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BASEBALL PAOLO ART 10
 

15/01/2017

LA 32a COACH CONVENTION DI NUOVO A TREVISO

In attesa dell'arrivo di più di 300 tecnici da tutta Italia al Best Western Premier BHR Treviso Hotel di Quinto per l'annuale kermesse del CNT Nazionale, la 32a Coach Convention scopre le carte: il Comitato Nazionale Tecnici ha infatti reso noto il programma definitivo della 3-giorni trevigiana, organizzata con il supporto logistico del Comitato allestito dalla FIBS Veneto. E' già la seconda Coach Convention che viene organizzata a Treviso, dopo quella del 2014, il cui successo fu garantito dalla perfetta organizzazione del Comitato Organizzatore Locale sotto la regia di Roberto Culicchi, Presidente della FIBS Veneto. Domenico Micheli, Presidente del CNT (Comitato Nazionale Tecnici) ha aggiunto: "La Coach Convention torna in Veneto perchè le capacità organizzative dimostrate dal Presidente Regionale FIBS, la disponibilità dei componenti del COL e la qualità dell'ospitalità richiedevano di tornare in questi luoghi. D'altra parte, non è un caso se dal 2012 questa sarà la terza Convention ospitata da questa Regione". Ad affiancare la grande manifestazione ci saranno diverse iniziative locali che andranno dal mondo della scuola alla promozione del batti e corri sul territorio e naturalmente un'esposizione di prodotti locali di marca per far conoscere a tutti i partecipanti i gioielli enogastonomici della provincia. Alla manifestazione hanno dato il loro patrocinio i Comuni di Treviso, Quinto di Treviso, Ponte di Piave, Conegliano, Castelfranco Veneto, Maserada sul Piave e Ponzano. Sponsor principali dell'evento Winner Italia, Best Western Premier BHR Treviso Hotel, Prosecco Ponte, Azienda Agricola Lorenzon Dino, Iredeem Just in Time e AISLA Onlus.

Il via ufficiale alle 15:00 di venerdì 27 gennaio, con la presentazione dei relatori seguita dall’ormai tradizionale talk show, condotto questa volta da Gianluigi Calestani che metterà in scena un duetto di campioni d’Italia fra Daniele Frignani, manager dell’UnipolSai Bologna, ed Enrico Obletter, alla guida del back-to-back realizzato dalla Specchiasol Bussolengo.

Luigi Giuliani parlerà poi di numeri e parole, seguito dalle sessioni separate che vedranno le prime relazioni degli ospiti stranieri: per il baseball Kojima Hirotami, che nel corso delle diverse giornate si occuperà della filosofia del gioco in Giappone, Tim Cossins, concentrato sul ruolo del ricevitore e Andy Haines, che parlerà di battuta e attacco; per il softball, i primi interventi di Lauren Chamberlain (attacco e difesa) e Hannah Rogers (lancio), che precedono quello di Obletter sugli aspetti mentali della battuta.

La serata sarà poi conclusa, nel dopo cena, da un evento eccezionale: il regista-attore Mario Mascitelli metterà infatti in scena il suo L’Ultima Partita, che racconta la storia e il coraggio di Lou Gehrig, in campo come nella vita, e della sua battaglia contro un nemico che ancora dobbiamo sconfiggere: la Sindrome Laterale Amiotrofica, che dal grande Yankee prende il nome. L’occasione è perfetta anche per raccontare della collaborazione fra il Comitato Nazionale Arbitri e la AISLA, che contro il morbo di Gehrig combatte quotidianamente.

Sabato 28 i lavori si apriranno con il racconto da parte di Ennio Paganelli, Marco Lazzarini ed Ennio Sari della loro esperienza con The Prolific Thrower e lo staff di Ron Wolforth, seguiti da Stefano Malaguti che spiegherà le differenze (e le similitudini) di allenamento fra ciechi e normodotati, presentando anche l’opera video-documentale Casa Base e il suo autore Massimo Saccares.

Il resto della mattinata proseguirà ad aule separate fino al primo saluto alla Convention del Presidente Andrea Marcon, alle 13:00.

Il pomeriggio sarà dedicato alle sessioni congiunte che vedranno sul podio Andrea Longagnani (Quanto peso… sulla Palla), Diego Azzolini (allenamento e motivazione), Claudio Mantovani (la formazione dei tecnici fra Scuola dello Sport CONI e FIBS) e Giovanni Messina, Coordinatore Regionale per il Friuli Venezia Giulia della FIGC, che tratterà dello sviluppo del talento nei giovani calciatori.

Nel pomeriggio, Andrea Berini e Daniele Furlan dei Black Panthers, insieme a Renzo Pozzo, esperto di allenamento e preparazione della FISI, parleranno di valutazione del gesto e allenamento della battuta, mentre Giulia Jonghi Lavarini affronterà il tema delle Variazioni Ormonali Associate al Baseball e al Softball.

Per il baseball, chiuderanno al giornata lo scout Renè Saggiadi (Lo Shift Difensivo) e il tecnico Maurizio Balla (Quale Palla per gli Under 12), subito prima della tradizionale cena di gala.

Nella mattinata di domenica sono in programma, insieme agl’interventi conclusivi degli ospiti, gli appuntamenti con il CNA, che vede Yuri Macchiavelli chiamato a illustrare le novità del Regolamento Tecnico, con Giampaolo Pelosi (Ostruzione e Interferenza. Le visite al Lanciatore. Il Lancio Illegale) ed Enrico Obletter che, coadiuvato da Giovanna Palermi, affronta il tema degli errori da evitare nell’allenamento off-season della battuta.

Come sempre, il formato della Convention voluto dal CNT spazia dentro, ma anche fuori delle linee di foul, per mettere a disposizione dei tecnici italiani un momento di formazione a 360° e un menu che possa interessare e costituire un’opportunità di crescita per tutti i partecipanti.

Queste le schede dei relatori stranieri:

Tim Cossins, classe 1970, californiano di Sonoma ha una carriera da giocatore professionista, nei ruoli catcher e prima base, lunga 8 anni, passati fra singolo e doppio A, a partire dal 1993, praticamente sempre nell’organizzazione dei Texas Rangers, salvo le ultime 3 stagioni (1998-2000) in cui è passato dagli Yankees a Montreal e all’indipendente Sonoma (Western League). Da manager, ha operato, fra rookie e singolo A, nell’organizzazione dei Marlins dal 2003 al 2007. Oggi ricopre, per i Chicago Cubs, i ruoli di Field Coordinator, ovvero responsabile di istruire i giocatori sotto contratto sul comportamento fuori e dentro il campo, in particolare nel momento in cui sono chiamati in prima squadra, e di Catching Coordinator, posizione nella quale è chiamato a lavorare su 24 ricevitori di diversi livelli ed esperienze.

