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Come la Disco Demolition Night al Comiskey Park nel 1979 innescò uno scontro tra culture scatenando l'inferno!

Quarantun anni fa, il 12 luglio 1979, il lanciatore rookie dei Detroit Tigers, Dan Petry, al suo secondo viaggio in trasferta si trovò al Comiskey Park di Chicago per il doubleheader in programma contro i White Sox in concomitanza con la Disco Demolition Night.

Non si aspettava l'esplosione dei dischi in vinile, l'incendio al centro del campo, i fans che irrompevano sul diamante, le nuvole di fumo di marijuana, gli sbirri con i manganelli o la perdita per forfeit dei Sox nella seconda partita.

"Ero ancora un ragazzino ed ero il tipo che pensava … ma sta succedendo davvero?", aveva raccontato Petry a un canale televisivo di Fox Sports Detroit, "Questo è quello che succede nelle big leagues? Fanno esplodere le cose tra una partita e l'altra e i fans invadono il campo e la polizia deve uscire?".

Petry - forse ironicamente - aveva ricordato quanto fosse ingenuo quando una giovane e festosa folla, molto più numerosa della capacità dello stadio, intonava imprecazioni contro una forma di musica da ballo che consideravano inferiore al rock'n'roll e offensiva della loro sensibilità.

"Pensavo che questi fans di Chicago fossero i migliori perché si diceva che cantassero "Let’s go Sox! Let’s go Sox!". Petry ricordava invece che stavano davvero cantando: "Disco sucks! Disco sucks! Disco sucks!".

I fans irrompono sul campo al White Sox Park di Chicago durante la Disco Demolition Night in questa foto del 12 luglio 1979, dopo la prima partita di un doubleheader tra White Sox e Detroit Tigers. La promozione di una stazione radio locale si è trasformata in una rissa dopo che centinaia di dischi in vinile sono stati fatti saltare in aria sul campo. La seconda partita del doppio incontro fu dichiarata vinta ai Tigers dagli arbitri per forfeit perchè il campo era impraticabile

Disco Demolition Night - forse la promozione più scellerata nella storia dello sport - è avvenuta il 12 luglio 1979.

Il 40° anniversario commemorato nel 2019 non solo ha suscitato ricordi confusi di alcuni testimoni oculari, ma anche un'analisi socioculturale retrospettiva secondo cui la Disco Demo è stata - almeno in parte - un contraccolpo bigotto contro le persone gay, nere e latine che adoravano la musica da discoteca, la moda e lo stile di vita che le circondava.

I fans anti-discoteca al Comiskey Park mostrano striscioni "Disco sucks"

Per lo meno, l'anniversario ha evocato i ricordi di una notte e di un'era che sta svanendo come i i colori sfocati da una videocassetta. A quel tempo, come ora, le guerre culturali che si sono riversate nello sport e nella musica hanno significato molto per i supporters.

NON SO COME LE PERSONE NON SI FACCIANO MALE

Il dj Steve Dahl mentre incita la folla prima dell'esplosione dei dischi al centro del diamante del Comiskey Park dopo la prima partita del doubleheader tra White Sox e Detroit Tigers del 12 luglio 1979 - VIDEO

La promozione era stata inventata dal personaggio radiofonico Steve Dahl, un ex dj politicamente scorretto di Detroit che era stato licenziato, nel dicembre 1978, dalla WDAI, la "stazione rock migliore di Chicago", che era passata a un formato tutto da discoteca. Dahl trovò presto una nuova casa alla stazione rock del Loop 97.9, covando molto rancore.

Almeno 60000 fans avevano portato dischi in vinile al Comiskey perchè Dahl li facesse esplodere tra le partite. Nell'ambito di una promozione "Serata per adolescenti" promossa dalla stazione radio Loop, ai fans era stato detto che se avessero donato uno dei loro dischi da discoteca, sarebbero stati ammessi al Comiskey Park per soli 98 centesimi.

Tra una partita e l'altra, Dahl e i suoi collaboratori avevano promesso di mettere i dischi in un gigantesco cassonetto al centro del campo e di farli saltare in aria, realizzando fisicamente i trucchi audio che Dahl stava facendo da settimane. Dahl era avvezzo a queste buffonate che non erano isolate alla sola cabina della radio; infatti alle promozioni aveva iniziato a esibirsi con un casco e una giacca militare distruggendo gli album sul palco.

Per questo artista complicato e insicuro, l'adulazione ricevevuta lo aiutava nella sua carriera costruendo un movimento. Questo movimento di alienati ascoltatori maschi che lo seguivano fu chiamato "The Insane Coho Lips" e Dahl e il suo gruppo si salutavano in onda con il saluto: "Disco sucks!"

Il defunto Rusty Staub - giocatore rappresentativo dei Tigers - disse: "andavano su e giù per i pali di foul, bruciavano la gabbia di battuta lanciando "album" in vinile dai bordi affilati dagli anelli superiori dello stadio come frisbee armati".

"I dischi ti potevano affettare e si piantavano nel terreno", raccontò Staub, "Non era uno solo, erano in molti. Oh, Dio onnipotente, non ho mai visto niente di così pericoloso in vita mia. Ho pregato i ragazzi di indossare i loro caschi da battuta".

La polizia di Chicago disperde la folla dal campo del White Sox Park di Chicago dopo che centinaia di dischi erano stati fatti saltare in aria tra la prima e la seconda partita del doubleheader tra i White Sox e i Detroit Tigers, il 12 luglio 1980. Circa 7000 fans tra i 60000 spettatori presenti hanno bloccato il campo durante la promozione Anti-Disco sponsorizzata da una stazione radio locale. La seconda partita doveva cominciare quando gli arbitri giudicarono il campo inadatto al gioco

E questo accadde solo durante la prima partita, vinta dai Tigers 4-1. Poi ci fu l'esplosione e si scatenò l'inferno. Tra fumo e nuvole di polvere, gli spettatori correvano sulle basi emulando i giocatori di baseball lanciando, battendo e scivolando.

Il messaggio del tabellone segnapunti dei White Sox "Vi preghiamo di tornare ai vostri posti" non viene ascoltato mentre migliaia di spettatori si riversano sul campo durante la dimostrazione anti-discoteca al Comiskey Park

Alcuni entrarono nel dugout e cercarono di entrare nella club house dei Tigers, raccontava Petry.

"Non era per fare alcun danno o niente", disse Petry, "Ma sostanzialmente, si impossessarono dell'intero campo di baseball".

Sul campo, in mezzo al caos, entrò Bill Veeck il proprietario dei White Sox, un uomo con una gamba di legno e dalla faccia marcata, a discutere con gli arbitri perchè la seconda partita fosse giocata.

Veeck si fece dimettere dall'ospedale quel giorno perché temeva che la promozione - autorizzata da suo figlio Mike - "potesse diventare catastrofica".

A litigare contro Veeck e con gli arbitri per i Tigers c'era Sparky Anderson, nominato manager solo il mese prima.

I presentatori della TV dei Tigers, George Kell e Al Kaline, riferirono di essere stati testimoni dell'Hindenburg (il famoso dirigibile tedesco esploso nel '37) o dell'apocalisse.

"Non so come le persone non si facciano male", disse Kaline, "Possono farsi veramente male ... Sono così felice che non stia succedendo a Detroit ... Nessun combattimento, George. La gente si sta solo divertendo".

Nell'altra cabina TV c'era Harry Caray, il presentatore dei White Sox, già commentatore per i St. Louis Cardinals e poi per i Chicago Cubs. Attraverso il sistema di altoparlanti dello stadio, Caray e Veeck avevano cantato in duetto "Take Me Out to the Ball Game", nel tentativo di calmare i fans con una musica neutra che non fosse né discoteca né rock.

Il presentatore dei White Sox Harry Caray con il dj Steve Dahl e il pitcher Steve Trout durante la presentazione della Disco Demolition Night

Caray aveva anche detto al suo pubblico televisivo di Chicago: "Da quello che ho appena annusato al piano di sotto, penso che ci debba essere un sacco di marijuana nel ballpark".

Sparky Anderson in seguito disse: "Birra e baseball vanno insieme. Ma penso che quei giovani stessero facendo cose diverse dalla birra".

Il 13 luglio 1979, gli operai sostituiscono le zolle d'erba al Comiskey Park danneggiate dalla promozione della Disco Demolition Night del giorno precedente. Hanno anche dovuto liberare il campo da detriti e dischi rotti

CELEBRARE O SCUSARSI PER QUELLA NOTTE?

Anche a quel tempo, le avvisaglie suggerivano che la dimostrazione rappresentasse qualcosa di più dei giovani stoner che si burlavano di una cultura da discoteca che ritenevano superficiale e non autentica.

Dave Marsh di Rolling Stone - un noto critico rock - all'epoca scrisse che Disco Demo era "la fantasia più paranoica su dove potesse portare alla fine la pulizia etnica della radio rock ... I maschi bianchi, dai 18 ai 34 anni, hanno maggiori probabilità di vedere la discoteca come il prodotto di omosessuali, neri e latini".

La polizia di Chicago entra in campo per arrestare alcuni dei 7000 fans che hanno preso d'assaltoil diamante durante il previsto doublehead tra White Sox e Detroit Tigers, il 12 luglio 1979. La seconda partita viene annullata dopo che i fans hanno acceso il falò al centro del campo e lanciato dischi in vinile e petardi in tutto il terreno di gioco durante la promozione Anti-Disco della stazione radio locale WLUP

Altri hanno confrontato la distruzione dei vinili da 33 e 45 giri con i libri bruciati nella Germania nazista negli anni '30. Nel 2007, lo studioso Gillian Frank della Brown University ha pubblicato "Discofobia: Antigay Prejudice and the 1979 Backlash Against Disco" nel Journal of the History of Sexuality.

Il 12 luglio 2019, per celebrare l'anniversario, i White Sox hanno distribuito magliette commemorative Disco Demolition a 10000 fans, e anche quell'eco promozionale ha raschiato la superficie di una vecchia ferita.

Sul sito web LGBT di Chicago NewNowNext, lo scrittore Lester Fabian Brathwaite ha scritto: "I White Sox volevano rendere omaggio a quella che è stata fondamentalmente una sommossa con connotazioni razziste e omofobe - proprio nel mezzo del Pride Month".

Corbin Reiff, uno scrittore di musica senior per il sito web di intrattenimento e cultura pop "Uproxx", ha partecipato all'evento retrò di questa stagione a Chicago e lo ha strapazzato definendolo "Un esercizio eccezionalmente fuorviante".

"Disco Demolition Night è stato qualcosa molto più meritevole di scuse che di una celebrazione", ha scritto Reiff.

I White Sox hanno reagito al contraccolpo affermando in un comunicato stampa che l'omaggio della maglietta era semplicemente quello di "riconoscere l'anniversario di un momento storico fuori campo" (sebbene, letteralmente, il momento fosse molto sul campo).

Alludendo alla reazione LGBTQ, i Sox hanno dichiarato: "Rimaniamo orgogliosi della storia di lunga data della nostra franchigia sulla promozione dell'inclusione e della diversità".

L'era della disco probabilmente raggiunse il culmine con il film "Saturday Night Fever" nel 1977 con la musica dei Bee Gees. Mostrava un mondo da night club con luci roteanti che illuminavano uomini accattivanti attentamente acconciati che danzavano in abiti a tre pezzi con ampi colletti aperti.

L'eclettico rocker Frank Zappa derise questa cultura dance e la sua ossessione per il guardaroba con canzoni come "Disco Boy" e "Dancin 'Fool", quest'ultimo con testi come:

"Caspiterina, Caspiterinaa, Caspiterina

"Ho messo ora tutto insieme

"Con i miei abiti da discoteca

"La mia camicia è mezza aperta per mostrarti le mie catene

"E il cucchiaio per il naso".

Il riferimento del cucchiaio suggerisce che la cocaina, si dice facesse parte della scena disco degli anni '70 insieme al sesso promiscuo, sebbene nessuna di queste attività umane sia stata limitata alla discoteca o ad alcun decennio.

Per comprendere ulteriormente la sovrapposizione del baseball e disco nel 1979, prendete in considerazione che "We Are Family" - un inno da discoteca delle Sister Sledge - era il tema musicale dei Pittsburgh Pirates, che vinsero le World Series quell'anno e attirarono solo 1,4 milioni di spettatori nelle partite casalinghe (I Pirates si classificarono al 18° posto come spettatori nel '79 tra le 26 franchigie).

Questo chiuse un decennio in cui il business del baseball crollò. I teams avevano provato ogni sorta di espediente per attirare i fans, come "Ten Cent Beer Night" a Cleveland nel 1974.

Partita che terminò dopo che i fans ubriachi avevano lanciato di tutto contro i giocatori armati di mazze. Gli Indians persero la partita per forfeit a favore di Texas.

Alcuni osservatori negli anni '70 avevano confrontato Disco Demolition Night a Chicago con Ten Cent Beer Night a Cleveland e conclusero che troppo alcol rendeva le persone cattive e troppa marijuana li rendeva sciocchi.

COMISKEY È STATO REALIZZATO PER LA DEMO NIGHT

Questi fenomeni trasgressivi sono potuti succedere in quegli anni anche perchè essendo stadi più vecchi, e quindi più accessibili economicamente alle fasce più giovani, si prestavano a recepire un pubblico rumoroso e indisciplinato.

In un certo senso, Comiskey era il luogo perfetto per la Disco Demo night. Nonostante la franchigia dei White Sox fosse un membro fondatore dell'American League, in varie occasioni divenne un club rinnegato. Otto giocatori dei Chicago "Black Sox" truccarono le World Series del 1919 consegnandole ai Cincinnati Reds (101 anni fa)!

Il campo da baseball venne inaugurato nel 1910, costruito per il proprietario del team Charley Comiskey, soprannominato "The Old Roman". Lo stadio aveva distintivi archi romanici sul retro delle tribune inferiori. Attraverso di essi, i fans potevano vedere gli alberi ondeggiare nelle brezze al largo del lago Michigan.

Entrata abusiva dei fans dall'esterno del White Sox Park di Chicago mentre sta per iniziare l'invasione in campo

Nella notte della Demo Disco, tuttavia, i fans portarono delle scale, appoggiandole contro gli archi e si riversarono sul campo da baseball già pieno come se fossero i Visigoti che saccheggiavano Roma.

La polizia effettua degli arresti. Quello che è iniziato come un divertente evento ironico è diventato rapidamente preoccupante quando migliaia di fans di adolescenti si sono lanciati sul campo. La polizia antisommossa fu chiamata e fece arresti

Venti anni prima, quando Veeck era il proprietario della squadra per la prima volta e i suoi "Go-Go White Sox" vincevano il pennant dell'American League nel 1959, inventò il tabellone segnapunti che esplodeva. Anche allora, Veeck fece esplodere le cose.

All'inizio degli anni '70 - poco prima che Veeck riacquistasse la squadra - Comiskey Park presentava erba artificiale sul diamante e erba naturale sugli esterni. Nei corridoi, i Sox vendevano alcolici pesanti nelle postazioni bar.

Dal 1979 in poi, Veeck aveva permesso che il suo campo venisse utilizzato per concerti rock dando modo ai giocatori ospiti di lamentarsi spesso per le condizioni del campo.

Nonostante i danni della Demo Disco al campo e alla reputazione di Veeck, ci fu solo un grave infortunio (l'anca rotta di un venditore) e solo 37 fans vennero arrestati con accuse minori.

Petry, per coincidenza, lanciò la sera successiva battendo i White Sox 3-1 per la prima delle sue 125 vittorie in major league in una carriera lunga 13 anni. Disse che quando salì sul monte quella notte, Comiskey era ancora sconvolto dalle scosse di assestamento della Disco Demolition.

"La notte seguente, stavano ancora lanciando roba", ricorda Petry, "Petardi M-80s – 45 giri e album. Ron LeFlore dovette indossare un caschetto all'esterno centro anche la seconda notte. È stato un periodo piuttosto spaventoso".

Alla domanda sulla musica dell'epoca, Petry si strinse nelle spalle e disse: "La disco mi andava bene. Certamente non era qualcosa che odiavo".

Riferimento: Joe Lapointe "All hell broke loose: 40 years ago, Disco Demolition Night at Comiskey Park stirred culture war" del 14 dicembre 2019

15 ANEDDOTI SULLA LITTLE LEAGUE BASEBALL

Alla fine di agosto del 2019, la Little League di River Ridge, Louisiana, ha vinto la 73a edizione della Little League World Series. La storia che contraddistingue questo incredibile torneo giovanile è ricca di aneddoti, personaggi e tante episodi. Da dodici anni, anche le nostre formazioni regionali hanno l'onore di partecipare a questo evento. Questo breve preambolo per iniziare a raccontare 15 momenti basilari, e forse non molto noti, che hanno contrassegnato l'iter evolutivo della Little League Baseball, la più grande organizzazione sportiva giovanile del mondo.

1. TUTTO COMINCIO' CON UNA PARTITA SU UN TERRENO INCOLTO.

Carl Stotz con due giocatori del team Lycoming Dairy nel 1939

Un giorno del 1938, Carl Stotz, impiegato di una falegnameria a Williamsport, in Pennsylvania, stava giocando a baseball con i suoi nipoti quando inciampò in un cespuglio di lillà. La sua frustrazione si trasformò rapidamente in ispirazione quando decise di iniziare un campionato locale in cui i bambini potevano giocare a baseball organizzato su un vero campo da baseball. Quell'estate, stabilì le regole per la Little League Baseball - comprese le dimensioni del campo che sono ancora utilizzate oggi - e raccolse abbastanza bambini e attrezzature per far iniziare a giocare tre squadre.

2. LE PRIME SQUADRE VENNERO SPONSORIZZATE DA UNA LATTERIA LOCALE, UN'AZIENDA DI LEGNAMI E UNA FABBRICA DI PRETZEL.

Le squadre della Little League oggi si affidano al supporto di sponsor locali per acquistare attrezzature, come mazze e caschi. Lo stesso avvenne nel 1938, ma senza nessun riconoscimento ufficiale della neonata League, Stotz ebbe molte difficoltà a trovare degli sponsor. Dopo aver sollecitato 56 diverse aziende locali, Stotz finalmente convinse Lycoming Dairy ad accettare di sostenere una delle sue squadre. Alla fine si assicurò la sponsorizzazione di altre due aziende, Lundy Lumber e Jumbo Pretzel. Nella prima partita della Little League, giocata il 6 giugno del 1939, Lundy Lumber sconfisse Lycoming Dairy 23-8.

Jumbo Pretzel  Team 1939

Lundy Lumber Team 1939

Lycoming Dairy Team 1939

3. I PRIMI CAMPIONI DEL TORNEO FURONO I MAYNARD MIDGEST.

I Maynard Midgets primi campioni della Little League World Series nel 1947

Nel 1947 la Little League Baseball tenne il suo primo torneo in assoluto. Con solo 12 squadre in gara, fu una competizione ben lontana dal tentacolare torneo internazionale in cui i giocatori competono oggi. Ma attirò 2500 spettatori e ricevette l'attenzione dei media nazionali. Nella partita finale i Maynard Midgets sconfissero Lock Haven All Stars 16-7.

4. LA CRESCITA ESPLOSE DOPO UNA STORIA SCRITTA DAL THE SATURDAY EVENING POST.

Il famoso illustratore Norman Rockwell ritrasse la squadra di Middletown South Farms a Wiiliamsport nel 1948 che venne pubblicata nel Saturday Evening Post del 14 maggio 1949

Nella primavera del 1948, Stotz organizzò delle partite dimostrative in una città vicino a Williamsport. Era una delle tante partite che Stotz proponeva per le comunità interessate ad aggregarsi ai programmi della Little League, ma ci fu qualcosa di fortuito in questa particolare partita. Sulle tribune c'era un uomo di nome E.H. Brandt, redattore senior del The Saturday Evening Post, che era in vacanza nelle vicinanze. Incantato dallo spettacolo, Brandt incaricò un giornalista e fotografo di scrivere della Little League, che a quel punto si stava espandendo lentamente lungo la costa orientale. Dopo che oltre 4 milioni di abbonati al Post lessero la storia, l'anno successivo Stotz fu sommerso dalle richieste delle comunità desiderose di iscrivere le proprie Little League. Tra il 1949 e il 1953, il numero delle Leagues raddoppiò ogni anno.

5. LE PRIMI SQUADRE INTERNAZIONALI VENIVANO TUTTE DALLE DUE SPONDE DEL CANALE DI PANAMA.

Poco più di 10 anni dopo che Carl Stotz inciampò nel suo cespuglio di lillà, la Little League Baseball si espanse al di fuori degli Stati Uniti. Le prime squadre internazionali, che iniziarono contemporaneamente nel 1950, erano situate su entrambi i lati del Canale di Panama. Una squadra, allenata dall'ex major leaguer Joe Cicero, fu chiamata "Pacific", l'altra "Atlantic". La maggior parte dei giocatori erano americani trapiantati, figli di maestranze del canale e ufficiali militari che si erano innamorati del Pastime americano all'estero.

6. OGGI, CIRCA 90 PAESI PARTECIPANO ALLA LITTLE LEAGUE BASEBALL.

Dalla Russia all'Australia, dal Burkina Faso alla Papua Nuova Guinea, i bambini di sei diversi continenti giocano attualmente nella Little League Baseball. Le squadre asiatiche sono state una presenza dominante nell'annuale torneo delle World Series, mentre le squadre caraibiche della Repubblica Dominicana e Curaçao sono recentemente aumentate. Nessuna squadra europea, africana o mediorientale è mai arrivata alla finale delle World Series.

7. ALLE RAGAZZE FU VIETATO DI GIOCARE FINO AL 1974.

Maria Pepe

Anche dopo che entrò in vigore il Titolo IX nel 1972 (*), il baseball della Little League si oppose fermamente a far giocare le ragazze. L'organizzazione riteneva che le ragazze fossero più inclini a ferirsi e che il baseball fosse la "prerogativa" dei giovani ragazzi americani. In tutto il paese, la Little League Baseball iniziò a opporsi ai casi giudiziari promossi dalle famiglie delle ragazze che volevano giocare. La League generalmente vinse, sostenendo che la loro organizzazione, essendo privata poteva prendere tali decisioni. Fino a che nel 1974 i giudici del New Jersey e del Massachusetts decretarono che la Little League non aveva il diritto di impedire alle ragazze di partecipare. Una ragazza che aveva impugnato la causa, l'11enne Maria Pepe di Hoboken, nel New Jersey, giocò tre partite nel 1972. A Pepe fu chiesto di lasciare la squadra dopo che la Little League "minacciò di revocare l'atto costitutivo di Hoboken". Il rifiuto di consentire a Pepe di giocare attirò l'attenzione della National Organization for Women (NOW). Dopo aver superato due casi, la Little League decise che era troppo costoso combattere le crescenti battaglie legali e permise alle ragazze di giocare (ma purtroppo Maria Pepe era troppo vecchia per tornare in campo).

8. MA UNA RAGAZZA GIOCO' SEGRETAMENTE NEGLI ANNI PRIMA NELLA LITTLE LEAGUE BASEBALL.

Kathryn Johnston

Nel 1950, Kathryn Johnston di Corning, New York, ci provò e conquistò un posto nella sua squadra locale della Little League. Piccola e magra, e con i capelli raccolti sotto il berretto da baseball (dopo che sua madre le aveva tagliato le due lunghe trecce), Johnston passò allo pseudonimo "Tubby", da un personaggio popolare dei fumetti. Dopo aver rivelato al suo allenatore e ai suoi compagni di squadra che era una ragazza, Johnston disse anni dopo, che tutti accettarono di lasciarla giocare. Nel 1951, la Little League codificò la sua politica "niente ragazze".

9. IL PRIMO TEAM INTERNAZIONALE A VINCERE LA LITTLE LEAGUE WORLD SERIES FU UNA VERA STORIA DI UNDERDOG.

La squadra di Monterrey, Nuevo León, Mexico

Nel 1957, una squadra della Little League di Monterrey, in Messico, attraversò il ponte pedonale sul Rio Grande per giocare la loro prima partita sul suolo americano. La partita, parte dei primi round dell'annuale Little League World Series, era a McAllen, in Texas. La squadra di Monterrey, che solo di recente aveva iniziato a giocare a baseball e giocava in un campo di fortuna che doveva spazzare via regolarmente da vetri rotti e detriti, non si aspettava di vincere. Ma vinsero e continuarono a vincere contro squadre del Texas, Kentucky e Mississippi. Molti dei ragazzini non avevano mai lasciato Monterrey e avevano nostalgia di casa. I loro visti erano scaduti e mangiavano solo due pasti al giorno per risparmiare denaro.

Arrivarono ​​alla finale delle World Series, dove sconfissero una squadra molto più grande e più forte di La Mesa, California, grazie al perfect game del dodicenne lanciatore Angel Macias, l'unica partita perfetta mai lanciata in un Campionato delle LLWS. Successivamente, i giocatori di Monterrey furono universalmente salutati come eroi. Presero parte a una partita dei Brooklyn Dodgers, incontrarono il presidente Eisenhower e andarono a fare shopping da Macy, che diede a ciascuno dei giocatori un credito di 40 $. Quando tornarono in Messico, centinaia di migliaia di persone erano lì per salutarli.

10. LA LITTLE LEAGUE BASEBALL UNA VOLTA VIETO' ALLE SQUADRE INTERNAZIONALI LE WORLD SERIES.

La Little League era nata in America, ma a metà degli anni '70, le squadre internazionali stavano dominando il torneo mondiale. Ciò includeva il Giappone, che vinse le World League della Little League nel 1967 e nel 1968, e Taiwan assolutamente dominante, che vinse il torneo per quattro anni consecutivi dal 1971 al 1974. Nelle World Series del '73, Taiwan vinse tre partite combinando un punteggio di 57-0, e si aggiudicò la partita per il titolo con il punteggio di 12-0. Dopo che Taiwan vinse di nuovo nel 1974, la Little League intraprese misure per vietare alle squadre internazionali di avanzare oltre il round regionale delle World Series. Il loro ragionamento: le squadre internazionali erano troppo concentrate sulla vittoria del torneo. Dopo una forte reazione, la Little League tornò sulla propria decisione e riammise le squadre internazionali.

