per questo che era così meraviglioso nel far giocare bunt suicidi e doppie rubate e qualsiasi altro modo che potesse umiliare o sconfiggere psicologicamente l'altra squadra. Era sicuro che il mondo lo odiasse". Il 16 giugno 1969, nella parte inferiore del primo inning contro gli Angels, Rod Carew e Tony Oliva effettuarono una doppia rubata della 2a e 3a. Sul lancio successivo, i due effettuarono un’altra doppia rubata; Carew rubò 6 volte casa base eguagliando il record dell’AL. Durante il suo breve periodo con i Minnesota Twins, nel 1969, insegnò a Rod Carew come rubare il piatto di casa base durante lo spring training, e sette delle sue 19 basi rubate in stagione furono quelle di casa base, più di quante ne rubò Pete Reiser nel 1946. Il 1° agosto del 1972, lui e i suoi Tigers utilizzarono la tattica di ritardare la partita, in vari modi, con la minaccia di pioggia all'orizzonte e Detroit in svantaggio contro i Brewers, mentre il manager dei Brewers cercava di accelerare la partita. Il gioco durò 6 inning con i Brewers che vinsero per 9 a 0. A volte Martin letteralmente stravolgeva il lineup, come se estraesse l’ordine di battuta dal cilindro. Come successe il 21 aprile 1977 con gli Yankees e il 13 agosto 1972 con i Tigers nella prima partita di un doubleheader, l'anno precedente all'introduzione del battitore designato. Il 2 ottobre 1974, pur di vincere, Martin permise al lanciatore Fergie Jenkins di andare a battere invece di utilizzare il DH. Al 6° inning, Jenkins ruppe la no-hitter del pitcher Jim Hughes, dei Twins, con un singolo e poi segnando un punto. I Rangers vinsero 2 a 1. Il 5 settembre 1976, utilizzò il lanciatore partente Catfish Hunter come pinch hitter per il seconda base Sandy Alomar in cima al 6° inning e mantenne Hunter nel lineup, come lanciatore per il resto della partita. Cesar Tovar, il battitore designato temporaneo della partita, poi giocò in seconda base. (Nota: Vi è ora una sezione della regola che indica che il lanciatore della partita può fare solo il pinch-hit per il battitore designato, pertanto, questa mossa fu concessa, ma adesso sarebbe vietata). Nell'era "Billy Ball" con gli Oakland Athletics (1980-1982), Martin utilizzò il batti e corri, squeeze plays e le basi rubate, ma per ironia della sorte furono secondi nell’American League per home run. Come risultato del "Billy Ball", Rickey Henderson rubò 130 basi nel 1982, un record in una stagione che probabilmente non sarà mai superato. Martin fu licenziato alla fine della stagione 1982 a causa dell’uso eccessivo dei suoi lanciatori partenti durante il suo mandato. Martin utilizzò il lanciatore Rick Langford come esterno centro e successivamente come esterno sinistro il 3 ottobre 1982 contro i Royals. Il 24 luglio 1983, nel "Pine Tar Game", Martin, sempre più consapevole delle regole, andò dall’arbitro di casa base Tim McClelland per far annullare l'home run colpito da George Brett a causa dell’eccessiva estensione del catrame di pino sul manico della mazza fondando la richiesta sulla regola 1.10 (b ) che dichiarava: "Il manico della mazza, possono essere coperti o trattati con materiali o sostanze per migliorare il grip per non più di 18 pollici dalla fine. Tale materiale o sostanza, che si estende oltre il limite di 18 pollici, causerà la rimozione della mazza dal gioco". Il fuoricampo era valido e la mazza doveva essere rimossa dal gioco. La storia sappiamo come andò ma non tutti sanno cosa successe alla ripresa del gioco per completare la partita. Per disprezzo, Martin trasferì Don Mattingly (prima base mancino) dalla prima base alla seconda base, e lo mise a battere per settimo; Ron Guidry (pitcher) lo mise all’esterno centro e al nono posto nell'ordine di battuta. Nella parte inferiore del nono, l'ultimo terzo del lineup Yankees era composto da Don Mattingly, Roy Smalley e Oscar Gamble, pinch hitter per Guidry, e nessuno riuscì a ottenere una base sigillando una vittoria controversa per i Royals per 5 a 4. L’11 giugno 1988, Martin inserì il lanciatore Rick Rhoden al settimo posto nel lineup, come battitore designato, perché c'era carenza di battitori destri per affrontare Jeff Ballard, un lanciatore mancino. Rhoden colpì una volata di sacrificio che comportò un RBI così come una base su ball prima di essere sostituito dal pinch hittere José Cruz, nel 5° inning. Gli Yankees vinsero contro Baltimore per 8 a 6. Il numero 1 della casacca di Billy Martin fu ritirato dai New York Yankees, il 10 agosto 1986 e gli dedicarono una targa in suo onore per il Monument Park allo Yankee Stadium. Sulla targa sono incise queste parole:"Has never been a greater competitor than Billy" (non c'è mai stato un competitore maggiore di Billy). Martin dichiarò alla folla: "Io posso non esser stato il più grande Yankee che ha vestito la divisa, ma io sono il più orgoglioso". Come tributo, i Florida Marlins chiamarono la loro mascotte Billy the Marlin. (Il nome deriva dal fatto che c'è un altro nome per indicare un marlin e cioè "bill-fish"). Molti dei suoi contemporanei hanno sottolineato la sua capacità di sorprendere l'avversario e la sua creatività. Commentando sulla strategia di Martin come manager, Dave Winfield dichiarò che i giocatori si chiedevano spesso in contrasto anche tra loro: "Che cosa farà Billy ora?". George Steinbrenner dichiarò che, quando Martin era nella sua forma migliore, lui era un "genio del  baseball". Egli è stato anche citato per aver influenzato altri manager di spicco, tra cui Lou Piniella (Martin precedette e successe a Piniella più volte come manager degli Yankees). I suoi licenziamenti frequenti e le minacce di essere licenziato, erano diventati uno spot satirico degli anni '70 per la birra Miller Lite, in cui Steinbrenner diceva a Martin "You're fired!" (Sei licenziato!), e alla quale Martin rispondeva "Oh no, not again!" (Oh no, no ancora!). Dopo la riassunzione di Martin agli Yankees, lo spot fu modificato, solo con Steinbrenner che diceva "You're hired!" (Sei assunto!). Martin stava lavorando come consulente speciale per Steinbrenner quando rimase ucciso in un incidente d'auto nei pressi della sua azienda agricola a Port Crane, nella città di Fenton, a nord di Binghamton, New York, il giorno di Natale nel 1989. Martin aveva bevuto molto con il suo amico, William Reedy, che era alla guida del pick-up, al momento dell'incidente. Quando Martin morì, i media riportarono che lui era il passeggero nel suo camioncino. Tuttavia, Peter Golenbock, nel suo libro "Wild, High, and Tight: The Life and Death of Billy Martin", racconta che era Martin alla guida, e che sua moglie e Reedy coprirono la verità. Secondo la serie televisiva HBO Autopsy, il patologo forense Dr. Michael Baden eseguì l'esame di Martin e studiò la scena dell'incidente, tra cui il pick-up, in cui Martin morì. L'esame aveva rivelato che le lesioni dell’impatto erano tutte sul lato destro sul corpo di Martin, e che i capelli e il DNA trovati sul lato destro del parabrezza in frantumi appartenevano a Martin, che non indossava la cintura di sicurezza al momento dell'incidente. La conclusione finale dello studio stabiliva che era Reedy che guidava il pick-up. Il Cardinale John O'Connor fece un elogio funebre a Billy Martin presso la Cattedrale di St. Patrick, New York, prima del suo funerale al Gate of Heaven Cemetery a Hawthorne, New York. La sua tomba si trova a circa 150 piedi (46 m) da quella di Babe Ruth. Sulla lapide è impresso lo stesso epitaffio che Billy Martin disse al pubblico dello Yankee Stadium: "Io posso non esser stato il più grande Yankee che ha vestito la divisa, ma io sono il più orgoglioso". L'ex presidente degli Stati Uniti Richard Nixon presenziò ai funerali di Martin.