Andy Haines, nato nel 1977 a Olney, Illinois, ha giocato catcher a livello universitario, dedicandosi poi alla carriera di coach, prima a livello di college, poi di lega indipendente, vincendo come manager la Frontier League con i Windy City Thunderbolts nel 2007 e guadagnandosi così anche il titolo di Manager dell’Anno. Nel 2008 è passato nell’organizzazione dei Florida (poi Miami) Marlins, per i quali ha ricoperto il ruolo di manager in diverse squadre affiliate. Dal 2016 è diventato l’Hitting Coordinator per tutte le affiliate di Minor League dei Cubs. Insieme al fratello Kyle ha fondato e gestisce la Pro Edge Baseball and Softball Training Academy nella sua città natale.

Kojima Hirotami, nato a Tokyo nel 1964, può vantare, da  giocatore, il bronzo con la Nazionale giapponese alle Olimpiadi di Barcellona. Il suo amore per il baseball internazionale lo ha visto coinvolto a diversi livelli quale manager della rappresentativa del Sol Levante. Oggi fa parte del programma Samurai Japan, che mette in filiera tutte le squadre nazionali, compresa quella formata dai grandi pro di MLB e NPB, destinata a difendere i colori del Giappone al World Baseball Classic e al Premier 12, oltre, ovviamente, all’obiettivo numero 1 che è oggi il gradino più alto del podio ai Giochi di Tokyo 2020.

Hannah Rogers e Lauren Chamberlain, ospiti a Treviso nell’ambito della solida collaborazione fra la Federazione e la United States Specialty Sports Association, la mega polisportiva che gestisce le Pride nella National Pro Fastpitch League, saranno le due relatrici per il softball.

Nata nel 1991 a Lake Wales (FL), lanciatrice, Hannah ha chiuso la sua seconda stagione da professionista, nel 2016, con 6 vittorie, 2 sconfitte e 2 salvezze, 7 partenze su 18 presenze, 44 K e 20 BB in 58.2 riprese lanciate, concedendo 60 valide di cui 10 2B, 2 3B e 7 HR.

A livello universitario, la Rogers è stata una vera e propria stella: la prima atleta della Florida a essere convocata per 4 volte nella selezione All-American, ha finito la sua carriera con un record di 127-31, la seconda lanciatrice ad avere superato le 100 vittorie nella storia del college, nella cui squadra è seconda di tutti i tempi per vittorie, strikeout (833), inning lanciati (988) e shutout (41). Most Outstanding Player nelle World Series universitarie NCAA nel 2014 dopo 4 vittorie in altrettante partite complete, 3 shutout e 1 salvezza.

Lauren Chamberlain, californiana di Orange, classe 1993, interno di ruolo, è un battitore di livello assoluto: prima scelta di Oklahoma University nel 2015, ha chiuso la carriera universitaria con un record di 95 fuoricampo, una slugging percentage di .960 e il record assoluto per OBP (.556) e battute da extra-base (145). A livello di Big 12 Conference (il club dei college d’elite dal punto di vista sportivo), Lauren detiene il record di fuoricampo, slugging, punti segnati, RBI, total bases e basi su ball.

Nel 2016, con le Pride, ha collezionato una media battuta di .212 (25/118), con 2 2B, 1 3B, 9 HR e 26 RBI.

Articolo pubblicato su TREVISO TODAY

28/02/2017

Nonostante la riluttanza da parte del sindacato dei giocatori, il Commissioner della Major League Baseball Rob Manfred dice che sta prendendo in considerazione dei cambiamenti delle regole per accelerare il gioco che cominceranno nel 2018.

Molti dei cambiamenti delle regole della MLB - tra cui l'attuazione dei 20 secondi per lanciare, costringendo più rapidamente la palla in gioco, e anche limitando le visite sul monte da parte di giocatori, coaches e manager - sono orientati verso la riduzione dei momenti lenti tra le azioni di gioco.

Manfred sta anche contemplando la riduzione delle dimensioni della zona di strike alzando la linea sopra il ginocchio. Tom Verducci di Sports Illustrated, ha detto che il cambiamento è comprensibile "perché gli arbitri chiamano di più gli strikes bassi e perché i lanciatori stanno lanciando la palla più veloce e più bassa", e aggiunge, "è tutto nei dati, che mostrano anche che la media battuta sui lanci bassi è molto peggiore della media battuta sui lanci alti".

L'annuncio, che ha diviso fans e critici ed è stato stroncato dai giocatori, è arrivato solo due giorni dopo che Tony Clark, direttore esecutivo dei giocatori della Major League Baseball Association (MLBPA), ha detto di non aver visto alcuna necessità di modificare le regole sostanziali nel gioco del baseball.

"Mi piace il nostro gioco. Mi sono innamorato del nostro gioco nella fase iniziale della mia carriera. Ci sono cose che io rispetto e hanno un valore. Potrei parlare di baseball per tutto il giorno. Ditemi che sono un romantico, chiamatemi come volete ", ha detto l'ex major leaguer Clark, citato dal Boston Globe.

I cambiamenti già introdotti hanno contribuito a ridurre la durata media del gioco di 12 minuti, da tre ore e otto minuti nel 2014 a due ore e 56 minuti di un anno fa - le partite di baseball sono ancora più lunghe di 20 minuti rispetto alla media delle partite della NHL e di 40 minuti rispetto alle medie dell'NBA - ma le partite di baseball, però, si sono allungate nella passata stagione. Secondo ESPN, la lunghezza media delle partite della MLB nel 2016 si sono allungate di tre ore e 26 secondi.

Clark che è stato votato all'unanimità in qualità di capo della MLBPA dopo la morte del capo del sindacato dei giocatori, Michael Weiner, ha sostenuto che non si scherza con il Pastime americano alla leggera. "Siamo cresciuti giocando la partita in un modo particolare", ha continuato Clark, "Apprezziamo e rispettiamo quella storia".

"Anche noi siamo disposti ad avere dei confronti sui modi di migliorare, e che continueranno con comprensione ma non modificando il gioco in sé tanto che coloro che amano il baseball non lo riconoscano più".

Questo sembra essere lo scollamento che c'è tra Manfred e il Sindacato dei Giocatori.