11. POSSIAMO RINGRAZIARE LA LITTLE LEAGUE PER IL CASCO DI BATTUTA E ALTRE INNOVAZIONI.

Dr. Creighton J. Hale con il suo caschetto

Il caschetto del Dr. Creighton J. Hale

Nel 1959, il Dr. Creighton J. Hale, direttore della ricerca della Little League, sviluppò il primo elmetto da battuta con protezioni per le orecchie. Era un progetto che la Little League implementò rapidamente e che la Major League Baseball alla fine adottò per i suoi giocatori (Considerando che aveva anche contribuito a sviluppare il casco in Kevlar per i militari, il Dr. Hale ha probabilmente prevenuto più ferite alla testa rispetto a qualsiasi altra persona nella storia). La Little League è stata anche il banco di prova per la mazza in alluminio (1971), il tabellone segnapunti telecomandato (1945) e la prima "ump cam" mai indossata dall'arbitro Frank Rizzo durante la finale della Little League World Series del 1985.

12. IL PRIMO LITTLE LEAGUER AD ENTRARE NELLE MAJOR FU JOEY JAY.

Nel corso degli anni, i Little Leaguers che hanno giocato nell'olimpo della Major League Baseball includono l'Hall of Famers Cal Ripken Jr., Nolan Ryan e Tom Seaver. Il primo a farlo fu Joey Jay, di Middletown, nel Connecticut, che firmò con i Milwaukee Braves nel 1953, all'età di 17 anni (Allen Yearick, che giocò nella primissima partita nel 1939, firmò con l'organizzazione dei Boston Braves nel 1947, ma giocò solo nelle minor leagues). A causa del "Bonus Rule (°)" in cui le squadre erano obbligate a tenere i giocatori, Jay giocò solo con parsimonia nelle sue prime stagioni. Alla fine fu scambiato con i Cincinnati Reds, dove lanciò stagioni consecutive con 20 vittorie nel 1961 e nel '62. Lanciò anche in Gara 2 delle World Series del 1961, tenendo i New York Yankees a sole due punti per aggiudicarsi la vittoria (anche se alla fine gli Yankees avrebbero vinto la serie).

13. ED VOSBERG, JASON VARITEK E MICHAEL CONFORTO APPARTENGONO A UNA ULTRA ESCLUSIVA LITTLE LEAGUE.

Ed Vosberg, Jason Varitek e Michael Conforto sono gli unici tre giocatori nella storia del baseball ad aver giocato nella finale della Little League World Series, nella finale del College World Series e nella MLB World Series. Vosberg, giocò in prima base per Tucson, la Cactus Little League dell'Arizona, la finale della LLWS del 1973, lanciando una one hitter in semifinale contro Birmingham, Michigan. Lanciò per l'Università dell'Arizona durante nella finale  NCAA champion nel 1980, e nei Florida Marlins quando vinsero le World Series nel 1997.

Ed Vosberg Tucson Little League

Ed Vosberg Arizona University

Ed Vosberg San Diego Padres

Jason Varitek giocò per Altamonte Springs, Florida, la finale LLWS 1984, con Georgia Tech nella finale NCAA nel 1994 e con i Boston Red Sox (2004 e 2007).

Jason Varitek Little League

Jason Varitek Georgia Tech University

Jason Varitek Boston Red Sox

E nel 2015, Michael Conforto diventò il terzo giocatore a far parte di questo illustre gruppo, avendo giocato per la Redmond North Little League nel 2004, l'Oregon State University nel 2013 e i New York Mets nel 2015, dove è diventato il primo giocatore a colpire RBI in tutte e tre le finali.

Michael Conforto nella LL, Oregon State University e NY Mets

14. NON SONO MANCATE LE POLEMICHE SUL RECLUTAMENTO.

La Little League ha rigide politiche sull'età e la residenza dei giocatori. Le Leagues possono reclutare solo giocatori dai loro distretti locali, come definito nelle carte dei fondatori, e possono usare solo giocatori di età inferiore ai 13 anni (o che compiono 13 anni dopo il 1 maggio di un determinato anno). Nonostante la preminente attenzione data a queste regole, per decenni le squadre le hanno violate per guadagnare un vantaggio nel torneo mondiale. La città di Zamboanga, nelle Filippine, fu privata del titolo nel 1992 dopo che si scoprì che avevano utilizzato giocatori fuori età e fuori dal distretto rappresentato (inclusi alcuni che avevano assunto l'identità dei giocatori idonei).

Nel 2001, Danny Almonte, un magistrale lanciatore mancino del Bronx che lanciò un perfect game e condusse la sua squadra al titolo, venne scoperto che aveva 14 anni e la sua squadra perse le World Series a tavolino.

Danny Almonte

Proprio nel 2014, la Jackie Robinson Little League di Chicago dovette rinunciare alla sua vittoria nel torneo dopo che furono rilevate delle violazioni sul reclutamento.

Jackie Robinson Little League di Chicago

Taiwan, nel frattempo, infranse le regole per anni nel reclutare i giocatori. Nel 1997, dopo essere stati informati dal paese rivale, il Giappone, la Little League controllò maggiormente Taiwan e rafforzò le sue politiche di reclutamento. L'anno successivo, Taiwan si ritirò dal torneo, dicendo che non poteva rispettare le nuove politiche.

15. L'ANNUALE TORNEO COMPRENDE PIÙ DI 16.000 PARTITE IN 45 GIORNI.

Ogni estate, squadre di tutto il mondo si affrontano per avere la possibilità di competere nelle finali delle World Series a Williamsport. Quelli che lo fanno devono sopravvivere a un programma di partite estenuanti e, naturalmente, vincere, ancora e ancora e ancora. Il torneo di 45 giorni prevede più partite di sei stagioni della Major League Baseball messe insieme. In combinazione con gli altri tornei delle World Series che Little League organizza per il softball e le altre categorie di età, l'organizzazione supervisiona il più grande torneo ad eliminazione del mondo.

(*) Il Titolo IX è una legge federale sui diritti civili approvata nell'ambito degli emendamenti sull'istruzione del 1972. Questa legge protegge le persone dalla discriminazione basata sul sesso nei programmi di istruzione o nelle attività che ricevono assistenza finanziaria federale. Il Titolo IX afferma che:

"Nessuna persona negli Stati Uniti potrà, sulla base del sesso, essere esclusa dalla partecipazione, negare i benefici o subire discriminazioni nell'ambito di qualsiasi programma educativo o attività che riceve assistenza finanziaria federale".

Il Titolo IX si applica a qualsiasi istituzione che riceve assistenza finanziaria federale dal Dipartimento della Pubblica Istruzione, comprese le agenzie educative statali e locali. Programmi educativi e attività che ricevono fondi federali dal Dipartimento della Pubblica Istruzione devono operare in modo non discriminatorio. Inoltre, un destinatario non può fare ritorsioni nei confronti di qualsiasi persona per essersi opposta a una pratica o politica educativa illecita o perché una persona ha addebitato, testimoniato o partecipato a qualsiasi azione di reclamo ai sensi del Titolo IX.

(°) Il Bonus Rule è stato istituito dalla Major League Baseball nel 1947 per impedire alle squadre di assegnare determinati giocatori alle farms dei clubs. La regola stabiliva che quando una squadra della Major League firmava un giocatore con un contratto superiore a 4.000 $, la squadra doveva mantenere quel giocatore nel 25-man roster per due stagioni complete.

Qualsiasi squadra che non rispettava la regola perdeva i diritti sul contratto di quel giocatore. Il giocatore veniva quindi inserito nella lista “waivers”. Se il giocatore rimaneva con la squadra per due stagioni complete, la squadra poteva quindi mandare quel giocatore alle squadre del proprio farm system senza ripercussioni. La regola subì diverse varianti fino a quando fu definitivamente abolita nel 1965.

Una nuova versione della norma, questa volta legata esclusivamente ai contratti con giocatori internazionali, è entrata in vigore negli anni 2010.

Nasce la Oakland's Mustache Gang

C'è stato un tempo in cui i giocatori di baseball tendevano ad assomigliare a Candy LaChance dei Boston Red Sox del 1903.

Candy LaChance

O, forse, sembravano tutti simili ai giocatori di "Gone Batty", il cartone animato della Warner Brothers che notoriamente ci ricordava che "Non c'è niente nel regolamento che dice che un elefante non possa lanciare".

In effetti c'erano molti peli sul viso dei giocatori. Vari baffi erano la cosa che più definiva l'immagine del baseball delle origini.

E poi, all'improvviso, non ci sono più stati.

La maggior parte delle fonti che ho trovato cita il catcher di lunga data dell'American League Wally Schang, quando giocava per i Philadelphia Athletics nel 1914, come ultimo giocatore a sfoggiare dei peli sul viso in una partita della stagione regolare prima che i baffi sparissero dal panorama del baseball per oltre un mezzo secolo.

Wally Schang

Ma dalle mie ricerche ho scoperto che, forse, i baffi per ultimo li portò uno dei personaggi più coloriti di tutti i tempi, George "Frenchy" Bordagaray, che fu scambiato con i Brooklyn Dodgers il 26 dicembre 1934.

George "Frenchy" Bordagaray

Bordagaray si presentò allo spring training nel 1936 con i baffi, che aveva fatto crescere per interpretare un piccolo ruolo nel film "The Prisoner of Shark Island", girato durante l'offseason. Questo era scandaloso, dato che in quel periodo i giocatori di baseball dovevano essere rasati; e come abbiamo visto l'ultimo giocatore con i baffi fu Wally Schang. I fans dei Dodgers incoraggiarono Bordagaray a farsi crescere i baffi e il pizzetto. Il tabloid Brooklyn Eagle organizzò un concorso per determinare quale tipo di barba Bordagaray dovesse esibire. Dopo alcuni mesi, il manager dei Dodgers Casey Stengel lo fece radere, dicendo "Se qualcuno diventerà un clown in questo club, sarò io".

Perché i baffi e le barbe sono scomparsi dal panorama del baseball? Difficile da dire.

C'è la sensazione che i baffi andassero di moda in America intorno al 1914 perché il più famoso personaggio con i baffi al mondo in quel momento era il Kaiser tedesco Friedrich Wilhelm Viktor Albrecht von Hohenzollern meglio conosciuto come Guglielmo II. Pochi anni dopo, però, arrivarono i nemici pubblici numero uno, i bolscevichi come Lenin, Trotsky e Stalin che sfoggiavano baffi incolti e lunghi - e coloro che li portavano venivano associati a qualcosa di sinistro. Potrebbe essere stato così, ma solo in parte, perché durante il periodo tra le due guerre c'erano ancora grandi star come Clark Gable ed Errol Flynn che portavano dei baffetti sottili. Forse erano le eccezioni che hanno dimostrato la regola? Quale sia l'arcano mistero resta tale ancora oggi.

Quello che sappiamo è che dalla seconda guerra mondiale e subito dopo i baffi tra i giocatori di baseball cessarono di esistere. Sembra che Hitler e Stalin non fossero dei grandi public relation della cura personale. Il sentimento anti-baffi era così diffuso in America negli anni immediatamente successivi alla guerra che molte persone credono che il motivo per cui Thomas Dewey perse le elezioni presidenziali del 1948 con Harry Truman fosse perché aveva i baffi e degli uomini baffuti non c'era da fidarsi.

Per quanto riguarda i giocatori di baseball, sicuramente valeva lo stesso principio. Hanno seguito le tendenze, non le hanno imposte e per 60 anni si sono uniformemente rasati dopo che Wally Schang aveva eliminato il baffo. E non era solo per una loro scelta; i proprietari volevano trasmettere al pubblico un'immagine americana sana e chiara, stabilendo le regole per la cura dell'aspetto dei giocatori. Il che significava che quasi tutti i giocatori dal 1914 fino agli anni '70 avevano un taglio di capelli a spazzola e un viso più liscio di quello di un bambino.

Poi, durante l'offseason del 1971-72, l'esterno degli Oakland Athletics Reggie Jackson decise che avrebbe fatto qualcosa di diverso.

Reggie Jackson

Nel 1972 il resto dell'America aveva già vissuto un'esistenza molto più irsuta per diversi anni, e Jackson decise che, piuttosto che conformarsi all'ortodossia sempre più rigida del baseball, sarebbe diventato un uomo indipendente. Si presentò per lo spring training a febbraio con i baffi e la promessa che, entro l'opening day, avrebbe avuto la barba folta.

A Charlie Finley, il proprietario, non piaceva. Disse al manager di Oakland Dick Williams di dire a Reggie di radersi. Williams lo fece, e Reggie, nelle parole del compagno di squadra Mike Hegan, - citato nel libro di Bruce Markusen
"A baseball Dynasty: Charlie Finley’s Swingin’ A’s", disse a Dick che poteva andare al diavolo. Quindi, come dettagliato nel libro di Markusen, Finley decise di impegnarsi in una psicologia inversa:

"Questo doveva essere un vero punto critico, quindi immagino che Charlie e Dick abbiano avuto un incontro e abbiano detto 'bene, Reggie è una persona particolare, quindi forse possiamo provare in questo caso un po' di psicologia inversa'. Charlie disse ad alcuni altri ragazzi di iniziare a farsi crescere i baffi. Quindi Finley aveva pensato che se un paio di altri ragazzi lo avessero fatto, Reggie si sarebbe rasato la testa, e sai, tutto sarebbe andato bene".

Mentre il terza base degli A's, Sal Bando, raccontava: "Finley, per quanto ne so, non voleva andare a dire a Reggie di radersi. Quindi ha pensato che sarebbe stato meglio che ci facessimo crescere tutti i baffi. In questo modo Reggie non sarebbe più stato un "originale". A tal fine, mentre si avvicinava l'opening day (dopo il breve sciopero dei giocatori alla fine dello spring training) Finley chiese ai lanciatori degli A's Catfish Hunter, Rollie Fingers, Darold Knowles e Bob Locker di farsi crescere tutti i baffi".

Gli A's aprirono la stagione 1972 il 15 aprile al Coliseum  contro i Minnesota Twins. Quando Jackson andò a battere nella parte bassa del primo inning, divenne il primo giocatore a esibire i baffi in una partita da Schang nel 1914.

Ma a quel punto era accaduto qualcosa di divertente e Finley iniziò davvero ad apprezzare i baffi. Mentre a prima vista può sembrare sorprendente, si adatta alla personalità di Finely, almeno per quanto riguarda il resto dell'establishment del baseball. Finley era un sacco di cose, non molte buone, ma di certo non gli importava di molti dei suoi colleghi proprietari o del Commissioner, e probabilmente immaginava che gli A's che scendevano in campo con facce piene di peli avrebbero infastidito molti di loro. O, forse, che sarebbe stato un buon punto di vista commerciale per il suo club. In ogni caso, era passato dal tentativo di ingannare Reggie a radersi per dispetto a incoraggiare attivamente il resto della sua squadra a farsi crescere i peli sul viso.

Il proprietario degli Oakland A's Charles O. Finley (al centro) posa con (in senso orario dall'alto sx-dx) Rollie Fingers, Joe Rudi, Vida Blue, Gene Tenace, Bert Campaneris, Jim Catfish Hunter, Sal Bando & Reggie Jackson (con barba e baffi) nel '74

Finley aveva offerto un incentivo in denaro - 300 $ - a tutti i giocatori che si erano fatti crescere i baffi con successo per la festa del papà. Tutto il team si unì e anche il manager Dick Williams se li fece crescere. Nacque così la Mustache Gang, come divenne nota nella metà degli anni '70. La politica anti-peli sul viso di lunga data del baseball, per quanto informale, finì.

Almeno per tutti tranne che per i New York Yankees, che ancora non permettono ai ragazzi di farsi crescere la barba per qualche stupido motivo, ma questo è un argomento per un'altra storia.

Sorprese postseason: Babe Adams nel 1909

Babe Adams

"Non dimenticherò mai lo sguardo sul viso di Babe Adams quando gli ho detto che volevo che lanciasse la partita di apertura delle World Series del 1909" - Fred Klarke manager/giocatore dei Pirates

- Il 27enne Charles "Babe" Adams ebbe una bella stagione da rookie nel 1909, finendo 12-3 con una ERA di 1.11.

- Tuttavia, nessuno considerava Babe l'ace di un pitching staff che vantava un Big Three formato da Vic Willis (22-11, 2.24 ERA), Howie Camnitz (25-6, 1.62) e Lefty Leifield (19-8, 2.37).

- Pittsburgh (indicato come "Pittsburg" sui giornali da quando la città aveva ufficialmente scandito il proprio nome in quel modo dal 1891-1911) aveva vinto il pennant con 6.5 partite di vantaggio sui Cubs dopo una serie di 16 vittorie all'inizio di settembre.

Fred Klarke

- Per la cronaca Clarke non aveva dovuto usare i suoi top lanciatori nelle ultime partite per conquistare il pennant. Camnitz si stava ancora riprendendo da un attacco di tonsillite, ma per il resto avrebbe potuto utilizzare i suoi partenti nell'ordine che desiderava. Ma Fred aveva apprezzato l'ottimo lavoro svolto dal suo "giovane gigante" Babe nelle ultime sei settimane della stagione, in particolare il suo controllo, dato che Adams aveva concesso solo 23 basi su balls in 130 innings.

Il poster dei Pittsburgh Pirates del 1909 vincitori del pennant della NL (clicca per ingrandire)

I Detroit Tigers avevano afferrato il loro terzo pennant dello Junior Circuit.

- Speravano di vincere finalmente le "World's Series" (come si chiamavano allora) dopo due sconfitte consecutive contro i Cubs. I Pirates avevano perso il loro primo Fall Classic nel 1903 contro i Red Sox.

Ty Cobb e Honus Wagner alle World Series del 1909

- La serie avrebbe opposto due dei più grandi giocatori dell'epoca l'interbase Honus Wagner dei Buc e l'esterno destro Ty Cobb dei Tigers.
Così Adams andò sul monte per aprire la serie al meglio delle sette partite al Forbes Field.

- Forse intimidito dalla folla traboccante di 29265 spettatori, Babe iniziò con esitazione, concedendo un punto nel primo inning. Ma si riprese per ribaltare la partita e i Pirates vinsero per 4-1 quando l'HR solitario di Clarke nel quarto inning diede il pareggio e mise le ali alla riscossa.

La squadra dei Pittsburgh Pirates del 1909 (clicca per ingrandire)

- Adams riuscì ad eliminare tre battitori affrontati solamente in tre inning ma per il resto della partita fu messo sotto pressione ripetutamente, concedendo sei valide, 4 basi su balls e realizzando 2 strikeouts per il suo complete game.

- Babe aveva aiutato la sua stessa causa con due belle giocate in difesa, afferrando un grounder alto di Sam Crawford nel primo inning e assistendo in terza per il gioco forzato e raccogliendo il bunt di Donie Bush nel terzo per inchiodarlo in prima di alcuni pollici.

- Quando Babe salì di nuovo come partente in Gara 5, la serie era in parità con due partite ciascuno.

Howie Camnitz

- Clarke aveva inspiegabilmente iniziato con Camnitz in Gara 2, ma Howie durò solo 2 innings e 1/3 nella sconfitta per 7-2.

Nick Maddox

- Continuando a non giocare con Willis o Leifield, Clarke scelse Nick Maddox (13-8, 2.21) in Gara 3, che concesse solo un punto guadagnato nella vittoria dei Pirates per 8-6 al Bennett Park nella Motor City.

Lefty Leifield

- Leifield alla fine iniziò Gara 4 ma concesse tutti e cinque i punti in quattro innings mentre i Tigers pareggiarono la serie con il risultato finale di 5-0.

Tornati a casa a Pittsburgh il 13 ottobre, Clarke si rivolse al suo Babe.

- Adams rispose con un complete game portando i Pirates alla vittoria per 8-4. Con 8 strikeouts e una sola base su ball in una giornata con una temperatura di 4 °C e un vento gelido che spazzava il campo.

- Le sei valide di Detroit includevano due fuoricampo, due doppi e due singoli.

- Il secondo HR della serie di Clarke da tre punti, profondo all'esterno centro, ruppe il pareggio 3-3 al 7° inning.

- Seguendo una strana formula 2-2-1-1, la serie tornò a Detroit per Gara 6 il 14 ottobre.

Ty Cobb non aveva viaggiato con i Tigers da Pittsburgh a Detroit. Il motivo era che le autorità di polizia di Cleveland avevano consegnato al governatore del Michigan Fred M. Warner una richiesta da notificare a Cobb con l'accusa di aggressione e l'intenzione di uccidere. Ty aveva litigato in un hotel di Cleveland con un guardiano notturno afroamericano. Il governatore negò la richiesta. Così Ty evitò del tutto l'Ohio prendendo la strada più lunga attraverso Buffalo ed entrando a Detroit attraverso Windsor, Ontario. Dopo le World Series, Cobb si dichiarò colpevole di aggressione e percosse e pagò una multa di 100 $ e dovette risolvere una causa civile con l'uomo che aveva aggredito.

Vic Willis

- Willis alla fine fu il partente ma non lanciò molto efficacemente, concedendo 4 punti in 5 inning.

- George Mullin vinse la sua seconda partita per i Tigers, 5-4.

La vittoria di Detroit portò alla decisiva Gara 7.

- La National Commission (era il comitato di tre persone che supervisionò il baseball organizzato dal 1903 al 1920. Era composta da un presidente, il presidente dell'American League e dal presidente della National League) aveva determinato il sito di Gara 7 con un lancio della moneta prima di Gara 5.

- La National Commission aveva pure aderito anche alla richiesta di Detroit di spostare la partita indietro di un giorno al 16 ottobre, un sabato, al fine di aumentare le vendite dei biglietti.

- Deacon Phillippe (8-3, 2.32), il veterano di 37 anni che aveva vinto tre partite per i Pirates nella serie del 1903, aveva implorato Clarke di lasciargli lanciare Gara 7. Ma il giorno libero diede a Fred l'opportunità di andare con Adams di nuovo con solo due giorni di riposo.

Babe rispose con la sua miglior partita della serie.

- Gelò i Tigers con una shutout 8-0 concedendo sei valide. Realizzò solo uno strikeout ma concesse solo una base su ball. Solo nel quarto Detroit riuscì a produrre più di una valida. Nessun corridore andò oltre la seconda base.

- Per il pubblico di casa fu una "netta delusione" - 17562 spettatori paganti per la partita che avrebbe dovuto battere tutti i record di presenze locali. Il tempo, sebbene tutt'altro che ideale (10 °C e burrascoso), fu il migliore rispetto a qualsiasi altra delle tre gare di Detroit.

- Adams portò a casa la somma principesca di 3117 $ per i suoi sforzi. La sua quota delle World Series era di solo 1853 $. Il resto era venuto dalle donazioni dei fans dei Pirates e dai suoi compagni di squadra, che offrirono 25 $ ciascuno.

Quindi i Pirates vinsero il Fall Classic nonostante il fatto che i Big Three non riuscirono a vincere una partita ma grazie al loro lanciatore al suo primo anno dopo una breve apparizione con Pittsburgh nel 1907 in cui aveva giocato solo 4 partite con un record di 0-2.

Statistica di Babe Adams nelle World Series del 1909

G W L CG IP H R ER ERA HR BB K
3 3 0 3 27 18 5 4 1.33 2 6 11

Il quotidiano Pittsburg (h) leader del 17 ottobre 1909 (clicca per ingrandire)

I Pirates non tornarono alle World Series fino al 1925. Sorprendentemente, Adams lanciò in quella serie all'età di 43 anni, avendo giocato solo per Pittsburgh tranne che per un anno nella Western Association nel 1917. Lanciò un inning senza punti.

Le statistiche in carriera di Babe mostrano che ha più vittorie e shutouts di Dizzy Dean e Sandy Koufax ma ciononostante non fu mai preso in considerazione per la Hall of Fame.

Riferimento da: The Biographical Encyclopedia of Baseball (2000);
The Seventh Game, Barry Levenson (2004)

La folle storia dietro l'ultimo forfeit della MLB

Erano circa le 3 del mattino, quando il telefono squillò nella casa del Presidente della National League Leonard Coleman nel New Jersey, svegliandolo dal suo sonno.

"Sig. Coleman, sono Jim Quick", annunciò la voce all'altro capo della linea,"e c'è anche Bob Davidson in linea".

Intontito, confuso, e molto probabilmente convinto che tutto potesse essere uno strano sogno, il rauco Coleman chiese qual fosse il problema. Perché questi due arbitri lo chiamavano dal loro hotel di Pasadena, in California, nel mezzo di quella notte di metà agosto del 1995?

"Bene", spiegò Quick, "abbiamo dovuto terminare la partita per forfeit al Dodger Stadium".

Ora Coleman era sveglio.

"TU COSA?!"

Leonard Coleman - Presidente NL dal 1994 al 1999

La lunga storia del baseball è piena di partite perse per forfeit. Nei suoi primi giorni, più selvaggi, facevano quasi parte del gioco quanto i piccoli guanti, i baffi divertenti e le vittorie di Old Hoss Radbourn.

Secondo i dati di Retrosheet.org, tra il 1871 e il 1899, ci furono in media 3,4 forfeit per anno, con 13 nella sola stagione '84. La serie al meglio delle sette "World’s Championship" del '85 per decidere il vincitore della National League tra i Chicago White Stockings e i St. Louis Browns tecnicamente si concluse in un'
impasse 3-3-1 perché il manager dei Browns Charles Comiskey portò fuori dal campo la sua squadra per protestare contro una decisione in Gara 2 (di questo avremo modo di riparlarne in un prossimo articolo ma nel frattempo leggetevi quanto riportò il The New York Times del 16 ottobre 1885).

Il ritmo delle partite per forfait iniziarono a rallentare considerevolmente nel 20° secolo, da due all'anno nel 1900 a una ogni due anni negli anni 1910, con un calo costante da quel momento. Gli anni '60 furono il primo decennio indenne da forfeit.