La famosa figurina con il dito medio della mano sx

 

Willie Stargell

Wilver Dornel Stargell

Nickname : "Pops" o "Willie"

Nato: 6 Marzo1940 a Earlsboro, OK
Morto:
9 Aprile 2001 a Wilmington, NC
Debutto: 16 Settembre 1962
Batte:
Sinistro / Tira: Sinistro

Wilver Stargell nacque a Earlsboro, Oklahoma, il 6 marzo 1940 (alcune fonti danno l'anno 1941) da William Stargell e Gladys Vernell Russell. Il nome Wilver deriva dalle iniziali combinate dei nomi dei suoi genitori. Crebbe a Oakland, in California, e nella vicina Alameda, allevato da una zia, dopo che i suoi genitori adolescenti lo abbandonarono. Nella sua autobiografia, "Willie Stargell", l'atleta descrisse il trattamento duro con l’utilizzo di qualche scapaccione di sua zia, che comunque gli instillò un senso di disciplina. Era un gigante alto sei piedi e quattro pollici e pesava oltre 200 pounds, ed era un battitore naturale di home run. Frequentò il Santa Rosa Junior College per un anno, ma si ritirò nel 1959 per firmare con l'organizzazione dei Pirates per un bonus di 1500 dollari.L’integrazione procedeva lentamente nel baseball dopo la breccia aperta da Jackie Robinson nel 1948, e nella piccola città del sud-ovest, dove Stargell fu mandato per fare un po’ di esperienza nelle minor league era in gran parte inesistente. Come membro di un team con sede a Roswell, New Mexico, Stargell spesso sopportò di mangiare in strutture gastronomiche segregate, e una volta, prima di una partita a Plainview, Texas, fu minacciato da un membro del Ku Klux Klan che gli puntò un fucile da caccia contro la testa e lo minacciò di fargli saltare le cervella se avesse giocato. Stargell visse un momento di puro terrore, quando una macchina nelle vicinanze scoppiettò durante la partita. "Ma ho giocato una partita eccezionale" - disse Stargell intervistato dalla Gazette di Montreal - "Mi ero messo in mente che se dovevo morire, dovevo fare quello che volevo veramente fare. Non avevo voglia di tornare a far progetti in California. Volevo giocare a baseball, anche nel peggior modo". Stargell resistette, e venne chiamato dai Pirates Pittsburgh nel 1962 per entrare definitivamente nella major league. Sarebbe rimasto con la squadra per 21 stagioni e non giocò mai per qualsiasi altra organizzazione di baseball professionale. Alla fine degli anni 1960 e 1970, i Pirates schierarono una serie di team di potenza. Al  centro di queste formazioni ci fu il duo composto da Stargell, all’esterno sinistro, e la star latino-americana Roberto Clemente, all’esterno destro. Mentre giocava contro i New York Mets nel loro nuova casa, allo Shea Stadium nel 1964, Stargell battezzò lo stadio con il suo fuoricampo. I suoi home run aumentarono costantemente nel corso degli anni '60, e richiamava l'attenzione dei tifosi con torreggianti battute lunghe che spesso non solo superavano le recinzioni ma anche le pareti esterne degli stadi. Stargell detiene ancora il record per i fuoricampo più lunghi mai colpiti in diversi Park della National League. Solo quattro home run sono stato colpiti fuori dal Dodger Stadium, e Stargell ne battè due di questi. La prima volta il 5 agosto 1969 contro Alan Foster a 506 piedi da casa base, fino ad oggi, il fuoricampo più lungo mai colpito al Dodger Stadium. Il secondo, l’8 maggio 1973 contro Andy Messersmith, a 493 piedi di distanza. Lo starter Don Sutton dei Dodgers disse di Stargell: "Non ho mai visto niente di simile. Lui non si limita a colpire i lanciatori, toglie loro la dignità". Nel 1970, Stargell colpì dei fuoricampo in tutti e 13 gli stadi della National League, e l'anno successivo ottenne la sua migliore stagione della carriera con 48 fuoricampo e 125 RBI. Il 25 giugno 1971, Stargell colpì il più lungo fuoricampo della storia al Veterans Stadium durante una partita vinta dai Pirates per 14-4 contro i Philadelphia Phillies. Il punto in cui la pallina era caduta fu contrassegnata con una stella gialla con una "S" nera all'interno di un cerchio bianco e alla morte di Stargell nel 2001 il cerchio bianco fu dipinto di nero. La stella rimase fino al 2004 quando venne demolito lo stadio. I Pirates nelle World Series del 1971 affrontarono i Baltimore Orioles, e la mazza di Stargell cadde quasi in silenzio. Aveva battuto solo .208 nelle Series e nessun fuoricampo. Prendendo lo slump con serenità, al contrario di un giocatore meno maturo che avrebbe potuto abbandonarsi a isterismi, Stargell recuperò nella settima partita per segnare il punto vincente contro gli Orioles che diede ai Pirates il titolo di campioni del mondo. Per i suoi primi 10 anni nelle major, Stargell fu contento di giocare all'ombra di Clemente, anche se dopo lo superò in records. Cominciò a emergere di fatto come il leader dei Pirates dopo l'incidente aereo del 1972, in cui morì Clemente, mentre stava trasportando gli aiuti umanitari alle vittime del terremoto nell’america centrale. A malincuore divenne il leader dei Pirates dopo la morte di Clemente e disse: "C'è un momento nella vita di un uomo in cui deve decidere se ha intenzione di essere un uomo''. Famoso, in lungo e in largo. per il suo senso dell'umorismo - una volta chiamò tempo alla maniera del football americano all'arbitro di base mentre si rialzava al di là del sacco per evitare di essere toccato dal difensore, dopo aver calcolato male la scivolata in seconda base - Stargell sviluppò un sereno rapporto con la squadra dei Pirates in un momento in cui le clubhouse del baseball statunitense, non erano sempre state dei luoghi pacifici. "Per mantenere le fazioni in evoluzione" – confessò il giocatore dei Pirates, Phil Garner, al New York Times - "devi avere qualcuno che abbia il rispetto sia dei neri che dei bianchi, e il tizio che mette tutti insieme per noi è Stargell". Stargell da parte sua, secondo il