Cercando di attuare una serie di modifiche alle regole per accelerare la velocità del gioco, Mr. Manfred ha espresso la sua frustrazione per la mancanza di cooperazione che sente dalla MLBPA.

"Devo ammettere", ha detto Manfred a USA Today, "che sono deluso perchè la MLBPA non ha accettato dei modesti cambiamenti delle regole".

Quindi, ha continuato, "purtroppo, ora sembra che non ci sarà alcun cambiamento significativo per la stagione 2017 a causa della mancanza di cooperazione da parte della MLBPA".

Manfred ha detto che se la MLBPA continuerà il suo corso attuale, sarà attivata una disposizione nel nuovo contratto collettivo che permetta al Commissioner di realizzare qualsiasi regola unilateralmente dopo aver fornito il preavviso di un anno.

Clark ha contestato la caratterizzazione di Manfred in questi negoziati. "A meno che la sua definizione di 'cooperazione' sia l'approvazione in bianco, non sono d'accordo che abbiamo fallito a collaborare con l'ufficio del Commissioner su questi temi", secondo SB Nation.

"Affermando che le regolari discussioni sono state fatte durante l'offseason tra la MLB e il Sindacato dei Giocatori", ha proseguito, "Sarei sorpreso se queste trattative con la MLB non possano continuare, nonostante i commenti di oggi circa l'attuazione. Come ho detto, i cambiamenti fondamentali del gioco sono una strada in salita, ma le linee di comunicazione devono restare aperte".

Le due parti hanno concordato sul cambiamento per la stagione 2017: più nessuna base intenzionale. Il pitcher non effettuerà più quattro lanci fuori dalla zona dello strike per concedere la base intenzionale che sarà invece decisa da un segnale dal dugout.

28/02/2017

HALL OF FAME 2017 con

Jeff Bagwell, Tim Raine e Ivan Rodriguez

Quest'anno sono entrati nel prestigioso Olimpo del Baseball tre nuovi giocatori: Jeff Bagwell (al suo 7° anno di eleggibilità) Tim Raines (al suo 10° anno) e Ivan Rodriguez (al suo 1° anno).

Niente da eccepire per il loro valore e per i records raggiunti senza i quali non sarebbero neppure lontanamente entrati nella HOF.

Quello che più mi lascia sconcertato è che da quest'anno si è sfatato il mito dell'elezione di soli grandi giocatori titolati senza macchia o, più precisamente, senza scheletri nell'armadio, per dirla in soldoni.

Mi riferisco al sospetto di uso del doping. Di questa questione hanno parlato un po' tutti i grandi wraiters sportivi statunitensi dividendosi in due fazioni: quelli aperti anche ad un'eventuale elezione di giocatori con comprovato uso di steroidi e quelli, più puri, che non sono intenzionati a fare sconti.

Io, personalmente, la penso come quelli del secondo gruppo. E' anche vero che le sole illazioni non dovrebbero bloccare l'accesso alla HOF ma questo, di per se, potrebbe anche aprire le porte dell'Olimpo agli utilizzatori sistematici del doping a scapito di giocatori mai coinvolti e per questo sfavoriti nel raggiungere quei records che possono dare il via libera all'ammissione.

Il primo degli eletti è Jeff Bagwell di cui si è vociferato che avesse usato sostanze dopanti, dal momento che la maggior parte della sua carriera da giocatore si sviluppò durante quella che comunemente viene indicata come la "the steroid era". Nonostante queste speculazioni, non è emersa nessuna prova concreta che lo colleghi all'uso di sostanze dopanti. Anche se si racconta che abbia rivelato l'uso di androstenedione ad un giornalista dello Houston Chronicle nel 1998. Anche uno dei "Bash Brothers", Jose Canseco, lo chiamò in causa come utilizzatore nel corso della sua carriera. A quel tempo, né la FDA né la MLB avevano vietato il suo utilizzo, che a quanto pare era già diffuso in tutto il baseball. Bagwell non è stato collegato con uno qualsiasi dei 104 campioni positivi nelle prove d'indagine del 2003. Nessuno dei due fu convocato per un colloquio, né tra gli 89 giocatori nominati nella relazione Mitchell divulgata nel 2007.

Il terzo inductee è Ivan "Pudge" Rodriguez. Anche Pudge è stato accusato di aver fatto uso di steroidi sempre da parte di Canseco, ma nessuno ha mai scoperto nulla che dimostrasse lo avesse fatto.

Il secondo giocatore della MLB Hall of Fame classe 2017 è Tim Raines che ha avuto qualche problema di abuso di sostanze durante la sua carriera. Ma la droga di Raines era la cocaina e ammise di averla utilizzata durante le partite. Per Raines era il suo 10° anno in cui avrebbe potuto essere eletto.

Dei tre, secondo molti giornalisti, il più meritevole all'ammissione, per il numero di records in carriera, sarebbe stato Raines.

Nel caso di Bagwell ci sono voluti sette anni perchè fosse ammesso, e il motivo era dovuto soprattutto al fronte compatto, o quasi, degli writers sportivi contro i giocatori in odore o realmente colpevoli di doping.

Nel 2002 gli addetti ai lavori deridevano l'ex NL MVP Ken Caminiti per aver detto che almeno la metà dei giocatori erano coinvolti con la PED (performance-enhancing drugs), sostenendo che esagerava il problema. Molti degli stessi giornalisti che oggi, al fine di semplificare il loro attuale voto, allegramente dicono: "Ah, lo stavano facendo tutti".

Ora questo fronte si è spaccato e non possiamo più stupirci se giocatori con conclamate accuse di uso di steroidi come Barry Bonds (che ha preso il 53,8 % dei voti nel 2017), Mark McGuire, Roger Clemens (54.1 % dei voti nel 2017), Alex Rodriguez, ecc., non possano avere nei prossimi anni una speranza di entrare a Cooperstown.

A questo punto perchè non dare questa chance anche a coloro che i records li hanno fatti veramente da puliti ma che si sono macchiati di presunte o reali attività di scommesse come Shoeless Joe Jackson o Pete Rose.

Certamente detestabili tutti e due i comportamenti, ma chi si avvale di sostante che modificano le performance sono decisamente da bandire da quello che dovrebbe essere la massima onorificenza del Baseball.

E poi che insegnamento diamo ai giovani che iniziano a giocare quando si aprono le porte della HOF a questo tipo di giocatori?