Le cose si ravvivarono negli inconfondibili e strani anni '70, che contemplarono i due più famigerati forfeit: Ten-Cent Beer Night al Cleveland Municipal Stadium nel '74 e Disco Demolition Night al Comiskey Park nel '79. Ma nei 40 anni trascorsi da quell'ultimo episodio di violenza sui vinili, il baseball ebbe una sola partita terminata a causa di forfeit. Era una gara che poteva avere importanti ripercussioni sulla corsa al pennant e una di quelle, 35 anni dopo che fu giudicata incompleta, continua a suscitare disaccordo su a chi dare la colpa.

Accadde il 10 agosto 1995, la notte in cui i Dodger persero una partita in casa contro i Cardinals a causa di una pioggia di palline tirate sul campo.
Come spesso accade nelle storie di battibecchi del baseball, questa iniziò con la zona di strike dell'arbitro.

Quella sera Jim Quick era l'arbitro di casa base e crew chief, ed era una di quelle partite in cui ogni lancio sembrava fondamentale. La partita era tirata nel punteggio, così come la corsa al pennant della West NL, con i Dodgers a una sola partita dietro il primo posto dei Colorado Rockies.

Era anche il momento massimo di "Nomomania". Hideo Nomo aveva fatto la 19ma partenza di una sensazionale stagione da rookie che gli sarebbe valsa il Rookie of the Year Award della NL. Una folla di 53361 fans aveva impacchettato il Dodger Stadium sia per vedere Nomo - che aveva concesso solo due punti in otto inning di lavoro - sia per ricevere la palla ricordo per commemorare i molti precedenti vincitori dell'onorevole titolo di rookie per i Los Angeles Dodgers.

Per coincidenza, era stato uno di quei ex Rookies of the Year - Eric Karros, vincitore del 1992 – alla battuta in fondo all'ottavo, con i Dodgers in svantaggio per 2-1 che cercò disperatamente di ottenere un punto per Nomo. In base c'erano due corridori con due outs, quando Karros controllò il suo swing, sul conteggio di 1-2, sulla fastball del rilievo dei Cardinals T.J. Mathews che presubilmente poteva aver lambito o meno l'angolo esterno.

Quick chiamò strike tre.

"Quick stava dormendo dietro il piatto", dice Karros tanti anni dopo, "stava solo vivendo una brutta serata".

Nel vivo del momento, Karros fece sapere a Quick i suoi sentimenti riguardo alla chiamata di strike. Come previsto fu espulso per lo sfogo.

L'evento contribuì a scatenare una particolare energia nel ballpark nella fase finale. Inoltre, un certo numero di fans indisciplinati - per motivi che sono andati persi nella storia (o forse riguardavano solo l'alcool) - avevano già lanciato le loro palline souvenir sul campo al settimo inning, causando un breve ritardo.

Jim Quick

La parte bassa del nono inning era iniziata con i Dodgers e i loro fans ancora furiosi sulla zona di strike di Quick, e l'umpiring crew era preoccupata per l'ulteriore potenziale, ehm, coinvolgimento dei fans.

Box score, STL-LAD, 10 agosto 1995

John Mabry, che stava giocando all'esterno destro per i Cardinals, ricorda quello che può essere meglio descritto come un colpo di avvertimento sparato da un fans poco prima dell'inizio della parte bassa del nono inning.

"Qualcuno aveva lanciato una palla nel campo esterno all'inizio dell'inning", racconta, "La raccolsi e mi comportai come se la stessi per lanciare tra la folla, ma invece la tirai nel bullpen. Si arrabbiarono e ne lanciarono un'altra. Poi ne lanciarono ancora all'esterno centro Brian Jordan. Lui mi guardò e scrollò le spalle".

Con il punteggio ancora 2-1 e i Dodgers in battuta nella loro ultima possibilità contro il closer dei Cards Tom Henke, Raul Mondesi andò a battere da leadoff. Aveva lavorato bene portando il conteggio sul 3-0, quindi prese un lancio appena sotto le ginocchia.

"Ho vissuto sui fili", racconta Henke. "È così che mi sono guadagnato da vivere, specialmente verso la fine della mia carriera in quel modo. Non potevo lanciare nel mezzo del piatto, o quei ragazzi mi avrebbero ucciso".

Mondesi, pensando di avere il quarto ball, stava per avviarsi verso la prima base quando Quick chiamò lo strike.

La folla già tesa si fece più agitata.

Il lancio ball su Mondesi chiamato strike da Jim Quick sul conteggio di 3 a 1

Il lancio successivo non era al limite e non era uno strike. Era ben al di fuori (lo si può vedere bene in questo video su YouTube della trasmissione ESPN "SportsCenter").

Quick chiamò strike due.

Ora la folla dei Dodgers era davvero in ebollizione, così come Mondesi. E quando Henke gli lanciò un lancio quasi identico fuori dalla zona sul conteggio di 3-2, Mondesi non ebbe altra scelta che sventolare. Il suo grande swing fece il primo grande out dell'inning.

Mondesi non mancò di far sapere a Quick cosa provava per la sua zona di strike e, come Karros, venne espulso.

(Quick, che si è ritirato nel 1998, non ha risposto a una richiesta di intervista inviata tramite la MLB Umpires Association. Mondesi, recentemente condannato a otto anni in un carcere della Repubblica Dominicana con l'accusa di corruzione, non è stato possibile raggiungerlo per un commento).

Il manager dei Los Angeles Dodgers, Tommy Lasorda, a sinistra, discute con gli arbitri Jim Quick, al centro, e Bob Davidson dopo che Quick ha espulso Lasorda durante il nono inning contro i St. Louis Cardinals a Los Angeles, giovedì 10 agosto 1995

Il manager dei Dodgers, Tommy Lasorda, si era unito alla protesta e anche lui venne espulso.

Bob Davidson

All'indomani della serata, Bob Davidson (arbitro di prima base nella partita incriminata) disse al folto gruppo di giornalisti riuniti fuori dallo spogliatoio degli arbitri che lo stile di discussione tipicamente ardente e il dimenamento delle braccia di Lasorda scatenarono la folla nel delirio.

"Secondo me, Lasorda aveva istigato il tutto", disse Davidson, "Darei la colpa a lui e alla direzione per aver regalato le palle da baseball prima della partita".

Sebbene avesse ricevuto una tirata d'orecchi dall'ufficio della League per aver espresso pubblicamente quell'opinione in quel momento, Davidson sostiene questa affermazione ancora oggi (anche se in carriera ogni tanto gli piaceva litigare animatamente con Tommy)

video di Bob Davidson

Il General Manager dei Dodgers di allora, Fred Claire, non è d'accordo.

"Tommy è Tommy", dice Claire. "Non aveva toccato per nulla l'arbitro. Dirigeva con passione. Questa contestazione non era diversa da quelle che Tommy sosteneva per qualsiasi altra giocata o chiamata in cui non era d'accordo. Non è che un manager molto mite improvvisamente impazzisce".

Fred Claire GM e Vice Presidente dei Dodgers dal 1987 al 1998

Ciò che non venne contestato è ciò che accade dopo: le palline da baseball.

"Cominciarono a piovere dalle tribune superiori", ricorda Mabry, "E la successiva cosa tirata in campo fu una bottiglia di Jack Daniels che mi colpì".

Davidson afferma: "Penso di ricordare di aver letto che furono regalate 35000 palline quel giorno. E penso che quasi tutte fossero sul campo! Non credo che troppi fans le avessero portate a casa".

I giocatori vennero chiamati fuori dal campo. Mark Sweeney, un rookie prima base dei Cards, ricorda di aver guardato dal dugout mentre le palle continuavano ad atterrare.

"Gli addetti al campo stavano raccogliendo le palle con secchi vuoti"
, racconta, "Devono aver riempito circa 15-20 secchi".

Qui è dove c'è più disaccordo: nella notte del forfeit, Claire si era lamentato con i giornalisti che non era stato fatto alcun annuncio pubblico per avvertire i fans del potenziale forfeit nel caso in cui avessero continuato a lanciare palle sul campo. Al contrario oggi, Davidson ritiene che almeno un annuncio fosse stato fatto prima del nono inning. Mabry e Henke ricordano entrambi un annuncio nel nono.

"Sarebbe stata una storia diversa se non fossero stati avvertiti", afferma Henke.

In ogni caso, i giocatori uscirono dal campo due volte. Una volta completata la raccolta, i giocatori dei Cardinals ritornarono sul campo per riprendere il nono inning con un out.

Quindi, secondo il racconto del Los Angeles Times di quella notte, un'altra palla venne scagliata dalle gradinate.

A giudizio di Quick, era abbastanza. Tre strike e un out! Fu Davidson ad agitare le mani per rendere ufficiale la partita per forfeit - e, quindi, la sconfitta - alla squadra di casa.

"Quick mi disse saluta, abbiamo finito", racconta Davidson, "È stata la mossa giusta da fare".

Dopo tutti questi anni, alcuni pensano che i motivi della decisione siano ancora in discussione.

"Capisco che ci vuole solo una palla per provocare un infortunio", afferma Rick Monday, broadcaster di lunga data dei Dodgers, "ma pensavo che un altro annuncio potesse essere stato un modo migliore per almeno tentare di far continuare la partita".

Claire afferma: "Ho visto molte controversie, molti ritardi, molte cose successe sul campo. Ma tutto in una volta, in una partita con punteggio stretto, quando combatti per il pennant e il primo posto, e perdi perché un arbitro ha preso una decisione. Allora non mi piaceva, non mi piace ora e non mi piacerà tra 30 anni".

I Cardinals la presero sicuramente bene. Diamine, questa era stata l'unica partita che avevano vinto in trasferta su nove giocate.

Tutte le statistiche contano nel forfeit. Quindi Henke, che si ritirò dopo quella stagione con il quinto posto in carriera, al momento, di 311 salvezze totali, ricorda di aver ricevuto un omaggio, in particolare con i Dodgers nel mezzo del loro lineup.

Andando verso il dugout, stavo pensando: "Ehi, è andato tutto bene. Mi prendo la salvezza e non devo fare nulla!".

Fu il primo forfeit in NL in 41 anni e l'ultimo in entrambe le League da allora. I Dodgers ovviamente espressero le loro preoccupazioni all'ufficio della League, ma una volta che Coleman si riprese e valutò la situazione, ritenne che la folla del Dodger Stadium avesse causato "un pericolo sufficiente" per rendere necessaria la decisione.

"All'inizio dell'anno, durante i nostri meetings, segui il protocollo", afferma Davidson, che si è ritirato nel 2016, "Deve essere dato un avvertimento, ed è stato fatto. Penso che fosse abbastanza chiaro. È qualcosa per cui ti prepari".

Gli dei del baseball pareggiarono con una sorta di giustizia divina il torto subito dai Dodgers. solo due giorni dopo, quando vinsero una partita in fondo all'undicesimo inning in seguito a una chiamata di interferenza del ricevitore dopo che il catcher dei Pirates Angelo Encarnación raccolse un lancio per terra con la sua maschera.

Angelo Encarnación che raccoglie la pallina con la maschera VIDEO

I Dodgers continuarono a vincere la West Division con una partita di differenza. La sconfitta non aveva influito sul loro ingresso nella postseason a ottobre o sul loro primato nella Division. Furono spazzati dai Reds nelle NL Division Series.

Con il senno di poi, è facile dire che una serata di palline regalate - sebbene non sia forse una cattiva idea come la "Dozen Egg Night" a cui si fa riferimento nel film "BASEketball" - non sia geniale.

Ma nel 1995, la gente non stava pensando a queste cose.

"Nel corso degli anni abbiamo avuto molte volte in passato serate con omaggi, serate con la pallina", afferma Claire, "Quindi non era come se fosse qualcosa di nuovo o diverso da quello che era stato fatto. Ciò che è stato fatto nel 1995 era diverso da quello che viene fatto oggi in termini di protezione che deve essere fornita in ogni area. Sono considerazioni totalmente diverse".

Ora siamo nel periodo più lungo e prolungato tra i forfeit nella storia della MLB.

Anche i ruoli dei presidente della NL e dell'AL vennero eliminati. Quando la MLB centralizzò l'ufficio della League nel 1999, Coleman fu il voto solitario dell'opposizione nel consiglio esecutivo.

Forse non gli era piaciuto il trasloco, ma, ehi, almeno non doveva più preoccuparsi delle telefonate di mezzanotte degli arbitri.

Riferimento: "The crazy story behind MLB’s last forfeit" di Anthony Castrovince 29 agosto 2019

L'IMPROBABILE VIAGGIO DI RON LEFLORE DALLA PRIGIONE AI DETROIT TIGERS

Ron LeFlore

Durante il tumultuoso decennio degli anni '70, Ron LeFlore passò dal retro di una macchina di pattuglia che lo portava in prigione a calcare il campo esterno dei Detroit Tigers in poco più di quattro anni. È una storia sorprendente di redenzione personale attraverso lo sport professionistico - e in netto contrasto con il passaggio dallo sport professionistico al carcere visto ripetutamente oggi.

Dalla sua storia è stato realizzato un film creato per la TV che si chiama One in a Million: The Ron LeFlore Story interpretato da un giovane LeVar Burton e trasmesso per la prima volta sulla CBS nel settembre del 1978.

Originario del lato est di Detroit, LeFlore ha avuto problemi con la legge presto e spesso e, nel 1970, all'età di 21 anni, è stato arrestato per la rapina a mano armata al Dee's Bar in Mack Avenue, di fronte al Chrysler Stamping Plant. Fu condannato da cinque a 15 anni nella State Prison of Southern Michigan (comunemente nota come "Jackson Prison").

La narrazione di LeFlore non è quella di un giovane atleta promettente che è stato condannato ingiustamente o di un cittadino modello che per un drammatica storia si è trovato nel "luogo sbagliato al momento sbagliato".

LeFlore, per sua stessa ammissione, era alcolista e drogato e un criminale in carriera sin dalla tenera età. La sua biografia tende a indicare il suo quartiere (la famiglia LeFlore viveva a Iroquois Street vicino a East Warren Avenue) o la dura vita domestica come tacite scuse per il suo comportamento criminale. Qualunque cosa fosse il 21enne Ron LeFlore, una cosa certa è che non era un giocatore di baseball esperto.

Probabilmente la parte più incredibile della sua storia è che Ron LeFlore non aveva mai giocato a una partita di baseball organizzata in vita sua fino a quando non andò in prigione.

"Avevamo una piccola squadra nel nostro quartiere, andavamo al parco per giocare, ma questo era tutto", racconta, "Niente Little League, niente di organizzato o ufficiale".

Fortunatamente per LeFlore, il sistema carcerario aveva un programma di baseball e un compagno detenuto, Jimmy Karalla, lo vide giocare. Karalla era un membro della famiglia mafiosa di Detroit guidata da Vito (Billy Jack) Giacalone ed era un associato di Jimmy Butsicaris, venerato proprietario della taverna Lindell A.C., ampiamente riconosciuto come il primo bar sportivo americano (che è ora oggetto di una mostra in corso al Detroit Historical Museum).

Nell'aprile del 1973, Karalla scrisse una lettera a Butsicaris riportando nel dettaglio le performance di baseball di LeFlore nel cortile della prigione. Butsicaris, un caro amico del manager dei Tigers Billy Martin, convinse il focoso skipper che, da ex giocatore egli stesso, era scettico di poter trovare un giocatore utile dietro le sbarre.

Come ricorda la figlia di Butsicaris, Liz Butsicaris Jackson, "Karalla continuava a chiamare mio padre. Papà disse a Billy: Dai, facciamolo, facciamolo. Cosa hai da perdere?" e finalmente riuscì nel suoi intento.

Il 23 maggio 1973, Martin e Butsicaris organizzarono un "goodwill trip" nella prigione di stato di Jackson, con Frank Howard, slugger dei Tigers, e il broadcaster Hall of Famer, Ernie Harwell.

"Sono rimasto deluso per non aver potuto allenarmi quel giorno", racconta LeFlore, "Ero come un Jim Thorpe di quella prigione. Giocavo a basket, correvo in una squadra di staffetta, giocavo a softball, baseball, facevo sollevamento pesi, qualunque cosa si potesse fare". Nonostante non fosse stato in grado di mostrare le sue abilità quel fatidico giorno a Jackson, in base alla raccomandazione di Karalla e alla testimonianza di altri prigionieri che Martin incontrò durante la sua visita, il manager dei Tigers promise a LeFlore un tryout quando fosse stato rilasciato in libertà vigilata. LeFlore non la considerò come una vaga promessa.

"Frank Howard mi diede una mazza", afferma LeFlore, "È stata la mazza più lunga che abbia mai visto. Ho colpito le palle con quella cosa fino a quando la pelle non mi cadeva dalle dita. Non avevo i guanti da battuta, ma il dolore non aveva senso per me. Sarei stato preparato per quel provino".

È fu anche grato all'uomo che mise in moto tutto: "Se non fosse stato per Jimmy Karalla, non avrei mai avuto una carriera nel baseball", dice.

Nel luglio del 1973, i Tigers furono in grado di firmarlo per un contratto che sembrò potesse accelerare la sua libertà condizionale.

"Jimmy era davvero un buon amico del procuratore della contea di Wayne William Cahalan. Non so se avesse tirato le corde ma …" racconta il genero di Butsicaris ed ex dipendente della Lindell AC , David Jackson, suggerendo che crede possa essere stato così.

Il film è tratto da libro Breakout: From Prison to the Big Leagues scritto da LeFlore e dallo scrittore sportivo di lunga data del Detroit Free Press e dell'Oakland Press Jim Hawkins. Nel libro non si raffigurano macchinazioni dietro le quinte. In effetti, anche il film dà l'impressione che il GM dei Tigers Jim Campbell non fosse a conoscenza di LeFlore fino a quando non mise piede al Tiger Stadium per il suo tryout. Hawkins, che era presente nel momento in cui la storia di LeFlore ebbe inizio, ricorda come andò:

"La prima volta che sentii parlare di LeFlore fu quando mi capitò di essere seduto nell'ufficio di Billy Martin poche ore prima di una partita del venerdì sera del 1973 quando LeFlore lo aveva chiamato per informarlo che era fuori di prigione per una breve libertà condizionale e che voleva venire al Tiger Stadium il giorno seguente per il provino che gli era stato promesso. Non sono sicuro che nessuno degli altri giornalisti che seguivano la squadra (eravamo in pochi in quei giorni prima che la radio e internet parlassero di sport) fossero nemmeno consapevoli che Ron esistesse. Non posso dire con certezza, ma probabilmente sono stato l'unico reporter presente al Tiger Stadium per l'allenamento iniziale di Ron - e ci sono stato solo perché sono sempre arrivato presto al campo da baseball. Nessuno, compresi i Tigers, aveva idea di quanto significativa sarebbe stata quella sessione del sabato mattina".

Quando LeFlore in seguito giocò per i Tigers al Butzel Field sul lato ovest di Detroit, impressionò lo scout dei Tigers e il futuro GM Bill Lajoie con la sua corsa sulle 60 yard.

Ciò che era iniziato come un favore per l'amico di Martin Butsicaris portò LeFlore a essere un uomo libero in un breve viaggio attraverso le minor league (dove giocò per il manager Jim Leyland), culminando nella sua chiamata dell'agosto 1974.

Mentre era risaputo che LeFlore aveva un passato sordido, non c'era ancora l'universo di Twitter, né notiziari di 24 ore. Lui era un ragazzo del posto, subito abbracciato dai fans dei Tigers. "Qualche volta ho sentito dei fischi, ma soprattutto ho sentito cantare dei "Go Ron Go", afferma, "La squadra dipendeva da me per rubare le basi". LeFlore cresceva.

Ron LeFlore è l'ultimo a destra seduto nella prima fila (per ingrandire)

Aveva frantumato le probabilità di insuccesso e giocava in major league, alla fine fece parte della squadra dell'All-Star dell'American League del 1976 insieme ai compagni di squadra Rusty Staub e Mark "The Bird" Fidrych. Il suo livello di successo non aveva precedenti, anche se il suo viaggio dalla prigione alla Big League non era stato nemmeno l'unico nella sua squadra. Il collega dei Tigers Gates Brown era stato nel riformatorio statale dell'Ohio a Mansfield - la prigione immortalata in The Shawshank Redemption - prima della sua carriera nel baseball della Major League.

"Gates Brown è stato qualcuno con cui ho trascorso del tempo perché venivamo da circostanze familiari simili", afferma LeFlore, "Mi ha aiutato con la mia battuta. Ero felice per lui quando è diventato un hitting coach, e sono triste per la sua morte" (Brown è stato hitting coach dei Tigers dal 1978 al 1984. È morto nel 2013).

Nel 1974, LeFlore si divise il tempo all'esterno centro con il veterano Mickey Stanley prima di assumere il ruolo di starter nel 1975. Soprattutto noto come un ladro di basi, al suo apice colpì con una buona potenza. Lui, insieme a Mark Fidrych, furono i motivi principali per cui il pubblicò dei Tigers aumentò nel 1976 di quasi 5000 fans a partita rispetto all'anno precedente. Eppure la squadra non finì mai al quarto posto nella classifica della American League East durante le stagioni di LeFlore. Nel 1977, colpì 16 fuoricampo con una BA di .325 - entrambi i massimi in carriera. Ma il 1978 poteva essere stato il suo anno, quando fu leader della League in singoli (153), punti segnati (126) e basi rubate (68), e finì secondo per le valide (198), apparizioni al piatto (741) e at-bats ( 666). Ottenne anche il primato in carriera per partite giocate, apparizioni al piatto, at-bats, RBI e basi su balls.

Alcuni comportamenti di LeFlore però avevano spaventato un po' i Tigers.

"Mio padre lo aveva tenuto d'occhio", dice Butsicaris Jackson, "Il papà aveva abbastanza conoscenza della strada da sapere da dove veniva, poteva finire tutto molto facilmente".

LeFlore realizzò un altro anno al top nel 1979. In 148 partite colpì una media battuta di .300, eclissò il record di 100 punti per la terza stagione consecutiva (110) e rubò 78 basi, secondo solo alle 83 di Willie Wilson dei Kansas City Royals. In apparenza sembrava che il 31enne LeFlore si fosse affermato come pilastro della formazione dei Tigers. Tuttavia, i venti del cambiamento soffiavano attraverso Detroit.

Dopo cinquantatre partite nella stagione '79, i Tigers assunsero Sparky Anderson per sostituire Les Moss, che meno di un anno prima era stato assunto da Detroit per succedere al veterano skipper Ralph Houk. Houk aveva gestito i Tigers dal 1974-78 e supervisionò i primi anni degli sforzi di ricostruzione dei Tigers. Poco dopo il suo incarico, Anderson si rese conto che LeFlore non si sarebbe adattato alla sua club house. A questo punto LeFlore aveva iniziato a godersi le trappole della super celebrità del baseball e le sfoggiava fuori dal campo. C'era un problema di droga, c'erano un sacco di donne e personaggi ombrosi, alcuni dei quali entravano e uscivano dalla clubhouse dei Tigers. I Tigers decisero che la carriera di Ron stava andando nella direzione sbagliata.

Fedeli allo stile di gestione di "My Way or the Highway" di Anderson, il 7 dicembre 1979 i Tigers scambiarono LeFlore ai Montreal Expos con il lanciatore mancino Dan Schatzeder.

"Sono stato molto deluso dall'essere stato scambiato", afferma LeFlore della trade che offese i fans dei Tigers.

Mentre Schatzeder ebbe un anno scadente per i Tigers nel 1980, perdendo 13 partite, LeFlore rubò 97 basi per gli Expos (diventando il primo giocatore a condurre entrambe le leghe in basi rubate) e guidare la National League.

La tecnica di rubata di Ron LeFlore

Gli Expos finirono la stagione al secondo posto, solo una partita dietro ai Campioni delle World Series dei Philadelphia Phillies.

Ron LeFlore nel 1980 con gli Expos

A questo punto era chiaro che LeFlore stava giocando con il fuoco. Ci sono state accuse che stava sniffando cocaina e usava frequentemente eroina. Il suo comportamento sconsiderato stava avendo un impatto negativo su altri giovani giocatori impressionabili, un fatto che i vertici degli Expos non mancarono di vedere. Di conseguenza, la franchigia canadese permise a LeFlore di essere sul mercato come fre agent dopo solo una stagione.

Ron LeFlore nel 1981 con gli Expos

Il 26 novembre 1980, LeFlore firmò un contratto pluriennale da 9 milioni di $ con i Chicago White Sox. Ma il suo periodo con i Sox fu afflitto da comportamenti irregolari, controversie con la direzione e, alla fine della stagione 1982, un arresto per possesso di droga e armi. In due stagioni con i Sox aveva giocato 173 partite combinate e aveva colpito solo .267 con 64 basi rubate. Combattendo un problema di droga, un atteggiamento scadente e abilità decrescenti, LeFlore venne rilasciato il 2 aprile 1983. A soli due mesi dal suo 35° compleanno, la sua carriera di nove anni nella Major League era finita. Poco dopo, rivelò che in realtà aveva quattro anni più di quanto avesse ammesso in precedenza, forse dando qualche spiegazione per il suo rapido declino con i White Sox.

Dopo il suo rilascio da parte dei White Sox, LeFlore aveva cercato disperatamente di trovare in qualche modo lavoro con una squadra della Major League. Nel 1988, mentre lavorava come addetto al trasporto bagagli per la Eastern Airlines, LeFlore frequentò la scuola di arbitraggio dell'ex arbitro della MLB Joe Brinkman. Il corso di cinque settimane aveva permesso ai migliori diplomati di arbitrare nelle minor. LeFlore non riuscì a finire tra i migliori per qualificarsi.

Nel 1989, LeFlore giocò per St. Petersburg Pelicans e Bradenton Explorers della Senior Professional Baseball Association, colpendo .328 in 44 partite complessive (11 con St. Petersburg e 33 con Bradenton). Nel 1990, aveva giocato per i Florida Tropics dell'SPBA. Giocò in 18 partite, battendo due fuoricampo e nove RBI. Aveva anche la seconda media battuta più alta con .403 quando il campionato chiuse i battenti.