Newsday, disse  alla squadra che: "non si può suonare il piano con i soli tasti bianchi o tasti neri". Alcune delle sue capacità di leadership erano nate dalle sue disgrazie personali e dai suoi percorsi interni che dovette superare. Il primo matrimonio di Stargell si concluse con un divorzio, la sua seconda moglie subì una paralisi e un nipote, delle sue quattro figlie, aveva sviluppato l'anemia falciante. Stargell stesso spesso soffrì di problemi di salute, anche durante i suoi anni da giocatore. Nel 1978, contro Steve Rogers, dei Montreal Expos, Stargell battè la palla al piano superiore dell’Olympic Stadium, cosa mai successa prima di allora. La sedia in cui cadde la pallina venne dipinta di giallo, mentre le altre al piano superiore sono di colore rosso. Tutto arrivò ancora una volta insieme per i Pirates nel 1979, anno in cui Stargell, in un'età in cui la carriera nel baseball per molti giocatori era già conclusa, colpì 32 home run e condivise il premio Most Valuable Player della National con Keith Hernandez dei St. Louis. A 39, era il giocatore più anziano della storia a vincere il premio. Conosciuto da allora come "Pops", Stargell fu anche fondamentale per la forza motivante della squadra. Adottò la famosa canzone "We Are Family" delle Sister Sledge come inno non ufficiale dei Pirates, una scelta che ebbe così tanto successo che la squadra divenne nota a tutti come “The Family”. Stargell aveva ideato anche una simpatica trovata sui cappellini della squadra applicando delle piccole "Stargell Stars" che venivano cucite sui caps dei giocatori come riconoscimento delle particolari prodezze. La pratica era iniziata durante la turbolenta stagione del 1978, quando i Pirates, provenienti dal quarto posto indietro di 11.5 partite a metà agosto, arrivarono a disputare il primo posto con i Philadelphia Phillies per il titolo di divisione. Il destino aveva voluto che la stagione fosse stata programmata per un finale drammatico, quattro partite contro i Phillies a Pittsburgh, in cui i Pirates dovevano vincere tutte e quattro le partite per conquistare il titolo. Dopo la sweep dei Pirates nel double-header del venerdì notte, Stargell colpì un grand slam in fondo al primo inning della penultima partita della stagione per dare ai Pirates il vantaggio per 4-1. Ma negli inning successivi i Phillies allungarono per portarsi in vantaggio per 10 a 4. I Pirates recuperarono quattro punti nel fondo del nono inning, ma insufficienti a ribaltare il risultato che regalò il pennant ai Phillies. Stargell disse che la formazione del 1978 era la sua squadra preferita di sempre, e predisse che i Pirates avrebbero vinto le World Series dell'anno successivo. Il 1979 per i Pirates cominciò in modo simile a come era andata la stagione del 1978: dall’ultimo posto nella NL East, alla fine di aprile, i Pirates iniziarono il loro recupero dando battaglia ai Montreal Expos durante la seconda metà della stagione per la prima posizione, emozionando i numerosi fans con le loro vittorie agguantate spesso in svantaggio (molte vinte durante il loro ultimo attacco) per rivendicare il pennant  della division all'ultimo giorno della stagione. E Stargell aveva trascinato la squadra alla vittoria. Il suo gioco ispirò i suoi compagni di squadra e gli valse il premio MVP in entrambe le NLCS e le World Series. Stargell è l'unico giocatore ad aver vinto tutti e tre i trofei in un solo anno. Condivise il premio “Sportsmen of the Year" della rivista Sports Illustrated con il quarterback Terry Bradshaw della NFL, che aveva anche lui giocato al Three Rivers Stadium, per i Pittsburgh Steelers. Stargell coronò l'anno colpendo un home run drammatico a Baltimora nel corso dell’inning che poneva fine a gara 7 per sigillare il titolo ai Pirates. La franchigia dei Pirates è la sola nella storia delle World Series che per due volte riuscì a recuperare da un tre games a uno e vincere il Fall Classic con questo handicap (in precedenza l’avevano fatto nel 1925 contro gli Washington Senators). Il manager dei Pirates, Chuck Tanner, disse di Stargell: "Avere lui nel nostra squadra è come avere un anello di diamanti al dito". Il compagno di squadra Al Oliver una volta disse: "Se lui ci avesse chiesto di saltare dal ponte di Fort Pitt, gli avremmo chiesto che tipo di tuffo avrebbe voluto che facessimo. Questo è il grande rispetto che abbiamo per l'uomo". Quando Stargell concluse la sua carriera nel 1982 con 475 home run e 1540 RBI, i Pirates ritirarono definitivamente il suo numero 8. Il nuovo PNC Park Costruito a Pittsburgh è caratterizzato da una statua di 12 piedi dello slugger. Venne Inserito nella Hall of Fame del baseball nel 1988 al suo primo anno di eleggibilità. Nel 1999, si classificò 81° nella lista dei 100 mugliori giocatori della storia del baseball da Sporting News ed fu anche nominato come finalista per la Major League Baseball All-Century Team.  Stargell continuò la sua carriera come allenatore e come assistente del direttore generale nell'organizzazione dei Pirates dal 1980 al 1990, e allenò anche ad Atlanta per l'ex manager dei Pirates, Chuck Tanner. Mentre lavorava per i Braves, ha pesantemente influenzato il giovane Chipper Jones. Afflitto da pressione alta e da malattie renali, morì a Wilmington, North Carolina, il 9 aprile 2001, per un colpo apoplettico. Prima della sua morte, Stargell aveva ricordato all’Hartford Courant il suo contributo alla costruzione del modello che era diventata la squadra dei Pirates. "Abbiamo vinto, abbiamo vissuto, ci siamo divertiti come fossimo una sola persona. Abbiamo modellato insieme decine di persone diverse in un'unica forza lavoro. Siamo stati i prodotti di diverse razze, siamo stati allevati nell'ambito di diverse fasce sociali, ma nella clubhouse e sul campo, siamo stati unici".