Il mio pensiero va ai tantissimi giocatori che con trasparenti carriere non sono mai entrati nella HOF: uno fra tutti Roger Maris che l'asterisco glielo hanno appicciccato, non per gli steroidi, ma perchè aveva superato nel 1961 il record dei 60 HR di Babe Ruth che resisteva dal 1927.

29/04/2017

CIAO NANDO!

Ventidue anni fa, il 29 aprile del 1995, veniva a mancare Nando Berardi.

Lui era giocatore, dirigente e motore instancabile del Treviso ma soprattutto una persona con i suoi difetti e i suoi pregi che ha contribuito a scrivere la storia del baseball Veneto, dagli albori degli anni '60 fino alla sua tragica scomparsa.

Per fortuna la sua memoria è ancora viva grazie al figlio Roberto che ha ereditato il suo DNA e lo fa rivivere grazie anche alla squadra amatoriale che ha riportato in vita: il Treviso Baseball.

Nando aveva un carattere non facile (e chi ce l'ha!) ma era dotato di grande lungimiranza sportiva e di un grandissimo cuore.

La sua assenza mi manca tuttora! Mi manca il suo fisico possente, il suo sorriso sornione, quegli occhietti furbetti nascosti dietro gli inseparabili RayBan, la sua cadenza trevigiana e …. le sue giocate di palle nascoste.

Ma mi manca in particolar modo il confronto e le sue opinioni.

Eravamo abituati nelle sei stagioni che ci siamo frequentati assiduamente, perché mi aveva voluto come manager del Treviso Junior e Senior nei primi anni '90, a confrontarci spesso su tutto e avevamo trovato una simbiosi tale che ci consideravamo come fratelli.

L'ultimo ricordo di Nando fu la domenica prima della sua scomparsa, a Castelfranco Veneto dove aveva portato parte del suo Treviso a fondersi con la Società locale, acerrima nemica di sempre.

Preoccupato del mio ritardo mi venne incontro abbracciandomi e dicendo che se non ci fossi stato la partita non sarebbe stata la stessa.

E ancora adesso, quando entro in un campo da baseball, mi sembra di vederlo in prima base pronto a stecchire il sorpreso corridore di turno con la sua hidden ball trick.

CIAO NANDO!

23/07/2017

ADAM JONES BERSAGLIO DI ABUSI RAZZISTI AL FENWAY PARK

A Boston il razzismo è ancora duro a morire .....

Mi era sfuggito e penso anche ai molti appassionati di baseball, visto che la notizia non è apparsa sulla stampa italiana, cos'è successo ancora a Boston all'inizio di maggio di quest'anno, dove era accaduto tante altre volte nel corso degli anni: un altro incidente razzista al Fenway Park.

Il 3 maggio 2017, l'amata città natale dei Red Sox riceveva per la terza volta consecutiva nella settimana i Baltimore Orioles. Quando una donna Keniana ha cantato l'inno nazionale, un bianco di mezza età con cappello e maglietta dei Red Sox si è rivolto all'uomo accanto a lui criticando l'interpretazione con un linguaggio razzista.

L'altro fan, anche lui bianco, si è sentito offeso e si è lamentato con la sicurezza dello stadio. L'uomo è stato espulso e, secondo il presidente dei Red Sox, Sam Kennedy, gli è stato vietato a vita l'accesso al ballpark.

Mercoledì 3 maggio durante l'inno nazionale cantato dalla donna Keniana. Il primo a destra è Adam Jones

L'episodio è diventato una grande notizia, ma è una storia antica.

La storia dice così: Boston è una delle città più politicamente progressiste della nazione. Boston dispone di alcune delle migliori università della nazione. Boston ha subito un drammatico spostamento demografico, passando dall'82% di bianchi nel 1970 a meno del 54% oggi giorno.

Tuttavia, Boston non ha mai potuto cancellare una reputazione di razzismo che da tempo ha macchiato il suo nome e le sue comunità.

Il Boston Magazine fece un servizio speciale nel 2008 su come gli atleti vedevano così tanto razzista Boston da non volercio giocare, ponendo loro questa domanda: "Se è una definizione corretta oggigiorno, come tanti di voi affermano, allora perché non andate via?".

Boston è la città dove negli anni '70 i residenti bianchi resistevano violentemente agli sforzi di abolire la segregazione nelle scuole locali per il servizio bus degli studenti neri.

È la città dove nel 2004 la stella dei San Francisco Giants Barry Bonds aveva dichiarato di non poter mai giocare per questa squadra. "Boston è troppo razzista per me", aveva riferito Bonds a un giornalista che aveva poi suggerito che forse la squadra gli avrebbe costruito un monumento alla sua grandezza. "Sono nero", aveva detto Bonds, "Non costruiscono roba per i neri".

L'ex esterno centro degli Angels Gary Matthews Jr. dipinse così i fans dei Boston al Los Angeles Times nel 2007: "Sono rumorosi, sono ubriachi, sono antiquati, è uno dei pochi luoghi dove si sentono commenti razzisti. Sono solo diversi".

I membri del personale di sicurezza del Fenway mentre controllano le tribune dopo che Adam Jones è stato vittima di insulti razzisti durante la partita di lunedì 1° maggio

L'incidente dell'inno nazionale era il secondo episodio razzista accaduto al ballpark in quella settimana. Il precedente increscioso incidente era accaduto il 1° maggio, due giorni prima, e aveva interessato l'esterno centro e All-Star degli Orioles Adam Jones. Nel dopo partita Jones aveva confessato ai giornalisti che i fans di Boston lo avevano infastidito con offese razziste gettandogli un sacchetto di arachidi nel dugout. Disse che era stata "una delle peggiori" notti di abusi che avesse ricevuto in tutta la sua carriera.

"È quello che è, giusto?", Ha detto Jones a USA Today, "Sono qui per giocare a baseball. Ma è un peccato che le persone debbano ricorrere a quel tipo di epiteti per degradare un altro essere umano. Sono sul campo cercando di vivere per me e per la mia famiglia".

Le sue osservazioni hanno spinto i rappresentanti dei Red Sox a chiedere scusa a Jones e chiedere ai fans di segnalare in futuro simili comportamenti.

"Nessun giocatore dovrebbe essere oggetto di lanci di qualsiasi cosa sul campo di gioco, né essere sottoposto a qualsiasi razzismo al Fenway Park", ha detto Sam Kennedy in una dichiarazione, "I Red Sox hanno tolleranza zero per un comportamento imperdonabile e tutta la nostra organizzazione e i nostri tifosi sono disgustati dalla condotta di pochi ignoranti".