Nel 1995, Leflore allenò i Newburgh Night Hawks della Northeast League con un record di 28-45.

Il 27 settembre 1999, LeFlore fu arrestato durante le cerimonie di chiusura del Tiger Stadium per il mancato mantenimento dei figli, per la figlia adulta e sua madre. All'epoca LeFlore viveva a St. Petersburg, in Florida, e alla fine non fu incarcerato dopo aver saldato i pagamenti.

Nel 2000, LeFlore fu assunto come manager dell'ormai defunto Cook County Cheetahs della Frontier League. Fu anche manager e coach nelle Midwest e Northeastern Leagues. Nella primavera del 2003, fu assunto come manager per la franchigia di Saskatoon Legends nella nascente Baseball League canadese, una lega che chiuse a metà della sua stagione inaugurale.

Il 5 maggio 2007, durante il classico incontro con i fans per le firme degli autografi, LeFlore fu nuovamente arrestato per non aver pagato il mantenimento dei figli.

Nell'estate del 2011 a LeFlore fu amputata la gamba destra dal ginocchio in giù a causa delle complicazioni della malattia vascolare arteriosa per aver fumato sigarette da quando era un adolescente e perse 45 chili a causa di tre interventi chirurgici, un destino crudele per il giocatore definito dai fans "il più veloce Detroit Tigers di sempre".

Leflore non ha un'assicurazione sanitaria e vive mese per mese con la previdenza sociale e la sua pensione da baseball.

Alla domanda sui suoi giorni di gioco, ha osservato: "Ho lasciato un segno nel baseball. Nessuno può portarmelo via. Ma avrei potuto lasciare un segno molto più grande nel baseball. Avrei potuto fare molto di più". Mentre il baseball ha fornito una via di fuga dalle dure realtà della sua educazione e del suo tempo nella prigione di stato di Jackson, la sua conseguente fama è stata una maledizione.

Non è mai stato in grado di smettere di eroina o cocaina in tempo per salvare la sua carriera, anche se ha osservato che quei demoni erano profondi nel passato. Tuttavia, anche con la sua caduta in disgrazia, il fatto che Leflore avesse realizzato così tanto nel baseball professionistico è di per sé un'impresa.

E' praticamente inaudito come sia potuto accadere che non provenendo da nessuna esperienza formale con il baseball organizzato si sia trasformato in una All-Star della MLB in meno di cinque anni. La storia di Ron Leflore testimonia i grandi atleti che risiedono nella prigione di Jackson State e serve a ricordare che la vita ha molti colpi di scena. È davvero il talento che è il grande equalizzatore dell'uomo.

L'anno che due squadre furono campioni delle World Series

Ci si chiede ma com'è possibile? N on è proprio in discussione solo una squadra può essere campione!

Tuttavia, nel 1885 il secondo campionato mondiale nella storia del baseball entrambe le squadre contestarono il risultato e il montepremi fu diviso a metà.

Nel 1884, i campioni dell'American Association i New York Metropolitans sfidarono i Providence Grays, i campioni della National League, e furono spazzati in tre partite con Gara 2 (oscurità) e Gara 3 (freddo) terminate in anticipo. Anche se oggi lo chiamiamo "championship", fu per davvero più un'esibizione che una serie competitiva con un solo vincitore (per saperne di più clicca qui).

Chicago White Stockings, 1885-86

L'idea fu ripetuta nella stagione successiva, questa volta con un premio di 1.000 $ per il vincitore. La serie mise a confronto i Chicago White Stockings della National League contro i St. Louis Browns dell'American Association.

St. Louis Browns 1885

Il baseball nel decennio del 1880 era un gioco difficile, e non stiamo solo parlando dei lanci alla testa e scivolate dure per fare male che oggi definiamo come giocate punite severamente dal regolamento e dalla giustizia sportiva. I giocatori si lanciavano insulti a vicenda durante il gioco. I difensori si aggrappavano ai corridori in modo che non potessero avanzare. I fans si ubriacavano e molestavano verbalmente e fisicamente i giocatori in trasferta, che a quei tempi non avevano dugouts in cui nascondersi.

Arlie Latham

Come vuole il destino, le World Series del 1885 presentavano due squadre che esemplificavano la loro era. I St. Louis cercavano di intimidire gli avversari correndo su e giù per le linee di foul e urlando contro il lanciatore avversario. La star dei Browns Arlie Latham fu un pioniere ed era noto per essere costantemente coinvolto in combattimenti.

King Kelly

King Kelly dei White Stockings era più birichino di Latham, che era decisamente più aggressivo. Tagliava le basi quando notava che un arbitro non stava guardando e lasciava cadere la sua maschera da ricevitore in modo che un corridore ci inciampasse.

Col senno di poi, forse non sorprende che queste due squadre si sarebbero incontrate in una championship che si sarebbe conclusa con un risultato che non è ancora chiaro ai nostri giorni.

La serie non era iniziata alla grande, almeno per quanto riguarda le sue eventuali prospettive di determinare un vincitore. Dopo che Gara 1, giocata al Congress Street Grounds di Chicago, si era conclusa dopo l'ottavo inning a causa del buio con le due squadre in parità, il caos regnò davvero nella seconda partita della serie.

Fred Pfeffer

Gara 1 si aprì con diverse sfide pre partita, tra cui una gara di lancio della palla e una gara podistica attorno alle basi. Nel gioco che seguì, i Browns costruirono un vantaggio di 5-1 attraverso sette inning, ma nell'ottavo Chicago segnò quattro volte, gli ultimi tre con un fuoricampo del seconda base Fred Pfeffer per pareggiare. A causa dell'inizio partita ritardato, quando Pfeffer attraversò il piatto il crepuscolo era già sceso. Tra gli inning, l'arbitro David Sullivan - che era stato ingaggiato per officiare la serie dopo aver arbitrato 69 partite della National League in quella stagione - decise che era troppo buio per continuare a giocare e terminò la partita in parità 5-5.

Un pareggio nelle World Series! E i fans del baseball moderno sono ancora arrabbiati per un pareggio nell'All-Star Game del 2002. Fu l'unica Gara dell'intera serie giocata a Chicago.

La seconda partita si spostò al Sportsman’s Park di St Louis il giorno successivo. I problemi iniziarono nel primo inning quando l'arbitro Dave Sullivan - le partite avevano solo un arbitro all'epoca - chiamò out Kelly sulla rubata in seconda, anche se si disse che fosse chiaramente salvo. Nei successivi inning ci furono un paio di altri apparenti errori – un foul ball chiamato palla viva, un ball chiamato strike - ma quasi nulla che potesse causare una crisi. Anche se i sostenitori della città natale sfidarono in modo rude l'arbitro Sullivan.

Quindi tutto accadde al sesto inning!

Billy Sunday

Billy Sunday dei Chicago da leadoff colpì un doppio. Kelly lo seguì con quello che sembrò essere un groundout sull'interbase, ma Sullivan stava guardando Sunday che rubava casa base e inizialmente perse l'assistenza in prima chiamando safe, quando era ovviamente out. Persino il Chicago Tribune riconobbe che Kelly era out "di almeno tre metri". Il St. Louis Post-Dispatch fu più franco, etichettando la chiamata di Sullivan "... una vera e propria rapina".

Charles Comiskey

Ciò comportò una prolungata interruzione del gioco in quanto Charles Comiskey, manager e giocatore di St. Louis, minacciò di dare istruzioni alla sua squadra di uscire dal campo. Dopo quindici minuti tempestosi durante i quali Sullivan ribaltò ripetutamente la sua chiamata, il gioco ricominciò con Kelly in prima. Tra continui fischi e urla, Kelly rubò subito la seconda, e sul lancio successivo segnò il punto vincente grazie al singolo di Cap Anson.

Cap Anson

Due battitori dopo, con un punto di vantaggio ci fu ancora un'altra contestata chiamata. Con Fred Pfeffer in terza base, Ned Williamson colpì una rimbalzante lungo la linea di foul di prima. Inizialmente la palla era atterrata in un territorio foul ma poi ritornò in territorio buono. Il prima base Comskey dei Browns, anche se pensava che fosse stato chiamato foul da Sullivan, raccolse la palla e la tirò con disinvoltura al suo seconda base che stava coprendo la prima.

Ned Williamson

Tuttavia, Williamson accelerò la corsa e battè il tiro di Comiskey. Sullivan lo chiamò safe. Comiskey contestò la decisione, sostenendo di aver sentito Sullivan chiamare il foul ball - da parte sua, Sullivan affermò che era stato Cap Anson dei Chicago che aveva gridato, "foul". Sullivan cambiò la sua chiamata e dopo tutto disse che la palla era in foul. A questo punto Anson, Kelly e alcuni dei loro compagni di squadra saltarono giù dalla panchina per affrontare l'arbitro. Intimidito dall'accusa, Sullivan cambiò di nuovo la sua decisione. A questo punto, circa duecento fans dei Browns, infuriati dal secondo capovolgimento della chiamata, si lanciarono sul campo e si diressero verso Sullivan. Fortunatamente per Sullivan, in mezzo al turbinio di proteste venne subito circondato dagli agenti di sicurezza che lo portarono in salvo. Più tardi - dalla sicurezza della sua camera d'albergo - Sullivan dichiarò la partita persa per forfeit dai Browns, con il punteggio di 9 a 0, perché Comiskey aveva ritirato la sua squadra dal campo. La squadra di St. Louis, sostenne che fu costretta a lasciare il campo dall'invasione dei tifosi e contestò la sconfitta. Indipendentemente da come si sentivano i Browns, la serie passò a Gara 3 con Chicago in vantaggio, una vittoria e un pareggio. La decisione di Sullivan divenne la fonte di un acceso dibattito durante i restanti giochi della serie.

Quando le due squadre si incontrarono di nuovo il giorno seguente, l'arbitro Sullivan era sparito. Assunse le funzioni di arbitro Harry McCaffrey, che aveva giocato per i Brown nel 1882. Questa volta la partita fu giocata con poche polemiche. Di fronte ancora a uno scarso pubblico di soli 3000 tifosi, i White Stockings "furono fatti a pezzi" immediatamente dai Browns mettendo subito un'ipoteca sul risultato finale nel primo inning quando un errore, e già due out, fecero entrare cinque punti non guadagnati. Da lì in poi i due pitchers ace delle due squadre, Bob Caruthers e John Clarkson, dominarono, con Caruthers e i suoi compagni di St. Louis che alla fine prevalsero 7-4.

Bob Caruthers

L'ultima partita programmata a St. Louis incluse una nuova tempesta di proteste. Prima del primo lancio, Anson chiese che McCaffrey venisse sostituito da un arbitro senza legami con i Browns. Dopo alcune discussioni, Anson cedette, ma a quel punto la sua critica offese McCaffrey così a fondo che si rifiutò di arbitrare. Dopo una ricerca di 45 minuti, uno sportivo locale, William Medart - che apparentemente soddisfava gli standard di Anson - venne strappato dagli spalti per arbitrare la partita.

Non ci volle molto prima che il manager della White Stockings si pentisse di aver mandato tutto all'aria. Fin dall'inizio ogni stretta chiamata rifletteva l'avido supporto del nuovo arbitro per la sua squadra natale. Nel quinto, un errore di Medart costò un punto a Chicago. Perfino i giornali di St. Louis riconobbero la faziosità di Medart. Nonostante tutto, White Stockings erano sotto solo, 3–2, mentre battevano al nono.

Tommy Burns

Con uno fuori e Tommy Burns in prima, il lanciatore di Chicago Jim McCormick colpì un pop fly poco profondo dietro la prima base che Comiskey lasciò cadere. Raccolse la palla e si precipitò a toccare McCormick che aveva tentato di girare per la seconda per poi ricredersi e tornare in prima.

Jim McCormick

Tuttavia, Medart chiamò out il corridore. Arrabbiato, McCormick si precipitò contro l'arbitro. Fortunatamente Anson fu in grado di bloccarlo. Allo stesso tempo, il futuro evangelista Billy Sunday balzò giù dalla panchina dei Chicago con i pugni serrati e caricò verso l'arbitro. Reagendo rapidamente, Mike "King" Kelly, di solito non noto come pacificatore, afferrò il suo compagno di squadra poco prima che arrivasse a Medart. Una volta che l'ordine fu finalmente ripristinato, il gioco si è concluse con un pop foul.

John O. "Honest John" Kelly

Durante la prevista pausa di quattro giorni che seguì, la controversia fu risolta. John O. "Honest John" Kelly venne assunto per arbitrare le partite rimanenti. Kelly aveva combinato l'esperienza in entrambe le League con una reputazione impeccabile e, soprattutto, il rispetto di Al Spalding e di Chris von der Ahe.

Al Spalding

Purtroppo la risoluzione non fece nulla per migliorare la competizione. Lo spostamento al Recreation Park di Pittsburgh suscitò scarso interesse tra i locali. Inoltre, la quinta partita fu giocata in un pomeriggio eccezionalmente freddo di metà autunno. Di conseguenza solo 500 spettatori pagarono per assistere alla partita. Piuttosto che il duro gioco che aveva caratterizzato le prime quattro partite, gli spettatori guardarono nel pomeriggio due squadre sciatte, con il team di Anson che metodicamente si costruì la vittoria per 9–2.

Chris von der Ahe

Le circostanze non migliorarono nei due giorni seguenti a Cincinnati. Come gli spettatori di Pittsburgh, i fans locali dei Red Stockings mostrarono scarso interesse per le partite tra Browns e White Stockings. Il Cincinnati Enquirer descrisse Gara 6 come "una delle partite più orribili viste qui in questa stagione". Le due squadre combinarono un totale di 17 errori, metà dei quali "erano quelli che sono noti nel linguaggio delle baseball come 'rotten' (disgustoso)". A parte un'altra vittoria per 9–2, la grazia salvifica del pomeriggio per i White Stockings fu la performance del pitcher Jim McCormick che concesse solo due valide.

Anche se la serie avrebbe dovuto essere di 12 partite, a causa della scarso numero di spettatori e con i giocatori ansiosi di passare alle attività postseason, i due proprietari concordarono che la seconda partita a Cincinnati sarebbe stata l'ultima della serie.

Tuttavia, se la seconda partita debba essere considerata una sconfitta di St. Louis è rimasta una questione irrisolta. Se contava, Chicago era avanti, 3–2. Altrimenti, la serie era in parità. In entrambi i casi alcuni - come il St. Louis Post-Dispatch - lamentavano che senza partite aggiuntive "la domanda su quale club fosse superiore rimaneva senza risposta". Nonostante le preoccupazioni, i due capitani delle squadre, Comiskey e Anson, arrivarono ad un accordo. Il leader di Chicago, fiducioso dopo due vittorie relativamente facili, a suo agio con l'attuale arbitro e desideroso di aumentare la partecipazione del pubblico, aveva accettato di abbandonare la disputa. Il vincitore dell'ultima partita sarebbe stato riconosciuto come il vincitore della serie. Col senno di poi Anson rimpianse questa decisione.

La partita finale iniziò bene per i White Stockings, ma la squadra crollò rapidamente. Dopo due punti in un inning, i problemi in difesa dei Chicago riemersero nel terzo inning. Quattro valide, due errori e un lancio mancato permise a due corridori di segnare, portando a quattro i punti per St. Louis. A quel punto il "massacro" era iniziato. Errori, giocate sprecate e uno scarso pitching contraddistinsero il resto del pomeriggio per il team di Anson. Altri sei punti per i Browns nel quinto misero il risultato fuori dalla portata di Chicago. Il Cincinnati Enquirer lo definì "una delle peggiori partite mai giocate a Cincinnati ... l'esibizione di ieri, da parte degli uomini della Windy City, è stata semplicemente disgustosa". Alla fine St. Louis chiuse l'incontro con il punteggio di 13-4 e la pretesa di essere la migliore squadra di baseball del mondo.

Come previsto, un Albert Spalding (Presidente dei White Stockings) molto infelice non perse tempo a snobbare la richiesta. Il giorno seguente spiegò ai lettori del Chicago Tribune che "era stato ampiamente sostenuto che la serie appena finita era stata contestata per decidere il campione del mondo. Questo non aveva senso". Sottolineò che la partita persa avrebbe dovuta essere considerata una vittoria per Chicago e, quindi, la serie si era conclusa con ciascuna squadra che aveva vinto tre partite. Spalding insistette sul fatto che non avrebbe mai accettato di giocare nelle città dell'American Association usando le regole e gli arbitri dell'American Association se lo avesse considerato un world championship. Invece le partite erano state semplicemente delle esibizioni postseason come l'anno precedente. Inoltre, i suoi giocatori, che non avevano giocato bene, non si erano preoccupati per le partite perché avevano capito che a causa della scarsa presenza di pubblico non avrebbero ricevuto molti compensi per i loro sforzi. Invece Spalding incolpò "il mondo della carta stampata" per aver promosso la serie come un world championship.

Le opinioni di Spalding trovarono rapidamente eco da altre fonti. Oltre al Chicago Mirror - che era riconosciuto come l'organo mediatico di Spalding - Sporting Life, un settimanale pubblicato a Philadelphia, sembrò condividere la valutazione di Spalding. Tuttavia, molti degli articoli di Sporting Life, archiviati con lo pseudonimo di "Remlap", scritti da Harry Palmer, che seguiva il baseball per il Chicago Tribune furono molto simpatici con la sua squadra natale. All'inizio della serie, il settimanale descriveva le partite semplicemente come una dimostrazione postseason tra due campioni. Il documento sosteneva che "la più grande difficoltà di solito è che è difficile suscitare abbastanza interesse da parte dei giocatori della National League per fare del loro meglio" quando giocano dopo la stagione del campionato. Durante tutta la serie, Sporting Life aveva continuato a minimizzare la serie riconoscendo al contempo che "i Browns sono senza dubbio un'organizzazione molto buona e possono giocare con i migliori di loro. Se fossero stati nella League invece che nell'American Association ... si sarebbero probabilmente classificati tra gli ultimi del campionato".

Immediatamente dopo la serie, il giornale concordò con Spalding. Nella retorica chiaramente influenzata da Spalding, Sporting Life elencò le varie ragioni per cui i St. Louis Browns non dovevano essere considerati i campioni del mondo. La conclusione del documento fu: "Gli uomini di St. Louis erano tenuti a vincere con le buone o con le cattive per la gloria di battere i campioni della League e gli arbitri locali dovevano aiutarli". Una settimana dopo, sotto una colonna intitolata "The World’s Championship", il settimanale aveva leggermente modificato il suo punto di vista, riferendo che "il club di Chicago era molto dispiaciuto ... [per] la perdita del "world’s championship", un titolo che equivaleva a poco ... ". Tuttavia, alla fine Sporting Life si era schierato solidamente dalla parte di Spalding. In una valutazione finale, il settimanale concluse che "Spalding ha ragione ... che Chicago ha diritto alla cosiddetta partita interrotta a St. Louis e che la serie come originariamente organizzata non è stata completata" .

Altri giornali non erano così ansiosi di abbracciare la difesa di Spalding. Persino il Chicago Tribune diede la sua spiegazione della partita finale annunciando: "Chicago Badly Beaten By The St. Louis Browns - The Latter Now Champions Of The World". Il giorno seguente il giornale ristampò un articolo del Cincinnati Commercial-Gazette, che difendeva il diritto dei Browns di "rivendicare il campionato del mondo".

Non sorprende che i giornali di St. Louis descrivessero i Browns come campioni del mondo. Il Missouri Republican concordò la dichiarazione del St. Louis Globe Democrat che "la partita oggi ... è stata quella decisiva della serie tra queste due squadre per il campionato del mondo e ha portato a una facile vittoria della squadra di St. Louis”. Un altro giudizio a favore dei Browns fu l'edizione del 1886 della Reach's Official American Association Baseball Guide, che citava l'annuncio pre partita dell'arbitro Kelly in cui i due manager avevano concordato che il vincitore del settimo gioco sarebbe stato considerato il vincitore della serie.

Una valutazione adeguata della serie venne da Henry Chadwick. Forse lo scrittore di baseball più influente di quell'era, e che era ancora una voce considerevole, scrivendo sul New York Clipper, aveva commentato che "così com'è la squadra di St. Louis è senza dubbio la squadra campione degli Stati Uniti per il 1885 e nulla può impedire loro di rivendicare legalmente l'onore". Aveva anche proposto che le championship series tra i campioni dell'American Association e della National League avrebbero dovuto essere realizzate in una serie regolare di chiusura della postseason.

Un mese dopo la finale, Sporting Life restituì a Al Spalding e Chris von der Ahe il montepremi di 500 $ che ciascuno aveva promesso al vincitore della serie. Sostenendo che la seconda partita era stata persa per forfeit e quindi la serie si era conclusa con un pareggio 3–3, il settimanale annunciò "The championship of the United States remains in abeyance". Accettando la restituzione, von der Ahe stava, in effetti, riconoscendo che la sua squadra non poteva rivendicare definitivamente la vittoria. Iniziò invece a prepararsi per la stagione del 1886, che sperava potesse includere un altro scontro con i campioni della National League e un campionato mondiale incontestabile.

Che i Browns abbiano vinto la serie o siano finiti in parità, rimane irrisolto anche oggi. La maggior parte delle fonti concorda con Albert Spalding sul fatto che la serie si sia conclusa con un pareggio a tre partite. Altri sostengono l'argomentazione secondo cui vincendo la partita finale i Browns avrebbero vinto la serie. Il vero significato di quella serie del 1885, tuttavia, non è chi ha vinto ma piuttosto che la serie era stata il secondo passo verso l'istituzione della tradizione di una world-championship series postseason. Basandosi sulle partite giocate dai due campioni della league l'anno precedente, le partite del 1885 stabilirono ulteriormente le linee guida verso l'evoluzione delle World Series come esistono oggi.

Un anno dopo le stesse due squadre vinsero nuovamente le loro League e organizzarono un'altra serie postseason. Questa volta, sperando di evitare alcune delle questioni irrisolte della serie del 1885, entrambe le squadre concordarono sul fatto che il vincitore sarebbe stato considerato il campione del mondo di baseball. Ogni anno fino a dopo la stagione del 1891, quando l'American Association chiuse i battenti, le due League continuarono a giocare una world championship series di fine stagione. Anche dopo la scomparsa dell'American Association, la National League mantenne la tradizione in evoluzione. Sebbene le championship series vennero sospese all'inizio del XX secolo, le serie postseason ricominciarono quando il vincitore della National League affrontò la formazione vincente della neonata American League. L'unione delle due League nel 1903 favorì la ripresa delle world championship series di cui continuiamo a godere oggi come l'apice della competizione del baseball professionistico.

Sorprese postseason: Don Larsen nel 1956

Don Larsen

Qualsiasi discussione sugli eroi a sorpresa delle World Series deve iniziare con Don Larsen. Niente nel suo background faceva presagire a chiunque la sua indimenticabile esibizione in Gara 5 delle World Series del 1956.

- Il 26enne lanciatore destro, 1.93 cm di altezza e 105 kg di peso, aveva un record di 11-5 in quella stagione con una ERA di 3.26. Aveva iniziato 20 partite ma ne completò solo sei in un'epoca in cui ci si aspettava che i partenti andassero lontano.

- Nelle sue quattro stagioni in MLB, Larsen aveva realizzato solo 30 vittorie con 40 sconfitte (di cui 21 partite perse nel 1953 con i Baltimore Orioles).

- Don aveva una varietà di lanci efficaci ma aveva un problema con il controllo. Aveva totalizzato 327 K ma concesse ben 300 basi su balls in quattro stagioni.

- Per migliorare il suo controllo, aveva adottato la posizione di caricamento "no windup" in base alla quale doveva semplicemente portare le mani alla cintura, alzare la gamba sinistra e sparare la pallina (video lancio finale di Don Larsen in Gara 5 World Series 1956).

- Don aveva iniziato la seconda partita delle World Series del '56 a Brooklyn, ma era durato solo 1 inning e 1/3, concedendo una sola valida ma ben quattro basi su balls. Tutti i quattro punti contro di lui non erano stati guadagnati.

I 64519 tifosi che si erano radunati allo Yankee Stadium per Gara 5 speravano che Don potesse lanciare un no-hitter se avesse fatto funzionare al meglio i suoi lanci. Ma erano sicuri anche che avrebbe concesso almeno una base su ball.

Il manager degli Yankees Casey Stengel rischiò con Don per iniziare la cruciale Gara 5 con la serie in parità 2-2. Perfino Larsen fu sorpreso quella mattina quando trovò una palla in uno spike nel suo armadietto, il modo di Casey di informarlo che sarebbe stato il partente. "Non pensavo che avrei avuto un'altra possibilità di iniziare", disse in seguito.

Il lineup dei Dodgers presentava quattro futuri Hall of Famers: l'interbase Pee Wee Reese, l'esterno centro Duke Snider, il terza base Jackie Robinson e il catcher Roy Campanella, nonché il prima base Gil Hodges, che molti consideravano meritevole dell'HOF. Eppure Larsen dominò dall'inizio. Concesse tre ball solo a un battitore, Pee Wee Reese nel primo inning. Lanciò 97 lanci in totale, realizzando sette strikeouts. Vi furono solo due quasi valide.

- Da leadoff nel secondo inning, Robinson colpì un line duro che rimbalzò sul guanto del terza base Andy Carey per essere preso dall'interbase Gil McDougald che assistette il prima base Joe Collins eliminando Jackie per meno di un passo.

- Nel quinto, l'esterno centro Mickey Mantle effettuò una presa in corsa con una mano attraverso il campo sinistro sul line di Hodges.

Larsen non potè mai abbassare la guardia perché anche Sal Maglie dei Dodgers lanciò in modo esemplare. Il fuoricampo di Mantle nel quarto inning ruppe il pareggio senza punti. Poi gli Yankees presero un vantaggio fondamentale nel sesto sul singolo di Andy Carey, sul sacrificio di Larsen e sul singolo di Hank Bauer. Maglie lancio tutta la partita, concedendo solo cinque valide.

Dopo il settimo inning, Larsen, fumando una sigaretta in dugout, disse a Mantle: "Guarda il tabellone, Mick. Non sarebbe meraviglioso? Altri due inning". Don in seguito disse che sapeva che stava lanciando una no hitter, ma non si rese conto che era anche un perfect game.