Willie con il cap "Stargell Stars"

 

Carl Hubbell

Carl Owen Hubbell

Nickname : "King Carl", "Old Long Pants" o "Meal Ticket"

Nato: 22 Giugno 1903 a Carthage, MO
Morto:
21 Novembre 1988 a Scottsdale, AZ
Debutto: 26 Luglio 1928
Batte:
Destro / Tira: Sinistro

Carl Owen Hubbell, uno dei lanciatori super degli anni '30, è considerato uno dei più grandi pitcher nella storia del gioco. Nacque a Carthage, Missouri, il 22 giugno 1903, e trascorse i suoi primi anni in una fattoria che coltivava noci di pecan vicino al piccola comunità di Meeker, Oklahoma. Dopo essersi diplomato alla Meeker High School, Hubbell andò a lavorare per una compagnia petrolifera. Hubbell lanciava per la squadra della sua scuola superiore, avendo nel suo repertorio una decente fastball e la curva, ma non aveva ancora sviluppato la sua screwball. Iniziò la sua carriera nel baseball organizzato nel 1923 con Cushing della Oklahoma State League. Nel 1925, a 22 anni, il mancino ottenne una stagione con un record di 17-13 con Oklahoma City della Western League. Da questo momento, la curva inversa - screwball di Hubbell diventò parte del suo repertorio di lancio. I Detroit Tigers acquistarono il suo contratto da Oklahoma City, dopo la stagione 1925. Hubbell, ricevette subito una cocente delusione nel suo primo camp training della major league nel 1926, quando il giocatore-manager dei Tigers, Ty Cobb, fortemente lo spinse ad abbandonare il lancio a causa dei disturbi al braccio che avevano afflitto altri lanciatori che avevano sperimentato la screwball. (È interessante notare che, Christy Mathewson con la sua famosa curva inversa "fadeaway" a quanto pare non ebbe mai problemi al braccio). Avendogli vietato di lanciare la sua screwball, Hubbell perse la sua efficacia e, a quanto pare, la sua fiducia. Cobb non lo fece giocare con i Tigers durante la stagione e Hubbell fu mandato a Toronto, dove ricevettero istruzioni di non fargli lanciare la screwball. Ottenne un mediocre 7-7 nell’anno a Toronto e venne retrocesso di nuovo, questa volta a Decatur, Illinois, nella Three-I League. Nonostante la stagione con un buon record, 14-7, a Decatur nel 1927, i Tigers lo vendettero a Beaumont della Texas League. Hubbell non aveva più lanciato la screwball per due anni, ma il manager Claude Robertson di Beaumont, un catcher che aveva capito le potenzialità della screwball, non aveva obiettato che Hubbell utilizzasse il lancio. Hubbell perse diverse partite, mentre riacquistava la tecnica del lancio, ma finalmente riuscì a controllare completamente la screwball, indirizzandola sempre bassa nella zona di strike in cui era più efficace. Hubbell cominciò a vincere e gli addetti ai lavori lo notarono. Aveva 12 vittorie a metà stagione. Il manager John McGraw, dei New York Giants, venne a sapere dell’abilità di Hubbell da Dick Kinsella, uno dei suoi scout. Kinsella, mentre si trovava a Houston come delegato alla Democratic National Convention, si prese un po’ di tempo per vedere una partita della Texas League. Vide un extra inning superbo con il duello fra Hubbell e il mancino degli Houston, Bill Hallahan. Hubbell perse la partita in 11 inning, ma quella notte, Kinsella chiamò McGraw e gli raccontò del venticinquenne screwballer. McGraw pagò 30000 dollari a Beaumont per il contratto di Hubbell e il futuro Hall of Fame si trasferì ai Giants in piena estate del 1928. Nella sua prima partita da partente, il 26 luglio, Hubbell durò meno di due inning contro i Pirates, perdendo 7 a 5 al Polo Grounds. Incoraggiato da McGraw, Hubbell vinse la sua prima partita di campionato nelle major cinque giorni più tardi, dopo aver rilevato Freddy Fitzsimmons al nono inning contro i Cubs con i Giants in svantaggio 7 a 3, trascinandoli alla vittoria. Hubbell fece il suo show a St. Louis, due settimane più tardi, entrando come rilievo nel terzo inning e tenendo a bada i Cardinals prima di perdere dopo 15 inning. Nel Super Stars of Baseball, il giornalista di St. Louis, Bob Broeg, scrisse che Hubbell aveva lanciato, durante questo sforzo prolungato, la prima screwball nella major. Broeg lo descrisse così: "Quando lo slugging destro Chick Hafey andò a battere con il punto vincente sulla base e il conteggio di 3 a 1, Hubbell gli lanciò una screwball. Hafey sventolò e la mancò. Ancora una volta, Hafey non aspettandosi che la palla rompesse girò a vuoto e andò strikeout". Il catcher Frank "Shanty" Hogan dei Giants consigliò a Hubbell di mantenere questo lancio, che divenne il suo pitch più importante delle sue future 15 stagioni. Hubbell finì la stagione con un record di 10 a 6 e con un solido 2.83 di ERA. Egli divenne un partente ben solido nel corso delle successive quattro stagioni, con un totale record di 67-46. Il suo risultato più rilevante nel corso di tale periodo accadde l'8 maggio 1929, quando lanciò un 11 a 0, no-hitter, contro i Pirates al Polo Grounds. Hubbell ebbe solo un inning difficile, nel nono con nessuno out, quando due errori dei Giants concessero a due Pirates di andare in base. Hubbell mise strikeout Lloyd Waner e iniziò una partita interminabile di doppi giochi. Mel Ott buon amico e collaboratore di lunga data di Hubbell, lo sostenne con due fuoricampo. I Giants giocarono in modo adeguato durante la prima stagione completa di Hubbell con il club, ma gli anni successivi, dal 1929 al  1932, furono frustranti, carichi di tensione, sotto l’ammalato ed emotivamente esausto John McGraw. La sua squadra dei Giants aveva vinto 10 pennant e tre World Series, ed erano finiti al primo o al secondo posto in 21 delle sue 29 stagioni. Ma i Giants non avevano più vinto un pennant dal 1924 e l'irritabile McGraw era invecchiato precocemente. E così Hubbell e i suoi compagni di squadra furono sollevati quando Bill Terry sostituì McGraw il 3 giugno del 1932. Terry prese la squadra dall’ultimo posto e la portò al sesto. Hubbell lanciò ben al di sotto delle sue potenzialità in quella stagione, con un record di 18-11 e un ERA di 2.50. Terry rafforzò il suo club durante la off-season, soprattutto con l'acquisizione dell’abile catcher Gus Mancuso, dai Cardinals. Mancuso era particolarmente abile nel prendere dei lanci bassi e guadagnare chiamate di strike. Terry, un bravo stratega difesivo, fu aiutato da un nuovo piano della National League di usare una palla da baseball ammortizzata nel 1933, rendendo in tal modo la difesa un elemento più importante per vincere le partite. In un sondaggio di preseason dell’Associated Press, i Giants venivano dati come probabili sesti negli otto team