"Sono deluso e scoraggiato che persone come questa esistano ancora nel mondo, ancor più nella mia città", ha detto Jared Carrabis, un fan e scrittore dei Red Sox su Barstool Sports, bloggando su come è stato trattato Jones.

"No, una manciata di tifosi non rappresenta l'intera base dei fans, o la città per questo problema, ma questa serie di inconvenienti di lunedì sera non aiuta a sdrammatizzare la storia che Boston sia una città razzista. E questo è davvero, davvero grave".

I due esterni dei Red Sox, Mookie Betts e Jackie Bradley Jr. hanno invitato i tifosi di Boston ad applaudire Jones nella partita di martedì. Quando Jones è entrato nel box per il suo primo at-bat ha ricevuto una sostenuta ovazione. Il lanciatore partente dei Boston, Chris Sale, ha anche abbandonato il monte per consentire che l'ovazione fosse rafforzata.

I fans tributano ad Adam Jones una standing ovation al suo primo at-bat nel primo inning della partita di martedì sera contro Boston

Lo scorso inverno, la star del "Saturday Night Live", Michael Che, anche lui di colore, ha sconvolto alcuni Bostoniani quando ha ribadito il motivo per cui tifava per i Atlanta Falcons sui New England Patriots nel Super Bowl.

"Voglio solo rilassarmi, spegnere il mio cervello e guardare la città più nera d'America battere la città più razzista in cui sono mai stato", aveva detto Che.

Uno scherzo, forse, ma quello che intendeva, è una cosa che ha ferito chiaramente i bianchi liberali della città.

"Parla con il tuo amico nero più vicino e chiedigli di spiegarti", ha detto Che più tardi durante una comparsata all'Università di Boston. In risposta, il sindaco della città, Marty Walsh, che è bianco, ha detto a una stazione radio locale che ha voluto parlare con il comico sulle sue esperienze con Boston.

"Chiaramente è qualcosa che è ancora dentro di lui e lo disturba ancora o non avrebbe fatto quella dichiarazione", ha detto Walsh al Boston Public Radio.

La reputazione di Boston come città illuminata di università e di liberalismo ha coesistito a lungo con la sua eredità di roccaforte di bianchi di origine irlandese che ha dominato i quartieri come South Boston, noto come "Southie". Boston rimane una location leader per i film con protagonisti della classe operaia bianca.

"I guai razziali di Boston sono particolarmente strani quando sono contro la reputazione della città come centro di apprendimento, leadership nel movimento abolizionista e record di voti liberali negli ultimi anni su altri temi, dal Vietnam al congelamento nucleare", aveva rilevato il New York Times nel 1983, aggiungendo: "È possibile andare a una partita di baseball al Fenway Park e non vedere un fan nero".

I Boston Red Sox sono stati l'ultima franchigia della Major League nell'integrazione razziale, nel 1959, quando il team inserì Elijah "Pumpsie" Green nel loro roster – dopo che il locale ramo della National Association for the Advancement of Colored People aveva protestato per la sua assegnazione originale alle minor league.

I Boston Celtics, d'altra parte, è stata la prima squadra dell'NBA a inserire un giocatore nero (1950), mettere in campo una squadra tutta nera (1964) e assumere un coach nero (1966). Ma quell'eredità è stata oscurata negli anni '80 quando la squadra ha dominato la lega con un elenco di stelle principalmente bianche.

In un saggio fotografico del 1990 di Spike Lee per la rivista Spin, sotto una foto di un uomo nero con la maglia dei Celtics, Lee ha scritto: “Boston sucks. This guy is an ‘Uncle Tom’ ” (Boston fa schifo. Questo ragazzo è uno zio Tom).

Nel suo libro del 2002, “Shut Out: A Story of Race and Baseball in Boston” , Howard Bryant concludeva: "La nozione di Boston come voce morale della nazione, come faro sociale e casa dell'abolizione nel diciottesimo e diciannovesimo secolo, è davvero una leggenda".

Il presidente della Boston NAACP (National Association for the Advancement of Colored People), Tanisha Sullivan, è stato cauto: "Penso che ad un certo livello l'aspettativa è che noi come città siamo molto più avanti di quanto siamo veramente", ha detto Sullivan, "Dobbiamo davvero avere il coraggio di affrontare la nostra storia, di riconoscere dove siamo e di essere disposti a fare il lavoro necessario per assicurare che Boston sia veramente quella città sulla collina".

26/07/2017

Stacy Piagno guadagna la prima vittoria con i Sonoma Stompers

Sembra un caso ma dal 4 luglio 2017 l'emittente SKY ha iniziato a trasmettere la serie televisiva PITCH che parla di una giovane lanciatrice che approda come partente ai San Diego Padres. E' chiaramente una storia fantastica, ma grazie alla buona sceneggiatura e alla buona traduzione è nell'insieme un serie molto accattivante sia per gli appassionati che per i neofiti del baseball. Come si diceva è fantastica perchè nessuna lanciatrice di baseball è mai arrivata nelle MLB.

Ma non è detto che in futuro questo non possa succedere e ben fa sperare la performance di Stacy Piagno, lanciatrice dei Sonoma Stompers, che ha debuttato come partente vincendo una partita in una lega professionistica di baseball.

Prima di entrare nel merito dell'impresa di Stacy è opportuno conoscere chi sono gli inusuali Sonoma Stompers che per le loro iniziative sono decisamente una voce fuori dal coro tra tutte le squadre professionistiche di baseball.

Da sinistra: Kelsie Whitmore (# 10) e Stacy Piagno (# 12) 

I Sonoma Stompers sono una squadra di baseball professionista indipendente con sede a Sonoma, California. Hanno iniziato a giocare come membri della Pacific Association of Professional Baseball Clubs nel 2014. Si tratta di un franchigia che ha sostituito la defunta Sonoma County Grapes e sono il primo team professionistico ad accasarsi a Sonoma County da quando i Sonoma County Crushers hanno cessato di giocare dopo la stagione 2002.

Il primo manager della squadra è stato Ray Serrano, che ha condotto i Stompers a un record di 42-36 nella loro stagione inaugurale. Nel 2015, Serrano accettò un lavoro a tempo pieno con gli Atlanta Braves come catching instructor dell'organizzazione.

L'ex major leaguer dei Red Sox Bill "Spaceman" Lee fu il partente per gli Stompers il 12 agosto del 2014, lanciando la squadra alla vittoria sui Pittsburg Mettle. Lee stabilì un record con la vittoria, diventando il giocatore più anziano (all'età di 67 anni) a vincere una partita di baseball professionista. Lee lanciò 5 inning e 1/3 e batté per se stesso.