"Non possono mai battere il mio record", disse Larsen della sua partita, "Il meglio che possono fare è eguagliarlo. L'8 ottobre 1956, fu un viaggio mistico attraverso fantasyland. A volte mi chiedo ancora se sia successo davvero tutto".

Don Larsen all'ultimo lancio su Dale Mitchell per lo strikeout finale e il perfect game. In profondità il seconda base Billy Martin

Lo scrittore dello Washington Post Shirley Povich aprì il suo articolo sulla partita il giorno successivo in questo modo:

Arrivò una possibilità su un milione. L'inferno si gelò. Un mese di domeniche incise sul calendario. Don Larsen lanciò una partita senza valide, senza punti, nessun battitore arrivò in prima in una World Series.

I Dodgers vinsero il giorno successivo a Brooklyn per 1-0 in dieci inning, ma gli Yankees presero Gara 7 per 9-0 grazie al triplo di Johnny Kucks.

Per mostrare quanto fosse diverso il baseball più di 50 anni fa, durante la bassa stagione il GM degli Yankee George Weiss spedì a Larsen un contratto che prevedeva un aumento di soli 1000 $. Don fece in modo che il suo amico Arthur Richmond, un giornalista sportivo di New York, inviasse a Weiss una lettera per presentare una richiesta per un importo maggiore. Larsen optò per un aumento di 5000 $ arrivando a un salario di 18000 $ per il 1957. Non se lo guadagnò, andando 10-4 con una ERA di 3.74. Non vinse mai più in doppia cifra, terminando la sua carriera dopo 14 stagioni con un record di 81-91. Ma sarà ricordato fintanto che si gioca a baseball, molto tempo dopo che i lanciatori con statistiche migliori saranno dimenticati.

Sorprese postseason: Bruce Kison nel 1971

Bruce Kison

Era la prima partita in notturna nella storia delle World Series - il quarto gioco del Fall Classic del '71.

I Pirates erano nei guai contro gli Orioles.

- I Buccos avevano perso le prime due partite a Baltimora, poi vinsero la terza in casa.

- Il mancino Luke Walker iniziò per i Pirates e si trovò subito nei guai.

- I primi tre battitori con tre singoli riempirono le basi. Su una palla mancata dal catcher Manny Sanguillen, gli Orioles segnarono un punto e i Pirates concessero la base intenzionale a Frank Robinson.

- Dopo che due volate di sacrifico consecutive portarono il punteggio degli Orioles sul 3-0, il manager Danny Murtaugh sostituì Walker con il 21enne destro Bruce Kison.

Danny Murtaugh

- Murtaugh disse una volta del giovane Kison: "Sembravo più vecchio di lui il giorno in cui sono nato".

Kison aveva fatto moderatamente bene nel '71 ma di certo non aveva guadagnato alcun voto per il Rookie of the Year.

- Aveva iniziato 13 delle 18 partite in cui era apparso.

- Bruce aveva realizzato un record di 6-5 con una ERA di 3.40 in 95 innings e 1/3.

- Murtaugh aveva bisogno che Kison lanciasse degli innings e tenesse a bada gli Orioles.

Bruce diede al suo skipper molto più di quanto si aspettasse.

- Tutto ciò che Kison fece fu di lanciare 6 innings e 1/3 senza punti, concedendo una sola valida.

- I Pirates segnarono due punti nel primo e uno nel terzo per pareggiare.

- Nella parte bassa del settimo, il PH Milt May, appena entrato a sostituire Kison, con un singolo portò a casa il punto del vantaggio dei Pirates.

- Il closer Dave Giusti (30 salvezze) attraversò il cuore del lineup degli Orioles (Mark Belanger, Merv Rettenmund, Frank Robinson, Brooks Robinson, Boog Powell, Davey Johnson) affrontando sei battitori nei due inning lanciati e pareggiando la serie.

I Buc vinsero la World Series alla settima partita. Kison non effettuò mai più un altro lancio nel Classic ma non fu necessario. Si era già guadagnato un posto nella leggenda dei Pirates.

Cinquantacinque anni fa, Satchel Paige lanciò la sua ultima partita nella Big League con i KC A's ... all'età di 59 anni

Satchel Paige

Se vi trovate a Kansas City in Brooklyn Avenue e guardate a nord-ovest, verso il centro, potete usare l'immaginazione e percepire dov'era ubicato il vecchio stadio di baseball. L'avevano costruito scavando tumuli di terra per fare spazio al campo in cui hanno giocato alcuni dei più grandi atleti del paese: Willie Mays e Mickey Mantle per il baseball, George Blanda e Mean Joe Greene per il football.

Sì, il Municipal Stadium ha vissuto alcuni momenti storici. Quando il vecchio posto fu definitivamente abbandonato - prima dagli Athletics che si spostarono a Oakland, e poi dai Royals e dai Chiefs che si trasferirono nel Truman Sports Complex - demolirono la struttura e seppellirono il campo. Ora è un parco aperto, con un gruppo di case.

Alcuni credono che se si scavasse lì si potrebbero trovare le vecchie fondamenta dello stadio. Lo scheletro di un playground per tante leggende: Josh Gibson, Fred Biletnikoff, Hank Aaron. Alcuni credono che si potrebbe trovare quei vecchi ricordi, sepolti lì sotto.

Forse è qui che si trova la sedia a dondolo. Quelli abbastanza anziani da ricordare gli anno '60 sorridono sempre quando menzioni la sedia a dondolo. Come potevano dimenticarsi?

Questo è successo 55 anni fa, il 25 settembre 1965. Una delle più grandi serate che il vecchio stadio abbia mai visto. Sicuramente il momento migliore che gli Athletics hanno avuto qui prima di spostarsi, anche se è vero che era un basso livello.

La storia sembra inventata adesso come un mito tramandato dal nonno al padre e a sua volta al figlio, esagerando ad ogni passaggio della narrazione, rendendola perfetta per Satchel Paige. Ma questa è realmente verificabile.

Paige, allora 59enne, lanciò tre inning senza punti contro i Red Sox. Ebbe solo bisogno di 28 lanci. La valida fu di Carl Yastrzemski, l'Hall of Famer, allora 26enne e al suo apice. Paige aveva lanciato contro il padre di Yaz, una generazione prima, ma ora era l'uomo più anziano ad apparire in una partita della Major League. Diamine, Paige era l'uomo più anziano delle major quando aveva debuttato 17 anni prima.

Questa era stata un'altra acrobazia pubblicitaria del proprietario degli A's Charlie Finley. Nel 1965, Paige era più di una stella. Era una leggenda. Aveva lanciato per i Kansas City Monarchs nelle Negro Leagues - e per chiunque lo pagasse nell'offseason - prima di debuttare con i Cleveland Indians nel 1948. Fu il primo giocatore delle Negro Leagues ad entrare nella Hall of Fame nel 1971.

Sì, Paige era famoso. Finley aveva la sensazione che Paige potesse essere in grado di lanciare nel 1965, ma era più che certo che avrebbe attirato un folto pubblico.

Il piano di Finley con Paige aveva funzionato, e non solo quadruplicando l'affluenza del giorno prima. A quanto pare, il vecchio giocatore aveva ancora molto da dare. Paige eliminò nove dei 10 battitori che affrontò di una squadra che era arrivata seconda in battuta nella League. Cinquantanove anni. Più vecchio dei 21 managers di allora della Big League, oltre al Commissioner.

"Non dimenticherò mai di essere stato a quella partita", racconta l'ex stella dei Royals Frank White, allora 15enne.

"Aveva lanciato lentamente, poi lanciò più lentamente, e continuò con la palla a uscire", dice Billy Bryan, il ricevitore degli A's quel giorno.

"Ero lì nelle gradinate e sono abbastanza sicuro che avesse qualcosa a che fare con me che volevo diventare un giocatore di baseball", afferma Rick Sutcliffe, ex vincitore del Cy Young.

"Assolutamente incredibile", afferma John Thorn, storico ufficiale del baseball, "Non ci sono precedenti".

Probabilmente avete sentito alcune delle storie su Satchel Paige che era come qualcosa uscito dalla mitologia: un po' di Nolan Ryan, un po' di Elvis e un po' di Zeus. Le storie sono leggende.

Come quando aveva garantito di mettere strikeouts i primi nove battitori che affrontava, con l'eventuale restituzione dei soldi nel caso non avesse compiuto l'impresa, facendo sedere i suoi outfielders solo per avvalorare la sua sfida. O quando aveva detto di aver vinto 104 partite su 105 negli stadi dell'emisfero nel 1934, e nessuno che lo avesse visto lanciare avrebbe dichiarato che non era vero.

Joe DiMaggio aveva detto che Paige era stato il miglior lanciatore che avesse mai affrontato e il più veloce. Dizzy Dean disse che la sua fastball "sembrava un cambio al confronto di quel proiettile di pistola che il vecchio Satch sparava sul piatto".

Una volta, Paige lanciò per la squadra del dittatore della Repubblica Dominicana Rafael Trujillo in una serie in cui il risultato avrebbe deciso le elezioni. Gli spettatori pesantemente armati guardavano. Paige pianificò che la polizia avrebbe dovuto riportare a casa lui e i suoi compagni di squadra americani dopo la vittoria. Nessuno aveva parlato di cosa sarebbe accaduto se avessero perso.

Queste storie raccontano come misurare la grandezza di Paige. Avrebbe potuto essere il primo giocatore a rompere la barriera del colore del baseball. Anche nel 1946, a 40 anni, fu tra i migliori lanciatori di questo sport. Invece, Paige fu un diverso tipo di pioniere.

Fu il più grande showman del baseball e la prima amata stella nera dello sport. Più di 70000 persone presenziarono al suo primo start a Cleveland, un martedì sera. Più di 78000 arrivarono alla sua seconda partenza.

Gran parte della storia del baseball viene raccontata attraverso freddi numeri. Paige è raccontato attraverso storie, molte di queste ormai romanzate, altre vere ma così incredibili da sembrare inventate.

"Quante vittorie ha ottenuto, quante partenze ha fatto, ha davvero importanza?" Dice Thorn, "Non chiediamo quanti orsi Davy Crockett abbia davvero ucciso".

Paige era più di un intrattenitore, però. Dimenticate i nine-strike-out-o-your-money-back, dimenticatevi i diversi nomi con cui aveva battezzato i suoi lanci: trouble ball, midnight crawler, two-hop humper, bat dodger e be-ball, tra molti altri - Paige è stato uno dei lanciatori più prolifici, spietati e di successo del baseball.

Era così dominante che una generazione - diamine, due generazioni, probabilmente - di giocatori di baseball spesso hanno detto che il loro momento preferito nello sport è stato giocare con Paige, o battere valido contro Paige, a volte persino andare al piatto contro Paige.

Aveva una palla veloce dominante, sbalorditiva nella sua velocità e mai prevedibile nella sua location. L'aveva combinata con un cambio eccezionale e una curva variabile per la maggior parte dei suoi anni, anche se si diceva che avesse sperimentato anche una screwball e una knuckleball.

È stato detto che Paige ha effettuato più lanci in più stadi di fronte a più persone e in più anni di chiunque altro nella storia del baseball professionistico. Il New York Times Book of Sports Legends ha stimato che si era esibito di fronte a folle di oltre 10 milioni di persone, solo una piccola parte di ciò nelle major leagues.

Parte della leggenda di Paige è nella sua età. Nessuno sapeva davvero quanti anni avesse, incluso lui stesso.

Aveva risposte diverse quando gli veniva posta questa domanda in momenti diversi. All'epoca, era comune tenere i registri delle nascite nell'ultima pagina della Bibbia di famiglia. Bene, una volta Paige disse che una capra aveva mangiato la Bibbia. A volte, rispondeva con una domanda: quanti anni avresti se non sapessi quanti anni hai? A volte, disse che l'età è un caso della mente sulla materia.

"Se non vi dispiace", disse, "non ha importanza".

Ufficialmente, Paige disse che era nato il 7 luglio 1906, anche se molti giocatori di baseball all'epoca mentivano sulla loro età per aiutare la loro carriera. Forse era stata solo una coincidenza - diciamo così - che il compleanno di Paige fosse lo stesso di uno dei suoi migliori amici, Ted "Double Duty" Radcliffe. Molti pensavano che Paige avesse almeno cinque anni più di quanto affermasse, forse 10.

Quindi, quando Finley annunciò che Paige avrebbe lanciato una partita della major league nel 1965, fu difficile non vederla come un'altra acrobazia pubblicitaria. Finley adorava le trovate. Una volta, prese un mulo sulla strada portandolo persino negli hotel della squadra.

Il GM Hank Peters con Satchel Paige per la firma del contratto di Major League con i KC A's il 10 settembre 1965 al Municipal Stadium di Kansas City

Gli A's erano una squadra penosa, ultima sia in classifica che per affluenza di spettatori. Due giorni prima che Paige lanciasse, avevano attirato 690 fans. Nella stagione, avevano appena superato il mezzo milione di tifosi. Finley era alla disperata ricerca di denaro, alla disperata ricerca di attenzione, e Hal Lebovitz del The Cleveland Plain Dealer scrisse che Finley stava trattando Paige "come un mostro da baraccone".

"Speravamo solo che non si facesse saltare il cervello", ricorda White.

Anche per gli standard degli atleti professionisti, Paige aveva un'enorme fiducia. Questo era vero negli anni 1920, quando diceva ai battitori con quali lanci stava per metterli strikeout, ed era vero nel 1965 quando Finley chiese se poteva lanciare tre inning.

"Dipende", disse Paige, "Quante volte al giorno?".

Paige firmò sulla linea tratteggiata del contratto per la somma principesca di 3500 $.

Gli A's fecero le cose in grande per l'esibizione di Paige. Invitarono ex stelle dei Kansas City Blues e dei Monarchs per un pranzo e una partita dimostrativa di tre inning prima di quella che fu definita la Satchel Paige Night. Buck O’Neil era lì. Anche Hilton Smith, e Cool Papa Bell, Bullet Rogan e molti altri.

Satchel Paige sulla sua sedia a dondolo con l'infermiera e il cameriere personale

Paige si sedette da solo prima della partita e tra gli innings in quella vecchia sedia a dondolo di legno. Un'infermiera assunta gli strofinò il braccio con l'unguento e un cameriere personale gli portò un rinfresco. Paige stava al gioco. Il dugout degli A's era al di sotto del livello del campo, quindi sedersi sulla sedia a dondolo andava bene perché, "alla mia età, sono abbastanza vicino da essere al di sotto del livello del suolo così com'è".

Ovviamente, a quel punto, Paige non aveva molto sulla sua palla veloce. Dopo la partita, Mike Ryan aveva dichiarato al The Kansas City Star che la palla che lanciava "sembrava un pallone". Però, Paige continuava a far uscire la pallina sul filo esterno. Il primo battitore che affrontò colpì un pop fly e il secondo arrivò in seconda su un errore del difensore di prima, ma venne eliminato in terza sul tentativo di rubata.

Satchel Paige in azione nell'ultima partita in MLB (video)

L'arma migliore di Paige era quella che tutti chiamavano il suo "hesitation pitch", quando interrompeva il rilascio dopo aver piantato il piede sinistro, sacrificando la velocità per il timing. Ma rimase indietro sul conteggio contro Yastrzemski, 3-0, che colpì un doppio sul muro di sinistra. Ciò portò a battere Tony Conigliaro, che aveva guidato la League nei fuoricampo quell'anno, ma Paige gli fece quel rilascio fuoritempo per ottenere un altro flyball.

La folla si alzò, salutò e urlò mentre Paige scendeva dal monte.

"Non volevi essere mortificato da un vecchio", dice Eddie Bressoud, che quel giorno giocava shortstop per i Red Sox e fu preso al volo all'esterno destro sul lancio di Paige, "È come dire 'Chi è questo tipo di 60 anni che mi elimina?' Penso che tutti la pensassero così. Quindi eravamo imbarazzati? Sì credo di sì!".

Paige effettuò solo sei lanci nel secondo inning e otto nel terzo. A parte il line di Yastrzemski contro il muro, nessuno realizzò dei contatti solidi. Bill Monbouquette, il lanciatore di Boston quel giorno, andò strikeout.

L'arbitro Bill Valentine era dietro il piatto quella notte. Valentine disse che Paige stava davvero lanciando e che i Red Sox stavano davvero facendo del loro meglio per batterlo. "Aveva tenuto la palla bassa, mantenendola in movimento sotto le ginocchia", ricordava Valentine, "Scommetto che non lanciava 80 mph, e loro sventolavano e dicevano: Figlio di puttana, era proprio lì !".

Billy Bryan il catcher degli A's non aveva parlato molto con Paige prima della partita. "Non parlò molto neppure con i ragazzi", disse Bryan, "Non ti chiamava per nome, diceva semplicemente 'Ehi, prendi' o 'Ehi, lancio'. Ma non avevamo bisogno di parlare molto. Solo due dita, palla veloce e cambio, e qualche volta modificava da solo".

Satchel Paige lascia il monte con il manager Haywood Sullivan che lo ha appena sostituito con Diego Segui (a sinistra) tra gli applausi dei 9289 fans di Kansas City

Il piano fin dall'inizio era che Paige lanciasse solo tre inning, ma uscì a scaldarsi prima del quarto. Dopo qualche istante, il manager degli A's Haywood Sullivan uscì per sostituirlo, permettendo alla folla ancora una volta di applaudire. Cantarono "The Old Grey Mare" mentre Paige entrava in dugout.

Oh the old grey mare, she ain’t what she used to be

Ain’t what she used to be, ain’t what she used to be

The old grey mare, she ain’t what she used to be

Many long years ago

"Se ti dico la verità, non mi sarei mai aspettato di vedere quello che ho visto quel giorno", dice Diego Segui, che rilevò Paige, "Davvero, non mi sarei mai aspettato di vedere quello che ho visto. Non pensi a un tipo con quell'età, che ha tutti quei capelli grigi, e che elimina tutti? Non te lo aspetti".

Paige lasciò il gioco in vantaggio, ma gli A's, forse giustamente, finirono per perdere. Persero 103 volte quell'anno e finirono ultimi a 43 partite dai Minnesota Twins al primo posto.

Dopo aver lanciato quel giorno, tutti i giornalisti volevano sapere come si sentiva. Cinquantanove anni! Sorprendente! Paige sembrava essere l'unico non impressionato.

"Non è stato un grosso problema per me tornare qui, perché non avevo nulla da fare", disse, "Ora la gente può vedere che dovevo aver avuto molto di più nel passato, e mi meritavo di essere nelle Big League quando ero nel fiore degli anni".

Si parlò del ritorno di Paige l'anno successivo. Aveva detto ai giornalisti che gli sarebbe piaciuto, ma fece riferimento ad altri impegni. A quanto pare, Finley non gli aveva offerto un contratto. Né nessun altro proprietario.

Paige lanciò ancora per anni, anche negli anni '70. In parte è stato in occasione di eventi di promozione, in parte in tournée. I Braves gli diedero un contratto come "assistant trainer" in modo che potesse beneficiare per la sua pensione, e si dice che lanciò contro Hank Aaron in una partita di minor league.

Anche se prendessimo Paige in parola circa la sua età, avrebbe avuto circa 62 anni. Aaron si stava avvicinando alla fine della sua carriera, ma colpì ancora 40 fuoricampo nel 1973.

Dicono che il vecchio avesse eliminato Aaron quel giorno ben due volte.

George Toma può chiudere gli occhi e fotografare quel giorno. Toma giardiniere al Municipal Stadium, aveva allora 36 anni. Paige era già una leggenda, e questo era particolarmente vero a Kansas City, dove le storie sui vecchi Monarchs venivano raccontate a gran voce.

Il laboratorio di Toma era all'esterno centro, e ogni giorno che Paige era con gli A's, parte della sua routine era quella di portare quella vecchia sedia a dondolo verso il dugout. La ricorda di legno naturale con doghe sul fondo.

Toma ha vissuto un vita fantastica. È stato il giardiniere in ogni Super Bowl, ha lavorato per Ewing Kauffman e Lamar Hunt ed era consulente per le squadre in tutto il paese. Sono molti i ricordi, attraverso 75 anni di attività sportiva, e dice che guardare Paige lanciare quel giorno, oltre mezzo secolo fa, rimane una delle sue emozioni più grandi.

Non ci sono molti rimpianti in una vita del genere. Ripensando a quel giorno, però, ricorda Toma: "Vorrei aver tenuto quella sedia a dondolo !".

Riferimento da: - Fifty years ago, Satchel Paige pitched his last big-league game in KC ... at age 59 di Sam Mellinger del 18 settembre 2015 - Satchel Paige's last stand di Rob Neye del 25 settembre 2013

Sorprese post season: Jeff Weaver nel 2006

Continua la serie di storie che narrano di giocatori che hanno avuto un grande impatto in una World Series o in una partita di playoff.

Jeff Weaver

Il 5 luglio 2006, i St. Louis Cardinals scambiarono l'esterno Terry Evans, che non aveva mai giocato in una partita di ML, per il pitcher destro Jeff Weaver e denaro con i Los Angeles Angels.

- Il 29enne Weaver era alla sua ottava stagione in Major League e i Cards erano la sua quarta squadra.

- Il suo record in carriera era stato di 81-97. Aveva prodotto il suo anno migliore nel 2002, quando realizzò una ERA di 3.52 in 25 starts con i Tigers e Yankees.

- Jeff aveva iniziato 15 partite per i Redbirds rallentato sul finale per un infortunio, vincendone cinque, perdendone quattro, con una ERA non impressionante di 5.18.

Quindi fu una totale sorpresa per il mondo del baseball e persino per il manager Tony LaRussa e il pitching coach Dave Duncan, quando Weaver ebbe un ruolo cruciale nella marcia dei Cardinals alla vittoria nelle World Series.

- St. Louis zoppicò nella NL Central vincendo la division per 1 partita e 1/2 davanti agli Astros. Il record di 83-78 di Cards fu il secondo peggiore per una partita ('73 Mets) di ogni partecipante alla postseason.

- Ampiamente penalizzati da una stagione difficile, i Cards sapevano che molti dei giocatori chiave avevano perso molto tempo durante la stagione per infortuni.

- L'esterno centro Jim Edmonds aveva giocato solo 110 partite.

- L'interbase David Eckstein, che nel 2005 aveva giocato 158 partite, era sceso in campo solo 123 volte. Tuttavia, come Edmonds, avrebbe partecipato ai playoff.

- Il lanciatore partente Jason Marquis aveva totalizzato una ERA di 6.02, e il partente Sidney Ponson venne tagliato a causa di scarsa resa.

- Il closer Jason Isringhausen perse dieci salvezze prima di subire un intervento chirurgico alla fine della stagione a settembre.

- Il pitcher mancino Mark Mulder, invece, non ce la fece. Vincitore di 16 partite nel '05, aveva iniziato 17 partite vincendone solo sei e l'ultima arrivò il 15 giugno, prima di entrare nella lista dei disabili. Weaver prese il suo posto nella rotazione iniziale.

Come campione della division con la percentuale vittorie/sconfitte più basso, i Cardinals iniziarono a San Diego.

- Il vincitore di 15 partite Chris Carpenter lanciò 6 inning e 1/3 per vincere la gara di apertura 5-1. Adam Wainwright, che aveva preso il posto di Jason Isringhausen come closer alla fine della stagione e aveva salvato due partite cruciali nell'ultima settimana, chiuse l'ultimo inning e 1/3.

- Weaver lanciò Gara 2 per cinque inning senza punti, incassando solo due valide. Il bullpen di LaRussa gestì la vittoria per 2-0 e Wainwright nuovamente chiuse l'ultimo inning e 1/3.

- Jeff non fu più necessario nella NL Division Series, i Cards sconfissero i Padres in quattro partite (Il primo round dei playoff era al meglio delle 5 partite in quel momento).

Successivamente arrivarono i New York Mets che con le loro 97 vittorie erano stati i leader della NL. Inutile dire che i Redbirds erano ancora nuovamente gli underdogs.

- Dopo che Carpenter aveva lanciato la partita finale delle Division Series, toccò a Weaver iniziare le NL Campionschip Series. Lanciò una shutout fino al sesto innning quando i Mets segnarono i due unici punti della partita.

- Weaver tornò in pedana in Gara 5 con la serie in parità, due partite ciascuno. Lanciò sei inning forti, permettendo solo due punti. St. Louis vinse 4-2. Wainwright realizzò la salvezza con un altro inning e 1/3.

- St. Louis prevalse in sette partite tirate.

Jeff continuò con i suoi lanci efficaci nelle World Series.

- Iniziò Gara 2, concedendo tre punti in cinque inning mentre Detroit vinse la sua unica partita, 3-1.

- Weaver tornò sul monte per Gara 5 per cercare di chiudere i Tigers. In una ventosa serata di 40 gradi, rispose con la sua partenza più lunga, otto inning. Concesse solo quattro valide e due punti, di cui uno guadagnato, prima che Wainwright conservasse la vittoria per 4-2 (Video).

Il lanciatore Jeff Weaver festeggia con i fans la vittoria in Gara 5 delle World Series contro i Detroit Tigers e la conquista del titolo

Come ha scritto Albert Chen per sportsillustrated.com:

In un ottobre di improbabili eroi di playoff ... ecco il più recente e l'ultimo, un ragazzo di 30 anni di SoCal che ha trasformato tra le sue mani i lanci offrendo il tipo di esibizione virtuosa che definisce una carriera.

Le statistiche postseason 2006 di Weaver recitano:

5 partenze, 29 inning e 2/3 lanciati, 25 valide, 8 punti guadagnati, 2.43 di ERA.

- Possiamo dire che i Cardinals non avrebbero vinto il loro improbabile titolo senza di lui.

- Anche Wainwright e la sua perfida curva sono stati indispensabili. Dopo aver salvato solo tre partite nella stagione regolare, ne ha concluse quattro nella postseason. Adam ha lanciato la finale di tutte e tre le serie di playoff.