della National League. I Giants erano ben piazzati all'inizio della stagione, al terzo posto in coincidenza del Memorial Day. Hubbell lanciava superbamente con i Giants che vinsero una serie di partite dal basso punteggio ed erano saliti al primo posto il 10 giugno con gli altri lanciatori partenti il knuckleballer Freddy Fitzsimmons, il sinkerballer Hal Schumacher, e il fastballer Roy Parmelee. Hubbell, l'unico lanciatore mancino dello staff, eccelleva anche come rilievo. Dal quattro luglio, i Giants diventarono leader della League con cinque partite di vantaggio. Hubbell compì una memorabile performance il 2 luglio, mentre lanciava 18 inning a punteggio inviolato concedendo solo sei valide per sconfiggere i Cardinals 1 a 0, al Polo Grounds. Lanciò in maniera perfetta per 12 inning, e mise strikeout 12 battitori senza concedere una base su ball. Soprannominato “Meal Ticket” dai Giants, Hubbell continuò a vincere complete game e a salvare le partite come rilievo, stabilendo un record (mai superato) di 45 inning consecutive senza concedere punti fino al 1° agosto. Hubbell compì ancora un capolavoro nel mese di settembre, quando i Giants chiusero per aggiudicarsi il pennant. Il suo controllo fu impeccabile nella vittoria sui Boston Braves per 2 a 0, in 10 inning. Il giornalista Heywood Broun, guardando la partita dalla postazione della stampa, si meravigliò dell’efficienza di Hubbell. Carl non solo non aveva concesso basi su ball ai battitori, ma non era mai stato dietro sul conteggio e in qualsiasi momento dei 10 inning, o addirittura era andato sul 3 a 2 con un battitore. "Tale controllo in un mancino è incredibile" - scrisse Broun - Ci deve essere uno scheletro nell'armadio di Hubbell da qualche parte, forse, una nonna lanciatrice destra". Scheletro o no, Hubbell ottenne un record di 23-12 con una notevole media ERA di 1.66 ERA e 10 shutouts, guadagnandosi l'MVP della National League. I Giants sconfissero gli Washington Senators, guidati dall’interbase-manager Joe Cronin, in cinque partite delle World Series. Nella prima partita, Hubbell ottenne dieci strikeout, concedendo cinque valide e due punti in nove inning per la vittoria dei Giants per 4 a 2. Fu una tipica vittoria dei Giants di quella stagione, con Hubbell che lanciò superbamente, e in difesa furono impenetrabili, mentre Mel Ott trascinò l’attacco con due fuoricampo. Con i Giants, leader delle Series per due partite a una, Hubbell vinse anche la terza partita, per 2 a 1, in 11 inning. Non fu necessario che Hubbell tornasse a lanciare in quanto i Giants conquistarono le World Series il giorno successivo. I Giants furono primi durante la maggior parte della stagione 1934 prima di crollare malamente durante il weekend finale della stagione, sorpassati dalla “Gas House Gang” dei St. Louis Cardinals. La stagione è ricordata soprattutto per l’impresa storica di Hubbell nell’All-Star Game, quando mise strikeout consecutivamente cinque futuri Hall of Fame, nessuno di loro che avesse familiarità con la screwball. Con due giocatori dell’American League sulle basi nel primo inning al Polo Grounds, Hubbell mise strikeout Babe Ruth, con tre screwballs consecutive. Lou Gehrig toccò una palla e poi girò a vuoto su tre screwballs. Jimmy Foxx si distinse perchè mise in foul una battuta per poi finire strikeout. Con i tifosi ancora eccitati, Hubbell mise “K” Al Simmons e Joe Cronin, i primi due battitori del secondo inning, prima di concedere un singolo a Bill Dickey. La stagione successiva, 1935, fu un anno deludente per Hubbell e per i suoi compagni di squadra. Dopo aver dominato il campionato per tutta la stagione fino alla fine di agosto, i Giants crollarono e i Cubs vinsero una striscia di 21 partite per aggiudicarsi il pennant. Le sconfitte nel 1934 e nel 1935 erano arrivate nonostante la continua produttività di Hubbell. In effetti, aveva ripetuto la sua brillante performance del 1933, vincendo 21 e 23 partite nei successivi due anni con un ERA eccellente considerando la palla viva utilizzata dopo il 1933. Hubbell ebbe quella che molti considerano la sua migliore stagione nel 1936, con i Giants che avevano vinto il pennant dopo essere caduti al quinto posto a metà luglio. Vinse 26 partite, il maggior numero di in carriera, e ottenendo l'MVP per la seconda volta, per trascinare i Giants in una straordinaria rimonta. Hubbell vinse le sue ultime 16 decision della stagione, fu leader dei lanciatori della National League per vittorie, percentuale vittorie e ERA. Il vero valore di Hubbell fu la sua capacità di vincere le partite importanti e di fornire stabilità al pitching staff quando i grandi pitcher crollarono e i giovani naufragarono. Nelle World Series, i Giants si trovarono i potenti Yankees, che erano guidati da Lou Gehrig, Bill Dickey e dal rookie Joe DiMaggio. Hubbell vinse la partita di apertura sotto la pioggia per 8 a 1, controllando le pesanti mazze degli Yankees e i Giants si aggiudicarono la partita con quattro punti all'ottavo inning. Ma successivamente, Hubbell non riuscì a tenere a bada gli Yankees, e perse la sua prima partita da starter della serie, la sua prima sconfitta dal mese di luglio. I Giants persero le Series in sei partite. La stagione del 1937 fu molto simile a quella precedente. I Giants erano a sette partite alle spalle dei Cubs ai primi di agosto, per superarli e ritornare a vincere il titolo. Hubbell continuò la sua serie di vittorie, vincendo le sue prime otto decision. La striscia vincente si concluse nel doubleheader durante il Memorial Day al Polo Grounds, quando i 61756 spettatori, la seconda folla più numerosa nella storia del baseball, vide come Hubbell fu buttato fuori dai Dodgers nel quarto inning dopo aver giocato un solo battitore. Tra le due partite del doubleheader, a Hubbell fu consegnato il premio MVP 1936 da Babe Ruth. Hubbell vincendo l’ultima partita della stagione conquistò il pennant. Aveva prodotto un altro anno brillante, leader della League in vittorie e strikeout. Le World Series furono praticamente un duplicato delle Series del 1936. Gli Yankees composti dalla stessa collezione di stars, come nella stagione precedente, misero in luce tutta la loro potenza e i Giants vinsero solo grazie a Hubbell nella quarta partita, per 7 a 3. Per oltre un quinquennio 1933-1937, l'eccellenza di Hubbell aveva in gran parte contribuito a portare i Giants a tre pennant e a una vittoria delle World Series. Ma questi trionfi erano arrivati ad un caro prezzo. L’uso continuo della screwball aveva portato anche ad una