Il team ha fatto la storia nel giugno del 2015, quando il lanciatore Sean Conroy è diventato il primo giocatore di baseball professionista dichiaramente gay.

Nel giugno del 2016, i Stompers annunciarono che due giocatrici donne sarebbero entrate nel roster a partire da luglio. Le due giocatrici, Kelsie Whitmore (esterno/lanciatore) e Stacy Piagno (interno/lanciatore), hanno fatto dei Sonoma Stompers il primo team di baseball professionista a schierare delle donne dal 1950, quando Toni Stone, Mamie "Peanut" Johnson e Constance Morgan sono diventate le prime donne a giocare con gli uomini nelle Negro League. Sempre a luglio del 2016 gli Stompers hanno aggiunto anche il catcher Anna Kimbrell portando a tre le giocatrici donne nel roster.

Dopo questa doverosa premessa per chiarire il contesto in cui si è sviluppata la straordinaria performance, eccoci alla partita che ha coinvolto Stacy Piagno.

Sabato 15 luglio 2017 nel suo primo start dell'anno, Stacy Piagno ha realizzato una prima cosa molto importante: un "W". Il membro della squadra nazionale femminile degli Stati Uniti e lanciatrice per i Sonoma Stompers aveva lanciato due volte come rilievo quest'anno, ma è stata scelta come partente contro i Pittsburg Diamonds.

Lei li ha facilmente liquidati. Piagno ha lanciato sette inning, concedendo solo una punto e quattro valide nella vittoria degli Stompers per 16-1. Ha anche ottenuto quattro strikeouts e ha eliminato gli ultimi 11 battitori che ha affrontato.

Piagno è diventata solo la terza donna a vincere una partita professionistica maschile dagli anni '50,e solo Ila Borders e Eri Yoshida avevano centrato questa straordinara performance e naturalmente si è meritata come di prassi un rinfrescante bagno di ghiaccio.

"C'è sempre un pensiero nella mia mente, specialmente nella nostra situazione di che viene qui come donna, posso realmente avere successo? Posso entrare nel cuore del gioco?", Ha detto Piagno dopo la vittoria, "Non sono solo qui per uno scherzo. Mi dimostra che sì, tutto il duro lavoro può pagare e sì, posso avere successo qui".

"Questa squadra è la mia famiglia, dentro e fuori. Questo è qualcosa che ho anche pensato prima del gioco. Questi ragazzi sono la mia famiglia, mi hanno coperto le spalle", ha detto alla fine Piagno.

Piagno non è stata l'unica donna a trovare successo in campo sabato: Kelsie Whitmore ha iniziato all'esterno sinistro e ha battuto la sua prima valida di questa stagione.

Che sia iniziato un nuovo corso nella storia del baseball professionistico e che la serie PITCH non sia altro che la proiezione di un futuro prossimo venturo? Chi lo sa? Staremo a vedere.

In attesa degli eventi futuri Stacy Piagno si merita tutti i nostri applausi e una meritatissima standing ovation !!!

15/8/2017

CHAD BETTIS ha completato la strada del ritorno sul monte della mlb dopo aver battuto il cancro con un sorriso!

Ho ripreso questo articolo di Danny Knobler, columnist per Bleacher Report, per condividere con tutti voi la gioia e l'emozione per il ritorno al baseball di Chad Bettis. La sua lotta contro il cancro al testicolo deve essere di insegnamento per tutti noi, grandi e piccini. Come nel baseball anche nella vita non devi mollare mai e questa grande forza interiore ti può aiutare anche nei momenti più bui della tua storia. Buona lettura e BEN TORNATO CHAD!!!

Chad Bettis doveva nascondere il male. Nessuno affronta il cancro con un sorriso.

Non per tutto il tempo, non per ogni minuto di ogni giorno. Non quando gli era stato diagnosticato nel mese di novembre 2016 e un mese dopo i medici gli dicono che lo ha sconfitto, solo per scoprire in marzo che il cancro è tornato.

Non dopo aver compiuto 27 anni, con il suo primo figlio nato da due settimane.

Resisti al cancro, certo, come dice l'organizzazione benefica della Major League Baseball. Ma come i suoi compagni di squadra di Colorado hanno potuto osservare con ammirazione, Bettis ha fatto di più che non lasciare semplicemente che il cancro lo schiacciasse.

"Dentro di lui, sono sicuro che fosse incazzato", ha detto il lanciatore dei Rockies Kyle Freeland. "Ma continuava a proiettare la positività".

L'ha proiettata al ballpark. L'ha proiettata a casa. L'ha proiettata anche la sera che ha ricevuto la chiamata che gli diceva che aveva un cancro al testicolo, proprio nel bel mezzo di una cena di anniversario a novembre con sua moglie, Kristina.

"Non abbiamo nemmeno lasciato il ristorante", ricorda Kristina Bettis, "Chad è così, è così positivo, e mi ha detto:" Finiamo la cena, avremo una grande serata".

"È una razza rara".

Ha terminato la cena e ha terminato i trattamenti per il cancro, la prima volta e la seconda volta, quando una scansione al CT (Tomografia Computerizzata) durante lo spring training ha mostrato che il cancro era tornato nei linfonodi. Chad ha fatto le sessioni di chemioterapia in ospedale per essere lì quando Kristina ha dato alla luce Everleigh il 29 marzo.

Ora, nemmeno tre mesi dopo l'ultima di quelle sessioni, Bettis è tornato in MLB. E, oh, che ritorno è stato!

Il rientro ispiratore di Bettis avvenuto lunedì 14 agosto 2017 è stato così: 7 IP, 6 H, 0 ER, 0 BB. Sette inning shutout, in assoluto lo start più emozionante della sua carriera. Che storia!

Premi qui per vedere il momento del ritorno sul campo di Chad Bettis

Un mucchio di persone non poteva essere più felice per lui.

"Un pezzo della nostra famiglia sta tornando" ha detto Freeland.

Ora c'è veramente una ragione per sorridere.

La via del ritorno dal cancro è stata lunga, ma per Bettis è stata piena di benedizioni. Diventare padre è stata la più grande, e Bettis ancora si meraviglia del momento.

È stata una visita medica all'inizio della gravidanza di Kristina che lo ha incoraggiato a fare l'auto-esame che ha portato ad individuare presto il tumore. L'arrivo di Everleigh ha dato alla famiglia un fuoco diverso dal cancro di Chad, fornendo a tutti un motivo per sentirsi bene e permettendo a Chad di evitare domande costanti su come stesse andando.