Jeff non lanciò mai un altro inning per i Cardinals.

- Come free agent firmò con i Seattle Mariners.

- Vinse solo altre 18 partite in tre stagioni prima di ritirarsi dopo la stagione 2010 quando nessuno gli offrì un contratto.

Il caso Salerno/Valentine vs. American League

Il baseball professionistico ha segnato nel bene e nel male moltissimi protagonisti di questo straordinario sport. Il mio intento con fieldofdreams.it è quello di portare alla luce fatti e personaggi per lo più sconosciuti. Questa che vado a raccontarvi è una storia che mi ha profondamente colpito e credo che pochissimi la conoscano. E' il racconto di due arbitri dell'AL licenziati, ora si direbbe illegittimamente, e la cui battaglia legale per essere reintegrati li segnò in modi differenti per il resto della vita.

Il baseball viaggiò in acque agitate a partire dalla fine degli anni '60, mentre navigava nel malcontento dei giocatori e nel crescente potere della loro organizzazione sindacale. Casi giudiziari, scioperi, udienze, cause legali - era difficile seguire il baseball in questo periodo senza una laurea in legge. Le stars fuori del campo - Curt Flood, Bowie Kuhn, Marvin Miller, Andy Messersmith, Charlie Finley - erano famose quanto i giocatori che erano protagonisti sul campo. Una battaglia legale che è stata in gran parte dimenticata fu condotta da due arbitri dell'American League, uomini che erano diventati famosi per un paio di anni prima di affondare nell'oscurità. Dopo aver studiato i dettagli della loro storia, mi chiedevo cosa fosse successo dei due uomini negli anni successivi. Come erano andate le loro vite?

Alexander Joseph Salerno

Alex Salerno era nato e cresciuto a Utica, New York, ed era diventato un lanciatore di fama locale nell'età scolare. Aveva firmato con i Red Sox nel 1949 e trascorse una stagione nella loro organizzazione prima di servire per due anni nell'esercito. Si infortunò al braccio in un incidente con un camion in Corea e non potè lanciare nuovamente da professionista. Salerno tornò a Utica per alcuni anni prima di iscriversi alla scuola Al Somers Umpire di Daytona, dove si laureò primo nella sua classe. Trascorse solo cinque anni nelle minor, di cui due nella Pacific Coast League, prima di raggiungere a trentanni l'American League alla fine del 1961. Nella sua sesta partita di Major League, stava arbitrando in terza base quando Roger Maris colpì il suo 61esimo fuoricampo da record.

Raggiungere la major league come arbitro era sempre stato un viaggio difficile: c'era un numero limitato di posti a disposizione e un arbitro avrebbe potuto lavorare venticinque o più anni dopo aver raggiunto le Big League. Per la maggior parte degli anni '60, quando la MLB era composta da venti squadre e quaranta umpires, generalmente c'erano circa due o tre aperture all'anno. Questi posti erano solitamente occupati da arbitri di Triplo-A, e da qualcuno considerato uno dei migliori arbitri nelle minor league. Nel 1962 l'American League aveva un arbitro "novellino": Al Salerno.

Bill Valentine

Bill Valentine, di Little Rock, Arkansas, aveva frequentato una scuola locale di arbitri subito dopo il liceo e aveva solo 18 anni quando ottenne il suo primo lavoro nel baseball organizzato nel 1951. Trascorse dodici anni nelle minor league, tra cui sette nella Texas League e due nel PCL, prima di unirsi allo staff dell'AL nel 1963. Fu promosso su insistenza del proprietario dei Kansas City Charlie Finley, che lo aveva incontrato durante un viaggio a Little Rock l'anno prima. A soli 30 anni, Valentine sembrava avere una lunga carriera davanti a sé.

Come veri e propri umpires della Major League, Salerno e Valentine ebbero diverse stagioni abbastanza tipiche - generalmente attirando l'attenzione solo quando c'era una rissa sul campo di qualche tipo. Salerno ebbe una notevole discussione con il manager degli Orioles Hank Bauer nel 1964, e il manager e il lanciatore Steve Barber vennero pesantemente multati. Il manager dei Twins Sam Mele sembra avesse dato un pugno a Valentine nel 1965, punito poi con una sospensione di cinque partite. Niente di straordinario per un arbitro, ed entrambi furono onorati con incarichi nell'All-Star Game: Salerno nel 1964 e Valentine nel 1965.

Nel 1968 Salerno e Valentine erano per la prima volta nella stessa crew di quattro umpires, unendosi (all'inizio di giugno) al veterano chief Jim Honochick (in seguito più famoso per i suoi spot della Miller Lite con Boog Powell) e al giovane Emmett Ashford che solo due anni prima era diventato il primo arbitro afroamericano delle major.

Il 15 settembre, i quattro arbitri avevano concluso una serie di routine a Cleveland. La mattina dopo Salerno fu svegliato nella sua camera d'albergo da una telefonata del presidente dell'American League Joe Cronin. Salerno sperava che questa chiamata anticipasse la notizia che avrebbe arbitrato alle prossime World Series. Invece, Cronin gli disse che era stato licenziato, con effetto immediato. Stordito, Salerno andò a trovare Valentine, che stava appendendo il telefono in quel momento. Anche lui era stato esonerato. A entrambi gli arbitri fu detto che erano stati licenziati perché non potevano fare il loro lavoro. "Sono solo cattivi arbitri, tutto qui", disse Cronin alla stampa.

Joe Cronin ricoprì l'incarico di presidente dell'AL per quindici anni, a partire dal 1959. Il ruolo di presidente della league era mal definito, ma tendeva a coinvolgere molto nella ricerca del consenso; il vero potere era esercitato dai proprietari della league. L'unica eccezione era rappresentata dallo umpiring staff su cui l'ufficio dell'AL aveva il controllo totale. La league assumeva gli arbitri, li disponeva in squadre di quattro uomini e diceva loro cosa indossare, come posizionarsi sul campo e come interpretare il regolamento.

Ad aiutare Cronin in questa responsabilità c'era Cal Hubbard, un arbitro di lunga data che era stato umpire-in-chief della league dal 1954. Hubbard cercava potenziali arbitri nelle minor league e guardava le partite dell'AL per aiutare a valutare lo staff a disposizione. Quando un umpiring crew arbitrava a Boston, dove la league aveva i suoi uffici, gli arbitri facevano visita a Hubbard e Cronin e potevano ricevere feedback sulle loro prestazioni. Cronin non aveva mai licenziato un arbitro prima e non lo avrebbe mai più fatto. La sua ragione per licenziare questi due fu inequivocabile: erano incompetenti.

Salerno e Valentine però raccontarono una storia diversa. Per combinazione, i due uomini si erano impegnati per organizzare gli arbitri dell'AL. Le loro controparti della National League avevano formato un sindacato nel 1963 e il 12 settembre, appena quattro giorni prima del licenziamento, Salerno aveva partecipato a una riunione a Chicago con alcuni arbitri della NL e l'avvocato del sindacato. Gli arbitri avevano detto a Salerno che l'AL avrebbe potuto unirsi al loro sindacato se tutti e venti gli arbitri fossero stati d'accordo. Il giorno successivo Salerno e Valentine avevano inviato delle memorie sull'incontro ai cinque crew chiefs dell'AL. Tre giorni dopo, entrambi furono licenziati.

Quando gli fu chiesto di questa insolita coincidenza, Joe Cronin espresse sorpresa: non aveva "alcuna conoscenza" di alcun desiderio da parte degli arbitri di organizzarsi, insistendo sul fatto che i due umpires non erano "mai stati di prima qualità in qualsiasi momento".

Basti pensare che nessuno credeva all'accusa di incompetenza lanciata da Cronin. "A dar credito a Cronin", aveva scritto Shirley Povich, "questo non era stato un giudizio immediato. Nel caso di Salerno c'erano voluti sette anni per arrivarci; nel caso di Valentine, sei anni". Usando le stesse parole, Red Smith scrisse che Cronin "doveva essere uno dei datori di lavoro meno percettivi o più indulgenti in questa parte dell'Utopia". Ma la maggior parte dei giornalisti fu più diretta. "Cronin trae le sue idee dalla filosofia di William McKinley", aveva scritto Bob August sul Cleveland News, "Oggi sembra sciocco, un dinosauro del baseball che attraversa gli anni '60. Ha commesso un errore ed è stato un portento".

Quando Salerno e Valentine furono licenziati, nessuno aveva prestato molta attenzione allo stipendio e ai benefici degli arbitri della Major League. Lo fecero in quella circostanza. Dopo cinque anni con un sindacato avviato, gli arbitri della NL di fascia alta e bassa guadagnavano quasi il 50% in più dei loro omologhi dell'AL, ricevevano un sussidio giornaliero, una indennità chilometrica più alta e godevano di prestazioni pensionistiche migliori con livelli di maturazione più bassi. Tutto ciò era stato ottenuto senza pubblico rancore. Questi fatti avevano solo aggiunto al crescente sentimento che lo "junior circuit" era la league inferiore in ogni modo. La NL aveva tutte le stelle nere, aveva vinto la gara per piazzare squadre in California, aveva numeri molto più alti di presenze e aveva vinto l'All-Star Game ogni anno. Ora, si era scoperto, l'AL aveva imbrogliato i suoi arbitri e aveva tenuto in attività quelli incompetenti per anni e anni.

Anche i licenziamenti arrivarono in un momento insolito, poiché la league si stava espandendo nel 1969 e avrebbe avuto bisogno di quattro nuovi arbitri. Adesso ne aveva bisogno di sei. Bill Kunkel e Jake O'Donnell, che lavoravano entrambi nella Southern Association, furono immediatamente assunti e arbitrarono con Honochick e Ashford a Cleveland il 17 settembre. La league dichiarò che voleva che i due nuovi arbitri facessero esperienza prima della fine della stagione.

Salerno e Valentine potrebbero essere stati degli incompetenti? Questo è un compito difficile da dimostrare, allora o ora, anche se ci sono una miriade di prove che gli arbitri non erano incompetenti, che in realtà erano molto bravi nel loro lavoro. Entrambi avevano ricevuto aumenti regolari della retribuzione e sostenevano di non aver mai ricevuto una valutazione negativa delle loro prestazioni. Cronin in seguito ammise di pagare aumenti anche quando altri umpires non li stavano ottenendo. Salerno aveva ricevuto un bonus non programmato dopo la stagione 1967, appena un anno prima del suo licenziamento.

Diversi managers difesero pubblicamente gli arbitri, tra cui Dick Williams (che aveva avuto scontri con entrambi), Hank Bauer, Al Lopez e Alvin Dark. Ancora più evidente, Valentine e Salerno erano stati assegnati alla stessa crew e furono raggiunti da Ashford, un arbitro piuttosto giovane. Sembra improbabile che la league mettesse insieme i suoi due peggiori arbitri.

Valentine fece notare che gli era stato affidato l'incarico di arbitro a casa base nella cruciale partita finale tra Tigers e Angels nel 1967. Valentine aveva ragione. Ci furono due grandi serie nell'ultimo fine settimana. A Detroit, negli ultimi due giorni c'erano stati dei doubleheader e la rotazione degli arbitri era stata riorganizzata in modo che il veterano Larry Napp fosse al piatto in due partite: Valentine non era stato spostato, ma aveva ottenuto la sua partita programmata nel finale. A Boston, i Red Sox avevano giocato due partite contro i Twins. Qui il programma della crew era stato riorganizzato in modo che Nestor Chylak arbitrasse a casa base nell'ultima partita, al posto di Marty Springstead (che era alla sua seconda stagione). Dato che la league era disposta a spostare gli incarichi, Valentine ottenne di arbitrare a casa base il primo ottobre.

Honolulu Star-Bulletin del 20 settembre 1968

Se l'intenzione di Cronin era di fare pressione sui suoi arbitri affinché non si organizzassero, i suoi sforzi fallirono decisamente. Il giorno dopo la stagione regolare, solo due settimane dopo i licenziamenti, gli arbitri della Major League rimasti si incontrarono a Chicago. Gli arbitri della NL votarono all'unanimità per ammettere gli umpires dell'AL nel loro gruppo, per essere ribattezzato Major League Umpires Association. Gli arbitri considerarono anche di scioperare le World Series del 1968 per protestare contro i licenziamenti. Salerno e Valentine parteciparono alla riunione ed esortarono gli umps ad arbitrare, e l'avvocato del sindacato li convinse a farlo. Nell'offseason il sindacato incontrò Cronin per iniziare il processo di relationship, ma Cronin non accettò di ripristinare i due arbitri licenziati.

The Michigan Daily del 17 settembre 1968

Nel gennaio del 1969, il nuovo sindacato degli arbitri presentò un reclamo per pratiche di lavoro ingiuste al National Labour Relations Board (NLRB). In un'azione separata, nel settembre 1969, Salerno e Valentine intentarono una causa da 4 milioni di dollari presso il tribunale federale nel distretto meridionale di New York contro la Major League Baseball, Joe Cronin e l'AL, sostenendo violazioni antitrust federali e diffamazione. Il tribunale distrettuale respinse la causa per mancanza di giurisdizione: precedenti casi della Corte Suprema avevano ritenuto che il baseball fosse esentato dalle leggi antitrust federali. Gli avvocati degli arbitri si appellarono immediatamente. Nel frattempo, nel dicembre 1969, il NLRB accettò di ascoltare le accuse del sindacato.

Una perdita in entrambe le azioni - la causa federale o l'accusa di lavoro sleale con il NLRB - avrebbe potuto influenzare la Corte Suprema a riconsiderare l'esenzione antitrust del baseball. Nella primavera del 1970, l'American League aveva negoziato un accordo confidenziale con il nuovo sindacato, con la richiesta di far decadere entrambe le azioni legali. In cambio, gli arbitri avrebbero ricevuto il pieno ripristino con uno stipendio di 20000 $ all'anno - il tasso attuale per il loro livello di esperienza, ma 8000 $ in più rispetto a quanto ricevevano al momento del loro licenziamento. C'era un problema: gli umps avrebbero dovuto lavorare un breve periodo di prova nelle minor league per assicurare di aver "migliorato il loro arbitraggio", una clausola concordata che salvava la faccia a Cronin.

Valentine accettò l'accordo, ma Salerno no, sostenendo di essersi indebitato per la causa intentata. Poco prima dell'udienza programmata, l'AL addolcì la pillola: 20000 $ arretrati e credito pensionistico completo per il tempo di servizio perso. Ancora una volta Salerno si oppose. Valentine fu sufficientemente allarmato per prendere la macchina e guidare da Little Rock a Utica, dove offrì a Salerno 10000 $ della sua quota. La league aveva anche offerto a Salerno 37500 $ senza reintegrazione. L'avvocato di Salerno, Joseph Kellner, informò il suo cliente che avrebbe vinto il reintegro in udienza e che probabilmente avrebbe vinto anche la sua causa. Salerno non credeva che la league avrebbe mantenuto la sua promessa di promuoverli dalle minor league e voleva almeno 100000 $ per ritirare la causa. L'avvocato di Valentine aveva cercato di convincere l'AL a trattare con lui separatamente, anche a condizioni inferiori. La lega rispose negativamente.

Le audizioni si svolsero a Boston per nove giorni nel luglio del 1970. Tra i sostenitori degli arbitri c'erano diversi ex colleghi, oltre ai managers Al Dark, Eddie Stanky e Dick Williams, che testimoniarono tutti che i due erano bravi arbitri, tra i migliori della League. Valentine scoppiò a piangere quando ricordò la telefonata di Cronin che gli diceva che era un pessimo arbitro. Salerno parlò per due ore dei suoi sforzi per organizzare il sindacato, e che non era un segreto per nessuno in tutta la league. Cronin rimase fedele alla sua storia, sostenendo che i due arbitri erano delle teste calde e arroganti e, cosa ancora più importante, che non aveva idea che gli arbitri volessero costituirsi in un sindacato. Cal Hubbard, l'assistente di Cronin, raccontò la stessa storia. Quando fu chiesto al banco dei testimoni se avrebbe raccomandato i due arbitri per arbitrare nelle minor league o nella National League, Cronin rispose "Sì".

Nel novembre 1970 il NLRB decise a favore dell'American League, sostenendo che gli arbitri non avevano adeguatamente dimostrato di essere stati licenziati per le loro attività sindacali. La decisione diceva che, sebbene molti arbitri avessero appoggiato Salerno e Valentine nel sostenere che le attività sindacali erano ben note, nessun arbitro ammise di averlo detto a Cronin o Hubbard. Senza quel legame, non vi era alcuna prova "al di là del semplice sospetto o supposizione" che Cronin sapesse che gli arbitri si stavano sindacalizzando.

Per quanto riguarda la causa, l'unica vera speranza degli arbitri era che la Corte Suprema ascoltasse il loro caso. La sentenza unanime della Corte Suprema scritta nel 1922 dal giudice Oliver Wendell Holmes nella causa Federal Baseball vs. National League, decretava che le leggi antitrust federali non si applicavano al baseball perché "il business dell'organizzazione del baseball" non era commercio interstatale ai fini dello Sherman Act. Nel 1953, la Corte confermò la decisione di Holmes nella causa Toolson vs. New York Yankees. Nel negare l'appello del licenziamento nella causa federale di Salerno e Valentine, il giudice del Secondo Circuito Henry Friendly scrisse: "Riconosciamo pienamente la nostra convinzione che Federal Baseball non è stato uno dei giorni più felici di Mr. Justice Holmes", ma concluse che solo la Corte Suprema poteva annullare la decisione. "Anche se non dovremmo cadere dalle nostre sedie con sorpresa per la notizia che Federal Baseball e Toolson sono stati respinti, non siamo affatto certi che la Corte sia pronta a dare loro un felice comunicato". Inoltre, Friendly credeva che Salerno e Valentine non avessero fatto abbastanza per una rivendicazione antitrust, sollevando dubbi sul fatto che avrebbero potuto vincere il loro caso anche senza l'esenzione antitrust del baseball.

Come ha sottolineato Brad Snyder nel suo meraviglioso libro su Curt Flood, era altamente improbabile che la Corte Suprema ascoltasse il caso di Salerno. Se il tribunale avesse voluto considerare una sfida alla Federal Baseball avrebbe voluto un caso in cui i fatti non fossero controversi (come lo erano per Salerno) - e un caso di grande interesse nazionale. Dopo aver respinto la petizione per ascoltare Salerno nel gennaio 1971, pochi mesi dopo il tribunale scelse di ascoltare Flood vs. Kuhn, un caso molto più appropriato (Opportuno o no, nel luglio 1972 la corte decise contro Flood, con un parere della maggioranza di 5-3, rifiutandosi di riconsiderare la logica di Federal Baseball o Toolson).

Sebbene ci fossero alcune sfide meno degne di nota, la storia era effettivamente terminata. Al Salerno, un veterano di 1110 partite, e Bill Valentine, con 947 gare nel palmares, chiusero la loro carriera come arbitri della Major League. Ma poiché nessuno dei due uomini aveva raggiunto i 40 anni, avevano ancora delle vite da portare avanti.

Nel 2007, trentanove anni dopo i loro licenziamenti, Mark Armour, l'autore di questo articolo, cercò i due uomini per le interviste. Valentine fu facile da trovare, poiché era il GM degli Arkansas Travelers a Little Rock. Quando Mark gli disse che stava scrivendo un libro su Joe Cronin, si mise a ridere: "Perché dovresti voler fare una cosa del genere?". Dopo aver chiuso con l'arbitraggio, Valentine era tornato a casa a Little Rock e svolse svariati lavori, incluso lavorare per il Partito Repubblicano locale e annunciatore televisivo per i Travelers. Diventò GM dei Travelers nel 1976 e ricoprì l'incarico per trentatré anni, ritirandosi all'inizio del 2009. Fu inserito sia nella Hall of Fame della Texas League che nella Hall of Fame dell'Arkansas Sports e ricevette numerosi Executive of the Year awards delle minor league. Ai banchetti, diceva: "Vorrei ringraziare Joe Cronin per avermi permesso di iniziare questa professione". Sua moglie che lo predeva in giro perchè faceva un casino in casa, diceva: "Cronin aveva ragione, sei incompetente".

Valentine descrisse Cronin come un omone che guidava una grande macchina e fumava grandi sigari. Non provava simpatia per gli arbitri e reagiva alle lamentele suggerendo che aveva appena licenziato degli arbitri. Sentiva che Cronin aveva perso la pazienza, reagendo in modo avventato ed era troppo testardo per ritirarsi. Ma, tutto sommato, la vita si era rivelata niente male, meglio in effetti di quanto sarebbe stata se fosse rimasto un arbitro. Se fosse stato nei panni di Cronin, avrebbe potuto benissimo fare la stessa cosa. Quando Amour chiese informazioni sulle offerte proposte prima dell'udienza, disse: "L'avvocato di Al gli aveva detto che potevamo fare molti soldi. Volevo solo fare l'arbitro". Gli diede il numero di telefono di Salerno pregandolo di portargli i suoi migliori auguri.

Amour andò a casa di Salerno ad Utica, dove la sua vita non aveva girato altrettanto bene. Molto era andato storto negli ultimi 39 anni e Salerno incolpava Cronin per tutto questo: l'attacco di cuore all'età di 48 anni e le sei successive operazioni; impieghi sporadici: matrimonio finito negli anni '80. Tutto perché aveva perso l'unico lavoro che avesse mai desiderato. "Mia moglie si era stufata delle mie lamentele", disse. Gli chiese come stava Valentine e Amour riferì che sembrava molto felice. "Ha soldi in tasca, quindi ovviamente è felice", disse Salerno.

Anticipando una domanda che il giornalista temeva di porre, disse che "l'accordo era un falso, non ci avrebbero mai permesso di tornare nelle major league". Negli anni seguenti Salerno non smise mai di combattere per la sua causa e rimase amareggiato con gli arbitri che non si erano battuti per lui. Non aveva maturato abbastanza anni di servizio per ricevere una pensione, anche se l'azione che aveva intrapreso aveva portato ad una riduzione del periodo di servizio minimo per gli altri arbitri. Era amareggiato per il sistema legale: "Ho servito il mio paese e il mio paese mi ha fregato". Quando Amour lo intervistò, aveva appena scritto a John Roberts, il nuovo giudice presidente della Corte Suprema degli Stati Uniti, ma senza successo, ma avrebbe continuato a provare.

"Sto solo aspettando di strisciare nel mio buco", gli disse.

Amour aveva cercato Salerno per aiutarlo a scrivere l'articolo, ma i ruoli si invertirono: ora era lui che voleva l'aiuto del giornalista. Aveva bisogno che Amour raccontasse la sua storia, che dicesse la verità, che contribuisse a spargere la voce che era stato bistrattato. Il giornalista gli assicurò che aveva intenzione di raccontare l'intera storia e che la parte pro-Cronin non aveva mai veramente preso piede con nessuno. Ma la storia poteva guadagnare alcuni nuovi simpatizzanti, anche se non necessariamente con alcun beneficio tangibile. Nell'intervista Mark aveva cercato di convincerlo a parlare di altre cose, i suoi ricordi preferiti di arbitro, la sua vita nelle minor league, la sua città natale, ma inevitabilmente la conversazione ritornava al suo risentimento.

Salerno lo chiamò alcune volte dopo la loro conversazione originale e gli inviò un paio di pacchetti di foto firmate, dichiarazioni giurate e lettere. Lo trattava con gentilezza, forse anche deferenzialmente. L'ultima volta che si parlarono Amour gli disse che lo avrebbe richiamato al suo ritorno da una vacanza in famiglia. Prima che potesse farlo, il 5 agosto 2007, Salerno morì, dopo aver trascorso quasi quattro decenni da uomo amareggiato e sconfitto. Quanto della sua sofferenza fosse legato alle sue congetture sulla sua sfida legale rimarrà sconosciuto.

Ai due uomini sono state distribuite le stesse carte, ma la storia di come hanno gestito i loro destini simili potrebbe essere una lezione per tutti noi. Charles Dickens una volta scrisse: "Rifletti sulle tue gioie attuali, delle quali ogni uomo è colmo – non sulle tue passate sventure, delle quali tutti gli uomini ne hanno alcune". Purtroppo, Salerno aveva lasciato che la sua sventura lo consumasse e lo limitasse, fino alla fine della sua vita.

Riferimento da: Salerno/Valentine Case di Mark Armour pubblicato su Fall 2009 Baseball Research Journal

Un grande anno da archiviare - Parte 8a: Buck Freeman, Washington Senators, 1899

Continua la serie degli articoli che raccontano delle storie speciali. Storie in cui una squadra è finita in un solo anno molto più in alto di quanto non avesse fatto nel recente passato o nell'immediato futuro. Storia di un giocatore che superò di gran lunga qualsiasi altro anno della sua carriera.

John Frank "Buck" Freeman fece sussultare il mondo del baseball nel 1899, battendo 25 HR per i Washington Senators della National League.

- Buck espresse tutta la sua potenza in quella stagione con una media di .318, 25 doppi, 25 tripli e 122 RBI. La sua percentuale di slugging (calcolata retroattivamente) fu di 0.563.

- I suoi 25 fuoricampo rimasero il record assoluto fino all'arrivo di Babe Ruth che nel 1919 ne battè 29. Come Babe, Buck era un ex pitcher mancino trasformato in uno slugger.

Freeman non colpì mai più di 13 fuoricampo in nessun'altra delle sue 11 stagioni della big-league.

Tuttavia, dal 1899 al 1905, fu leader di tutti i giocatori della Big League con 77 fuoricampo, 49 in più di Nap Lajoie al secondo posto.

A differenza di altri battitori della sua epoca, Buck assumeva una stance ampia e sventolava sui talloni.

Buck era abile nel battere intenzionalmente in foul i lanci che non gli piacevano.

- Questa pratica era in realtà illegale nella sua era in cui i foul ball non contavano come strike, ma gli arbitri la ignoravano comunemente.

- Un giorno del 1899, tuttavia, l'arbitro Hank O'Day fece rispettare la regola contro Buck, chiamando uno strike il foul ball colpito su un lancio di Cy Young.