notevole pressione sul gomito sinistro e Hubbell cominciò a sentirne gli effetti. Più tardi ammise che aveva cominciato ad avere male al gomito già nel 1934 e che dal 1938 il suo dolore era diventato insopportabile. I Giants furono primi nella League per mezza stagione del 1938, ma scivolarono fuori dai giochi a metà agosto. Il 18 agosto, mentre lanciava in una sconfitta per 5 a 3 con i Dodgers, Hubbell dovette lasciare il gioco con un gomito dolorante. Pochi giorni dopo gli venne rimosso un frammento osseo e la sua stagione terminò con un record di 13-10. I Giants, furono una squadra diversa dopo la perdita di Hubbell e terminarono al terzo posto. Hubbell tornò a lanciare per altre cinque stagioni, ma fu poco più di un lanciatore da .500, fino al suo ritiro dopo la stagione 1943. Nonostante ciò mostrò ancora alcuni lampi del suo talento. Nel Memorial Day del 1940, lanciò per una possibile no-hitter, tenendo i Dodgers con una valida e subito dopo il corridore fu eliminato in un doppio gioco, a fronte dei 27 battitori affrontati. Hubbell vinse otto partite consecutive nel 1942, e il 5 giugno del 1943, lanciò il suo capolavoro finale, una brillante one hitter contro i Pirates. Hubbell si ritirò alla fine della stagione con un record in carriera di 253-154. Fu eletto nella Hall of Fame nel 1947. Anni dopo, Hubbell spiegò l’ingannevolezza della screwball, in particolare per battitori che non avevano familiarità con questo lancio: "Ciò che ha dato tanto successo alla screwball è che veniva lanciata da sopra con lo stesso movimento di una palla veloce. Se un battitore è pronto per una palla veloce, si può adattare alla palla che rompe. Ma con la screwball, non è la rottura che sciocca il battitore, è il cambio di velocità. Essi non prendevano il tempo e giravano a vuoto davanti a questo lancio". I tifosi così come i giocatori si meravigliavano dell’abilità di Hubbell nel lanciare, così come i tifosi di un'epoca successiva hanno ammirato le prestazioni di Greg Maddux, il contegno e lo stile. Un esperto fan dei Giants, Fred Stein, che aveva seguito la squadra al Polo Grounds sin dai primi anni '20, attraverso l'intera carriera Hubbell, descrisse Hubbell nel suo libro "Under Coogan's Bluff": "Quando le persone parlano di Hubbell di solito hanno in mente la sua screwball, i suoi 18 inning capolavoro ... nel 1933, il suo All-Star Game del 1934 con l’impresa dei 5 strikeout. ... Non pensano alle sue singole partite. Credo che un artista nel dipingere un ritratto, in ogni colpo di pennello, ha uno scopo. ... Hub avrebbe giocato un battitore con una curva e di solito era una meraviglia, sempre bassa e in un angolo del piatto. Poi, con quello strano controllo e con buona velocità, ne avrebbe lanciata una, sia sui pugni o alta e fuori. Poi forse un changeup. Successivamente, la screwball. Caspita, questo è un lancio! Lanciava quello ai battitori destri, soprattutto dopo la curva e la palla veloce.... Hub era grande nei momenti clutch. Vinse per anni con un basso punteggio e vinse in modo consistente delle grandi partite. Inoltre, aveva vinto più che perso contro i grandi lanciatori del suo tempo (per esempio, vincendo 8 delle 11 volte contro Dizzy Dean). Ebbe anche grandi margini di vittoria contro Lon Warneke, Paul Derringer e altri grandi pitcher della sua epoca. La sua unica debolezza erano i Dodgers, era la sua squadra iellata ed era veramente dura, la rivalità tra Giants e Dodgers era una cosa grande. Hubbell aveva un temperamento perfetto. Non fu mai eccitato nè perse la concentrazione quando si profilava la possibilità di una facile chance. E mi sono divertito un sacco a guardarlo in panchina il giorno in cui non lanciava. Anche alla fine della sua carriera, quando aveva visto tutto, si sarebbe seduto lì in silenzio e non avrebbe mai staccato gli occhi dal battitore o dal lanciatore. Credo che conoscesse i loro punti di forza e le debolezze molto meglio di loro stessi. Tutto sommato, Hub è stato il più grande lanciatore mancino che io abbia mai visto, e la maggior parte dei giocatori so che pensano lo stesso. I compagni di gioco di Hubbell erano ugualmente in soggezione con i lanciatori mancini. Il lanciatore destro, Hall of Fame, Waite Hoyt fornì un'analisi approfondita della consumata abilità di Hubbell, commentando: "Hubbell è uno dei più grandi lanciatori, eppure non presenta alcun mistero per lo spettatore. La fonte della sua abilità è il suo ineguagliabile controllo nell’usare la curveball per apparecchiare la sua screwball. L’emozione, non influì mai su di lui. Il suo tempismo, la sua conservazione dell'energia, e l’influenza sulla squadra sono altri fattori della sua classe tra i lanciatori di tutti i tempi". I media soprannominarono Hubbell “King Carl”, “Old Long Pants” o “Meal Ticket”. Bob Broeg lo ha descritto come "goffo, spigoloso, magro, una figura quasi alla Abraham Lincoln, (con) ... niente fianchi, senza fondoschiena, dalle lunghe tibie". Aveva la mano sinistra deforme, per aver utilizzato per moltissimi anni la screwball, con il palmo rivolto verso l'esterno anziché contro il suo corpo. Era un uomo tranquillo, introverso, riflessivo, con un gran senso dell'umorismo. Hubbell a ventisette anni sposò la sua fidanzata, conosciuta alle scuole superiori, Lucille Herrington di Shawnee, Oklahoma. La coppia ebbe due figli. Dopo la morte della signora Hubbell, si risposò con Julia Stanfield di Casa Grande, Arizona. Mel Ott sostituì Bill Terry, come manager dei Giants nel 1942. Mentre Hubbell sostituì Terry come direttore delle farm nel 1944, sia nel periodo in cui i Giants rimasero a New York, durante la stagione 1957, che più tardi quando si trasferirono a San Francisco. Continuò a lavorare per i Giants fino a quando fu colpito da un ictus nel 1977. Morì il 21 novembre 1988 a Scottsdale in Arizona, all'età di 85 anni, dopo un incidente automobilistico, per coincidenza giusto 30 anni dopo la morte del suo caro amico Mel Ott, che morì a causa di un incidente simile. Carl Hubbell venne eletto 9 volte nella All-Star, giocando nel 1933 attraverso il 1938 e poi ancora dal 1940 al 1942. Nel 1999, venne inserito al numero 45 nella lista di Sporting News dei migliori 100 giocatori della storia del baseball , ed è stato anche un candidato per la Major League Baseball All-Century Team. Il suo numero 11 venne ritirato dai San Francisco Giants e fu il primo giocatore della NL a ricevere questo onore. Il suo numero è appeso nello stadio AT & T Park. Hubbell è menzionato nel poema "Lineup for Yesterday" di Ogden Nash:

Lineup for Yesterday

U would be 'Ubbell
If Carl were a Cockney;
We say Hubbell and baseball

Like football and Rockne.

Ogden Nash, Sport magazine (January 1949)

 

Mel Ott

Melvin Thomas Ott

Nickname : "Master Melvin"

Nato: 2 Marzo 1909 a Gretna, LA
Morto:
21 Novembre 1958 a New Orleans, LA
Debutto: 27 Aprile 1926
Batte:
Sinistro / Tira: Destro

Melvin Thomas Ott nacque il 2 marzo 1909, a Gretna, Louisiana, un sobborgo di New Orleans. Era uno dei tre figli di Charles e Carrie Ott, una laboriosa coppia di origine olandese. Il padre di Mel, era operaio in una fabbrica di olio di semi di cotone, e due dei suoi zii giocavano in una squadra semi-pro, così il giovane Melvin imparò il gioco sin da bambino. Nonostante fosse piccolo ma dalla corporatura tarchiata, Mel fu un atleta di talento in tutti gli sport. Già al liceo, conosceva il baseball più dei suoi compagni di gioco, diventando così il leader naturale. Era un bel catcher affidabile e, fin dall'inizio, ebbe la capacità di colpire la palla più duramente e più distante degli altri ragazzi. Nel team della high school, Mel giocava due partite alla settimana. Negli altri giorni eccelse come battitore mancino e catcher per una squadra semi-pro. Era costume locale dare dei soldi ad un giocatore quando batteva un fuoricampo che portava alla vittoria la sua squadra. Mel Ott guadagnava i soldi con la mazza all'età di 14 anni. Fu respinto perchè "troppo piccolo", dai New Orleans Pelicans della Southern Association, così il sedicenne Mel fu ingaggiato da un team semi-pro sponsorizzato da una grossa falegnameria di Patterson, Louisiana, a circa 90 miglia da New Orleans. Fu l’occasione della sua vita. Pochi mesi più tardi il proprietario della società, il miliardario Harry Williams, si fermò a New York, mentre era in partenza per l’Europa, e raccomandò al manager John McGraw dei Giants di dare al ragazzo una chance. Mel non prese sul serio la lettera di Williams in cui gli chiedeva di andare da McGraw. Williams infastidito, al suo ritorno a casa nel mese di agosto, acquistò un biglietto del treno e spedì l'adolescente a New York. Il ragazzo spaventato andò da McGraw per il tryout ai primi di settembre del 1925, impressionando gli astanti con la forza del suo primo turno di battuta. Il seconda base Frankie Frisch dei Giants ricordò: "Mel battè la prima palla con solidità tra gli interni. Poi colpì più in profondità nel campo esterno e, infine, parcheggiò una serie di fastballs e curve alte contro i cartelli pubblicitari sul muro del campo a destra". Più tardi, con il piccolo e robusto ragazzo fuori della portata d'orecchio, un entusiasta McGraw disse ad un giornalista: "Quel ragazzo è notevole. E 'come un giocatore di golf, il suo corpo si muove [compreso il movimento della gamba destra piegata verso il lancio], ma tiene la testa ferma con gli occhi fissi sulla palla. Ha lo swing più naturale che ho visto in questi anni" e McGraw aggiuse poi, profeticamente "Questo ragazzo sta per diventare uno dei più grandi battitori sinistri che la National League abbia visto". Dopo aver visto battere il giovane della Louisiana, McGraw lo tenne con i Giants, ma lontano dagli occhi del pubblico. McGraw diede a Mel un bonus di 400 dollari e un contratto nel mese di gennaio del 1926. Durante lo spring training, McGraw, viste le dimensioni di Mel, disse che doveva ancora crescere e che era troppo piccolo per essere un catcher, così sarebbe stato allenato come un esterno. Ogni tecnica di battuta, ogni trucco dell’outfielding, e ogni particolare fu insegnato da McGraw stesso, aiutato dall’esterno destro Ross "Pep" Youngs, e dall’esterno sinistro Emil "Irish" Meusel con il coach Roger Bresnahan. Bernie Wefers, un rispettato track coach, istruì il giovane nella corretta esecuzione dello stretching per evitare stiramenti ai muscoli delle giovani gambe di Ott, ancora in via di crescita. McGraw proibì a Mel da fraternizzare con i giocatori più anziani poiché riteneva che i veterani induriti avrebbero "corrotto" l' imberbe adolescente. Tuttavia, ai compagni di squadra piaceva Mel che era un ragazzo tranquillo, sin dall'inizio, ed erano sicuri che era solo questione di tempo perchè diventasse un solido giocatore di major league. McGraw aveva deciso di tenere il suo giovane prodigio piuttosto che mandarlo in una farm dove poteva essere rovinato da un manager di Minor League. E così Mel fu utilizzato nei successivi due anni come un giocatore part-time e, quando non giocava, stava scomodamente seduto sulla panchina ad ascoltare da profano le intimidatorie lezioni di McGraw. Quando Ross Youngs morì a 30 anni per una malattia ai reni, nel novembre del 1927, Ott divenne l’esterno titolare dei Giants a 19 anni nel 1928. Il 1929 fu la stagione della svolta di Mel. Ottenne le più alte medie in carriera nei doppi, fuoricampo, RBI, punti segnati e percentuale slugging. I suoi 42 homer e 151 RBI sono i più alti record di sempre per giocatori di 20 anni o più giovani. Mel dimostrò che era un grande battitore in trasferta, piuttosto che al Polo Grounds; detiene ancora i record della National League in trasferta per punti segnati (79) e RBI (87). Inoltre, colpì più home run on the road (22) che nel Polo Grounds, nonostante la sua breve distanza, 258 foot, dalla recinzione sul lato destro. In aggiunta al suo emergere come un grande battitore, Ott ottenne il riconoscimento come titolare all’esterno destro. Nel 1929 partecipò a 12 doppi giochi, un record per un outfielders che resiste ancora 75 anni dopo. Giocava sapientemente le rimbalzanti sulla difficile parete del campo a destra del Polo Grounds, e ottenne un impressionante numero di assist, 26, da outfield. Non migliorò mai più questo record, poiché i corridori impararono ad avanzare con molta cautela sulle palle battute su di lui visto il braccio di cui era armato. La stagione 1929 fu un trionfo. Si era avverata la promessa dei suoi anni di training, anni in cui quasi tutti gli altri giocatori della sua età sarebbero stati inviati per fare esperienza nelle leghe minori. Mel aveva dimostrato che era, e probabilmente avrebbe continuato ad essere, tutto quello che Harry Williams aveva predetto, tutto quello per cui aveva lavorato McGraw e tutto ciò che la sua famiglia e i suoi fans, della città natale, avevano sperato. Era la più giovane stella luminosa della major league. Ott giocò allo stesso elevato livello nel corso delle stagioni dal 1930 al 1932, ma il club non aveva potuto produrre un altro pennant a causa del crollo fisico ed emotivo del manager John McGraw. Il prima base Bill Terry sostituì McGraw come manager dei Giants il 3 giugno 1932. Ma il club non riuscì a risalire oltre il secondo posto, nonostante la potenza in battuta di Terry e Ott, che eguagliò Chuck Klein come leader della League nei fuoricampo, 38, e fu primo nelle basi su ball. Terry effettuò una serie di scambi, ma i Giants non furono considerati un serio contendente per il pennant del 1933. La National League utilizzò una palla da baseball ammortizzata nel 1933 e i lanciatori dominarono. Diversi lanciatori dei Giants – il mancino specialista  della screwball Carl Hubbell, il sinkerballer Hal Schumacher, il knuckleballer Freddie Fitzsimmons e il fastballer Roy Parmelee - ebbero una stagione eccellente. In un anno a basso punteggio, i Giants vinsero il pennant in virtù di una prestazione magnifica di Hubbell - leader della league con 23 vittorie, 10 shutouts e un ERA 1.66 - Terry ottenne una media battuta di .322 media, e Ott, guidò la National League, in basi su ball e si piazzò al terzo posto nei fuoricampo e RBI. I Giants sconfissero i Senators in cinque partite nelle World Series. Il MVP della National League, Hubbell, vinse due partite senza una sconfitta e Ott trascinò i Giants in attacco. Colpì .389, andando 4 su 4 nella prima vittoria della gara di apertura, e colpì l’home run nel decimo inning della partita finale. I Giants rimasero competitivi nelle due successive stagioni, ma non furono in grado di ripetersi, nonostante le stagioni stellari di Ott e Hubbell. I Giants vinsero il pennant nel 1936 e 1937, ma persero entrambe le World Series, sopraffatti dagli Yankees. Con i Giants in lotta anche nella stagione 1937, Terry spostò Ott in terza base per fornire una migliore resistenza difensiva. La maggior parte degli esperti, al momento, ritenne la mossa la chiave dei Giants per vincere il pennant. Mel giocò in modo efficace sul sacco di terza ma soffrì di un periodo di slump all’inizio di stagione, per riprendersi subito e conquistare il titolo della League, a pari merito con Joe Medwick, per i fuoricampo. Ott era compagno di stanza e grande amico di Hubbell, che aveva vinto le sue ultimi 16 decision, nel 1936, estendendo la sua striscia vincente a 24 e diventando leader della League con 22 vittorie. Ott giocò uno dei suoi anni