"Ha completamente tolto l'attenzione su di me", ha detto. "Era veramente bello".

La chemioterapia è venuta con alcuni dei soliti effetti collaterali. I capelli di Bettis caddero. Ma c'era un'altra benedizione. A differenza di molti pazienti, non perse peso significativo. Non perdeva l'appetito.

Era abbastanza forte da tenere in braccio sua figlia appena nata, anche dopo due notti che dormiva sul divano nella stanza dell'ospedale di Kristina.

Era anche abbastanza forte da continuare a lanciare la pallina tra i trattamenti, ogni volta che si sentiva a posto. Il complesso dello spring training di Salt River Fields dei Colorado Rockies è vicino alla sua casa in Arizona, per cui Chad poteva andare e tenere il braccio in forma.

Battere il cancro è stato il primo obiettivo, l'obiettivo più importante. Ma Bettis era determinato a riprendere la carriera del baseball che lo ha visto arrivare alle Majors nel 2013. Aveva vinto 14 partite con i Rockies nel 2016 e prima della diagnosi del cancro doveva essere una parte importante della loro rotation quest'anno.

"I nostri pitching coaches, amano questo ragazzo", ha detto Bud Black, che è stato assunto come manager dei Rockies questa stagione.

I giocatori dei Rockies lo amano, ed erano entusiasti quando era tornato nella clubhouse il 6 giugno, appena tre settimane dopo il suo ultimo ciclo di chemioterapia.

"È uno dei nostri ragazzi di forza", ha detto il lanciatore Jon Gray. "Molte persone lo ammirano".

Si era unito alla squadra che era stata una delle prime sorprese del baseball, una squadra che è stata al primo posto nella National League, una partita prima dei Los Angeles Dodgers. Bettis sarebbe stato felice di tornare, non importava quale fosse il loro record, ma il modo in cui la squadra aveva giocato ha reso il suo ritorno molto più emozionante.

"È stato molto divertente averlo tra noi", ha detto il seconda base DJ LeMahieu.

Era presente, nelle partite casalinghe e in trasferta. Ma l'esperienza di gioco di Bettis dalla scorsa stagione era stata di due inning nello spring training, quindi non era pronto per giocare. Quel primo giorno del ritorno, aveva tirato dai 75 ai 90 piedi all'esterno e aveva detto ai giornalisti che si sentiva senza fiato.

Fu fondamentale una routine di spring training, che portò al suo ritorno sul monte il 13 luglio, nella fase di riabilitazione con Hartford, in doppio A. Bettis lanciò di nuovo per Yard Goats cinque giorni dopo, e poi fece quattro starts per il triplo-A di Albuquerque per preparare il suo ritorno ai Rockies.

Sul monte, sembrava che poco fosse cambiato da prima del cancro. Bettis era ancora in grado di lanciare la sua veloce a 91-93 mph, e il suo cambio, curveball e slider erano lì.

Ma c'era una differenza che Bettis notò, anche se nessun altro lo aveva visto.

Si stava divertendo.

Pensava di essersi sempre divertito, ma mentre guardava indietro, vedeva che il baseball aveva preso la sua vita.

"Non era divertente", disse.

Ora, salendo sul monte come padre e sopravvissuto al cancro, Bettis si sentiva meglio.

"È più divertente", ha detto dopo la sua seconda partenza a Hartford, "Mi sento come se stessi godendo del baseball molto di più di quanto abbia mai fatto prima. Il baseball mi interessa ancora, lo amo e voglio giocare per quanto possibile, ma quando stai attraversando una situazione in cui la tua vita è in gioco, non ci sono molte cose più importanti della tua vita".

Grazie a una rapida individuazione e a una buona cura, Bettis ha ancora la sua vita. Vuole assicurarsi che gli altri abbiano la stessa possibilità, per questo ha utilizzato tutte le opportunità di parlare della propria esperienza con il cancro. Collabora con Stand Up to Cancer e la Testicular Cancer Society.

"Come giocatore di major league, Bettis ha un accesso quasi illimitato per poter raggiungere le persone", ha dichiarato Mike Craycraft, fondatore della Testicular Cancer Society, "È solo un palco incredibile, e lui sta facendo un buon lavoro".

Come ricorda Bettis, si dice che le donne sono antesignane per eseguire esami di auto palpazione per individuare il cancro al seno. Per gli uomini non è la stessa cosa per il cancro del testicolo, anche se è la forma più comune di cancro per gli uomini di età compresa tra i 15 e i 35 anni.

"Non dovrebbe essere, ma del cancro testicolare è difficile parlarne per alcuni ragazzi", ha detto Craycraft.

Bettis racconta che aveva sentito un pizzico, la dimensione di un chicco di riso era l'unico segno del problema. Non si sentiva male, e all'inizio si chiese se fosse davvero qualcosa di cui preoccuparsi.

"Sono contenta che non abbiamo aspettato" disse Kristina.

I test hanno dimostrato che era canceroso e i medici hanno pianificato rapidamente l'intervento chirurgico. E quando l'intervento chirurgico fu eseguito e il sangue era pulito, Bettis pensò che fosse finito tutto lì. Aveva lavorato per prepararsi allo spring training e ha iniziato la primavera con un programma normale. Ha continuato con i test del sangue, che non mostravano cambiamenti.

Poi è arrivata la scansione CT che ha mostrato che il cancro era tornato.

Sorprendentemente, Bettis aveva lanciato in una partita dello spring per i Rockies, anche dopo averlo scoperto. Ma i medici gli hanno detto che questa volta avrebbe avuto bisogno di una chemio.

"Ha gestito tutto con un tale equilibrio", ha detto Kristina.

Ha gestito la maggior parte di tutto ciò. Quando Bettis si trovava a Hartford, facendo la tradizionale riabilitazione del big leaguer, aveva offerto il pranzo postgame per i suoi compagni di squadra della minor. Ma Bettis non è un major leaguer speciale. Quando la squadra dei Yard Goats ha giocato una partita di13 inning, è rimasto nel dugout a sostenere i suoi compagni di squadra in ogni inning.

"Era qui da mezzogiorno a mezzanotte" disse il manager di Hartford Jerry Weinstein, "Questo è tutto quello che devi sapere su di lui, fa solo delle buone scelte, lo lo ho avuto a Modesto, in Classe A nel 2011, e non è cambiato. È il tipo di ragazzo che ti piacerebbe sposasse tua figlia, il tipo che ti piacerebbe fosse tuo figlio. Ami Chad".