- Freeman è stato un precursore degli allenamenti postseason degli anni '90. Si manteneva in forma durante la bassa stagione camminando per 12 miglia al giorno, oltre ad andare in palestra a Wilkes Barre, Pennsylvania, per il sollevamento di pesi, barre parallele, boxe e altri esercizi.

Quando la NL ridimensionò da 12 a 8 squadre per la stagione 1900, Washington fu una delle franchigie estromesse.

Così Buck si trasferì ai Boston Braves per un anno prima di saltare nella nuova American League, dove giocò per i Red Sox dal 1901 al 1906.

Nella sua carriera colpì più tripli (131) che homer (82).

Riferimento: Deadball Stars of the American League, SABR

Un grande anno da archiviare - Parte 9a: Jim Konstanty, Philadelphia Phillies 1950

Continua la serie degli articoli che raccontano delle storie speciali. Storie in cui una squadra è finita in un solo anno molto più in alto di quanto non avesse fatto nel recente passato o nell'immediato futuro. Storia di un giocatore che superò di gran lunga qualsiasi altro anno della sua carriera.

Jim Konstanty

I Philadelphia Phillies del 1950 erano conosciuti come i "Whiz Kids" per la loro giovane età.

Il GM Bob Carpenter Jr. (figlio del proprietario che acquistò la squadra nel 1943 dalla NL) aveva riunito una giovane squadra di talento per il manager Eddie Sawyer.

Vignetta da pagina 5 di Sporting News del 4/10/1950.
L'articolo che seguiva parlava di come R.M. Carpenter assicurò il club per 1.000.000 $ nel 1950, il che era ironico considerando che gli fu detto che il club non valeva 30 centesimi quando acquistò la squadra nel 1943

Nel 1949, i Phils videro la loro prima stagione vincente in 32 anni, finendo 81-73 per il terzo posto.

Gli interni del 1950 che comprendevano Eddie Waitkus 1B, Mike Goliat 2B, Granny Hamner SS e il 3B Willie "Puddin 'Head" Jones avevano una media di 26 anni.

Tutti e tre gli OF, Del Ennis (LF), Richie Ashburn (CF) , Dick Sisler (RF), avevano meno di 30 anni.

I primi tre partenti dei Phillie erano Robin Roberts (23), Curt Simmons (21) e Russ Meyer (26).

Tuttavia, uno dei principali interpreti della magica stagione dei Whiz Kids vincitori del pennant fu il trentunenne Jim Konstanty.

Dopo essersi laureato a Syracuse negli Stati Uniti nel 1939, Konstanty aveva lavorato duramente nelle minor league come partente.

Un anno guidò la
Eastern League in partite perse. Aveva fortemente considerato di ritirarsi dal baseball e di usare la sua laurea in Educazione Fisica per lavorare come coach.

Tuttavia, resistette e fu premiato quando Cincinnati acquistò il suo contratto nel 1944, nella stessa stagione i Reds disperati fecero del sedicenne Joe Nuxhall il più giovane lanciatore nella storia della MLB.

Konstanty andò 6-4 con una ERA di 2.80 sia come partente che come rilievo.

Dopo un anno nell'esercito, fu scambiato con i Boston Braves per la stagione 1946, ma optò per Toronto dell'International League.

Considerò di nuovo il ritiro ma sviluppò invece un nuovo lancio: lo slider.

Eddie Sawyer

Fece abbastanza impressione sul suo manager, Eddie Sawyer, che lo portò con sè quando diventò manager dei Phillies.

Jim andò 9-5 per Philadelphia nel 1949 con 7 salvezze. Lanciò 53 partite, tutte come rilievo.

Nulla nel record di Konstanty faceva presagire al mondo del baseball la sua performance nella stagione 1950, culminata con il NL MVP Award.

Lanciò 74 partite, tutte come rilievo.

Finì 62 partite, salvandone 22, un record della NL al momento.

Il suo record fu di 16-7 con una ERA di 2.66.

Ad un certo punto della regular season, concesse un solo punto (un HR colpito da Ralph Kiner dei Pittsburgh) dopo 42 inning e 1/3 lanciati.

In un altro tratto della stagione, non concesse punti ma solo sette valide in 22 inning.

Nella partita notturna di un doubleheader contro Cincinnati il 15 settembre, Jim lanciò dieci inning vincendo una partita da 18 inning.

Jim Konstanty e il catcher Andy Semenick nel 1950

I Phillies primi nella NL con cinque partite di vantaggio e con solo sei da giocare, ne persero cinque di fila e dovettero sconfiggere i Dodgers nell'ultima giornata per salvare il pennant.

Questo fece sì che Sawyer iniziasse con Roberts che aveva solo due giorni di riposo - la sua quarta partenza nelle ultime otto partite.

Robin ottenne una vittoria in 10 inning conquistata grazie anche all'HR da 3 punti di Dick Sisler.

A causa della corsa estenuante e della perdita di Simmons per la sua chiamata al servizio militare il 31 luglio, Sawyer aveva un pitching staff sfinito che si avviava alle World Series contro gli Yankees.

Quindi lo skipper sorprese tutti facendo partire Konstanty in Gara 1. Questa fu la sua prima partenza in MLB dal 1946.

Jim Konstanty (# 35) lancia in Gara 1 nelle World Series del 1950 contro Phil Rizzuto degli Yankees. Il catcher è Andy Seminick e l'arbitro di casa base è Jocko Conlan

Jim lanciò abbastanza bene in una sconfitta per 1-0.

I Phillies persero altre due partite per un punto (2-1 e 3-2) prima che la sconfitta per 5-2 completasse la sweep dei New York.

Konstanty lanciò fino al 1956 ma non ebbe mai più un'altra stagione come il 1950.

Dopo altri due anni nel bullpen, lanciò principalmente come starter nel 1953 (14-10, 4.43 ERA).

Gli Yankees lo presero dai waivers nell'agosto del 1954 in una delle loro acquisizioni annuali di giocatori veterani della NL per l'ultima parte della stagione regolare.

Lanciò 45 partite per i campioni dell'AL del 1955 ma non apparve nella sconfitta delle World Series contro i Dodgers.

Dopo che gli Yanks lo rilasciarono il maggio successivo, lanciò il resto della stagione con i Cardinals per chiudere la carriera.

Winfield fu scambiato per una cena?Direttamente dalle fonti la verità !!!

Probabilmente ne avete già sentito parlare delle tante strane trade nella storia della MLB. Come quel ragazzo che venne scambiato con un sacco di palle da baseball o Johnny Jones che fu ceduto per un tacchino vivo: il futuro Hall of Famer Dave Winfield fu trattato per una cena nel 1994.

Gli articoli pubblicati hanno affermato che si trattava di qualsiasi cosa, da una bella cena a base di bistecche a un sostanzioso pasto da 100 $ a una misera fetta di pizza. Quindi, con la "Trade Deadline" alle porte, sono stati contattati i GM coinvolti per vedere se qualcosa di tutto ciò fosse realmente accaduto. Le storie di baseball vengono spesso esagerate col passare degli anni e si è indagato su una delle più ridicole. Ecco la vera storia.

Il 1994 fu un anno tumultuoso per il baseball. Il 12 agosto scoppiò lo sciopero dei giocatori e in quella stagione non furono giocate altre partite. Niente playoff e niente World Series per la prima volta in 90 anni.

Ma i General Managers non sapevano se si sarebbe tornati a giocare in quel momento, e intorno alla scadenza della Trade Deadline di rinuncia del 31 agosto dovettero presumere che ci sarebbe stata, continuando a fare accordi commerciali che avevano più senso per le loro squadre. Andy MacPhail dei Twins, la cui squadra era fuori dai giochi a quel punto, era uno di quei GM che cercava di spostare i giocatori.

Andy MacPhail

"La nostra ultima partita fu il 10 agosto e avevamo 14 partite di distacco e circa sette partite sotto .500", ha detto MacPhail a MLB.com, "E i giocatori erano in sciopero ... Non sapevamo se avremmo ricominciato".

Il 42enne DH dei Twins Dave Winfield si stava avvicinando alla fine della sua carriera e MacPhail voleva dargli un'altra possibilità di giocare per una contendente. Il futuro Hall of Famer aveva battuto 10 homer e 43 RBI in 74 partite e probabilmente avrebbe potuto ancora aiutare una squadra in quel finale di stagione.

"Probabilmente ero più concentrato nel dare gli at-bats di Dave a Pedro Muñoz, questo 25enne che stava passando un buon anno per noi", ricorda MacPhail.

John Hart

Gli Indians, nel frattempo, erano solo a una partita fuori dal primo posto, e il GM John Hart voleva un giocatore veterano per aiutare a guidare le giovani star come Manny Ramirez, Kenny Lofton e Omar Vizquel.

"Erano passati più di 40 anni a Cleveland da quando eravamo stati alla postseason", ha detto Hart a MLB.com, "Era un'opportunità ... Nessuno ha detto che la stagione stava per finire. Cosa sarebbe successo se fossimo tornati a giocare? Eravamo ancora una squadra molto giovane. ... Dave Winfield stava ancora giocando, e tutti noi sentivamo che era una specie al capolinea. Dave aveva una grande personalità - un ragazzo meraviglioso. C'era già stato nelle postseason, era esperto".

Quindi, Winfield poteva andare a Cleveland. Hart e MacPhail erano anche buoni amici e concordarono che la trade sarebbe stata più per aiutare Winfield che per ottenere qualcosa in cambio. E con lo sciopero ancora in corso, nessuno sapeva nemmeno se ci sarebbe stato di nuovo il baseball. A causa di tutto ciò, Hart ricorda che i due GM avevano deciso che sarebbe stato Winfield a decidere per le "considerazioni future".

Ma da dove viene la storia della cena?

"John e io avevamo una storia di accordi ed era un periodo molto più collegiale all'epoca per i GM", dice MacPhail, spiegando che i due giocavano a tennis insieme e uscivano spesso per pranzare o cenare con le loro mogli. "Sono sicuro che abbiamo detto, tipo, troveremo una soluzione. Se non riprendiamo, ovviamente non ho bisogno di nulla. Lo scopriremo, forse John offrirà la cena al GM Meeting".

"La cena era stata molto scherzosa", dice Hart, "Non vorrei mai che un giocatore, soprattutto un giocatore per cui abbiamo così grande rispetto, si sia sentito sottovalutato".

"Era un giocatore da Hall of Fame", aggiunge MacPhail, "Non avrebbe dovuto essere scambiato per una cena e quello su cui abbiamo scherzato non sarebbe mai dovuto venir fuori in quel modo. La cena era un'uscita irrispettosa".

Quindi, sebbene ci sia stato un commento en passant su una cena, un futuro Hall of Famer che viene scambiato a titolo definitivo per un pasto non è esattamente quello che è successo. È stata più una storia divertente e accattivante che è stata ripresa dalla stampa e portata avanti nel corso degli anni. Winfield non ha mai indossato l'uniforme degli Indians nel '94, non ci fu una transazione e non ci fu una cena specifica che MacPhail e Hart avessero concordato: "Questo è tutto. Questo è per Winfield".

Stranamente, Winfield firmò come free agent con Cleveland la stagione successiva prima di ritirarsi. Hart aveva trovato il giocatore che voleva e non dovette neppure "portare nessuno fuori a cena" per realizzarlo. Il 43enne giocò fino alla fine della stagione regolare e gli Indians arrivarono alla loro prima World Series in 41 anni.

Riferimento: Winfield traded for dinner? An investigation di Matt Monagan pubblicato su www.mlb.com il 29 agosto 2020

Ken Krahenbuhl fu scambiato per del pesce gatto e poi lanciò un perfect game
La storia del pitcher e di una potente prelibatezza del Mississippi

Era il 1998 e l'ex scelta dei Cubs nel Draft del 1990 era alla sua quinta stagione nella Independent League. Aveva 30 anni e la squadra di cui faceva parte, i Pacific Suns, con sede nella sua città natale di Oxnard, in California, non stava andando da nessuna parte. Avevano un brutto record, la proprietà era un disastro e lui voleva andarsene.

"Continuavo a chiedere una trade, ma non mi avrebbero scambiato", dice Krahenbuhl a MLB.com dalla sua casa a Houston, "Mi sentivo come se avessi ancora qualcosa da dare, perché ero il miglior lanciatore di quella squadra - una squadra schifosa. Avevo tutti i migliori numeri, lanciatore della settimana, All-Star, qualunque cosa".

Krahenbuhl era un veterano della lega indy, avendo giocato nella Northern League con i Rochester Aces, ed era ora al suo secondo anno con i Suns. Ma prima di tutto questo, era un fenomeno in ascesa sulla strada verso la gloria nella big league.

Si avvicinò al baseball a 9 anni. Aveva avuto problemi con gli insegnanti per aver lanciato delle pietre dalla finestra della sua scuola. Invece di punirlo, i suoi genitori adottivi pensarono di poter reindirizzare la sua propensione a lanciare oggetti verso uno sport che aveva un debole per il lancio di cose.

"Quando sono tornato a casa, invece di punirmi", ha ricordato Krahenbuhl, "Mio padre adottivo mi disse: Ehi, invece di fare qualcosa di negativo, perché non ti mandiamo a giocare a baseball?".

All'età di 16 anni, Krahenbuhl stava lanciando 90 mph e aveva l'attenzione degli scout professionisti. Poi gli infortuni al braccio si sono ripetuti. Subì un intervento chirurgico "Tommy John" prima di finire il liceo. Ritornò e fu preso dai Cubs dallo junior college di San Bernarndino. Lanciò bene a Peoria in Singolo A per un paio di stagioni, ma i problemi al gomito continuarono a far deragliare qualsiasi progresso fatto. Subì un intervento chirurgico in quattro momenti diversi. I Cubs lo rilasciarono definitivamente nel '93.

Krahenbuhl pensò che la sua carriera fosse finita, ma il selvaggio mondo dell'Independent League gli diede la seconda possibilità e lo salvò. Non doveva lanciare così forte come una volta, e stava ancora ottenendo buoni risultati e, soprattutto, si divertiva.

Ma durante quel secondo periodo con i Suns nel '98, voleva essere tutt'altro. Voleva essere scambiato con i Greenville Bluesmen, la squadra per cui l'anno prima aveva registrato un'ERA di 2.65. Non sapeva per quanto tempo avrebbe giocato e voleva avere la possibilità di vincere un altro paio di campionati prima di chiudere.

Senza trade in corso, Krahenbuhl decise di prendere in mano la situazione.

"Allora, era il Wild West", racconta Krahenbuhl, "Avevi un contratto, ma si sarebbero davvero incazzati se lasciavi una squadra? Probabilmente no. Così sono saltato in macchina e sono andato a Greenville".

Krahenbuhl parlò del viaggio in modo piuttosto informale, ma Greenville è a 1866,4 miglia da Oxnard. Aveva guidato tutta la notte per 25 ore, fermandosi solo per fare benzina.

Le due squadre, rendendosi conto che Krahenbuhl stava attraversando il paese e non sarebbe tornato, dovettero affrettarsi e fare un accordo. Krahenbuhl sarebbe stato ceduto per 1000 $, due giocatori e uno degli oggetti di transazione più strani nella storia del baseball.

"A Greenville, Mississipi, erano conosciuti per un pesce gatto da allevamento", dice Krahenbuhl, "Quella era la loro creatura: il pesce gatto allevato in cattività. Quindi, il GM dei Greenville disse perché non buttiamo dentro del pesce gatto? Ci farà fare un po' di pubblicità".

Si dice che siano state inviate 10 libbre di pesce gatto, e ciò ha fatto notizia negli Stati Uniti. Al neo acquisto dopo il suo primo starter fu persino chiesto di andare all'allevamento per scegliere il miglior stock disponibile.

Senza Twitter o telefoni cellulari, Krahenbuhl non seppe di essere stato scambiato per del pesce gatto fino a quando non arrivò al Legion Field di Greenville dopo il suo lungo viaggio in auto. Era deluso, come chiunque potrebbe esserlo dopo essere venuto a conoscenza della sua trade per del pesce gatto - definendo l'accordo "ridicolo" - ma non ebbe troppo tempo per soffermarsi su questo. Non appena rientrò dal suo viaggio di 25 ore, senza dormire, gli fu comunicato che avrebbe lanciato quella sera.

"Sono entrato, ho firmato il contratto, ho preso la mia uniforme - eravamo negli anni '90, amico, non avevamo paura di giocare", continua Krahenbuhl, "Niente sonno, non sapevo niente dell'altra squadra; a parte che loro erano i campioni in carica".

E poi, la storia è diventata ancora più folle.

Nella notte fredda e piovosa del 24 luglio, con circa "70-80 persone" presenti, contro gli Amarillo Dillas della Texas-Louisiana League, Krahenbuhl senza sonno lanciò un perfect game: zero hit, zero walk, zero errori e una vittoria per 1-0.

"L'arbitro aveva detto che avremmo giocato finché non avessi concesso una valida", e Krahenbuhl non lo fece.

"Sai come lanciatore, molto raramente tutti i tuoi lanci funzionano", mi dice Krahenbuhl, "Quella notte, mi sentivo come se potessi chiudere gli occhi e lanciare qualsiasi lancio. Hanno fatto delle grandi giocate dietro di me in diverse condizioni con la palla bagnata".

Il perfect game aggiunse un altro livello a una storia già bizzarra e Krahenbuhl venne intervistato dalle stazioni radio di tutto il mondo. I giornali non riuscivano a contenersi con i loro titoli. Good Morning America venne a Greenville per parlare con Catfish Ken.

"Quello è stato lo stesso anno in cui Sammy Sosa e Mark McGwire hanno duellato per il record dei fuoricampo", ricorda Krahenbuhl, "Un articolo che ho letto diceva che questo lanciatore ha ottenuto più pubblicità di quei due ragazzi".

Anche la sua vecchia squadra, i Suns, approfittarono della notizia e della nuova piega della storia e decisero di organizzare una Catfish Night al campo da baseball, celebrando il fatto che "avevano scambiato il loro miglior lanciatore con il pesce gatto e lui aveva lanciato un perfect game". Greenville inviò oltre 1000 libbre della prelibatezza congelata, insieme a uno chef, per cucinarla per tutti i presenti. Krahenbuhl disse di non essere un fan del pesce gatto, ma aveva sentito che il cibo era eccezionale.

Guardando indietro ora, il 52enne - che ha lanciato un paio di anni in più nelle Independent League, è diventato un venditore di auto - non ha rancore per la trade: "Non sono mai stato arrabbiato con loro per avermi scambiato per quello, volevo andarmene comunque".

Riferimento: He got dealt for catfish, then threw a perfecto The story of Ken Krahenbuhl and a mighty Mississippi delicacy di Matt Monagan pubblicato su www.mlb.com il 1 settembre 2020

Un grande anno da archiviare - Parte 10a: Bobby Shantz, Philadelphia Athletics 1952

Continua la serie degli articoli che raccontano delle storie speciali. Storie in cui una squadra è finita in un solo anno molto più in alto di quanto non avesse fatto nel recente passato o nell'immediato futuro. Storia di un giocatore che superò di gran lunga qualsiasi altro anno della sua carriera.

Nel 1952, il 27enne pitcher Bobby Shantz andò 24-7 per i Philadelphia Athletics.

- Nonostante il fatto che gli A's fossero finiti solo quarti, Shantz venne eletto MVP dell'AL.

- Shantz era estremamente popolare tra i fans degli A's. Le presenze aumentarono di 15000 spettatori quando lanciava allo Shibe Park durante quella stagione (da 6400 a 21000).

- Il 5 agosto, Bobby vinse la partita # 20 davanti a un pubblico tutto esaurito di 35673 tifosi, con 10000 altri fans che rimasero fuori dello stadio.

Uno dei motivi per cui Bobby era così popolare, oltre alla sua abilità di lanciatore e al fatto che era un ragazzo della Pennsylvania (Pottstown), era che misurava solo 1,68 m di altezza e pesava 63,5 kg!

- Dotato di grande velocità, è stato uno dei migliori difensori nella sua posizione, vincendo otto Gold Glove Awards consecutivi dal 1957 al 1964 (American League, 1957-60; National League, 1961-64; nel 1957 il premio fu assegnato per entrambe le League).

- Il manager degli Yankee Casey Stengel descrisse Shantz come "il miglior lanciatore, difensore e bunter dell'AL". Alcuni commentatori lo classificano come il miglior lanciatore difensivo di sempre.

Dopo aver prestato servizio nelle Filippine verso la fine della seconda guerra mondiale, Shantz firmò con gli A's di Connie Mack.

- Bobby lanciò una stagione nelle minor, compilando un record di 18-7 con i Lincoln Athletics nella Western League.

- Entrò a far parte degli A’s nella stagione 1949 perché diversi lanciatori avevano problemi al braccio, andando 6-8 con una ERA di 3.40 per lo più come rilievo.

- Tuttavia, fece un debutto strepitoso, fermando il 6 maggio i Tigers a Detroit per nove inning senza concedere una valida dopo essere entrato nel terzo inning. Alla fine concesse un punto e due valide nel 13°, ma ottenne la vittoria per 5 a 4.

- Gli A’s finirono quinti a sedici partite dagli Yankees con una media w/l di .526, la seconda volta dal 1933.

Gli A's finirono ultimi nel 1950.

- Il lanciatore destro Alex Kellner, che ne aveva vinte 20 nel 1949, ne perse 20. La ERA di 4.61 di Bobby era la migliore della media di 5.49 della squadra. Il suo record fu di 8-14 con 23 partenze.

- Dopo la stagione, Mack, l'unico allenatore che gli A’s avevano conosciuto nel 20° secolo, annunciò il suo ritiro. Il suo sostituto, Jimmy Dykes, portò nuova energia allo spring training, dove incoraggiò le voci secondo cui erano eminenti delle trade, tra cui lo scambio di Bobby insieme al prima base Ferris Fain e altri tre giocatori a Boston per Ted Williams.

- Bobby migliorò con un record di 18-10 e una ERA di 3.94 mentre gli A’s salirono al sesto posto.

- Fu selezionato per l’AL All-Star ma non entrò in partita.

- Uno dei motivi per cui Bobby migliorò fu che, grazie anche all'aiuto del pitching coach Chief Bender, sviluppò una knuckleball come secondo lancio dietro alla sua curva.

All'inizio del 1952, Bobby sconfisse gli Yankees, campioni in carica, 3-1 nella seconda partita della stagione.

- A partire dal 30 aprile, realizzò 11 vittorie consecutive.

- L'8 giugno sconfisse Cleveland per 12-4 diventando il primo pitcher dell’AL a raggiungere la doppia cifra.

- Era 14-3 alla pausa dell’All-Star. Nella sua ultima partita prima della pausa, Stengel lo prese in giro dicendo che i suoi Yankees gli avevano fornito un'uscita anticipata (scese al 4° inning dopo aver incassato 7 valide e concesso 4 punti nella sconfitta per 5 a 2 del 6 luglio allo Shibe Park) in modo che potesse lanciare nel Midsummer Classic, che si sarebbe giocato in casa degli A's.

- Casey non lo scelse come partente ma lo fece entrare nel quinto inning. Bobby mise strikeout Whitey Lockman così come i futuri Hall of Famers Jackie Robinson e Stan Musial.

- La partita terminò dopo il quinto inning a causa della pioggia.

All'inizio di agosto, il record di Bobby era di 20-3.

- Dopo aver completato 21 delle sue 23 partenze aveva una ERA di 1.54.

- Uno slump dalla fine di agosto a settembre ridusse il record di Bobby a 22-7.

- Il 14 settembre, verso la fine della regular season, sconfisse gli umili St. Louis Browns e poi vinse contro gli Yankees 2-0, concedendo solo 4 valide in 9 inning, davanti a 38000 tifosi nel Bronx che non poterono fare a meno di tifare per il potente pitcher. Questa era la quarta vittoria di Shantz contro i Bronx Bombers in quella stagione ed estese la sua striscia senza punti allo Yankee Stadium a 29 inning.

Il 23 settembre, la stagione di Bobby si concluse bruscamente.

- Anche se lanciava con la sinistra, batteva da destro esponendo così il suo braccio di lancio. Sollevando istintivamente il braccio sinistro per proteggersi la faccia contro un lancio interno di Walt Masterson dei Washington Senators, Bobby subì una frattura al polso.

- Il suo record finale fu di 24-7 con una ERA di 2.48. Aveva sconfitto tutte le squadre tranne Boston almeno tre volte. Concesse solo 63 basi su ball in 280 inning mentre ottenne 152 strikeout.

- Gli A’s terminarono al quarto (79-75) posto, 16 partite dietro New York.

Bobby non fu mai più all'altezza della sua performance del '52.

- Nel 1953 si strappò un tendine alla spalla destra e saltò la seconda metà della stagione.

- Afflitto da infortuni, fece solo due apparizioni nel 1954.

- Lanciò per tutta la stagione 1964 ma non vinse mai più di 11 partite nel resto della sua carriera per Kansas City (dove gli A’s si erano trasferiti dopo il 1954), gli Yankees (1957-60, incluse sei partite delle World Series nel '57 e '60), Pittsburgh (1961), Houston (1962), St. Louis Cardinals (1962-4), prima di finire di nuovo a Philadelphia con i Phillies (1964).

- Nell'aprile del 1955, a Kansas City, ebbe il piacere di fare squadra con suo fratello Bill dietro il piatto per realizzare una shut out contro gli Yankees 6-0.

7 Regole della MLB stranamente specifiche e le storie ancora più strane che le hanno ispirate

L'ultima edizione del regolamento della MLB è lungo 284 pagine. La maggior parte di quelle pagine sono piene di cose che sappiamo: distanza di 18,44 m dalla pedana del lanciatore alla casa base; cosa succede quando una palla supera la recinzione; come deve essere il guanto standard di un difensore. Alcune di queste pagine, tuttavia, sono piene di cose piuttosto strane - così strane, infatti, che ci deve essere solo una storia dietro al motivo per cui qualcuno ha pensato di includerle fin dall’inizio.

Perché ci sono disposizioni riguardanti l’interferenza dei spettatori? Quale rivoluzionario del baseball una volta corse con successo toccando le basi al contrario? Per queste domande, ci sono delle storie eccellenti.