migliori nel 1938, diventando leader della League per punti e fuoricampo, dividendosi in difesa tra la terza base e l’esterno destro a seconda di come Terry avesse bisogno di lui. Ma le altre stelle dei Giants come Hubbell, Schumacher, Fitzsimmons, Gus Mancuso, Joe Moore, Dick Bartell e Burgess Whitehead cominciavano a dimostrare la loro età. La squadra peggiorò nelle successive tre stagioni e il pubblico cominciò ad abbandonare il Polo Grounds. In seguito alla campagna del 1941, in mezzo alle crescenti preoccupazioni circa la guerra in Europa e le tensioni con il Giappone, il presidente Horace Stoneham e Bill Terry valutarono la loro prossima mossa durante gli incontri della winter league a Jacksonville, in Florida. Il 2 dicembre, Ott, nominato capitano dei Giants nel 1939, partì dalla sua casa, vicino a New Orleans, per recarsi a Jacksonville a incontrare la gerarchia dei Giants. Come entrò nella suite dei Giants, Stoneham lo salutò con un sorriso e gli fece un'offerta: "Hello, manager. Ho un nuovo lavoro per te, e più soldi". Ci vollero diversi minuti a Stoneham e a Terry per convincere Mel che era effettivamente il nuovo boss della squadra dei Giants. Ma l'esultanza svanì cinque giorni più tardi, quando i giapponesi bombardarono Pearl Harbor. Il primo anno della gestione di Mel Ott fu un successo. Il suo club non poteva competere con i Cardinals e i Brooklyn Dodgers, ma i Giants si piazzarono al terzo posto, guidati dal potente battitore, recentemente acquistato, e prima base Johnny Mize e dal giocatore-manager Ott. Mel, nella sua XVIIa stagione, superati gli oneri di manager guidò la League in fuoricampo, punti e basi su ball, a testimonianza del rispetto che i lanciatori avevano nei suoi confronti. L'impatto della seconda guerra mondiale, illuminò relativamente il 1942, ma cambiò drammaticamente il baseball della Major League durante le successive tre stagioni. Ogni squadra perse un certo numero di giocatori titolari e i Giants, una delle squadre più colpite, finirono in ultima posizione. Il gruppo dirigente del club infierì su Ott. Nel 1943 soffrì per la sua stagione peggiore, colpì un magro .234 e mancò diversi partite a causa dei disturbi allo stomaco causati dalle sue frustrazioni manageriali. Come la stagione 1943 di concluse, Horace Stoneham ribadì la sua fiducia prolungandogli il contratto per altri tre anni come player-manager. Il club di Ott migliorò nel corso dei successivi due anni, finendo al quinto posto in entrambe le stagioni. Mel aveva riacquistato parte della sua vecchia forma, anche se le sue migliori giornate da giocatore erano chiaramente dietro di lui. Nel 1944, il popolare ragazzo per poco si piazzò al secondo posto negli home run e terzo nella percentuale slugging. Nel 1945, la sua ventesima stagione, colpì il suo 500° home run il 1° agosto ottenendo una media battuta oltre .320 non più tardi del Labor Day, prima di finire a .308 e quinto nella League in home run. Dopo la stagione, Horace Stoneham di nuovo lo ricompensò con un contratto pluriennale e con la ricerca di giocatori che avrebbero migliorato le stagioni, ora che la guerra era finita. Sfortunatamente per Stoneham e Ott, la prima stagione dopo lo guerra mondiale fu un disastro fin dall'inizio. Durante lo spring training, Ott ei suoi coach lottarono per selezionare una squadra tra i tanti giocatori rientrati. E poi, poco prima della stagione di apertura, Mel fu colpito alla testa, durante il batting practice, da uno dei suoi giovani e forti lanciatori. Il giorno dell'inaugurazione colpì il suo ultimo fuoricampo, il 511° della sua carriera. Il giorno successivo, Mel si infortunò al ginocchio su una palla al volo, e giocò di rado e in modo inefficace per il resto della stagione, colpendo un minuscolo .074. I Giants subirono un duro colpo quando il loro miglior rilievo destro, Ace Adams, giocò solo tre partite per poi scendere nella Mexican League. Alla fine di giugno il club si era impantanato nell’ultima posizione e vi rimase. Ott, quando si ritirò come giocatore, aveva battuto 511 fuoricampo, oltre 200 in più di ogni altro National Leaguer, superato solo da Babe Ruth e Jimmie Foxx. Mel ottenne dei record della National League in RBI, punti segnati e basi su ball, tutti successivamente superati. Fu considerato il migliore esterno destro della National League per la maggior parte della sua carriera. Ma Ott sarebbe stato ricordato di più delle sue abilità di giocatore. Era uno degli uomini più popolari che avesse mai giocato. Nel 1938, quando fu spostato dall’esterno destro in terza base, una società di cereali lanciò un concorso per determinare il giocatore più popolare della major league in ciascuna posizione. Mel ricevette il maggior numero di voti per entrambe le posizioni. E nonostante la terribile stagione dei Giants nel 1943, la popolarità di Mel con i tifosi rimase intatta. Sport Magazine lo nominò “Father of the Year”. In un voto a livello nazionale da parte degli acquirenti di obbligazioni della guerra nel 1944, fu selezionato come il più popolare eroe dello sport di tutti i tempi, battendo Babe Ruth, Lou Gehrig, Christy Mathewson, Joe Louis e Jack Dempsey. Il club di Ott del 1947 migliorò notevolmente, finendo al quarto posto con la forza di un record di 221 homer, nessuno, ironia della sorte, colpito da Mel. Ci fu un dibattito molto approfondito per verificare se il molto amato e ammirato Ott dovesse rimanere come manager. Stoneham decise di confermare Mel nel 1948, ma la storia fu la stessa durante la prima metà di quella stagione: dignitoso attacco, scarsamente sufficiente la velocità di squadra e mediocre il pitching. Il 16 luglio del 1948, con i Giants al quarto posto e giocando con una media di .500, Ott si dimise per essere sostituito dal manager Leo Durocher dei rivali Dodgers. Per la costernazione dei tifosi dei Giants, il loro idolo per lungo tempo era stato sostituito da un uomo che disprezzavano di cuore. Ancora sotto contratto con i Giants per tutta la stagione del 1950, Mel divenne l’assistente del suo vecchio amico Carl Hubbell nella gestione del sistema delle farm dei Giants. Mel lasciò i Giants per dirigere gli Oakland Oaks della Pacific Coast League negli anni 1951-1952, ma senza notevoli successi. Rimase fuori dal baseball nei successivi due anni, e ne fu amareggiato. Nel 1955, Mel entrò felicemente nel team del "Game of the Day", del Mutual Network, per commentare le partite alla radio. Nel 1956, divenne il commentatore con Van Patrick  delle partite dei Detroit Tigers sia alla radio che alla televisione. Mel era un naturale per questo lavoro con la sua acuta conoscenza del gioco e il suo calore, amichevole, tenendo i piedi per terra e con lo stile pacato dall’accento meridionale. Si era buttato dal baseball in una nuova carriera con successo. Mel tornò a casa a Metairie, Louisiana, dopo la stagione 1958. La famiglia stava costruendo una villetta a Bay St. Louis, Mississippi, a poche ore da Metairie. Il 14 novembre, si stavano dirigendo a casa dopo aver ispezionato i progressi della costruzione e si fermarono per la cena nell’attesa che si alzasse una fitta nebbia. La nebbia era ancora pesante quando Mel volle proseguire il viaggio, guidando lentamente la sua station wagon. Improvvisamente la sua auto venne investita da un’altra macchina il cui conducente si eclissò. Sia Mel che sua moglie Mildred furono gravemente feriti. Mel morì una settimana dopo, il 21 novembre. Sopravvissero la moglie Mildred e le figlie Barbara e Lyn. Tutto il mondo del baseball nutriva una grandissima stima di Ott come uomo e giocatore. Il giornalista sportivo Arnold Hano riassunse i loro pensieri: "Quando è morto, deteneva quattordici record del baseball, un piccolo uomo con un sorriso timido e un delicato swing, leggendario bravo ragazzo del baseball. La sua morte è stata la cosa peggiore che potesse capitare al baseball, ma la sua carriera è stata la migliore". Fu eletto nella Hall of Fame del baseball nel 1951 con l'87% dei voti. Il suo numero "4" venne ritirato dai Giants nel 1949, ed è appeso nel AT & T Park di San Francisco. Partecipò a 12 All-Star, dal1934 al 1945. Fu anche nominato quattro volte per la Major League All-Star Team dal The Sporting News, nel 1934-36 e nel 1938. E’ uno dei soli sei giocatori della NL a giocare per più di 20 anni con una sola squadra (gli altri sono: Cap Anson, Stan Musial, Willie Stargell, Tony Gwynn, e Craig Biggio). Nel 1999, venne inserito al numero 42 nella lista dei 100 più grandi giocatori della storia del baseball, da Sporting News, ed è stato un candidato per la Major League Baseball All-Century Team. Ott è menzionato nel poema "Lineup for Yesterday" di Ogden Nash:

Lineup for Yesterday

O is for Ott
Of the restless right foot.
When he leaned on the pellet,
The pellet stayed put.

Ogden Nash, Sport magazine (January 1949)