È il tipo di ragazzo per cui è stato facile tifare per la sua battaglia con il cancro. LeMahieu e Charlie Blackmon alzarono il cartello con il nome di Bettis durante il saluto per lo Stand Up to Cancer all'All-Star Game.

"Non voglio raccontare quello che so che ha fatto, ma vi dico quello che ha dovuto attraversare", ha detto Blackmon, "Che atteggiamento incredibile. È solo un piacere averlo ancora con noi".

Il partente Chad Bettis stretto nell'abbraccio con il rilievo Tyler Anderson (44) nel dugout nel settimo inning contro gli Atlanta Braves il 14 agosto 2017 al Coors Field di Denver. Bettis è stato appena informato dal manager Bud Black che non avrebbe continuato la partita

"Non vedo l'ora che torni qui", ha detto LeMahieu, "È una grande persona".

Oltre tutto, i Rockies hanno bisogno di Chad Bettis lanciatore tanto quanto lui come persona. Sono una delle migliori squadre della NL e nell'intensa corsa ai playoff nonostante una rotation difficile, lui può fornire un impatto molto tangibile.

E ora Bettis è tornato, come ha sempre creduto.

Chad Bettis al termine della partita che ha visto il suo rientro (vinta contro i Braves per 3 a 0) viene festeggiato dai compagni con la classica doccia

"Penso che la grazia divina mi abbia aiutato ad affrontare il cancro", ha detto, "Non mi sono mai preoccupato in nessun momento".

Ora c'è veramente una ragione per sorridere!

26/09/2017

Fieldofdreams.it compie oggi 8 anni. E' l'età umana in cui si comincia a capire il senso delle cose, iniziando a farsi un'idea precisa di cos'è il bene e il male. Cosa è giusto e cosa non lo è.

Oggi in questo mondo impazzito, dove tutto può accadere e ci sono tragici ricorsi storici che credevamo l'umanità si fosse buttata alle spalle, per me un punto fermo rimane, assieme ai miei amori e ai miei affetti, il mio sport.

Ricercare, approfondire, diffondere in questo sito le tantissime sfaccettature del Pastime è per me una gioia impagabile.

L'augurio è che anche Voi, visitando il mio sito, possiate dimenticare per un po' tutto quello che vi sta attorno e godervi le storie raccontate.

Un caloroso ringraziamento ai tanti visitatori che anche ques'anno hanno voluto sfogliare le pagine di fieldofdreams.it.

Paolo Basso

08/10/2017

IL PITCHER CHRISTIAN GIROTTO TRASCINA IL REDIPUGLIA IN SERIE A

Non è stata una stagione facile per le squadre di baseball della provincia di Treviso; nessuna delle due formazioni che hanno disputato la serie B (Castelfranco Veneto e Ponzano) e le due della serie C (Conegliano e Ponte di Piave) è riuscita ad aggiudicarsi un titolo o i playoff di categoria.

Solamente il Ponzano è arrivato fino ai quarti della Coppa Italia fermato, però, proprio dai Rangers Redipuglia che alla fine si sono aggiudicati il titolo Nazionale.

Domenica 8 ottobre i Rangers hanno staccato il biglietto per la Serie A, grazie anche al complete game in gara 4 del pitcher trevigiano Christian Girotto.

Girotto, classe '71, ha realizzato una perfomance straordinaria fermando la blasonata formazione dello Junior Parma con una vittoria per 5 a 2.

E' un risultato importante per i Rangers ma anche per “Giro” (questo è il suo nickname) che da alcuni anni divide i suoi impegni con la squadra Goriziana e anche con la Società dei Riverstones.

Christian ha coronato questo risultato di alto livello con una grande prova che lo ripaga di una stagione piuttosto avara per dei problemi al braccio. Dopo aver realizzato lo scorso anno un campionato perfetto, con 9 vittorie e 0 sconfitte e una ERA di 1,30, non si dava pace per questa strana annata. Ma nella partita decisiva, per evitare di andare al 5° e definitivo match, ha realizzato il capolavoro della sua lunga e gloriosa carriera.

Giocatore schivo e sempre lontano dalle luci della ribalta, Girotto ha un background di alto livello.

Nasce sportivamente nelle file del Ponte di Piave nei primi anni '80 grazie ai "mitici Giochi della Gioventù". Forgiato sotto le mani del Giaguaro, iniziano i primi successi insieme alla squadra Pre-Allievi targata Polyglass classificandosi al 2° posto nel 1984.

Inizia la trafila nelle giovanili del Ponte e viene notato dai coaches delle Nazionali giovanili, che lo convocheranno per l'Europeo Juniores nel 1989. Insieme ad altri coetanei farà parte dell'ossatura della prima squadra di Ponte di Piave che in pochi anni, salirà dalla C/2 alla Serie A/2 conquistando la Coppa Italia C/1 nel 1993.

Nei primi anni 2000 gioca nella squadra di Ponzano che sfiora la promozione in serie A/2. Ritornato a Ponte contribuirà per due anni consecutivi ai playoff per salire in A/2, fallendo il salto di categoria. L'anno successivo il salto lo farà invece con i Rangers Redipuglia e il suo duro lavoro in campo lo porterà a debuttare in IBL nel 2008 all'età di 37 anni.

Nel secondo ritorno a Ponte, grazie alla sua esperienza e alla dedizione per questo sport, aiuterà la squadra a raggiungere la Serie A.

Chiusa la parentesi Ponte, per due stagioni ritorna a Redipuglia. Dopo un anno sabbatico in cui per divertimento gioca nella squadra amatoriale dei Bandits, riscopre il ruolo di lanciatore che ricopriva da giovane. Questa seconda giovinezza lo porta a diventare uno dei migliori pitchers della serie B e negli ultimi due anni insieme ai Rangers conquista due promozioni in serie A/2 con altrettante Coppe Italia di Serie B.

Tutti si chiedono se all'età di 46 anni, dopo questa straordinaria performance, chiuderà in bellezza la sua lunga attività agonistica o se, fisico permettendo, vorrà per l'ennesima volta mettersi alla prova nella Serie A.

A prescindere da cosa farà Christian Girotto rimane il fatto che con le sue prestazioni quest'anno ha salvato l'onore del movimento del baseball trevigiano e a lui vanno i complimenti di tutti gli appassionati di questo meraviglioso sport.

Articolo pubblicato sul sito della FIBS Veneto, dei Riverstones e su TREVISO TODAY

19/12/2017

 

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