Regola 6.04 (c): Nessun difensore può prendere posizione nel campo visivo del battitore e, con deliberato intento antisportivo, agire in maniera da distrarlo. (PENALITÀ: il trasgressore deve essere espulso e lasciare il terreno di gioco e, nel caso in cui si fosse verificato un balk, questo dovrà essere annullato).

Durante uno dei suoi at-bat contro i New York Giants il 9 agosto del 1950, il terza base dei Boston Braves, Bob Elliott, chiese all’arbitro di seconda base di spostarsi leggermente dalla sua posizione: l'umpire era nella linea visiva di Elliott e gli impediva di distinguere nettamente la pallina da baseball. Mentre la maggior parte delle persone avrebbero visto questo gesto come una semplice cortesia professionale, al contrario, il seconda base dei New York Eddie Stanky la vide come un'opportunità: prima del lancio successivo, si avvicinò al punto in cui si trovava l'arbitro e iniziò a saltellare qua e di là.

Eddie Stanky

Per qualche ragione, Elliott e i suoi compagni di squadra non furono turbati e la partita terminò senza incidenti. Comunque. Stanky non avrebbe lasciato che una piccola battuta d'arresto rovinasse i suoi piani. Due giorni dopo contro i Phillies, lo rifece, questa volta prendendo di mira Andy Seminick, catcher di Philadelphia. Alla fine, Stanky ottenne la reazione che stava cercando: Seminick furibondo chiese all'arbitro di casa base di agire.

Il balletto di Eddie Stanky

C'era solo un problema: nessuno degli arbitri riusciva a trovare una regola che lo impedisse - in qualche modo, la Major League Baseball era durata quasi un secolo senza mai avere motivo di mettere fuorilegge i saltelli su e giù di un difensore nel campo visivo di un battitore. In un territorio inesplorato, gli arbitri permisero a Stanky di continuare per il resto della partita, sperando di rintracciare successivamente il presidente della National League Ford Frick per ottenere qualche chiarimento.

Frick, tuttavia, non si trovava, quindi la mattina dopo la crew degli arbitri contattò il manager di Stanky, Leo Durocher, e chiese che il seconda base interrompesse quel balletto fino a quando non fosse stata emessa una sentenza ufficiale. Ma Durocher - come s'addice all'uomo che letteralmente ha coniato la frase "i bravi ragazzi finiscono ultimi" - non lo fece e disse a Stanky di ricominciare con saltelli. " I giocatori di baseball intelligenti hanno fatto giochetti del genere per tutti i 25 anni in cui sono stato nel baseball", disse al New York Times, "e per quanto mi riguarda è perfettamente legale".

Stanky fu felice di accontentare il suo skipper e non lasciò altra scelta agli arbitri se non quella di espellerlo. Ciò difficilmente alleviò le tensioni, però: Seminick, mentre scivolava verso la seconda base più avanti nella partita, colpì il sostituto di Stanky, Bill Rigney, e provocò una rissa tra le due panchine che richiese l'aiuto del NYPD per sedarla. Dopo la partita, Frick finalmente prese la sua decisione, ordinando agli arbitri di espellere i difensori per "buffonate sul campo progettate o destinate a infastidire o disturbare il battitore avversario".

Sebbene la lingua sia cambiata ed elaborata, la regola è rimasta sui libri da allora. Per quanto riguarda Stanky, beh, c'è una ragione per cui il suo soprannome era "The Brat".

Regola 4.05: Il manager della squadra di casa deve presentare all'arbitro capo e al manager della squadra avversaria le particolari regole di campo che ritenga necessario adottare per sopperire agli inconvenienti derivanti, dalla vicinanza o presenza del pubblico sul campo di gioco, da una palla battuta o tirata tra gli spettatori a causa della vicinanza o da qualsiasi altra contingenza. Se queste regole sono accettabili per l'allenatore avversario, saranno legali. Se queste regole sono inaccettabili per il manager avversario, l'arbitro capo stabilirà e applicherà tutte le regole di campo speciali che ritenga necessarie dalle condizioni del terreno, che non devono essere in conflitto con le regole di gioco ufficiali.

In questi giorni, è difficile immaginare una situazione in cui una squadra avrebbe bisogno di elaborare regole di campo per quanto riguarda la "presenza di spettatori sul campo di gioco", ma come sempre rimandiamo alla regola cardinale: c'è una ragione nel regolamento, e il motivo è esattamente strano come ti aspetteresti.

Grazie alla nascita dell'American League due anni prima, la prima World Series moderna fu giocata nel 1903. L'incontro prevedeva Honus Wagner e i Pittsburgh Pirates contro i Boston Americans, la cui rotazione era guidata da un ragazzo di nome Cy Young.

Come si può immaginare, c’era grande attesa. Così alta, infatti, che quando la serie si spostò a Pittsburgh per Gara 3, l’Exposition Park non poteva adattarsi all'intero pubblico: la partecipazione annunciata era di poco più di 18000 fans, ma molti di più si erano intrufolati attraverso le recinzioni e alla fine circa 20000-25000 tifosi avevano invaso il campo.

L'Esposition Park in Gara 4 delle World Series del 1903

La città dovette chiamare oltre un centinaio di agenti di polizia per gestire la folla, che si trovava a pochi metri di profondità davanti al backstop e a pochi metri da ogni linea di foul quando il gioco effettivamente iniziò. Poiché gli spettatori chiaramente non stavano andando da nessuna parte, le regole di campo dovevano essere scritte e la responsabilità ricadeva sul giocatore/manager dei Pirates Fred Clarke.

La decisione di Clarke? Qualsiasi palla battuta che fosse rotolata oltre gli esterni e sotto la corda che separava il campo dai tifosi sarebbe stata considerata un triplo per regola di campo. Le quattro partite giocate all' Exposition Park - le World Series furono al meglio delle nove fino al 1905 - videro battuti 17 tripli con la regola di campo e Boston si riprese da un deficit di 3-1 per vincere il Fall Classic in otto partite.

Regola 5.09 (b) (10): Qualsiasi corridore è eliminato quando, dopo aver acquisito il possesso legale di una base, corre le basi in ordine inverso allo scopo di confondere la difesa o fare una farsa del gioco.

La prima cosa da sapere su Herman "Germany" Schaefer è che era uno showman consumato, il tipo di persona che indicava dove avrebbe battuto il suo homer vincente, e lo colpiva in quel punto esatto, per poi scivolare su ogni sacchetto mentre faceva il giro delle basi.

Herman "Germany" Schaefer

Questa però è una storia per un'altra occasione. Invece, parliamo dei Washington Senators di Schaefer che affrontavano i Chicago White Sox il 4 agosto 1911. Con il compagno di squadra Clyde Milan in terza base per il punto vincente, Schaefer era in prima base con un solo out: l'occasione perfetta per tentare una rubata e pareggiare su un tiro in seconda base, permettendo a Milan di segnare.

Purtroppo, quando Schaefer rubò, il ricevitore dei Chicago non tirò sventando il piano. Ora in piedi sulla seconda base, Schaefer non poteva fare altro che stare fermo e sperare che uno dei suoi compagni di squadra potesse portare a cas il punto ... o, in alternativa, tornare sulla prima base e provare di nuovo il tutto.

Senza alcuna esitazione, Schaefer si posizionò dalla parte sbagliata della base. Poi, sul lancio successivo, scattò e rientrò in prima. Probabilmente più sconcertati che indignati, i White Sox protestarono con l'arbitro senza chiamare tempo - e nel trambusto che ne seguì, Schaefer iniziò a correre di nuovo in seconda base, questa volta per farsi prendere in trappola. Ahimè, l’imbroglio fu vano: Milan tentò di segnare mentre l'attenzione era su Schaefer, ma i White Sox se ne accorsero in tempo e lo eliminarono al piatto.

Schaefer in realtà non fu il primo a fare la bravata - quell'onore probabilmente appartiene a Fred Tenney dei New York Giants - ma fu sicuramente l'ultimo: nel 1920, la MLB stabilì che qualsiasi corridore che correva le basi al contrario era automaticamente su. Ciò non ha impedito a Jean Segura di provare, però:

Video della corsa all'inverso sulle basi di Jean Segura del 19/04/2013

Regola 6.01 (a) (9): Interferenza del battitore o del corridore, con un corridore in terza base, il suggeritore di base esce dal proprio box e si comporta in modo tale da provocare un tiro di un difensore (PENALITÀ PER INTERFERENZA: il corridore è eliminato e la palla è morta).

Nel diciannovesimo secolo, era prassi comune per i coaches di base di provare ogni sorta di cose per distrarre gli avversari, dalle urla ai giocatori avversari al fingere di essere corridori in base.

L'introduzione dei box per i coaches nel 1887 aiutò a frenare "il trucco di impersonare i corridori che avanzavano dalla terza base a casa base", come lo definì il New York Times, ma ciò non impedì ai coaches di base ... di lasciarsi trasportare un po'. Caso in questione: mentre fungeva da coach di terza base dei Brooklyn nel 1890, George Smith era così agitato a incitare un corridore a girare verso casa base che decise di correre anche lui fino a casa base. Comprensibilmente confuso, il ricevitore avversario toccò Smith invece del vero corridore di base (anche se, dopo una lunga discussione, l'arbitro alla fine eliminò il corridore).

Nonostante le prove apparentemente infinite e convincenti del contrario, il baseball non cambiò la regola per molti anni - tutte le interferenze dei coaches di base non furono esplicitamente proibite fino al 1904.

La regola 6.01 (a) (5) si occupa dell'interferenza del corridore ed è piuttosto semplice: "Qualsiasi battitore o corridore che è stato appena eliminato, o qualsiasi corridore che ha appena segnato il punto, ostacola o impedisce un qualsiasi gioco successivo su un corridore. Quest‘ultimo deve essere dichiarato eliminato per l‘interferenza del compagno di squadra".

Regola 6.01 (a) (5) Commento: se il battitore o un corridore continua ad avanzare dopo che è stato eliminato, non deve essere considerato solo per quell'azione come fonte di confusione, ostacolo o impedimento ai difensori.

Subito dopo, però, arriva il curioso commento sopra, che stabilisce che se un corridore continua ad avanzare dopo che è già stato chiamato out, può o meno essere colpevole di interferenza. Se questo sembra un evento stranamente specifico di cui tenere conto in un regolamento, beh, non ci si sbaglia: risale al 1926, quando i Dodgers e Cubs giocarono una delle partite più strane nella storia del baseball.

Jimmy Cooney

I Cubs avevano caricato le basi con un solo out nella parte alta del sesto inning. Con Jimmy Cooney (nella foto sopra) in prima, Joe Kelly battè un groundout contro il prima base dei Brooklyn Babe Herman. Cercando di iniziare il doppio gioco, Herman tirò rapidamente all'interbase Rabbit Maranville che coprì la seconda base per eliminare Cooney (Ricordatevi questo dettaglio, vi promettiamo che è importante).

Il tiro di Maranville in prima fu un disastro, e i corridori di Chicago erano pronti ad avanzare. Il lanciatore dei Brooklyn Jesse Barnes finalmente recuperò la palla, e quando vide uno dei Cubs che cercava di segnare istintivamente tirò la palla a casa base al suo ricevitore, Mickey O'Neil. O'Neil si preparò per toccarlo ... ma il corridore si allontanò con calma per dirigersi verso il suo dugout: era Cooney, che nonostante fosse stato eliminato in seconda aveva continuato a correre come diversivo.

Quando O'Neil si rese conto di quello che era successo, aveva seguito Cooney a metà strada fino alla panchina, e Joe Kelly - l'uomo che aveva iniziato tutta questa follia colpendo un semplice grounder - era in terza base. Brooklyn protestò, ma nessuno riuscì a trovare una regola che proibisse il trucco, e Chicago aggiunse altri due punti durante l'inning.

Volendo impedire qualsiasi gioco in stile Cooney ma anche consentire ai corridori che stanno solo cercando di non intralciare, la MLB ha creato la disposizione che esiste oggi, che essenzialmente lascia la questione alla discrezione dell'arbitro.

Regola 5.11 (a) (2): Il battitore designato indicato nella lineup iniziale deve andare a battere almeno una volta, a meno che la squadra avversaria non cambi lanciatore.

È giusto che Earl Weaver ispiri la sua stessa regola - dopo tutto, una volta ha strappato completamente un regolamento di fronte a un arbitro solo per fare un punto.

Earl Weaver

Purtroppo, però, la regola di Earl Weaver non prevede la distruzione di alcun tipo di carta. Si tratta invece del DH, che fu istituito nell'American League nel 1973 quando Weaver stava iniziando la sua sesta stagione come manager degli Orioles. A quel tempo, la nuova posizione arrivava con una sola clausola: il battitore designato doveva essere selezionato prima della partita e incluso nel lineup presentato all'arbitro di casa base. Naturalmente, non ci volle molto a Weaver per trovare una scappatoia.

Piuttosto che nominare semplicemente un DH in buona fede, Weaver avrebbe scritto a matita un lanciatore che non aveva intenzione di utilizzare quel giorno, solo per mettere il battitore che voleva quando effettivamente fosse arrivato il momento di farlo battere. La mossa permise a Weaver di scegliere tra tutti i giocatori della sua panchina, mettendo il battitore ideale a seconda della situazione di gioco.

Solo nel 1979, Weaver tirò fuori questo trucco - che divenne noto come il "Phantom DH" - 21 volte, 12 delle quali presentò lo starter Steve Stone. In uno di quei casi, Stone era già partito per prepararsi al suo start a Toronto. Weaver indicò un giorno persino Tippy Martinez come DH, nonostante il fatto che quel giorno Martinez fosse in Colorado per un funerale.

La MLB eliminò la scappatoia alla fine della stagione 1980, stabilendo che ogni battitore designato nel lineup all'inizio di una partita deve avere almeno un at-bat. La regola esiste ancora oggi, anche se nominare un lanciatore come tuo DH non sembra più così ridicolo.

Regola 8.01 (c): Ogni arbitro ha l'autorità di decidere su qualsiasi punto non specificamente coperto da queste regole.

Certo, questo è un imbroglio: non esiste una singola strana storia che abbia ispirato la regola 8.01 (c), che dà agli arbitri la libertà di gestire qualsiasi cosa insolita che potrebbe accadere loro. Piuttosto, è il prodotto di decenni e decenni di questi casi, un'intera storia di inventare modi creativi per eludere le regole.

Come, ad esempio, quando i giocatori iniziano a provare a usare le patate come esche. Usare patate sbucciate, congelate e imbiancate con la calce come doppione della palla da baseball era un trucco piuttosto comune. Un catcher della Classe D della Evangeline League inventò un colpo di scena unico nel 1934 - dopo un lancio, tirò fuori una patata dalla tasca posteriore e la tiro nel campo esterno.

Pensando che fosse semplicemente un tiro pazzo, due corridori cercarono di segnare, ma vennero eliminati per toccata quando scoprirono che il ricevitore aveva ancora la palla. L'arbitro, invocando i suoi poteri nella regola 8.01 (c), stabilì che i corridori erano salvi e si rifiutò di accettare la spiegazione del ricevitore che aveva semplicemente trovato la patata a terra e stava cercando di rimuoverla in sicurezza dal campo di gioco.

Il trucco della patata

La morale della storia, sia per i fans che per gli autori del regolamento: non importa quante cose strane pensi di aver visto, il baseball è sempre qualcosa di nuovo.

Le noccioline e il baseball in America sono stati inseparabili dalla fine del XIX secolo. A quel tempo, il baseball era ampiamente riconosciuto come il passatempo nazionale e le arachidi divennero un punto fermo nei campi da baseball.

I due sono stati collegati tra loro per quasi tutta la storia del gioco, risalente a quando la maggior parte dei giocatori sfoggiava cappellini pillbox e baffi a manubrio.

Secondo Bennett Jacobstein, autore di The Joy of Ballpark Food, un pionieristico e famoso ristoratore di ballpark, Harry Stevens, vendette spazi pubblicitari sugli scorecard a una società produttrice di arachidi nel 1895. Invece di un pagamento in denaro, la società lo pagò in noccioline, che Stevens poi vendette sui campi da baseball e il resto, come si suol dire, è storia.

Harry Stevens

Perché le noccioline hanno avuto un tale successo negli stadi? Il nipote di Stevens ha detto: "Non sono mai state popolari negli ippodromi perché le persone avevano bisogno di tenere le mani libere per scommettere. Nel baseball, la tensione cresce lentamente. Mangiare noccioline fa parte di un'abitudine nervosa: ti dà qualcosa da fare con le tue mani".

Aiuta anche il fatto che le arachidi siano deliziose, leggermente salate e si abbinino perfettamente a una bevanda rinfrescante.

"Take Me Out to the Ballgame" con il suo testo di "Buy me some peanuts and Cracker Jacks" è stato scritto nel 1908 ed è stato un buon promemoria per i fans ad acquistare nel settimo inning questi snack salati e dolci.

Da allora, i fans sono stati difficilmente in grado di assistere a una partita di baseball a qualsiasi livello di gioco senza godersi un sacchetto di noccioline al proprio fianco. Nel corso di una stagione normale, l'8% dei 40 milioni di spettatori alla MiLB acquista un sacchetto di noccioline mentre assiste a una partita, così come il 6% dei fans della MLB, secondo il New York Times. Anche se inizialmente questi numeri possono sembrare piccoli, in realtà non è così. I fans della MLB acquistano e mangiano tra i quattro e i sette milioni di sacchetti di noccioline durante una normale regular season, secondo Sports Illustrated. Per i coltivatori di arachidi americani, questo rappresenta una quantità significativa del loro raccolto complessivo.

Anche i venditori ambulanti di lunga data di questi legumi sono diventati popolari nel corso degli anni. Il richiamo del venditore "Peanuts, here!" risale ai venditori agli angoli delle strade dopo la guerra civile, secondo Jacobstein. Sebbene la frase non sia nata con il baseball, è stata trasferita dagli angoli delle strade al campo da baseball.

Roger Owens alias "The Peanut Man" al Dodger Stadium è probabilmente il più noto venditore di arachidi, e ha fatto anche un'apparizione al The Tonight Show. Owens ha guadagnato fama per i suoi lanci
precisi di sacchetti di arachidi: dietro la schiena, passaggio in avanti, gancio cielo, fino a 30 file di distanza, come si può vedere in questo video della ESPN.

Roger Owens - Video ESPN

Ai giorni nostri le noccioline alle partite soddisfano sia i tradizionalisti che i buon gustai. Hampton Farms, il più grande fornitore di arachidi in guscio per gli stadi di baseball, vende più di 3,7 milioni di sacchi di arachidi da baseball ogni anno. I fans dei Dodgers, Royals, Astros, Angels e Mets sono quelli che mangiano il maggior numero di noccioline. All'AT & T Park di San Francisco, c'è una bancarella di arachidi tostate fresche che ha la sua macchina per la tostatura dove puoi vedere e sentire l'odore delle arachidi profumate che turbinano mentre arrostiscono. Secondo Jacobstein, per un vero assaggio del sud, le arachidi bollite vengono offerte allo stadio dei Tampa Bay Rays.

Le noccioline sono uscite dai sacchetti e sono presenti anche in piatti più nuovi e a buon prezzo. Una spessa fetta di pancetta viene ricoperta di burro di arachidi e salatini schiacciati al Pig Guy NYC al Citi Field. I waffle al burro di arachidi sono sul menu della Waffle House al Turner Field di Atlanta.

Che tu sia un classico degustatore di hot dog o un fan delle arachidi in guscio o un gastronauta a cui piace assaggiare gli ultimi e migliori prodotti alimentari, puoi goderti sempre le arachidi sul campo da baseball come preferisci.

Sorprese postseason: Virgil Trucks nel 1945

Continua la serie di storie che narrano di giocatori che hanno avuto un grande impatto in una World Series o in una partita di playoff.

Virgil Trucks si era unito al pitching staff dei Detroit Tigers nella stagione 1942 dopo una strabiliante carriera in minor league.

- 1938 Classe D Andalusia Rams (Alabama): 25-6, 1.25 ERA.

- 1939 Classe D Alessandria Aces (Lousiana) e A1 Beaumont Exporters (Texas): 16-10, 2,82 ERA.

- La sua palla veloce gli valse l'ovvio soprannome di "Fire" Trucks. Ma il controllo limitò la sua scalata alla MLB: 125 BB nel '38 e 114 nel '39.

- Nel 1941 andò a Buffalo nella AA International League quando realizzò 204 strikeout in 204 inning con solo 76 basi su ball.

Trucks trascorse le stagioni 1942 e 1943 con i Tigers.

- Andò 14-8 nel '42 con una ERA di 2.74.

- I suoi records del 1943 recitavano 16-10 e 2.84 di ERA.

Virgil si arruolò nella Marina nel febbraio del 1944.

- Dopo l’addestramento al Great Lakes Naval Station di Chicago, alla fine dell'anno fu destinato nel Teatro dell'Oceano Pacifico e giocò nelle Army-Navy Service World Series alle Hawaii, vincendo sia Gara 1 che Gara 4 delle Series.

- Trucks in seguito giocò per la squadra della Fifth Fleet prima di essere inviato di stanza a Guam. Un infortunio al ginocchio su quell'isola lo riportò negli Stati Uniti in Oklahoma.

- Era previsto che venisse congedato nel luglio del 1945, ma i suoi documenti rimasero sulla scrivania di un ufficiale fino a settembre mentre i Tigers combattevano contro i Washington Senators per il pennant.

- Nel frattempo, Trucks trovò un ricevitore in grado di controllare la sua palla veloce e iniziò ad allenarsi per il baseball in tuta da lavoro e spikes.

La Marina finalmente congedò Trucks il 27 settembre.

- Il giorno successivo, in base a regolamenti speciali che disciplinavano i giocatori di baseball appena congedati, l'ufficio del Commissioner inserì Virgil nella lista ammissibile per le World Series.

- Per una stranezza della programmazione, i Senators avevano terminato la loro stagione domenica 23 settembre. Erano ad una sola partita dietro i Tigers, che al contrario dovevano ancora giocare quattro partite.

- Detroit divise la posta nel doubleheader con Cleveland mercoledì 26 settembre per rimanere in testa di una partita. Si diressero a St. Louis per le ultime due contro i Browns durante il fine settimana.

Virgil partì da Oklahoma per St. Louis in anticipo per lavorare con il catcher Paul Richards, che avrebbe presentato un rapporto al manager Steve O'Neill.

Steve O'Neill

O'Neill disse alla stampa venerdì 28 settembre: "Paul ha chiamato oggi per dire che Trucks ha registrato un peso di 86 kg, 2 kg e mezzo sotto il suo peso del 1943 ed è in ottima forma. Se è pronto a lanciare, giocherà sabato. Altrimenti, useremo Stubby Overmire. Quindi sarà la domenica di Trucks o Paul Trout. Con questo ordine, avremo il nostro miglior mancino, Hal Newhouser, per andare contro Washington lunedì se si dovrà giocare il play-off - ma, credetemi, spero che non si faccia".

Il tempo mise i bastoni tra le ruote nei piani di O'Neill.

- Una pioggia fredda e battente costrinse il rinvio della partita di sabato.

- Quindi domenica era programmato un doubleheader con i Tigers che dovevano vincerne una per aggiudicarsi il pennant.

Trucks fu il partente della prima partita del doubleheader.

- Lanciò bene, concedendo solo tre valide in 5 innings e 1/3 con 3 K e 2 BB.

- Con i Tigers in vantaggio per 2-1, Steve decise di andare con il suo ace, Newhouser, per chiudere il gioco.

- Ma i Browns recuperarono nel settimo e ottavo inning per passare in vantaggio 3-2 nella nono.

- Fu allora che Hank Greenberg, che aveva giocato 78 partite dopo essere tornato anche lui dal servizio militare, colpì un grand slam per la vittoria dei Tigers per 6-3 .

- Con il pennant definitivamente conquistato e l'oscurità in atto, la seconda partita si rese insignificante e fu cancellata.

Colpito dall'esibizione di Virgil a St. Louis, O'Neill lo utilizzò nella seconda partita della serie dopo che i Cubs avevano bombardato Newhouser 9-0 in Gara 1.

- Il vecchio Rabbit Maranville si aspettava che Virgil si comportasse bene: "Trucks lanciò quella palla bassa che non piace ai Cubs. Non sarei sorpreso se Trucks fosse l'unico lanciatore di Tigers in grado di battere Chicago".

I due partenti di Gara 2, Hank Wyse (a sinistra), dei Cubs, e Virgil Trucks, dei Tigers, si stringono la mano prima dell'inizio. Hank fu sostituito da un pinch-hitter nel settimo inning, mentre Virgil lanciò fino alla fine

- Che si trattasse della palla bassa o meno, Fire lanciò magistralmente concedendo 7 valide e vincendo Gara 2 per 4-1.

- Il suo complete game diede al bullpen dei Tigers la possibilità di riposare dopo che quattro lanciatori erano stati impiegati in Gara 1.

Virgil salì di nuovo sul monte in Gara 6 al Wrigley Field con i Tigers avanti 3 a 2 nelle partite.

- Dopo aver chiuso Chicago per quattro inning, il fireballer ebbe dei problemi nel 5° inning.

- Quattro singoli e una base su ball lo misero fuori partita mentre i Cubs presero un vantaggio di 4-1 per allungare al 7° e portarsi su 7 a 3.

- Ma i Tigers si ripresero e pareggiarono all'8°.

- Chicago rimase in vita nella serie con un punto al 12° inning che chiuse definitivamente Gara 6.

Come tutti i fans del baseball sanno, la vittoria aveva solo posticipato l'agonia dei tifosi dei Cubs quando i Tigers segnarono 5 punti nel primo inning contro Hank Borowy, che li aveva sconfitti due volte, per vincere 9-3 e conquistare il titolo.

Detroit non avrebbe potuto farlo senza la vittoria di Trucks nella seconda partita. Virgil avrebbe sempre dichiarato che quel trionfo era stato il suo più grande brivido nel baseball, anche migliore delle sue due no-hitter del 1952.